Appunti sulla Guerra Civile Americana (Stefano Jacurti)
A cura di Gian Mario Mollar
La copertina del bel libro di Stefano Jacurti
«Mai vista morire tanta gente… e tanto male!» Con queste lapidarie parole Clint Eastwood, cigarillo stretto tra i denti e sguardo di ghiaccio, riassume la drammatica parentesi sulla guerra civile ne “Il buono, il brutto e il Cattivo” di Sergio Leone.
Leggendo il libro di Stefano Jacurti che stringete tra le mani, mi sono sentito catapultato all’interno del calderone di eventi, battaglie e massacri che è la guerra civile americana, proprio come se stessi guardando quel vecchio film, che, tanti anni orsono, rappresentò il mio primo incontro con quel disturbante, ma anche affascinante, periodo storico.
Come il Virgilio dantesco, ma con cappello a tesa larga e speroni, Jacurti ci accompagna tra i gironi di quell’inferno, tra l’odore della polvere da sparo e del sangue, raccontandoli in modo chiaro, senza rinunciare all’accuratezza. Di quanto state per leggere, la cosa che più mi ha colpito è proprio questo equilibrio nell’esposizione dei fatti: la chiarezza che non va a detrimento della complessità storica, il punto di vista del narratore che ci restituisce un quadro complessivo esaustivo, senza propendere per una fazione o per l’altra.
Si tratta di un’indagine tutt’altro che semplice: la civil war, infatti, è un periodo storico tutto sommato breve, dal 1861 al 1865, ma straordinariamente denso di eventi bellici e politici di grande importanza. In Italia, sicuramente, l’argomento non è tra quelli più popolari e studiati – anche se ci sono senz’altro delle pregevoli eccezioni, come gli studi dello storico Raimondo Luraghi che troverete citati all’interno del libro. Il disinteresse è forse dovuto al fatto che la guerra civile americana sembra lontana tanto nello spazio, quanto nel tempo. In quegli anni, poi, si era nel pieno del Risorgimento: vista dalla nostra prospettiva, la genesi dello stato italiano ruba la scena ai fatti d’oltreoceano, relegandoli sullo sfondo.
Eppure, come scoprirete leggendo questo libro, la guerra di secessione merita di essere approfondita per varie ragioni. In primo luogo, perché si tratta di un evento fondamentale della storia degli Stati Uniti, un vero e proprio spartiacque che ne determina il successivo sviluppo in potenza mondiale. Per chi, come Stefano e me, ama l’epopea del West, la guerra civile è uno snodo che non si può fare a meno di affrontare, in quanto vediamo agire in essa molte delle “leggende” che siamo abituati a incontrare tra film e fumetti: la lista è lunga, da Jesse James a Buffalo Bill, da Wild Bill Hickock al “generale” Custer e a Kit Carson. Non solo, ma la storia americana in qualche modo si intreccia con quella italiana: basti pensare che Lincoln chiederà aiuto a Garibaldi per combattere la guerra. Il nostro, tuttavia, rifiuterà: un po’ per egocentrismo (pretendeva il comando assoluto dell’esercito unionista), un po’ per idealismo (voleva essere certo che la guerra servisse realmente all’emancipazione degli schiavi afroamericane, questione che, almeno nelle prime fasi, non era affatto chiara).
Ma c’è di più. Per molti aspetti, infatti, questo scontro tra Unione e Confederati rappresenta una sorta di drammatica “prova generale” per le guerre mondiali del secolo successivo. Come avrete modo di leggere all’interno, in questo conflitto viene introdotta una serie impressionante di innovazioni, dal punto di vista della tecnologia degli armamenti, ma anche del modo di fare e concepire la guerra.
Oltre a tutto ciò, vale la pena di studiare la guerra civile americana per le parabole esistenziali che si incrociano insieme agli spari dei moschetti, in uno scontro fratricida. Da entrambe le parti, infatti vediamo personaggi straordinari. Stefano Jacurti li raffigura nelle loro miserie e nelle loro virtù: il genio militare del generale Ulysses Grant raccontato insieme al suo alcolismo, la complessa figura di Abraham Lincoln, affiancati dalle loro controparti sudiste, il “beatificato” Generale Lee e il Presidente Jefferson Davies, ma anche molti altri, che vengono descritti con profondità partecipe, ben diversa dalle biografie asettiche di Wikipedia. Nel leggerle, si avverte che l’impegno e l’attenzione con cui l’autore ha studiato la materia, una passione lunga una vita.
Fatte queste premesse, è giunto il momento di dare una sbirciata tra le pagine. Il libro si apre con una cronologia essenziale, un riassunto schematico delle principali battaglie che torna utile non soltanto per orientarsi all’interno dell’opera, ma anche come strumento di consultazione per studi successivi.
Segue la parte più corposa del libro, quella storica, che analizza le cause scatenanti e gli sviluppi del conflitto, intrecciandoli con le biografie dei protagonisti principali e con un buon numero di curiosità e approfondimenti. Nell’esposizione di Jacurti non ci sono “buoni” e “cattivi”, né facili stereotipi sulla ragione e sul torto di una delle parti: la guerra civile viene raccontata dando voce ad entrambe le fazioni, restituendoci un affresco corale e complesso. Del resto, mai quanto nella storia del West è difficile esprimere giudizi morali: presidenti come George Washington e Thomas Jefferson, padri fondatori di uno stato basato sull’utopia liberale della ricerca della felicità, furono anche, allo stesso tempo, schiavisti e razzisti; generali celebri come Sherman e Sheridan, che in queste pagine vediamo combattere gli schiavisti del Sud, saranno di lì a poco impegnati nello sterminio sistematico dei nativi americani. E lo stesso vale per molte altre figure leggendarie, come per esempio Kit Carson, Jesse James, o gli stessi fratelli Earp: quando si studia il “paradosso americano”, è meglio essere prudenti e astenersi dai giudizi affrettati.
Conclusa la prima parte, si apre una sezione cinematografica, dedicata alle pellicole che hanno raccontato questa guerra. All’interno troverete i grandi classici, come Via col vento, Sierra Charriba o Il buono, il brutto e il cattivo citato in apertura, ma anche film meno noti, che vale la pena di scoprire o ri-scoprire.
E poi c’è la terza parte, a carattere autobiografico. Il filosofo Friedrich Nietzsche afferma, in un celebre aforisma, che “quando guardi a lungo nell’abisso, l’abisso ti guarda dentro”. È così l’autore, dopo anni di studio sulla materia, ha in qualche modo introiettato il periodo storico, diventando una sorta di reincarnazione teatrale del Generale Ulysses Grant. Jacurti, infatti, non è soltanto autore di tre libri di narrativa western, ma anche regista e attore nel mondo del cinema indipendente. Due dei suoi film, Inferno bianco (2016) e Se il mondo intorno crepa (2018) realizzati in collaborazione con Emiliano Ferrera, sono disponibili gratuitamente su Youtube e ve ne raccomando la visione.
In questa terza parte, come in una sorta di diario di bordo, racconta come, dopo un periodo buio della sua vita, gli sia venuta l’idea di impersonare il generale Grant, dapprima come cosplayer nelle fiere country e fumettistiche, per poi passare allo spettacolo teatrale “Dalla Guerra civile al West”. È la storia di una rinascita, raccontata con sincerità ed entusiasmo, e anche una pagina dell’interpretazione italiana del West, una grande famiglia di appassionati e studiosi mai stanca di scandagliare tra la polvere e il piombo della frontiera americana.
Io stesso sento di far parte di questa famiglia, che si allunga dalle Alpi fino a raggiungere le nostre isole. Il taglio delle mie ricerche, però, è un po’ particolare: mi piace esplorare la sottile linea che separa la storia dalla leggenda, il cosiddetto folklore. Così, il West che racconto nei miei articoli è sempre un po’ “weird”, un po’ strano. Nel mio libro I misteri del Far West, ho raccolto una ricca messe di questi fatti insoliti, di cui la frontiera americana è particolarmente ricca: dal mostruoso Wendigo delle fredde foreste del Nord agli Skinwalkers mutaforma dei Navajo, dai Cavalieri Fantasma del Texas fino ai serial killer della frontiera, ho cercato di raccontare questi misteri con il dovuto approfondimento storico, formulando domande che spesso non hanno risposte.
La guerra civile, da questo punto di vista, è una miniera inesauribile. La violenza che ha spaccato gli Stati Uniti durante il conflitto ha lasciato cicatrici profonde e non completamente rimarginate nell’inconscio collettivo della nazione. È da questa ferita che scaturiscono storie e leggende che vivono ancora oggi, non più sussurrate intorno alle vivide fiamme dei bivacchi, ma riflesse dalla fredda luce degli schermi dei computer. In queste storie, si dice che i molti, troppi morti sui campi di battaglia non abbiano trovato pace, e così continuino a ripetere, in un rito infinito e insensato, le gesta tragiche che li portarono alla morte. Le loro divise, ormai lacere come le bandiere che difendevano, rilucono spettrali nel buio della notte, accompagnate dal rombo di antichi spari. Si racconta di vecchi ospedali che ancora risuonano delle grida disperate dei moribondi di un tempo, massacrati dalle pallottole e mutilati dai medici da campo, di vedove fantasma che attendono disperate il ritorno di mariti ormai perduti per sempre, e dell’eco di tamburi di guerra, che risuona spettrale nella nebbia. Esistono veri e propri tour guidati sulle scene degli scontri più famosi, così come frotte di ghost hunters armati di apparecchi K2 che condividono in rete le loro inquietanti esperienze. Per non parlare di chi cerca ancora il misterioso tesoro dei Confederati, un ricco carico d’oro che, partito da Richmond con lo sconfitto Presidente Davis, si volatilizzò per sempre, entrando nella leggenda.
Ora stanno per scendere le ombre della notte e, prima che arrivino i fantasmi, non mi resta che augurarvi buona lettura: sono sicuro che non ve ne pentirete!
Saddle up!
Autore: Stefano Jacurti
Editore: I Libri di Emi
Pagine: 250
Rilegatura: Brossura leggera
Prezzo: € 18,05
Link per l’acquisto: CLICCA QUI!