L’avventuroso e romantico Kit Carson, pard di Tex

A cura di Sergio Mura

Il giovane Kit Carson alle prese con una bella donna
Nel mondo del genere western ci sono state recentemente alcune preziose novità e il mondo dei fumetti ha contribuito non poco a dare soddisfazioni agli appassionati del genere nostro preferito. Ne abbiamo parlato a più riprese qui su Farwest.it. Recentemente è stata pubblicata una gran bella storia di Tex (inteso come serie a fumetti, ma basata sulla vita del giovane Kit Carson) che ha riscosso molti consensi. Questa storia è stata scritta da Luca Barbieri, appassionato scrittore di storia del west che ha contribuito alla nostra comunità con numerosi articoli.
Poiché la storia sul giovane Carson ha suscitato abbastanza scalpore – senza ricercarlo – per via di un paio di vignette, abbiamo voluto sentire Luca Barbieri per scambiare con lui le classiche quattro chiacchiere.


La stupenda cover di Tex Color realizzata dai fratelli Cestaro

DOMANDA: Allora, Luca: sul Color nr. 14, uscito in edicola a fine novembre, è stata pubblicata una tua nuova storia di Tex, giusto?
RISPOSTA: Sì e no. E’ vero che è uscita una mia storia sul Color Tex ma… non è di Tex, bensì è incentrata sulle avventure del giovane Carson. La storia, infatti, è ambientata nel 1866, subito dopo la conclusione della guerra civile, e il nostro Carson è un “giovanotto” con baffi e pizzetto non ancora argentati.

D: Perché hai scelto di raccontare una storia di Carson da giovane?
R: Per due motivi. La storia che volevo narrare, ovvero quella di una damsel-in-distress da salvare, era più nelle corde di Carson che di Tex, soprattutto per via del sottofondo romantico che desideravo mettere in risalto. Tex sarebbe stato come un pesce fuor d’acqua in quella situazione e non mi avrebbe fornito il benchè minimo spunto per far proseguire il racconto nei binari che mi interessavano. Ma c’è anche un altro motivo: considero la lunga storia del passato di Carson scritta da Mauro Boselli una pietra miliare del fumetto, non solo italiano e non solo texiano; insomma, è un capolavoro in senso assoluto. Nel leggerla e rileggerla ho sempre pensato: ma quante storie si potrebbero raccontare su questo spavaldo e scanzonato cavaliere di ventura? Beh, la mia è una. Spero ne seguano altre perché il personaggio lo merita.


Una pagina interna densa di movimento

D: E, infatti, l’idea di una serie sugli anni giovanili di Tex è appena stata varata.
R: Sì, ma, ovviamente, non c’entra nulla con la mia storia. Era un’idea al vaglio già da molto prima che il mio soggetto fosse approvato, circa un paio d’anni fa.

D: Due anni? Così tanto?
R: Normali tempi redazionali, anche per storie brevi. Per esempio, il futuro di Dragonero, la serie fantasy che curo come editor in Bonelli, è già interamente programmato per il prossimo biennio. Una nuova storia scritta oggi, perciò, uscirebbe minimo nel 2021.

D: Dimmi la verità: ci sarà una serie dedicata al “giovane Carson”?
R: No, no! Assolutamente no, che io sappia! Però mi auguro che Carson compaia in quella dedicata al giovane Tex.

D: Torniamo alla storia di Boselli: c’è un dichiarato omaggio da parte tua?
R: Come ti dicevo, il passato di Carson è imprescindibile per scrivere del personaggio, e ho voluto segnalare la mia stima verso Mauro e il suo “Carson.-verso” (ovvero “universo carsoniano”, ho coniato il termine sfruttando un gergo marvelliano) nella scena in cui Abbie suona il piano. La canzone è la stessa che suonava Lena Parker, e la “vecchia amica” cui allude Carson è chiaramente lei.

D: Tutto torna, dunque! E di Abbie – che, diciamolo per chi non ha letto la storia, è la “fanciulla in pericolo” salvata da Carson- cosa mi dici?
R: Abbie è un personaggio che premeva con incontenibile forza per uscire dalla mia testa: è una tosta, caparbia, indipendente donna di Frontiera; la padrona di un saloon che non esita a farsi giustizia da sola, sparando all’assassino del compagno, né teme di affrontare il proprio nemico. Eppure è anche una donna molto dolce, romantica, capace di innamorarsi del suo “cavaliere”. Non fraintendetemi: il Far West era un luogo duro e, per sopravvivere, si doveva essere ancora più duri. Abbie intravede in Carson una possibilità di salvezza, perché lei sa bene che da sola, con il solo locandiere Elias al fianco, difficilmente sarebbe sopravvissuta alla banda del truce Hank Bennet. Ciò che la attende è un destino terribile: immaginate cosa potrebbero fare un gruppo di vendicativi farabutti a una donna sola e inerme, prima di ucciderla. Eppure, ripeto, la mia eccezionale Abbie non fugge: vuole lottare, combattere la propria sfida impossibile. Quando arriva Carson, tutto cambia. Lei lo usa, è vero, ma dopo succede altro: il suo cuore viene rapito, e quel bacio finale la dice lunga sul rapporto nato tra i due.


Carson alle prese con la bella donna protagonista della storia

D: Già, quel bacio… E, prima del bacio, anche dell’altro, nella camera della ragazza: una scena inusuale per Tex.
R: Credo sia la prima esplicita scena di sesso (per quanto moooolto censurata) in settant’anni di storie di Tex e sicuramente la prima relativa a uno dei protagonisti. Ho scelto di osare pensando: in fondo è una storia di Carson, e quindi non dovrei rischiare la vita…

D: E invece?
R: La storia ha suscitato un vespaio, come c’era da aspettarsi. Queste trentadue pagine hanno fatto parlare tantissimo i texiani… ma i commenti positivi sono stati di gran lunga maggiori rispetto a quelli critici su una scena che, secondo alcuni, “si poteva evitare”. Ma, credetemi, non è per morbosità o voglia di scandalizzare che ho compiuto quella scelta: cercavo di mostrare il rapporto tra Carson e Abbie nella sua completezza, sia il lato sentimentale (ovvero il bacio finale) che il resto, la parte più carnale. Così il tutto appare più realistico e moderno.

D: Ma, alla fine, Carson se ne va comunque…
R: Non poteva fare altrimenti. Se fosse rimasto con Abbie, sarebbe cambiata tutta la sua storia: altro che rimanere fedeli alla continuity! Oppure avrei dovuto far morire Abbie e questo, per favore, non chiedetemelo mai! Allora ho pensato a un finale più “filosofico” dove Carson ammette di preferire la libertà a qualunque altra cosa e di sentirsi come un tumbleweed. La sua cavalcata mattutina, nella scena prima dello scontro con l’ubriaco nel saloon, è propedeutica a far capire questo: lui vive libero, non ha né vuole avere legami che lo vincolino, e la Frontiera è la sua casa.

D: Quindi Abbie tornerà?
R: Lo spero vivamente! Ma, per ora, non è previsto che lo faccia.

D: Da dove nasce il personaggio?
R: Da un’idea di donna della Frontiera che, come ti dicevo, è fiera e indomabile. Fisicamente, ho pensato alla Megan Fox del film “Jonah Hex”, chiedendo però ad Andrea Venturi, il disegnatore della storia, di reinterpretare il personaggio, di non renderlo troppo identico al modello. E lui l’ha fatto magistralmente, come solo un artista del suo calibro sa fare. Gran parte del merito della bellezza del racconto deriva proprio dagli eccezionali disegni di Andrea: un mostro! Approfitto dell’occasione per ringraziarlo di cuore.

D: Un’ultima domanda: è stato più facile sceneggiare una storia di Carson o di Tex?
R: E’ stato diverso. Il western è un po’ il mio pane: scrivo libri e articoli sull’argomento ormai da molti anni; inoltre sono texiano sin da prima di nascere, si può dire, dato che lo leggeva mio padre e, prima di lui, mia nonna. Quindi la vera difficoltà non era il tema in sé ma capire l’approccio diverso che dovevano possedere i due personaggi. Ti faccio un esempio: sia Tex che Carson avrebbero ovviamente liquidato la banda di Hank Bennet senza battere ciglio, quello che doveva cambiare era il “come”. Tex avrebbe affrontato a muso duro i fuorilegge mentre Carson gigioneggia, addirittura li prende in giro prima di sfidarli. La scena in cui li affronta nel loro bivacco notturno, fingendo di cercare un po’ di caffè per scaldarsi, e li punzecchia, è come io “vedo” l’agire di Kit Carson. Tex, più semplicemente, dopo aver appurato che erano i cattivi, li avrebbe svegliati a calci nei denti.

D: Tornerai sulle pagine di Tex?
R: Ma quella di prima non doveva essere l’ultima domanda? E, comunque, questo lo devi chiedere a Boselli.

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