I Cherokee confederati

A cura di Angelo D’Ambra

I Cherokee avevano un gran numero di schiavi di colore a cui proibivano di ottenere la cittadinanza. Sicuramente questo rappresentava un punto di forte vicinanza con la Confederazione e i Cherokee stessi lo fecero presente nella dichiarazione con cui, il 28 ottobre 1861, aderivano allo schieramento. Vi leggiamo, infatti: “Il popolo Cherokee ebbe origine nel sud; le sue istituzioni sono simili a quelle degli Stati meridionali e i loro interessi identici ai loro… Il popolo Cherokee e i suoi vicini furono avvertiti prima dell’inizio della guerra che il primo obiettivo del partito che ora detiene i poteri di governo degli Stati Uniti sarebbe stato quello di annullare l’istituzione della schiavitù nell’intero paese indiano e di farne ciò che chiamano territorio libero e dopo un certo tempo Stato libero.
E sono stati anche avvertiti dal destino che è toccato a quelli della loro razza in Kansas, Nebraska e Oregon che in un giorno non lontano anche loro sarebbero stati costretti a cedere il loro paese alla rapacità del Nord, e ad accontentarsi di un’estinzione nazionalità, e con minuscole riserve, di cui il loro popolo sarebbe presto spogliato dagli speculatori, se non depredato senza scrupoli dallo Stato… Nel portare ora in vigore questa risoluzione e consumare un trattato di alleanza e amicizia con gli Stati Confederati d’America, il popolo Cherokee dichiara di essere stato fedele e leale ai suoi impegni con gli Stati Uniti fino a quando, ponendo la sua sicurezza e persino la sua esistenza nazionale in pericolo imminente, quegli Stati li hanno liberati da quegli impegni. Minacciati da un grande pericolo, esercitano il diritto inalienabile dell’autodifesa, e si dichiarano un popolo libero, indipendente dagli Stati del Nord America, e in guerra con loro.

Obbedendo ai dettami della prudenza e provvedendo alla sicurezza e al benessere generale, fiduciosi della rettitudine delle loro intenzioni e fedeli agli obblighi di dovere e di onore, accettano la questione così imposta loro, uniscono le loro fortune ora e per sempre a quelle degli Stati Confederati, e prenderanno le armi per la causa comune, e con piena fiducia nella giustizia di quella causa e con una ferma fiducia nella Divina Provvidenza, ne sopporteranno risolutamente le conseguenze”. Bisogna però precisare che i Cherokee, come del resto i seminole, erano divisi. Capo John Ross sostenne l’Unione, tuttavia la storia più nota al pubblico è quella di capo Stand Waite che, insieme alla sua brigata Cherokee, continuò la lotta contro l’Unione anche dopo la fine della guerra nell’est, per due mesi, e fu l’ultimo generale confederato a porre fine ai combattimenti il 25 giugno 1865 a Fort Towson, nella parte sud-orientale del territorio indiano.

Il generale Stand Watie
I Cherokee furono costituiti nei seguenti corpi attivi nel Teatro Trans-Mississippi:
First Cherokee Mounted Rifles
1st Regiment of Cherokee Mounted Volunteers
2nd Regiment of Cherokee Mounted Volunteers
3rd Cherokee Regiment of Volunteer Cavalry
Cherokee Regiment (Special Services), CSA
1st Cherokee Battalion of Partisan Rangers
2nd Cherokee Artillery
Cherokee Special Services Battalion
Scales’ Battalion of Cherokee Cavalry
Meyer’s Battalion of Cherokee Cavalry
Cherokee Battalion of Infantry
1st Squadron of Cherokee Mounted Volunteers.
Nato il 12 dicembre 1806, vicino a New Echota, nell’est, attuale contea di Gordon, in Georgia, Stand Watie era figlio di un Cherokee purosangue di nome Oo-wa-tie e della sua moglie mezzosangue, Susanna Reese.


Stan Watie

Il suo nome Cherokee fu “Degadoga”, che significa “è in piedi”. Fu educato alla Moravian Mission School di Springplace, in Georgia, poi seguì i suoi familiari che, a seguito del trattato di New Echota abbandonarono l’antica patria, raggiungendo le sponde dell’Honey Creek. I suoi familiari, in quanto firmatari del trattato, furono puniti con la morte, così lui iniziò a dedicarsi alla politica attiva, come acerrimo nemico di John Ross.
Allo scoppio della guerra, mentre questi flirtava con l’Unione, lui accettò un incarico come colonnello nell’esercito degli Stati Confederati e creò il primo reggimento di volontari a cavallo Cherokee. Temendo un colpo di stato, Ross accettò con riluttanza un’alleanza coi confederati, ma appena poté scappò nei territori controllati dall’Unione. Nell’agosto 1862 Watie sostituì Ross come capo, con una elezione nel medesimo consiglio che ordinò per tutti gli uomini Cherokee di età compresa tra i sedici e i trentacinque anni il servizio nelle forze confederate.
Si distinse nella battaglia di Pea Ridge, dove i suoi uomini presero le posizioni dell’artiglieria federale, riuscendo così a coprire la ritirata dell’esercito confederato. Nel giugno e settembre 1864, segnò le sue più grandi imprese militari con la cattura del battello a vapore dell’Unione JR Williams e del treno di rifornimenti dell’Unione nella seconda battaglia di Cabin Creek.
Nel maggio 1864 Watie fu promosso generale di brigata e nel febbraio 1865 fu posto al comando della divisione indiana. Fu l’unico indiano a ricoprire il grado di generale durante la guerra civile. Tuttavia, a quel punto la guerra era persa. L’ultimo esercito confederato a rinunciare al combattimento fu il suo.

La legione indiana di William H. Thomas
Nel teatro occidentale, operò invece la Thomas’ Legion, guidata da William H. Thomas e completa di fanteria, cavalleria ed artiglieria.
Dopo aver capeggiato una compagnia di 200 nativi nota come “Junaluska Zouaves”, il Cherokee William Holland Thomas – Wil Usdi (Piccola Volontà) – ottenne il permesso dalla Confederazione, nel 1862, di formare un reggimento di Cherokee e soldati bianchi per agire come forza di guerriglia. Nacquero così i volontari a cavallo della “Thomas’s Legion of Indians and Highlanders” poi “1st Regiment, Thomas Legion” contando su millecinquecento uomini.


Nel 1903 a New Orleans, Cherokee della Indian Legion di Thomas

C’erano dieci compagnie, otto bianchi e due Cherokee, a cui si aggiungevano, sotto comando separato, tre compagnie di cavalleria, cinque compagnie di fanteria, una compagnia di artiglieria e una compagnia di “minatori e genieri”. I loro sforzi furono in larga parte investiti nella Carolina del Nord occidentale per impedire l’avanzata delle forze dell’Unione dal Tennessee orientale, ma combatterono anche con Jubal Early nella campagna di Shenandoah nel 1864. Questo corpo fu protagonista, in uno dei suoi primi impieghi, di un eclatante e violento scalpare di diversi soldati dell’Unione feriti o morti. Lo scandalo suscitato dal fatto portò Thomas a chiedere scusa e restituire gli scalpi al campo dell’Unione per una corretta sepoltura. Fortunatamente non ci furono altre conseguenze.
Fu pure protagonista dell’ultimo scontro prima della fine della guerra nella Carolina del Nord, a Waynesville nel maggio 1865.
Dopo la guerra, Thomas tornò a Stekoah, allontanandosi dalla vita politica.

I Cherokee al seguito di Opothleyoholo
Quando scoppiò la guerra civile nel 1861, il territorio indiano comprendeva la maggior parte dell’area ora occupata dallo stato dell’Oklahoma. Patria ancestrale di nazioni tribali tra cui Osage, Quapaw, Seneca e Shawnee, era anche diventata la sede per le nazioni Cherokee, Creek, Choctaw, Chickasaw e Seminole (conosciute come le “Cinque Tribù Civilizzate”). Tra il 1830 e il 1850, questi popoli erano stati rimossi con la forza dalle loro terre ancestrali nel sud-est ed avevano marciato per centinaia di miglia a ovest dal governo degli Stati Uniti. Il trasferimento, in seguito noto come il “Sentiero delle Lacrime”, portò alla morte di migliaia di persone, ma anche a drammatiche divisioni nei diversi popoli che portarono spesso le tribù, nel corso della Guerra Civile, ad abbracciare l’una o l’altra parte in causa. La guerra civile, ha offerto ai diversi capi solo un’opportunità per scalzare il loro avversario tribale. E’ questo il caso di John Ross, il leader Cherokee che aveva guidato il trasferimento, che fu unionista e finì spodestato da Stand Watie, che invece si schierò con la Confederazione.
Nel frattempo, si fece strada con forza un nuovo capo, al comando di quella che si presentava come una vera e propria forza politica in mobilitazione.


Opothleyoholo

Erano gli indiani “leali” guidati dal capo dei creek Opothleyoholo, un convinto sostenitore della neutralità dei popoli nativi nella guerra civile, vista come “guerra dell’uomo bianco”.
Rifiutando di allearsi con i Confederati, Opothleyoholo guidò migliaia di seguaci di più tribù, insieme a schiavi e liberti fuggiti, nel Kansas controllato dall’Unione, dove il governo degli Stati Uniti aveva promesso rifugio. Lungo la strada, durante l’autunno e l’inverno del 1861, il suo gruppo sopportò condizioni difficili e si dovette difendere dai ripetuti attacchi delle forze confederate, inclusi quelli di Stand Watie.
Nella primavera del 1862, però, Opothleyoholo dovette schierarsi apertamente. James G. Blunt, generale di brigata delle forze dell’Unione del Kansas, si servì di lui per costituire una forza di quasi duemila creek, seminole e cherokee in modo da entrare nel territorio indiano ed affrontare in una battaglia risolutiva i cherokee di Watie.
Le forze unite di Opothleyoholo e Blunt si inoltrarono verso Tahlequah, la capitale della nazione cherokee poi mossero su Park Hill. Watie li attaccò ma fu respinto, ebbero successo anche nella battaglia di Locust Grove e catturarono Fort Gibson. La notizia della clamorosa vittoria dell’Unione nel territorio indiano portò un incredibile afflusso di nuove reclute e Ross ne approfittò immediatamente per provare a riprendere il suo posto come capo dei cherokee. Volle incontrare Lincoln e ridiscutere una nuova alleanza.
Appena, però, James G. Blunt si ritirò il reggimento di Watie avviò tremende rappresaglie, anche contro gli stessi cherokee, con furti, assassini, rapimenti di donne e bambini, incendi. Terrorizzate, alcune tribù cherokee chiesero un’altra offensiva militare dell’Unione contro Watie e così tornò il generale Blunt, ma stavolta le sue incursioni nel territorio indiano non ebbero successo.
Solo nel luglio del 1863, nella battaglia di Honey Springs, le forze dell’Unione inflissero il colpo decisivo ai confederati di Watie nel territorio indiano. La sconfitta costrinse molte famiglie simpatizzanti del Sud a trasferirsi in Texas, compresi moglie e figli di Watie, ma, ancora una volta, appena i cherokee confederati poterono riorganizzarsi tornarono a riprendersi il territorio con rappresaglie e saccheggi.
Quando fu chiara la vittoria dell’Unione, la nazione cherokee si trovava sfinita, impoverita e divisa dal conflitto.
La negoziazione di nuove condizioni di vita con Washington fu affidata a John Ross, il quale però morì il 1 agosto del 1866, senza che nulla fosse concordato. Restava come capo riconosciuto Stand Watie, ma in quanto ultimo generale confederato ad arrendersi, il 23 giugno 1865, non poteva incarnare alcuna istanza di pacificazione, allora tutto finì nelle mani di Lewis Downing che aveva militato nell’Unione, prima da cappellano delle compagnie F e S del 1st Cherokee Mounted Rifles, poi, dal luglio 1862, come membro del 3° Reggimento dell’Indian Home Guards. Downing riuscì in effetti ad unire i cherokee, stabilendo però un accordo con Watie a spese della famiglia Ross.

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