“Il Vicino West” di Carlo Gaberscek

A cura di Angelo D’Ambra
A partire dalla seconda metà degli Anni Cinquanta l’industria cinematografica americana approdò in Spagna, attratta da bassi costi di produzione e paesaggi pittoreschi come quelli di Colmenar Viejo e Hoyo de Manzanares. Gli eccellenti risultati di film come “Spartacus” di Stanley Kubrick, con la memorabile interpretazione di Kirk Douglas, ed “El Cid” di Anthony Mann, con l’affiatatissima coppia Charlton Heston e Sophia Loren, spianarono, poi, la strada a cowboys e pistoleri.
La geografia del cinema western si arricchì di paisajes montañosos castigliani e gargantas desérticas andaluse. Sorsero così i set di Madrid e quelli dell’Almería, per una ripetuta successione di coproduzioni.
La Spagna non era l’Arizona, eppure non sembrava così. Si riuscì nell’ingegnosa impresa di imporre all’immaginario collettivo, come far west, paesaggi e scenari in realtà europei. Gli spettatori guardavano film girati nel giardino di casa e si ritrovavano catapultati nei territori della frontiera americana, in pieno Ottocento.
In quegli stessi anni, irruppe sulla scena una nuova declinazione del genere destinata ad avere fortuna. A conquistare il pubblico fu lo spaghetti western, col suo ritmo, i suoi antieroi, la sua violenza. I dintorni della capitale spagnola diventarono il teatro di “Per un pugno di dollari”, in Almería si girò “Per qualche dollaro in più”. L’abilità di una lunga serie di registi, da Sergio Leone a Mario Caiano e Sergio Corbucci, da Duccio Tessari a Tonino Valerii, da Giuliano Carnimeo a Enzo G. Castellari e Sergio Sollima, strappò i lusinghieri consensi anche degli statunitensi.
Gli italiani seppero appropriarsi con successo di questo genere e tennero testa alle produzioni hollywoodiane, ideando ricostruzioni sceniche di qualità anche nel Bel Paese. In molteplici ambienti romani si allestirono tipici villaggi del southwest americano, pueblos e haciendas. Per gli esterni si usarono le dune sabbiose di Tor Caldara, gli ambienti desertici di Cava di Breccia, il canyon di Tolfa, la macchia verde di Manziana, i paesaggi montani dell’Appennino abruzzese.
Di questa storia ci parla Carlo Gaberscek in “Il Vicino West”, opera edita da Ribis.
L’autore non è nuovo a pubblicazioni simili. I due volumi di “Sentieri Western” e il “West di John Ford” sono esempi esplicativi di una passione per il cinema western tradotta in studio sistematico. I diversi lavori editoriali approfondiscono, con dettagliatissima documentazione, la conoscenza delle location delle produzioni cinematografiche di genere, dall’epoca d’oro al revisionismo. Nuovo tassello, questo “Il Vicino West”, realizza un fondamentale sforzo di mappatura dei set spagnoli e italiani e munisce il lettore di un utile, finanche pratico, archivio di foto, mappe e coordinate.
Sia in Spagna che in Italia, alcuni di questi set, restaurati, sono aperti al pubblico e diventano mete turistiche. Non c’è dubbio che per gli appassionati quella di Gaberscek sarà una vera e propria guida.

Titolo: Il Vicino West
Autore: Carlo Gaberscek
Editore: Ribis
Pagine: 480
Rilegatura: Brossura leggera
Prezzo: 24€ + 5€ di spedizione (quasi introvabile!)

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