Gli ebrei negli eserciti della Guerra Civile

A cura di Angelo D’Ambra

Furono molti gli ebrei che militarono nell’esercito confederato. Ebreo era anzitutto Judah Philip Benjamin, senatore della Louisiana poi segretario del Dipartimento della Guerra e, infine, Segretario di Stato del Gabinetto del Presidente Jefferson Davis. Ciò può sembrar strano. Eppure è così. Può apparire anche più bizzarro apprendere che il generale unionista Ulysses S. Grant con l’Order No. 11 espulse gli ebrei dal Kentucky, dal Tennessee e dal Mississippi e fu solo grazie a Lincoln che il provvedimento fu ritirato. L’ordine 11 era stato preceduto, a novembre, da un’altra disposizione di Grant che sanciva che “nessun ebreo potesse viaggiare sulla ferrovia verso sud [nel Dipartimento del Tennessee] da qualsiasi punto”.
Tutto ciò sorprende perchè si è soliti accettare la valutazione semplicistica di un Sud razzista e di un Nord emancipatore.
Quando Lincoln impose un blocco dei commerci col Sud, impedendo che cotone, riso e tabacco raggiungessero il Nord, prosperò il contrabbando, specialmente lungo il fiume Mississippi. Messe in difficoltà, le autorità concessero il permesso d’acquistare cotone purché i mercanti non si fossero recati al Sud. Ulysses S. Grant, però, mal tollerò la cosa e fu disgustato dall’atteggiamento di suo padre Jesse che, sfruttando la posizione del figlio, tentò d’ottenere un permesso per acquistare cotone da Henry e Simon Mack, ebrei di Cincinnati. Di li a poco, il 17 dicembre del 1862, l’Ordine Generale numero 11 affermò: “Gli ebrei, come classe, che violano ogni regolamentazione del commercio stabilita dal Dipartimento del Tesoro e gli ordini del Dipartimento, sono espulsi dal Dipartimento”. L’ordine fu ritenuto controverso e ricevette la condanna istantanea dalla comunità ebraica.


Una vignetta contro l’order 11 di Grant

Almeno trenta famiglie ebree che vivevano a Paducah, nel Kentucky, dunque all’interno del dipartimento militare di Grant, furono costrette a trasferirsi altrove abbandonando le loro case. Fortunatamente per l’Unione e per gli ebrei che sarebbero stati costretti a fuggire con le proprie famiglie, 72 ore dopo l’emissione, le truppe del maggiore generale Earl Van Dorn irruppero a Holly Springs e spezzarono le linee di comunicazione del generale Grant, così la vergognosa misura d’espulsione si diffuse lentamente e non raggiunse tutta la popolazione.
Il Congresso criticò pesantemente il generale Grant. C’erano molti soldati che prestavano servizio negli eserciti dell’Unione che erano ebrei e Lincoln non poteva correre il rischio di alienarsi il loro sostegno. Si dice che appena Grant emanò l’ordine, Cesar Kaskel, un immigrato ebreo prussiano che viveva a Paducah, nel Kentucky, inviò rapidamente un telegramma al presidente poi salì sul primo treno per la capitale, con l’intenzione di ottenere un’udienza da Lincoln. Ci riuscì. Il presidente esaminò la copia dell’ordine fornitagli da Kaskel e si racconta che abbia chiesto: “I figli d’Israele furono cacciati dalla loro felice terra di Canaan?”. Gli fu risposto: “Sì, ed è per questo che siamo venuti nella casa di Padre Abramo, chiedendo protezione”. Lincoln fu perentorio: “Questa protezione la otterrete subito!”. Così fu annullato l’ordine.
Grant provò a scusarsi, ma questa misura ha fatto nascere su di lui parecchi sospetti di antisemitismo giacché il suo ordine non era diretto ai contrabbandieri ma agli “ebrei come classe”. Ovviamente l’antisemitismo, come in Europa, era profondamente radicato anche nel Nuovo Mondo.
Cesar Kaskel
La maggior parte dei 150.000 ebrei degli Stati Uniti vivevano nel nord e sostenevano l’Unione, una considerevole minoranza di circa 25.000 viveva nel sud e si mantenne leale alla Confederazione, sia i sefarditi che gli ashkenaziti. Per esempio era ebreo lo scultore Moses Jacob Ezekiel, il caporale della guardia che accompagnò la bara di Stonewall Jackson al suo sepolcro a Lexington. Era ebreo pure David Levy Yulee, sostenitore della schiavitù e prigioniero per nove mesi a Fort Pulaski per aver aiutato la fuga del presidente Jefferson Davis. Era ebreo anche Abraham Myers, ufficiale quartermaster general della Confederazione, colui che, tra l’altro, contribuì a progettare la prima uniforme dell’esercito confederato. Gli ebrei del sud accettarono i costumi e le istituzioni del sud, inclusa la schiavitù.
Gli ebrei, come l’intera società americana, si erano divisi sul tema dell’abolizionismo, così migliaia di ebrei si offrirono volontari e molti morirono da entrambe le parti in conflitto. Anche alcuni rabbini giustificarono la schiavitù usando esempi biblici, sia a Nord che a Sud, ed il rabbino Morris J. Raphall di New York criticò gli abolizionisti e difese il sistema schiavista.
L’antisemitismo era un dato di fatto ovunque e un punto fermo di questo pregiudizio era che gli ebrei fossero vili, profittatori e non patriottici. Probabilmente così molti ragazzi ebrei provarono a respingere con l’esempio queste accuse, ma è anche vero che, a differenza degli immigrati irlandesi e tedeschi, che si costituivano in compagnie su base etnica, gli ebrei non lo fecero, si comportarono da cittadini americani, non una nazione distinta. Certamente la società nordamericana era multietnica e multireligiosa, tuttavia era profondamente agitata da sentimenti razzisti, non solo schiavistici, ma da tendenze antirlandesi e anticattoliche, così come da fermenti antisemiti. Lo stesso Judah Philip Benjamin subì critiche sul suo operato e sulle sue posizioni in cui non gli fu mai risparmiata la sua origine israelita. Al nord si costituirono due compagnie per soli ebrei, l’82d Regiment of the Illinois Volunteers e i “Perkins Rifles” del colonnello William Meyer, e, sebbene l’Unione ebbe il primo cappellano ebreo dell’esercito americano, il Rev. Jacob Frankel, il 18 settembre 1862, ciò fu solo dopo l’intervento di Lincoln per ritirare l’ordine con cui il Congresso aveva stabilito che i cappellani fossero esclusivamente cristiani.
L’atteggiamento di Lee fu diametralmente opposto a quello di Grant. Quando un capitano sotto il suo comando negò ad un soldato ebreo di recarsi in una sinagoga a Richmond, Lee invertì il comando e ordinò al capitano di “rispettare sempre le opinioni religiose e i sentimenti degli altri”. Il generale Lee permise sempre ai soldati ebrei di osservare i loro giorni santi. In una corrispondenza del 1864, dichiarò: “Farò volentieri tutto il possibile per facilitare l’osservanza dei doveri della loro religione da parte degli israeliti nell’esercito, e permetterò loro ogni indulgenza coerente con la sicurezza e la disciplina”.
Tra le fila confederate ci fu il maggiore Alexander Hart, protagonista della vittoria della seconda battaglia di Winchester e della seconda battaglia di Kernstown. Nel secondo giorno della battaglia di Gettysburg, guidò il 5th Louisiana alla carica su East Cemetery Hill. Ferito, fu sostituito e poi congedato. Hart aveva preso in moglie l’ebrea Leonora Levy la quale a sua volta ebbe due fratelli che combatterono per la Confederazione, il capitano Ezekiel “Zeke” Levy e Isaac J. Levy, entrambi del 46th Virginia Infantry.
Il maggiore Adolph Proskauer
Era ebrea l’infermiera Phoebe Pember e Eugenia Levy Phillips, spia confederata, spedita in esilio a Ship Island dal generale Benjamin Butler che l’aveva sorpresa a deridere un corteo funebre di soldati unionisti.
Ebreo era pure il maggiore Adolph Proskauer presente alle battaglie di Seven Pines, Antietam, a Gettysburg e all’assedio di Petersburg. Così come Benjamin F. Jonas, futuro senatore democratico. Jonas fu membro della Fenner’s Battery e Adjutant di un battaglione di artiglieria di John Bell Hood nell’esercito del Tennessee. Infine va ricordato il senatore Henry M. Hyams che servì Luogotenente Governatore della Louisiana dal 1862 al 1864.
Era ebreo anche il maggiore Raphael J. Moses che eseguì l’ultimo ordine del governo confederato il 5 maggio 1865, prendendo possesso di $ 40.000 in lingotti d’oro e d’argento dal tesoro confederato e consegnandoli ai soldati sconfitti, perché si nutrissero e si vestissero, secondo le istruzioni del presidente Davis. Anche i suoi tre figli hanno prestato servizio nelle forze del Sud.
Tra i medici erano ebrei David Camden de Leon, il chirurgo generale dell’esercito, noto come “il dottore combattente”, e Simon Baruch, chirurgo dello staff del generale Lee e patì anche la prigionia a Fort McHenry a Baltimora.
Una stima stabilita dal diplomatico Simon Wolf individuò in circa 8.400 gli ebrei nelle fila dell’Unione e in 10.000 quelli nelle fila confederate.

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