Thomas “Peg Leg” Smith

A cura di Giovanni Vezzoni


Thomas Smith, detto “Peg Leg” (ossia, Gamba di Legno) è stato uno dei più grintosi “mountain men” del vecchio west alla pari con altri personaggi del calibro di Kit Carson, Bill Williams, Jim Bridger, Joe Walker, Jed Smith e Tom Fizpatrick. Purtroppo non abbiamo foto che lo ritraggano ma come loro e spesso insieme a loro, ha esplorato, cacciato pellicce, piazzato trappole e combattuto gli indiani.
Di lui si narra fosse un fiero combattente che non si aspettava né concedeva quartiere e che avesse un urlo di guerra tale da gelare il sangue nelle vene e da far invidia a un comanche.
Nacque il 10 ottobre 1801 a Crab Orchard, nel Kentucky, e morì nell’ottobre del 1866. Neanche sedicenne lasciò la famiglia per andare a lavorare come barcaiolo sul fiume Mississippi.
La sua carriera di mountain man cominciò nel 1820 quando lasciò il Missouri insieme ad Antoine Robidoux per una missione di due anni di caccia e traffico di pelli tra gli indiani Sioux e Osage.
Nel 1824 lo ritroviamo come cacciatore indipendente nel New Mexico mentre nel 1826 partecipò alla famosa spedizione di Ewing Young in quella che è l’odierna Arizona.
Per buona parte della sua vita si guadagnò da vivere come trapper lungo i fiumi del sud-ovest.
In questa zona, allora parte del Messico, a causa dell’instabilità del governo centrale messicano, con il succedersi di diversi governatori nella sede di Santa Fè, rendeva incerta la validità delle licenze di caccia e commercio delle pellicce concesse ai cacciatori americani che spesso vedevano le loro pelli confiscate dalle autorità. I trappers, per ovviare a questo stato di cose presero a ritrovarsi nei pressi di Taos da dove contrabbandavano le pelli a nord verso il confine americano nei dintorni di Fort Bent sul fiume Arkansas.
Lungo il fiume Gila e i suoi affluenti invece pullulava di bande di Apache che rendevano la zona una delle più pericolose del west per i trappers al punto che in una stagione di caccia solo sedici cacciatori su centosessanta sopravvissero.
Fu nell’autunno del 1827 che Smith venne ferito alla gamba sinistra combattendo contro gli indiani a North Park nel Colorado. Con l’aiuto di Milton Sublette e una brocca di “Taos Lightning” (Fulmine di Taos), un intruglio forte abbastanza da “spellare un gila monster” (Heloderma suspectum: una specie di sauro diffuso nel sud-ovest. NdR), i due trapper amputarono la gamba ferita; Smith stesso, procedette all’amputazione aiutato da Soublette che segò le ossa. La ferita fu poi cauterizzata con la canna di un fucile resa incandescente sulla brace. Soccorso dagli indiani Ute, recuperò miracolosamente grazie alle cure di una donna che masticando radici e bacche produsse un impacco che sputò sulla ferita. Durante l’invero si intagliò una gamba di legno guadagnandosi il suo soprannome.
Il lato sinistro della sua sella fu attrezzato con un lungo fodero al posto della staffa per accogliere la protesi.

Si disse che quando era coinvolto in una rissa, riuscisse a sganciare in un attimo la gamba di legno per usarla come manganello. Divenne noto come uno dei più pericolosi attaccabrighe del west.
Fece anche una discreta carriera come ladro di cavalli; all’inizio del 1829 arrivò in California dove rubò una mandria di cavalli che condusse sulle montagne del New Mexico dove li vendette per un buon profitto. Messosi in società con un altro famoso mountain man, Jim Beckwourth e un capo Ute chiamato Walkara si dedicò a piazzare trappole e a rubar cavalli. Nel 1839, insieme a Walkara rubarono un totale di 3000 cavalli dai ranch della California.
Verso il 1840 la tratta delle pelli era in declino, i castori erano quasi estinti e la seta stava diventando la nuova moda. I trapper dovevano trovare nuovi mezzi di sostentamento. Molti divennero scout per l’esercito o guide per le carovane di migranti che si dirigevano a ovest verso l’Oregon e la California. Smith gestiva un Trading Post sull’Oregon Trail aiutando gli emigranti sul percorso verso l’ovest. Essi lo descrissero come “l’allegro uomo con una sola gamba”.

L’evento che più di tutti diede fama a Peg Leg fu la storia della miniera d’oro che trovò e perse. Nel 1829, mentre era in viaggio tra Yuma sul fiume Colorado e Los Angeles, trovò l’oro a Borrego Springs vicino all’odierna Palm Springs. Smith aveva tentato una scorciatoia attraverso il deserto ma persa la strada, per orientarsi, scalò una ripida collina. Effettuando una ricognizione dell’area notò del minerale nero che copriva tutta la collina. Attratto dallo strano aspetto del minerale, che aveva la superficie ricoperta da luccicanti pagliuzze gialle, ne portò con se a Los Angeles alcuni campioni che mostrati a un esperto vennero dichiarati puro oro. Smith non fu mai in grado di ritrovare la sua collina d’oro e per i successivi cinquanta anni, in molti provarono a cercare la miniera perduta di Peg Leg.
In cambio di alcool Smith raccontava storie e per almeno tre volte guidò cercatori d’oro creduloni nel deserto verso la sua leggendaria miniera. Solitamente li abbandonava appena finiva l’alcool. Si racconta di un vaquero messicano che avrebbe trovato la collina e il minerale nero che caratterizzava l’oro della miniera perduta. Quando costui aveva necessità di denaro, spariva per alcuni giorni ritornando con le tasche piene di pepite d’oro. Il segreto del vaquero morì con lui alcuni anni dopo.

La miniera perduta di Peg Leg fu ritrovata e persa una terza volta quando un minatore, tagliando attraverso il territorio, incidentalmente si ritrovò sulla stessa collina ricoperta d’oro. Riempite le bisacce si diresse a Los Angeles dove però si ammalò e morì lasciando una fortuna in oro al dottore che tentò di curarlo. Dove fosse la meravigliosa collina d’oro è rimasto un mistero fino ad oggi.

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