La guerra dei sette anni nei romanzi di Curwood

A cura di Angelo D’Ambra


Le pianure di Abramo sono una distesa canadese di vallate erbose e piccoli boschi che si dipana verso sud-ovest, a circa due chilometri dalla città di Quebec. Qui, il 13 settembre del 1759, infuriò una tremenda battaglia e gli inglesi, al comando di James Wolfe, sopraffecero i francesi, comandati da Louis-Joseph de Montcalm. Il fascino di questa terra e della sua storia suggerì, secoli dopo, la stesura di un bel romanzo a James O. Curwood, “Le Pianure di Abramo”.
L’opera fu più volte ristampata in italiano ed in una occasione essa fu impreziosita dai disegni di Hugo Pratt in copertina. La storia di Curwood è quella della maturazione di Daniel James Bulain, detto Jeems, un ragazzo mezzo inglese e mezzo francese che fugge con la sua amata Toinette Tonteur, dopo che i mohawk (nelle versioni in italiano si parla di mohicani) hanno sterminato le loro famiglie. La ragazza è una francese discendente del colono Abramo Martin detto “lo scozzese”, figura reale di pescatore, capitano di battello lungo il San Lorenzo e pioniere. Lei e Jeems finiscono a vivere tra i seneca e si sposano.


Le pianure di Abramo

Uno dei dati interessanti è che quest’avventura si basa in buona parte su una storia vera tratta dal Registro della Pennsylvania del 1765, che raccontava di un certo numero di donne bianche vissute tra gli indiani e con essi perfettamente integratesi che, quando furono liberate dagli inglesi, preferirono fuggire e ritornare ai loro nuclei familiari misti.
I giovani protagonisti di “Le Pianure di Abramo” si integrarono perfettamente coi seneca di capo Tiaoga e vissero nella città di Chenufsio, a circa settanta miglia dal Lago Ontario, sulle rive del Piccolo Seneca. La loro vita procedette felice mentre ad est infiammava la guerra. Gli inglesi del generale Braddock furono sconfitti e massacrati, a loro volta i francesi furono battuti al Lago Giorgio, Sir William Jhonson era vittorioso e i mohawk, suoi alleai, ne approfittavano.
La vita dei due ragazzi mutò quando i seneca fecero prigioniero ed accecarono uno zio di Jeems, fino ad allora creduto morto. Toinette fece scappare l’uomo e Tiaoga fece credere a tutti di punirla con la morte, in realtà lasciandola libera. Jeems, supponendo uccisa la sua donna, si vendicò di Tiaoga per poi scappare e, disperato, finire con l’arruolarsi tra i francesi del tenente generale Louis-Joseph de Montcalm, partecipando così alla battaglia delle pianure di Abramo.
Quebec soffriva un duro assedio sin dal giugno del 1759. La flotta britannica, forte di quasi duecento navi, era disposta in un blocco nelle sue acque. Per tutta l’estate gli ufficiali a capo dei novemila soldati britannici, lavorarono a piani d’assedio ed assalti per aggirare le posizioni francesi e prendere il nemico alle spalle. Stabilirono tre campi, uno sull’isola di Orleans, l’altro alle Montmorency Falls e un altro sulla riva sud a Pointe-des-Pères, mentre i francesi fortificarono la costa di Beauport, l’unica spiaggia della zona.


Un’immagine di battaglia della Guerra dei Sette Anni

La flotta del vice ammiraglio Charles Sanders stava bloccando le forniture di cibo ed in città iniziava a scarseggiare anche la farina. Da Montreal si tentò di soccorrere i civili di Quebec ma quelle navi rendevano tutto estremamente difficile. Il generale Wolfe stava facendo tuonare i cannoni giorno e notte ed il 31 luglio guidò pure un fallito tentativo d’assalto, nei pressi delle Montmorency Falls. Nel giro di poche settimane i viveri iniziarono a mancare e la popolazione finì nel panico perché Wolfe, con un manifesto a loro rivolto, aveva proclamato che se non si fossero arresi avrebbe dato l’ordine di bruciare la città. In effetti tutte le fattorie lungo il San Lorenzo furon date alle fiamme e chi si opponeva veniva impiccato. Alcuni diari di cronisti raccontano l’orrore di sentire donne e bambini urlare mentre bruciavano vivi. I cittadini di Quebec tennero duro lo stesso ed allora gli inglesi, preoccupati dell’imminente arrivo dell’inverno che avrebbe reso impraticabili le acque del San Lorenzo, tentarono d’affrettare le cose.
Nella notte del 12 settembre, essi salparono dalla riva sud del fiume per fermarsi ad Anse-au-Foulon. Qui si trovava solo la batteria di cannoni di Samos ed un piccolo contingente militare di circa 40 uomini sottoposti al capitano Vergor. Alle 2 lo sbarco fu completato nel più assoluto silenzio. L’effetto sorpresa fu totale perché altre navi inglesi avevano manovrato davanti a Beauport, simulando un tentativo di sbarco e, oltretutto, alle sentinelle di Anse-au-Foulon che nel buio avevano intimato il “Chi vive?” alle navi in avvicinamento, gli ufficiali scozzesi avevano risposto in perfetto francese “Viva il re”, ingannandole.
Un ritratto di James O. Curwood
Sopraffatti con facilità gli uomini di Vergor, il generale Wolfe guidò le sue truppe a risalire un vecchio torrente inaridito sino a metter piede nelle pianure di Abramo. Qui non trovò il nemico ed ebbe tutto il tempo per individuare il posto migliore e disporsi alla battaglia. Il Montcalm, infatti, apprese in ritardo dell’accaduto e solo alle 7.00 del mattino si mise in marcia da Beauport contro il nemico.
Il generale francese non volle attendere aiuti, né i rinforzi di Vaudreuil, governatore della città di Quebec con cui da tempo era in aperto attrito, né quelli di Bougainville, già in movimento da Cap-Rouge. Attraversò il fiume St-Charles con l’avanguardia del suo esercito costituita in gran parte da miliziani, esperti di guerriglia ma assolutamente privi di disciplina e di quelle conoscenze proprie delle scienze militari delle accademie europee, e, dopo un’ora, avvistò il nemico.
I francesi iniziarono allora confusamente a marciare sparando già a cento metri di distanza. Wolfe fece sdraiare i suoi nell’erba alta, mentre i miliziani avanzavano in disordine, sprecando la loro polvere e intralciando quei pochi soldati che li seguivano in colonna. Nel giro di pochi attimi, nelle fila francesi si generò una grande confusione, i ranghi si sfaldarono e i britannici aprirono il fuoco. Le raffiche di proiettili falcidiarono il nemico.
Il risultato della battaglia delle pianure di Abramo è ancora oggetto di dibattito. Alcuni credono che sia stato frutto delle colpe di Montcalm, altri sostengono che tutto si debba all’abilità di Wolfe. Ci si chiede anzitutto perché il francese abbia fatto avanzare i suoi in colonne contro gli inglesi schierati in linea. In effetti, fare diversamente – disporre i propri uomini in linea – avrebbe garantito loro di sparare più rapidamente, una volta giunti a pochi metri dal nemico, ma Montcalm scelse la formazione a colonna per muoversi più velocemente.


Gli indiani scatenati nella Guerra dei Sette Anni

Tuttavia il suo esercito era composto da miliziani e soldati delle forze coloniali che si mostrarono assolutamente inesperti di certe tattiche. I miliziani spararono per primi, troppo presto e senza alcun coordinamento, poi, disponendosi a terra per ricaricare le armi, frenarono lo slancio della colonna che finì travolta dal fuoco metodico e continuo del nemico. I francesi furono letteralmente decimati.
Anche Wolfe però fu ferito e trascinato lontano dal campo di battaglia. Nel frattempo i suoi soldati caricarono alla baionetta i francesi ormai in rotta. Wolfe subì tre ferite da arma da fuoco, fu colpito al polso destro, all’addome e al petto. Montcalm fu invece ferito alla schiena, poi all’addome ed alla coscia. Il generale inglese sarebbe morto il giorno dopo, un destino simile a quello del suo antagonista, Montcalm, spirato anch’egli per le ferite riportate in battaglia.
La loro morte, celebrata in dipinti ed odi, fu circondata da singolari aneddoti. In agonia, Montcalm avrebbe detto al suo chirurgo: “Quanto tempo mi resta da vivere?”. Sentito che sarebbe spirato nel giro di poche ore, rispose: “Tanto meglio, non vedrò l’inglese a Quebec”. Parimenti, il generale Wolfe, mentre veniva portato via morendo, rispose a uno dei suoi aiutanti di campo che gli annunciava la sconfitta dei francesi: “Quindi, muoio felice!”.
Con loro spirarono circa milleduecento uomini e molti altri furono feriti o catturati da ambo i lati. Durò tutto solo mezz’ora e fu un bagno di sangue anche perché quelli del 78th Fraser Highlanders, lanciati all’inseguimento del nemico, spade alla mano, finirono sterminati in una imboscata dei miliziani.
La città capitolò cinque giorni dopo. In effetti anche i personaggi di Curwood conoscono questo dramma. La sua penna si fa irrequieta e se all’inizio lo stile era fiabesco, tipico dei classici romanzi per ragazzi, ora s’affretta e semplifica. Jeems si risveglia in un ospedale, gravemente ferito nel corso della battaglia, e percorre una città di rovine e morte. Quebec era stanca, deturpata da due mesi di bombardamenti e priva di cibo, ma la storia di Jeems ha un lieto fine perché ritrova Toinette e suo zio, anzi, lo aspetta persino un figlio!
A buona ragione la battaglia delle Pianure di Abramo è indicata come quella decisiva della Guerra dei Sette Anni. Tutto era iniziato nel luglio 1754 quando i francesi respinsero un attacco britannico guidato da George Washington e si impossessarono di Fort Necessité nella Valle dell’Ohio. L’anno seguente, la Gran Bretagna prese Fort Beauséjour ed espulse i francesi dalla Nuova Scozia. Non tutto era già scritto. Dopo una serie di vittorie francesi, quelle dei forti Duquesne (1755), Bull (1756), Oswego (1756), William Henry (1757) e Carillon (1758), gli inglesi ripresero il controllo della situazione. Nel 1758, conquistarono Fort Louisbourg, Fort Frontenac e Fort Duquesne, poi Fort Niagara. Nel frattempo era cominciato l’assedio della città di Quebec. Alla caduta della città, i francesi batterono gli inglesi a Sainte-Foy, ma furono sopraffatti nella battaglia navale del Ristigouche. L’8 settembre 1760, il governatore della Nuova Francia, Pierre de Rigault de Vaudreuil de Cavagnial, negoziò la resa dell’ultima città rimasta ai francesi: Montreal. La Nuova Francia era definitivamente scomparsa.


Montcalm nella Guerra dei Sette Anni

In larga parte l’inizio di queste vicende sono ripercorse da Curwood in “Il Cacciatore Nero”. Anche quest’opera è apparsa in Italia con una copertina realizzata da Hugo Pratt.
La storia inizia proprio nel 1754. L’amore tra David Rock, mezzo francese e mezzo inglese, ed Anne Saint Denis, figlia d’un barone della Nuova Francia, supera le differenze sociali e sboccia alla confluenza tra il Richelieu ed il San Lorenzo, molto lontano da Montreal e Quebec, tra foreste e laghi in cui giunge l’eco degli scontri, di francesi, ottawa e uroni che si battono contro inglesi, irochesi e mohawk, di massacri e scalpi. Lo stile anche qui è fiabesco e spesso la narrazione si intinge in buffi vezzi e pettegolezzi che ben richiamano alla mente l’aristocrazia francese. Su tutto aleggia la presenza misteriosa e ossessiva di una figura eroica e temuta, quella del Cacciatore Nero, che il giovane David incontra e frequenta senza però conoscerne la reale identità. Il Cacciatore Nero è infatti l’inglese Peter Joel, vecchio amico di Mary Rock, la madre di David. Gli stessi uroni che avevano dato alle fiamme la casa dei Rock, ammazzando il padre di David, avevano ucciso anche la moglie ed i figli di Peter Joel. Questi impazzì per il dolore ma riuscì a vendicarsi degli indiani e prese con sé Mary e David, sopravvissuti all’attacco, credendoli la sua famiglia prima di rinsavire e scomparire per cinque anni. Tornò vestito di pelle di daino nera ed armato di fucile nero quando ormai era divenuto il più temuto nemico degli indiani. Imprendibile e sanguinario, il Cacciatore Nero si era trasformato in una vera leggenda, gli indiani lo ritenevano uno spirito della morte che non si poteva catturare né uccidere, una figura oscura che salvava donne e bambini bianchi e che metteva in allarme tempestivamente le colonie sulle frontiere in caso di attacchi.
Vi compare lo stesso Vaudreuil, affiancato da altre figure realmente esistite di funzionari coloniali ed ufficiali corrotti, cinici e famelici di gloria e successo, Varin, Breard, Vercor, Kanon e Rigaud. Alla loro testa c’è il perfido intendente Francois Bigot. E’ a costoro che Curwood attribuisce la sconfitta nelle Pianure di Abramo: “Questi e non Wolfe furono gli uomini che uccisero Montclam nelle Pianure di Abramo. Questi, trascinati dalla forza stessa del loro delitto, espropriarono la Nuova Francia del suo coraggio, della sua forza e del suo orgoglio, e dove era la prosperità fecero nascere l’orribile flagello della miseria e della fame, fino al punto che gli inglesi vittoriosi furono accolti come salvatori”. E Bigot trama anche contro l’amore di David e Anne, istigando nella ragazza l’idea che il Cacciatore Nero sia un nemico dei francesi…
Il ragazzo l’aveva seguita a Quebec, abbandonando per amore le sue amate foreste con la promessa di ottenere una bella carriera nella ricca e raffinata città, diviene infatti ufficiale dell’esercito, tuttavia qui egli scopre quanto sia marcia la nobiltà francese e la corte del mefistofelico Bigot e quando Anne, accecata dai raggiri di Bigot, senza capire che l’intendente puntava solo a mettere in cattiva luce il suo amato, gli domanda di rinnegare il Cacciatore Nero, David preferisce lasciarla. La corruzione politica nel dominio francese del Quebec è insomma al centro della storia. David finirà nel giochetto di Bigot, arrestato con un’accusa di tradimento, condannato prima a morte poi a pubblica fustigazione e degrado.


British Highlanders a Fort Duquesne

Eseguita la sentenza, lasciò Quebec per tornare a casa ed unirsi ad un gruppo di volontari in partenza per Fort Duquesne. Qui, il comandante Claude-Pierre Pécaudy de Contrecoeur andava riunendo miliziani e guerrieri delle tribù indigene, uroni, potawatomi, ojibwa, shawanos, mingos, ottawa, abnaki, tutti affidati alle istruzioni dei capitani Beajeu, Dumas e Ligneris. Qui, quando il generale Edward Braddock fu ricacciato, trovò anche il Cacciatore Nero. Quel giorno gli inglesi contavano quasi duemila uomini e tra i loro ufficiali c’erano Horatio Gates, Thomas Gage e George Washington.
Attraversarono il Monongahela senza sospettare che l’esercito francese, comandato da Daniel Liénard de Beaujeu e la milizia canadese, insieme ai guerrieri nativi, stessero lì ad aspettarli.
Nello scontro però Beaujeu fu ferito e i franco-canadesi cominciarono a ritirarsi. Jean-Daniel Dumas prese il comando e continuò a combattere avendo la meglio sul nemico grazie ad un’imboscata di cui gli indiani furono assoluti protagonisti e tra loro c’era anche il Cacciatore nero. L’esercito britannico fu letteralmente decimato, i virginiani guidati da Washington si ritirarono, mentre Braddock fu ucciso finì ammazzato.
La notizia della sconfitta di Dieskau, comandante delle truppe regolari francesi, a Fort Edward il 10 settembre 1755, colse i nostri protagonisti di ritorno al Richelieu, con David ferito e impossibilitato a camminare. A destinazione capirono come quella sconfitta avesse aperto la strada alle violenze dei mohawk, la terra in cui era cresciuto David era assediata dai nativi alleati degli inglesi. Anche sua madre Marie era in pericolo. Iniziarono a sparare sui nemici, lottarono con loro, mettendoli in fuga e salvando le donne rinchiuse nella locale chiesa, e tra esse c’erano sua madre e Annie, tornata per amore. Il Cacciatore Nero era scomparso.

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