La banda di Rufus Buck

A cura di Matteo Pastore

Naomi July, Sam Sampson, Rufus Buck, Lucky Davis e Louie Davis
Rufus Buck, il giovane Yuchi, non era per nulla un “Robin Hood” e nella sua carriera criminale è stato violento come Cherokee Bill. Insieme erano una depravazione rara anche tra i fuorilegge indiani.
Egli nacque e crebbe vicino a Okmulgee, nella Nazione Creek. Fu lì che commise le prime rapine, crimini minori ma di grande successo che attirarono a sé tre giovani Creek: Sam Sampson, Meome July e Lewis Davis. Un quarto uomo, Luke Davis di origine afroamericana, si unì a Rufus Buck.
Comunemente si credeva che un “miscuglio” di sangue Creek e afroamericano fosse un incrocio pericoloso e la progenie di tale unione fosse sicuramente “cattiva”. Era una credenza popolare, ma pareva poco accettata già prima dei crimini commessi dal gruppo di criminali.
Per centinaia di anni vi furono più unioni e matrimoni tra Creek e neri che tra le altre popolazioni indiane come Cherokee, Chocktaw e Chicksaw; infatti pochi Creek avevano sangue completamente indiano.
Indubbiamente i matrimoni misti portarono qualche cambiamento nella cultura Creek ma che abbiano causato un mutamento dei comportamenti tribali o siano stati la causa dell’aumento degli istinti criminali, come nel caso della gang di Rufus Buck, è infondato nonché da considerarsi assurdo.
Se la vita di questo gruppo di fuorilegge fu breve, durò solo un anno, le loro scorribande furono molto cruente per tutto il periodo in cui “operò”.
Rufus Buck
Nel pieno dell’estate del 1895, uccisero quattro uomini, commisero una dozzina di rapine e violentarono a turno una vedova di nome Wilson. Ciò stabilì, per l’epoca, un record nella storia dei crimini del Territorio Indiano.
Percorrendo la strada vicino lo Snake Creek, un ruscello che si dirige verso Sapulpa e sfocia nell’Arkansas, si diressero verso la casa di Henry Hassan. Era un luogo solitario e i due coniugi non erano a conoscenza della scia di sangue che i visitatori si erano lasciati alle loro spalle.
Essi dissero alla donna che l’avrebbero pagata se lei gli avesse cucinato un’ottima cena. La signora Hassan, una donna cordiale e amichevole, accettò di buon grado.
Quando finirono di mangiare, invece di pagare ed andarsene, trascinarono il marito fuori nel cortile e, mentre lo sorvegliavano, a turno violentarono la moglie.
Più tardi incontrarono un uomo a cavallo. Egli era in groppa ad un bellissimo cavallo di razza; i fuorilegge lo circondarono e gli dissero che volevano commerciare cavalli. Lo straniero sollevò obiezioni ma solo per scoprire di dover trattare anche contro il suo volere.
Dopo lo scambio l’uomo se ne andò con il cavallo che gli venne dato ma felice di essere ancora in vita.
Ad est di Sapulpa, incontrarono un viaggiatore di nome Callahan. Egli fu derubato di tutti i suoi avere e poi, per divertirsi, gli spararono mentre l’uomo scappava per mettersi in salvo. Scampata la morte, Callahan raggiunse la città più vicina dove raccontò ciò che gli era capitato. La Polizia Indiana iniziò a dare la cacia alla gang ma fallì. Squadre di indiani e di bianchi fecero lo stesso ma non furono più fortunati della polizia.
Nonostante il pericolo di farsi scoprire, la gang rapinò un negozio ad Okmulgee. Prima del tramonto svaligiarono, a miglia di distanza, altri due negozi.
Il gruppo di fuorilegge commise altri crimini e azioni violente; un giorno videro un cavallo di cui si erano interessati, quando chiesero se fosse in vendita e il proprietario rifiutò la loro proposta essi gli spararono a
turno. Successivamente uccisero un ragazzo afroamericano, che stava rincasando, solo per il piacere di vederlo morire.


Il giudice Isaac Parker, chiamato “Hanging Judge”

La contea era terrorizzata. Con l’aumentare dei loro crimini, le famiglie che vivevano nelle fattorie del territorio si sentivano sempre più insicure e domandavano protezione.
Improvvisamente le scorribande cessarono e per alcuni mesi non si ebbe più notizia della gang. La popolazione pensò che con l’inizio dell’inverno i criminali si fossero rifugiati da qualche parte. Nonostante l’arrivo della stagione invernale, la caccia ai fuorilegge continuò.
In primavera, lo US Marshal S. Morton Rutherford giunse a Fort Smith con un gruppo di uomini. Insieme a loro vi erano Heck Thomas, Paden Tolbert e Bud Ledbetter. Ci impiegarono settimane per rintracciare la gang.
I fuorilegge si erano in una radura di querce sempreverdi, a tre miglia da Muskogee finché Rutherford, i suoi vice e la Polizia Indiana li sorpresero.
In quel luogo scoppiò uno scontro furibondo; dietro al campo vi era una collina, Rufus Buck e i compagni si ritirarono fino al punto più alto di essa.
I fuorilegge bloccarono per ore gli attaccanti finché non decisero di arrendersi poiché le munizioni erano terminate.

I prigionieri, incatenati, furono condotti in un carro e portati a Muskogee. L’ intenzione dello sceriffo federale Rutherford era di tenere i fuorilegge, durante la notte, nel carcere della città e condurli a Fort Smith, via treno, la mattina seguente.
La notizia della cattura della gang di Buck precedette il loro arrivo e quando il carro che li portava giunse sulla Terza North Street di Muskogee, una folla inferocita di circa cento uomini armati cercò di sottrarre i fuorilegge agli uomini di Rutherford e di impiccarli subito.
I vice e la Polizia Indiana riuscirono a respingere gli assalitori e in quel momento Rufus Buck e i suoi compagni capirono che i loro crimini avevano oltraggiato anche gli stessi Creek e potevano aspettarsi da essi meno misericordia che dall’ “uomo bianco”. I Creek erano furibondi con Buck e la gang poiché le loro scorribande resero più tesi i già difficili rapporti con gli abitanti di Muskogee e delle città vicine.
I prigionieri furono condotti in tutta fretta nel carcere. La prigione era un edificio costruito con legname scadente, non molto alto e circondato da una palizzata.
All’esterno i riottosi ordinavano che i criminali fossero consegnati a loro. La folla, alla fine, fu placata dal generale Pleasant Porter, all’epoca capo dei Creek, egli salì su un carro e ordinò alle persone presenti di disperdersi ricordando loro che Rutherford e i suoi uomini avrebbero difeso i prigionieri a costo delle proprie vite: “Sono uomini coraggiosi” disse “Che portino questi assassini a Fort Smith dove il giudice Parker li giudicherà per le loro colpe”.
Nonostante l’intervento di Pleasant Parker, la folla inferocita si rifiutava di ascoltare. Nel momento in cui alcuni uomini cercarono di oltrepassare la palizzata Rutherford uscì impugnando un fucile.
Una poesia scritta dal bandito
Egli ribadì ciò che aveva detto il capo indiano ma aggiunse “Abbiamo catturato quegli uomini e anche se le loro mani sono macchiate di sangue è mia intenzione fare in modo che venga loro concesso un processo secondo la legge. Potrete oltrepassare la palizzata e sopraffarci ma il primo che supererà il cancello sarà ucciso!”.
Lentamente, dopo aver udito le parole dello sceriffo federale, la folla iniziò a disperdersi. Soltanto mezz’ora dopo le persone accalcate davanti alla palizzata se ne erano andante.
La notte passò tranquillamente e alla mattina, era una domenica, non c’era traccia di alcun dimostrante. I cinque criminali furono condotti alla stazione. I cittadini di Fort Smith stavano andando in chiesa quando videro il gruppo di fuorilegge accompagnati alla prigione cittadina: cinque assassini scortati verso il loro destino.
Pochi giorni dopo fu pronunciato il verdetto: colpevoli. Parker li condannò a morte, una sentenza che venne ripetuta data la sua importanza.
Solitamente vi sono espressioni di vicinanza verso i condannati a morte soprattutto quando sono molto giovani ma non fu il caso nei confronti della gang di Rufus Buck. Quando i cinque fuorilegge furono condotti alla forca nessuno espresse vicinanza nei loro confronti; soltanto i genitori esprimevano, silenziosamente, il loro dolore per la perdita dei figli ma nessuna lacrima fu versata.


La lapide che ricorda Rufus Buck

Con spavalderia, qualche condannato, chiamò tra gli spettatori alcuni conoscenti prima che il boia mise sulle loro teste i cappucci neri.
Un attimo dopo la passerella venne sganciata e i cinque assassini, con un tuffo, furono mandati verso l’aldilà.

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