Oklahoma, 1889, la folle corsa alla terra
A cura di Michele De Concilio
Con una sei-colpi appesa al fianco e un Winchester a pompa nelle mani, il giovane mandriano affrontò un altro pretendente illegale. “Siamo arrivati insieme”, gridava il secondo uomo. Pretendeva una suddivisione non equa della lussureggiante distesa verde da 160 acri nella quale si trovavano: a lui sarebbe andata la porzione più grande e al giovanotto, naturalmente, la più piccola. Il ragazzo fu irremovibile: “160 acri o sei piedi, per me è lo stesso…” Alla fine – insieme al suo Winchester – l’ebbe vinta ed ottenne la sua parte del nuovo Eden nella più selvaggia, grandiosa corsa per le nuove terre nella storia degli Stati Uniti.
La corsa ebbe inizio il 22 aprile 1889, un luminoso giorno di primavera, mite e senza nubi. La prateria dell’Oklahoma era rinverdita con la nuova stagione, un piccolo angolo di paradiso per le migliaia di pionieri in cerca di terre.
Lungo i confini del Territorio Indiano, conosciuto con il nome di Unassigned Lands, fremeva uno sciame di persone eccitate che attendeva impaziente, pregava, litigava, si spintonava per meglio posizionarsi.
Esse avevano occhi solo per il grandioso premio davanti a loro: 160 acri di terra del governo, che sarebbero stati del primo che ne avesse rivendicato la concessione… e che fosse riuscito a conservarla. Attendevano in carri e calessi di ogni genere, a cavallo e anche a piedi. Il più forte era in attesa al pari del cieco, del vecchio e del malato. I partecipanti alla corsa erano sia bianchi che neri, sia nativi che emigranti.
La gente in attesa di impossessarsi della terra
Per qualcuno essa fu semplicemente un’occasione di profitto, una possibilità di impossessarsi di ottima terra da rivendere in seguito. Per altri, fu l’occasione della vita, forse l’ultima per trovare una casa. Per molti, specialmente giovani, fu un’occasione di avventura.
Per più di uno fu un’occasione per rubare e rapinare, per sopraffare il più debole. Contro questi avvoltoi i rushers si affidarono soprattutto alle loro Colts e ai loro Winchesters; c’era poco da aspettarsi dalla legge nelle Unassigned Lands. Anche le persone oneste e timorate di Dio oliarono e controllarono le loro armi. I Dieci Comandamenti potevano ben poco tra i rami nord e sud del fiume Canadian; un proiettile era ciò che di più sicuro si poteva avere.
L’esplosiva apertura delle Unassigned Lands era avvenuta dopo un lungo tempo. Questo esteso e fertile territorio era stato promesso agli indiani per trattato, “…finché l’erba crescerà e i fiumi scorreranno…” Ma quando l’America si rivolse ad Ovest dopo la Guerra Civile, i pionieri bramarono queste stesse terre verdi e libere, e dal 1884 ogni anno al Congresso veniva presentata una legge, studiata per consentire l’ingresso dei coloni nel libero e vasto Territorio Indiano.
Per un po’, i Cherokee e altre tribù respinsero tutti i tentativi di aprire le loro terre, ma alla fine la pressione fu troppo forte. Ironia della sorte, un legislatore Cherokee e veterano confederato, il colonnello E. C. Boudinot, fu uno dei primi a premere per l’apertura dei due milioni di acri di ottima terra rimasta non assegnata dai trattati del 1866.
L’agitazione crebbe, dentro e fuori del Congresso. In aggiunta ai continui tentativi di legalizzare la libera colonizzazione delle Unassigned Lands, in Kansas, Missouri, Texas and Arkansas sorse un movimento di coloni. I Boomers, così furono chiamati i membri di questo movimento, tempestarono il Congresso con ripetuti appelli per aprire il territorio dell’Oklahoma, specialmente dopo che la compagnia Santa Fe ebbe costruito la sua linea ferroviaria proprio attraverso la terra contesa, da Arkansas City nel Kansas a Gainsville in Texas.
Una famiglia accampata in maniera provvisoria
Quando il Congresso respinse la richiesta, gruppi di Boomers tentarono più volte di entrare nelle Unassigned Lands. Baracche e ripari di fortuna iniziarono ad apparire attraverso la lussureggiante prateria, ma non vi restarono. Pazientemente la cavalleria li sfrattava ogni volta che essi si stabilivano, incendiando le loro fragili costruzioni, e occasionalmente questi episodi si conclusero con pericolosi scontri a fuoco.
I Boomers furono tenaci, ritornando ogni volta che le esigue unità di soldati in sgargianti giacche blu li scacciavano via. Nel Marzo del 1889 un sostanzioso gruppo si stabilì sui binari nei pressi di Oklahoma Station, l’attuale Oklahoma City. I ripetuti sfratti sfociarono in violente risse, sedate dai soldati con il calcio delle carabine e delle pistole. Nonostante l’intervento dei militari, molti Boomers semplicemente si dispersero e restarono nascosti fino alla partenza dell’Esercito. Oklahoma station, e una dozzina di altri piccoli scalcagnati insediamenti, divennero permanenti.
E ormai la marea di migrazioni e colonizzazioni verso ovest era troppo forte perché qualcuno vi si potesse opporre; alla fine anche il Congresso dovette riconoscerlo, e il 2 Marzo 1889, approvò l’annuale stanziamento di fondi destinati ai Territori Indiani. Esso conteneva riferimenti in merito al collocamento delle Unassigned Lands nel demanio pubblico: il primo passo verso la loro apertura alla colonizzazione pubblica. Quell”apertura sarebbe stata proclamata dal neo-eletto presidente Benjamin Harrison, che si sarebbe insediato due giorni dopo.
La notizia raggiunse i campi dei Boomers lungo il confine del Kansas, dove fu accolta con falò e festose sparatorie. Restava solo la proclamazione da parte del presidente ed essa avvenne il 23 di Marzo: circa 10.000 lotti da mezzo miglio quadrato delle terra promessa sarebbero stati aperti ai coloni a mezzogiorno del 22 Aprile. Insieme alla grande novità fu dato un fermo avvertimento: nessuno avrebbe affrettato i tempi “prima dell’ora qui precedentemente fissata, non sarà permesso di entrare nelle suddette terre, o di acquisire alcun diritto…”
Tutti in attesa della corsa
Il governo riservò due lotti da un acro per sé. Il primo era sulla pista Chisholm, nei pressi di una vecchia stazione di posta chiamata Kingfisher. L’altro era vicino la stazione di Guthrie sulla ferrovia. Qui vi sarebbero stati gli uffici per la registrazione delle concessioni. Ci furono anche due settori per ogni area cittadina riservati alle scuole pubbliche. E subito gli speranzosi vennero da ogni angolo d’America, richiamati dalle storie che comparivano sui giornali di tutto il paese. Ci furono i Mormoni dallo Utah, minatori dalla Pennsylvania, neri dall’Arkansas e Nord Carolina, tre distinti gruppi da Chicago. Tutti a stretto contatto con uomini e donne dal Tennessee, Alabama, Georgia e Mississippi, un contingente di immigrati Italiani da New York, e un gruppo di 30 uomini da Terre Haute, tutti abbigliati con impermeabili gialli e trascinando valigie bianche.
E ancora vennero gruppi organizzati di vecchi soldati, immigrati dalla Scozia e dalla Svezia e altri paesi, interi gruppi organizzati per fondare città e accaparrarsi i mercati nei lotti cittadini. Ci furono novellini in abiti cittadini, mogli in cotonina e cappellino, e uno smilzo dal Missouri in completo stampato con piccole bandiere americane e pantaloni rossi, bianchi e blu. Non si ricorda nessuno che abbia riso di questo originale abbigliamento, forse anche perché portava due mostruose Colt Navy, e un pugnale nello stivale.
Molte di queste persone erano ben equipaggiate. Altre, in bassa fortuna, portavano con loro nient’altro che la speranza. Quasi tutti, comunque, erano armati; la calca in attesa pullulava di sei-colpi, fucili, schioppi e una varietà di coltelli. Quelle persone decise al punto da giocarsi tutto il loro futuro in una terra sconosciuta e non ancora colonizzata, non erano certo delle mammolette; quello che prendevano, intendevano tenerselo, legge o non legge.
Un ufficio per la compravendita dei lotti
E i giornali amavano ciò. I corrispondenti vennero alle Unassigned Lands da tutte le direzioni, dai giornali di San Francisco, New York, Chicago e di dozzine di altre città. Scrissero centinaia di migliaia di parole, riempiendo i loro articoli con storie sulla corsa che ci sarebbe stata, di tutte le cose che accaddero e anche di quelle che non avvennero.
Essi scrissero risme di fogli su quel meraviglioso paese che sarebbe stato aperto e sulle persone che aspettavano di prenderlo. Ci furono storie serie e altre divertenti. Ci fu anche una storia, probabilmente composta da un corrispondente di giornale, di quattro uomini dell’Indiana che attesero, accampati sulle Antelope Hills, pronti a discenderne per scegliere la concessione al via della competizione con un pallone aerostatico. Le nuove storie in seguito alimentarono i fuochi dell’eccitazione per l’apertura. Sempre più persone lasciavano le loro vecchie esistenze e si dirigevano verso lo stato dell’Oklahoma.
I rushers aspettarono impazienti i tutte le piccole città appena fuori dalle nuove terre: Darlington, Buffalo Springs, Silver City e Purcell. Purcell fu invasa da 2.000 a 10.000 speranzose persone venute da ogni dove.
Armati fino ai denti, esse si affollarono nella piccola rozza città, senza marciapiedi o luci o ogni altra comodità, dove le case da gioco restavano aperte tutta la notte, i liquori scorrevano liberamente, nonostante la legge federale che bandiva l’alcol dalle terre dei Chickasaw. E ancora vennero, sui carri e sui treni, a cavallo e a piedi, desiderosi e speranzosi, pronti a gareggiare per quella terra che ormai chiamavano casa.
Uno dei cercatori di terra
Nel frattempo essi venivano derubati da legioni di truffatori e criminali. Un detective delle ferrovie disse di aver conosciuto 42 ladri ad Arkansas City, e pensava che in città ce ne fosse almeno il doppio. Una più sofisticata categoria di criminali furono le “town companies” il cui intento era di picchettare completamente i siti destinati alle città prima della partenza ufficiale della corsa e di rivenderli in seguito con un ampio margine di guadagno.
Per quelli che non avevano mezzi di trasporto propri, c’era la strada ferrata, alcune compagnie ferroviarie formatesi sul posto, e un’intera flotta di vecchie diligenze, eccezionalmente riportate in servizio e dipinte in vivi colori per l’evento. Presso i “land office” fiorirono attività commerciali che fornivano coloniali e vettovaglie, e ogni tipo di trasporto, inclusi alcuni carri così malandati che i “cavalli vi si aggiogavano con vergogna”.
Per quelli che avrebbero usato i loro mezzi di trasporto, c’era ogni mezzo eccetto i palloni. A Caldwell, verso nord, ci fu anche un carro che trasportava una casa già pronta fatta in lamiere di ferro, completamente equipaggiata con polli, bestiame e altri animali domestici.
Già il nuovo territorio brulicava di persone che avevano tentato di barare sul percorso. Questi furono i “Sooners” che speravano di rivendicare le terre migliori e pretendevano di recintarle legalmente. La cavalleria e i poliziotti federali diedero loro la caccia, ricacciando sulla linea di partenza chiunque trovassero. Non fu sempre un lavoro semplice.
A Purcell, il 13 Aprile, quando una posse organizzata dai federali circondò un gruppo di Sooners, gli uomini della legge furono colpiti da una raffica di proiettili che ferì lievemente un vicesceriffo. Nello scontro a fuoco che ne seguì, i componenti della posse presero gli attaccanti sul fianco, ponendo fine al combattimento inondandoli di piombo dalle loro spalle. I poliziotti fecero circa 25 prigionieri, per lo più Texani, alcuni feriti, e riportarono l’intero gruppo in un improvvisato recinto vicino Purcell.
Tutto è pronto
Ma non c’erano mai abbastanza soldati o federali, e non c’era fine al popolo dei disperati per la terra che avrebbero pagato qualunque prezzo per quei 160 acri. E non c’era abbastanza terra per soddisfare tutti. Il nuovo paese conteneva circa 12.000 lotti da mezzo miglio quadrato, ma comunque da 50.000 a 100.000 persone erano in lizza per la corsa. Essi attesero tutti intorno al perimetro di 300 miglia della Terra Promessa, sebbene la maggior parte di loro era ammassata lungo il confine settentrionale del territorio.
Essi aspettavano con in mano le briglie dei purosangue, nei calessini con i bordi ornati, nella prateria carri coperti pavesati con ceste di polli e mucchi di attrezzi agricoli, accanto a testardi, resistenti muli del Missouri, insieme a cigolanti carri trainati da squadre di buoi. Alcuni, decisi e determinati, sarebbero andati a piedi, sperando che qualcosa sarebbe rimasto per loro. Incredibilmente, un pugno di anime ardite mostrò grande fede nel loro senso di equilibrio arrischiandosi nella prateria inforcando delle alte, malferme biciclette a ruote alte.
Per molti fu l’ultima opportunità dopo ripetuti fallimenti nel cercare una casa. Una dicitura su di un carro recitava chiaramente: “Vestito di cotonina in Illinois, vittima del tornado in Nebraska, coi capelli bianchi nell’Indiana, scalpato in Missouri, interdetto in Kansas, Oklahoma o la fine.”
E così trascorsero l’ultimo giorno, la domenica di Pasqua, alcuni in preghiera, molti in angoscia, e tutti in preparativi dell’ultimo minuto. L’indomani avrebbe mutato i sogni in realtà, o li avrebbe infranti, forse per sempre.
Il giorno fu soleggiato e sereno, con una rigida brezza da sud. La prateria era tappezzata di verde, l’erba grassa punteggiata di fiori selvaggi a perdita d’occhio. Lungo la linea di demarcazione attendeva una sottile linea di fedeli cavalleggeri, nel tentativo di contenere il crescente flusso di Sooners – uomini disonesti o semplicemente affamati – che in maniera scorretta cercavano di scavalcare gli altri nella competizione.
Si partecipava alla gara con ogni mezzo
Alle nove in punto i rushers furono ammassati lungo la linea, e dalla folla si levò un esteso brusio fatto di discorsi eccitati, canzoni, o discussioni. Il suono, disse un osservatore, “non era del tutto umano, ma come quello prodotto da migliaia di animali selvaggi rinchiusi in un recinto.”
Le stazioni ferroviarie furono invase. Ad Arkansas City, 10.000 o più persone premevano e spingevano per un posto sui 15 treni che dovevano partire quel giorno. Per l’occasione la compagnia Santa Fe aveva raccolto qualunque cosa fosse in grado di muoversi su ruote lungo la pista. C’erano ogni specie di carrozze, carri scoperti, carri bestiame, anche un vecchio carro merci zeppo di reporters e funzionari delle ferrovie nominati per l’occasione.
I carri stracolmi di eccitata, sudata, schiamazzante umanità, con persone sedute e in piedi sia dentro che sulle coperture, o aggrappati alle impugnature agli angoli esterni dei carri. Un fortunato inglese, appeso all’asse sotto il carro della stampa, fu recuperato da alcuni reporters e percorse il resto della strada con stile, offrendo da bere e creando soggetti per nuove storie sulla loro strada per i giornali di tutto il paese.
Alla fine giunse il momento fatidico. Lungo il confine ad Arkansas City, il giovane tenente Henry Waite della compagnia D, 5° Cavalleria, era placidamente seduto in sella al suo cavallo di fronte alla linea di cavalleggeri che tratteneva la moltitudine in tumulto. Nella sua mano l’ufficiale teneva il suo orologio mentre la bramosa calca di rushers guardava i propri orologi, la maggior parte dei quali era stata precedentemente sincronizzata con quello del tenente.
Appena le lancette dell’orologio dell’ufficiale segnarono mezzogiorno, egli dette il segnale ai suoi trombettieri, e le chiare note di “il rancio è pronto”, echeggiarono nella verde prateria. La corsa era iniziata.
La partenza
In una colossale nuvola di polvere rossa, il torrente di cavalieri urlanti e di cavalli terrorizzati, calessini sferraglianti e rimbalzanti, massicci carri, carichi oltre ogni limite, straripò verso il nuovo paese… Il rombo dei carri e dei calessi, e le urla della folla, risuonarono ad un rusher “come decine di migliaia di capi di bestiame in una stampede.”
I veloci cavalieri furono rapidamente lontani, curvi sul collo delle loro cavalcature. Nelle loro mani stringevano i picchetti per delimitare la concessione lunghi circa due piedi, con le loro iniziali incise o dipinte sulla cima, pronti a conficcarli nel suolo dell’Oklahoma. Ogni appezzamento da mezzo miglio quadrato sarebbe stato esaminato, e i suoi angoli demarcati con dei cippi, ma spesso risultava difficile o impossibile ritrovarli. C’era molta approssimazione , e ogni rusher doveva sperare di non andare a picchettare le aree riservate alle scuole pubbliche.
Alcuni erano stati nel paese in precedenza, in ogni caso illegalmente, e si diressero direttamente verso lotti specifici. Altri presero i primi 160 acri liberi che gli si pararono davanti. Per altri ancora, il posto dove si stabilirono dipese da dove la forza dei loro cavalli riuscì a portarli prima di venir meno.
In breve tempo la prateria divenne punteggiata da carri e calessi fracassati, poiché i burroni e i pantani dei bisonti pretesero il loro pedaggio. I cavalli, avendo galoppato troppo duramente e troppo a lungo, caddero al suolo e non si rialzarono più. Un cavaliere cadde giù col suo cavallo, e divenne la prima vittima della corsa, morto con il collo spezzato. Un altro morì abbattuto da un colpo sparato da un altro partecipante per incitare il proprio cavallo.
Al galoppo verso un pezzo di terra
I cavalieri più veloci coprirono il miglio e mezzo verso la stazione di posta di Kingfisher in circa quattro minuti, buttandosi attraverso la città sui loro frenetici cavalli ricoperti di schiuma. Molti erano già caduti nel tentativo di attraversare una profonda gola a ovest della piccola cittadina. Dietro di loro c’era una lunga fila di 40 diligenze, colme di persone poste all’interno e sul ripiano superiore.
I Sooners erano già stati là prima di loro, nascondendosi nei boschetti o nele gole, ansiosi di reclamare per i lotti migliori. Altri bagnarono i loro cavalli con schiuma di sapone, millantando di essere entrati legalmente e semplicemente avevano già distanziato gli altri. Ignobili alterchi degenerarono tra rushers regolari e Sooners, tra pretendenti legittimi e intrusi illegali. Una rusher donna, mentre picchettava la sua concessione vicino la ferrovia, fu colpita da un usurpatore, ingegnere della Santa Fe, ma riuscì sia a sopravvivere al proiettile che a conservare la sua concessione.
Due uomini su veloci cavalli restarono sorpresi nell’imbattersi in un vecchio già insediato profondamente nel centro del nuovo Stato. Quando essi arrivarono, egli aveva già arato un campo con la sua pariglia di buoi, e nel suo giardino le cipolle erano già alte tre o quattro pollici.
Naturalmente c’era una spiegazione, disse il vecchio. Egli non era un Sooner, assolutamente no. Semplicemente i suoi buoi erano i più veloci al mondo, e il suolo talmente fertile che le sue cipolle erano cresciute così tanto in soli 15 minuti.
Fili di fumo iniziarono ad alzarsi nel cielo blu allo spuntare degli accampamenti dei rushers attraverso la prateria. A Big Turkey Creek, prateria vergine e feconda, quel mattino rigogliosa d’erba alta dai sei agli otto pollici, per la notte i carri ricoprirono il terreno di solchi profondi un piede.
Quelli che ebbero meno problemi furono le bande di uomini che cavalcarono verso la nuova terra insieme e che avevano solennemente promesso di sostenere e proteggere le concessioni gli uni degli altri. Uno stanco pretendente trovò un luogo ameno e iniziò ad intagliare le sue iniziali su un albero per rivendicare quell’appezzamento. Si trovò di fronte un grosso uomo dai basettoni rossi che lo osservava, armato con un fucile e due sei-colpi. “Pensi di restare?” disse l’uomo dalla chioma rossa. “Bè, è un bel posto, ” replicò il nuovo venuto, “ma sto solo lasciando riposare un po’ il mio cavallo.” “Sembrerebbe tutto a posto, ” disse l’uomo con il Winchester. “Ma non resterei a lungo se fossi in te. In sedici abbiamo concordato di sostenerci a vicenda. E’ veramente un luogo piuttosto insalubre. C’è un sacco di malaria, e alcune persone sono anche morte avvelenate…” E il nuovo arrivato prontamente decise che c’era della terra molto migliore più oltre.
Lungo Big Turkey, due uomini affrontarono le ondate di invidiosi ritardatari scavando trincee da quattro piedi, preparati a difendere i loro nuovi diritti con piombo caldo. Alla fine, essi non dovettero combattere. Tuttavia, conservare la terra fu un compito duro ed estenuante. Dopo aver respinto ancora un altro pretendente illegale, un colono stufo stancamente notò: “Le maniere forti sono maledettamente sicure per regolare le questioni in un nuovo paese.”
Un altro momento della corsa
Così fu in verità, e nessuno lo sapeva meglio degli U.S. Marshals, messi a dura prova e affaticati dal duro cavalcare. Inevitabilmente ci furono delle uccisioni. In una disputa per una concessione a ovest di Guthrie, un legittimo partecipante alla Corsa morì con tre proiettili di Sooner in corpo. L’assassino fuggì indenne, in largo anticipo sui federali che lo inseguivano.
Ma quando tre pretendenti illegali uccisero un pellegrino del Missouri a nord di Guthrie, una posse locale si fece carico di applicare la legge. Quando uno dei fuggitivi venne raggiunto presso il fiume Cimarron, decisero del suo destino senza il consenso della legge. Quando rifiutò la generosa intimazione ad arrendersi, essi “lo riempirono di piombo.” Era semplicemente la giustizia del West, messa in pratica senza cerimonie, perdite di tempo e costi per i contribuenti.
Qualche volta degli uomini in competizione per la stessa concessione poterono risolvere la loro questione senza combattere. Ci furono casi di effettiva generosità, in cui uomini giovani e vigorosi lasciarono una concessione a delle famiglie, o persone più vecchie alla disperata ricerca di un casa. A volte un reclamante era disposto ad acquistare da un altro l’intero lotto all’instante.
Ma anche la buona predisposizione al compromesso talvolta non salvaguardò il colono pacifico. Ad Alfred, una piccola stazione a nord di Guthrie, un rusher del Kansas chiamato Stevens cercò di persuadere due altri pretendenti a dividere la terra fino a quando le autorità avessero deciso a chi doveva appartenere. Ma il piombo sovrastò la ragione, e Stevens morì tra le braccia di sua moglie con un proiettile nei polmoni.
Il leggendario U.S. Marshal Heck Thomas, che aveva già arrestato due assassini, cavalcò all’inseguimento degli uccisori di Stevens, ma essi avevano lasciato il paese di gran carriera. E contemporaneamente alla inutile caccia di Thomas, un altro uomo morì a Oklahoma City durante una lite per una concessione. Di nuovo l’omicida riuscì a fuggire.
Thomas e il resto di quel pugno di uomini della legge fecero del loro meglio, spazzando via branchi di ladri, venditori di whiskey e altri parassiti per le corti federali a Muskogee e Paris, nel Texas. Il loro numero formava una legione: il registro delle sentenze di Muskogee per giugno 1889 elencava 186 casi.
La fila per la registrazione del lotto
Alcuni dei partecipanti alla Corsa reclamarono la loro terra in modo spettacolare. Nanitta Daisey, un’esile Kentuckiana assemblatrice di pistole, lasciò Edmond Station appollaiata sulla griglia anteriore della locomotiva di un treno di rushers. Nanitta, che fu talvolta reporter per il Dallas Morning News, saltò giù dal treno che avanzava lentamente a circa due miglia a nord di Edmond, corse verso il lotto che aveva scelto, piantò i picchetti e fece fuoco in aria per celebrare l’evento. Quindi in tutta fretta fece ritorno al treno tra gli applausi dei passeggeri, issata a bordo dell’ultima carrozza da un reporter del News.
Il primo treno riversò una moltitudine di rushers, che si disseminarono in tutte le direzioni come formiche da un formicaio schiacciato, senza che nessuno avesse di idea di dove andare e quanto lontano. Guthrie era un alveare tumultuante di persone, che trovarono circa 500 dei migliori lotti già reclamati dai Sooners. Nondimeno, molti trovarono lotti in città, tra di essi un sessantenne nero della Louisiana, e due vedove da Arkansas City in cerca di una nuova vita.
Altri istantaneamente si diedero al commercio, incluse quelle anime intraprendenti che vendettero ai rushers assetati l’acqua del Muddy Creek a 5 cents il bicchiere. Per 10 cents il pellegrino dalla gola secca poteva comprare la stessa acqua sporca con l’aggiunta di un po’ di zucchero e whiskey. A Guthrie, un giocatore d’azzardo trasformatosi in imprenditore si impadronì del serbatoio d’acqua della compagnia Santa Fe, l’unica fonte di acqua disponibile nella città. Reggendo in mano una piccola tazza e una Colt pretendeva di farsi pagare da chi volesse bere. Cambiò idea solo quando comparve la Cavalleria che lo invitò a sloggiare.
Ovunque spuntarono negozi di fortuna, e magicamente apparvero ristoranti, almeno uno di essi venne fuori dal letto di un carro. Nel pomeriggio del 22, le banche aprirono sia a Guthrie che ad Oklahoma City. Molte altre sarebbero seguite, e molte di esse sarebbero fallite.
Al mattino del 23 le vuote terre erano popolate. Guthrie, un puntino nella prateria, era divenuta, nottetempo, una città di circa 10.000 abitanti, che vivevano in approssimativamente 500 baracche e in una selva di tende. Alcuni intraprendenti rushers avevano investito in intere costruzioni su carro, tutte prefabbricate e pronte da assemblare. In tutto il territorio nuove città apparvero come funghi dopo la pioggia: Norman, El Reno, Edmond, Oklahoma City.
A metà giugno, Oklahoma City avrebbe avuto circa 6.000 abitanti, compresi “53 medici, 97 avvocati, 47 barbieri, 28 topografi, 29 agenti immobiliari, 11 dentisti, [e] 2 uomini parafulmine…”
Spazio anche per gli ultimi arrivati
L’ufficio federale per le concessioni fu assediato, sia a Kingfisher che a Guthrie. All’esterno di entrambi apparvero mostruose file poiché le persone restavano in attesa di solito per giorni per registrare le loro terre. Alcuni intraprendenti restavano in fila solo per rivendere ad altri il loro posto.
L’ufficio bagagli lottava coraggiosamente con una gigantesca pila di migliaia di bauli e altri bagagli, e nella sua tenda adibita ad ufficio l’unico direttore postale presente a Guthrie si dibatteva disperatamente in un oceano di 4.000-5.000 missive.
L’ufficio del telegrafo fu ugualmente sommerso e dovette stabilire delle priorità: al primo posto venivano i messaggi del governo; poi c’era la stampa; i telegrammi privati ordinari erano all’ultimo posto. Solo i telegrammi recanti notizie di decessi ricevettero un trattamento preferenziale. Anche la stampa non poteva ottenere i suoi messaggi con celerità. Alcuni reporters ottennero dai ferrovieri della Santa Fe di portare le loro storie ad Arkansas City, per farle poi spedire da lì. Due reporters ingaggiarono degli scouts Cheyenne per inviare i loro articoli.
Alcuni partecipanti alla corsa realizzarono i loro sogni per mezzo di insoliti espedienti pratici. Una giovane donna dal Kentucky si trovò bloccata ad Arkansas City, sola e appiedata. Lì incontrò un vedovo con tre figli e i due fecero un accordo. Lei si sarebbe occupata dei bambini e lui avrebbe tentato di rivendicare una concessione. Se avesse avuto successo, al suo ritorno si sarebbero sposati. Egli riuscì e si sposarono, e la loro vita matrimoniale iniziò in un carro coperto nel mezzo della nuova terra.
Per molte delle nuove concessioni ci sarebbero stati anni di controversie. Ci sarebbero state molte liti e un gran da fare con falsi giuramenti e amarezze. Personaggi cattivi spesso prevalsero con lo spergiuro e uomini onesti persero quello che giustamente reclamavano. Ci sarebbero state anche siccità, cavallette e malattie. Un cavilloso commentò che la gente che arrivò in Oklahoma era come “bambini che si mettono i fagioli nel naso – essi sembravano decisi nel farlo… ma una volta realizzata la loro intenzione, desiderarono di non averlo mai fatto.”
Sorgono i primi agglomerati urbani
Ma questi novelli Geremia furono una esigua minoranza. La maggior parte dei rushers avrebbe tenuto la propria terra, vi sarebbe rimasta e costruito il proprio futuro. Ovunque sorsero scuole private e la prima scuola pubblica aprì a Guthrie a metà Ottobre. Chiese e organizzazioni di donne prontamente portarono una parvenza di civilizzazione, e associazioni commerciali e circoli seguirono a breve.
La fondazione si trasformò in uno Stato… e oggi “Sooner” è il nomignolo dello stato, e il titolo ufficiale delle squadre di atletica dell’Università dell’Oklahoma. Così la cattiva connotazione del nome è stata sepolta nel passato, nel tempo in cui chiunque con un veloce cavallo e una rapida pistola poteva far suo un pezzo di Oklahoma.