I pistoleri
A cura di Omar Vicari
La sparatoria – clicca per INGRANDIRE
I numerosi film sulla storia della frontiera americana ci hanno lasciato una lunga sequenza di immagini e situazioni che sono proprie di quell’epoca avventurosa e senza paragoni. Se proviamo a chiudere gli occhi e col pensiero andiamo a uno di quei film sul genere western, subito nella nostra mente riemergono le immagini delle lunghe carovane dei pionieri che andavano all’ovest cariche di nuove speranze. Possiamo ancora vedere gli attacchi alle diligenze e ai treni e i cavalieri del Pony Express che recavano la posta da St. Joseph a San Francisco.
Possiamo vedere la corsa all’oro in California e alle nuove terre in Oklahoma. Possiamo immaginare come erano le città del bestiame, la violenza di Dodge City o Abilene, i fuorilegge e gli sceriffi che li combatterono.
Ma, l’elenco di quelle che possiamo definire vere icone dell’epopea western non è completo senza la figura del personaggio che per antonomasia è l’immagine del west stesso: il pistolero.
Quando si pensa alla figura del pistolero, balza subito alla mente lo stereotipo creato dai film hollywoodiani. Il pistolero per lo più è un personaggio alto, slanciato, con stivali di pelle nera, veste un panciotto abbottonato su una camicia di lino bianco e con un laccio nero al collo a mo’ di cravatta. Indossa una giacca lunga che scende lungo i fianchi, sotto la quale si intravede il cinturone con la pistola nella fondina. E’ un tipo calmo, sicuro di se, che sa di poter contare su quella frazione di secondo che gli consente un vantaggio mortale sull’avversario di turno.
I pistoleri, come asserisce lo scrittore Joseph G. Rosa, fanno parte del folclore americano. Alcuni li identificano come novelli Parsifal del santo Graal, eroi entrati nella leggenda americana, dediti a combattere il crimine. Altri, invece, li vedono come la personificazione del male, volgari assassini, degni rappresentanti di una realtà senza leggi. Ma forse sarebbe meglio dire che una legge sicuramente esisteva, quella della loro pistola.
Nell’attesa che una schiera di psicologi si metta all’opera e ci spieghi il perché uomini del genere possano in qualche modo suscitare fascino ai nostri occhi, proviamo a conoscere più da vicino qualcuno che, grazie all’abilità nel maneggiare una sei colpi, può essere inserito a ragione nella categoria dei pistoleri. Innanzi tutto credo sia utile fare una divisione, in altre parole distinguere i pistoleri “buoni” da quelli “cattivi”. Tra i primi dobbiamo annoverare quei personaggi che si schierarono dalla parte della legge, quelli che si appuntarono una stella sul petto e con una colt in mano ripulirono le tumultuose città del west.
I pistoleri “buoni”
Tra questi, un posto di tutto rispetto, credo spetti a James Butler Hickok, meglio conosciuto sulla frontiera come “Wild Bill”. Nato in Illinois nel 1837, giocatore di professione, guida per il generale Hancok nelle guerre contro gli indiani, Hickok si trovò a capo della polizia di Abilene nel 1871, chiamato da Joseph Mc. Coy, l’uomo che trovò il modo di accogliere dal Texas milioni di capi di bestiame e di trasferirli ai mercati dell’est.
Il grande Wild Bill Hickok
Con l’arrivo dei texani, Abilene divenne ingovernabile, le sparatorie nei saloon e in Texas street non si contavano e spesso ci scappava il morto.
Quando arrivò ad Abilene, Hickok era già una leggenda sulla frontiera. Alto, capelli sulle spalle, occhi azzurri, Hickok era, secondo la moglie del generale Custer, il prototipo della bellezza maschile.
Nel 1865 a Springfield (Missouri), Hickok si scontrò con Dave Tutt. In quel frangente Hickok centrò il cuore di Tutt con un proiettile dalla rispettabile distanza di settanta passi.
Il famoso scontro tra Hickok e Dave Tutt
Nel 1871 in Market Square a Kansas City, Hickok diede una dimostrazione della sua abilità nell’uso delle armi piantando dieci colpi delle sue colt navy nella lettera “O” di una insegna posta a circa ottanta passi. Testimone del fatto era un giovane Wyatt Earp che di li a poco avrebbe calcato le vie di Ellsworth, Wichita, Dodge City e Tombstone.
Ad Abilene Hickok si trovò ad affrontare Phil Coe, un altro temibile pistolero che non aveva per niente in simpatia gli yankee. Nel duello che ne seguì, Coe sparò per primo, ma fallì il marshal.
Per tutta risposta Hickok spedì due proiettili nello stomaco di Coe che morì di li a poco. Hickok sparò in quel istante anche un terzo colpo verso un qualcosa o qualcuno che aveva avvertito alle sue spalle.
Ancora Wild Bill in una rara fotografia
Era purtroppo Mike Williams, il suo vice che era intervenuto e che pagò con la vita la fedeltà al marshal.
Hickok era un pistolero di primo ordine, forse il migliore a detta di molti. “Se devi affrontare un uomo, diceva Hickok, colpiscilo allo stomaco; forse non lo ucciderai subito, ma gli avrai dato un colpo tale da renderlo del tutto inoffensivo”.
Nel 1876, attratto dall’oro, Hickok capitò a Deadwood nel Sud Dakota. Nell’entrare in città, all’amico Colorado Charlie che lo accompagnava, confidò il presentimento che non sarebbe uscito vivo da quella valle. Da chi sarebbe venuta la morte non lo sapeva, visto che non ricordava di avere ancora nemici vivi. Sebbene cominciasse ad avere qualche problema con la vista, Hickok confidava molto sul fatto che a nessuno, data la sua reputazione, sarebbe venuta in mente l’idea di affrontarlo a viso aperto. Il proiettile che lo uccise, infatti, lo raggiunse alle spalle, sparato da Jack Mc. Call, mentre Hickok era intento a giocare una partita a carte.
Al giudice che lo interrogò, Mc. Call dichiarò candidamente che aveva ucciso Hickok a tradimento perché affrontarlo a viso aperto sarebbe stato un autentico suicidio e che sarebbe stato sicuramente la vittima n° 37 della personale lista di Hickok. Il cimitero di Deadwood accoglie ancora oggi le sue spoglie.
Un altro virtuoso della sei colpi che si schierò dalla parte della legge, fu Wyatt B. Stapp Earp.
Ed Englestadt, Wyatt Earp e John P. Club
Nato anch’egli in Illinois nel 1848, cacciatore di bufali in gioventù, Wyatt cominciò per caso la sua carriera di difensore della legge a Ellsworth (Kansas) nel 1873. Billy Thompson aveva appena ucciso lo sceriffo Chauncey B. Whitney, uno dei superstiti della battaglia della Beecher Island, e Ben Thompson, suo fratello, nel tentativo di coprire la sua fuga, aveva preso con le armi il controllo della città. Ben Thompson aveva una grande reputazione sulla frontiera come “gunfighter”. Buffalo Bill, che qualche anno più tardi ebbe modo di misurarsi con lui in una gara alla pistola, ne uscì nettamente battuto. Thompson incuteva certamente paura, ma Wyatt, che era stato nominato marshal seduta stante dal sindaco Jim Miller a causa della fuga generale dei vari vice sceriffi, affrontò Thompson che, tra lo stupore generale, rifiutò lo scontro.
La Buntline Special di Wyatt Earp
Qualche anno più tardi, Ben confessò a Bat Masterson che non aveva accettato il duello perché uno strano presentimento gli aveva consigliato di comportarsi in quella maniera. Wyatt Earp, dopo Ellsworth, divenne marshal di Wichita, dove domò uomini del calibro di Shangay Pierce. A Dodge City, Wyatt si trovò spesso ad affrontare i cowboy texani che accompagnavano le mandrie dei “long horn”. Costoro, insofferenti alla disciplina e noncuranti del divieto di portare armi in città, spesso sfogavano la tensione accumulata nel viaggio in sparatorie contro i lampioni e le case di Front Street. Una volta Wyatt corse seriamente il rischio di essere ucciso circondato da una cinquantina di texani con le pistole in pugno. In quella occasione, vale la pena ricordare che facevano parte della banda due altrettanto famosi pistoleri, futuri tutori della legge: Pat Garrett e Smoky Hill Thompson. A levarlo dai guai ci pensò Doc Holliday, uno tra i più micidiali pistoleri che abbiano mai calcato la scena della frontiera.
Da sinistra: C. Bassett, W. H. Harris, Wyatt Earp, Luke Short, L. McLean, Bat Masterson, Neal Brown
Lasciata Dodge nel 1879, Wyatt si trasferì a Tombstone in Arizona dove concluse la sua carriera di “lawman” con la celeberrima sparatoria all’ OK Corral nel 1881. Con i fratelli Virgil e Morgan e con Doc Holliday al fianco, Wyatt si scontrò coi Clanton e i Mc. Lowery.
Quando le pistole tacquero, sul terreno giacevano i corpi dei fratelli Frank e Tom Mc. Lowery e quello di Billy Clanton.
Al contrario di molti altri pistoleri, Wyatt Earp morì ultraottantenne a Los Angeles nel 1929, un tempo in cui le città del west si raggiungevano ormai con l’automobile e non più a cavallo.
E’ sepolto nel cimitero di Colma presso S. Francisco assieme alla moglie Sarah Marcus.
Una vista di Dodge City nel 1883
Durante la sua permanenza a Dodge City, Wyatt Earp si avvalse della collaborazione di uomini eccezionali, ottimi pistoleri ai quali lo scrittore Ned Buntline volle fare l’omaggio di un’ arma particolare: la “Buntline Special”, una Colt 45 dalla canna più lunga del normale. Uno di questi era Bat Masterson. Nato nel 1853, cacciatore di bufali e guida dell’esercito, Masterson si trovò appena ventenne a partecipare, nel 1874, alla battaglia di Adobe Walls nella quale un gruppo di cacciatori, esperti uomini della frontiera, si scontrò con alcune centinaia di guerrieri comanche guidati dal capo Quanah Parker.
Billy Dixon
E’ questa la battaglia del famoso tiro di Billy Dixon col quale il celebre cacciatore tirò giù un indiano da una distanza di 1500 metri.
Masterson era veramente un virtuoso della colt. Come testimoniò John L. Amos, dirigente della Union Pacific Railroad, non era la magia che permetteva a Bat Masterson di estrarre la pistola con la velocità di un serpente, ma il costante e ripetuto esercizio che costò la vita a più di una testa calda. Una sera di gennaio del 1876, Masterson si trovava in un saloon a Mobeetie (Texas) per una partita a carte assieme a Melvin A. King, un sergente dell’esercito che qualche tempo prima a Dodge si era scontrato con Wyatt Earp. Nel mezzo della partita, a causa della perdita di denaro, il sergente si alzò di scatto e con fare minaccioso lasciò il locale. Anche Masterson lasciò il saloon e con Mollie Brennan, una ballerina, entrò in una vicina sala da ballo. Improvvisamente sulla soglia del locale apparve il sergente con una pistola in pugno. Con un primo colpo ferì Masterson alla gamba e col secondo uccise all’istante la ballerina. La frazione di secondo che Masterson impiegò a cadere per terra, fu sufficiente per centrare e uccidere con un proiettile il sergente King. Negli anni che seguirono, Masterson fece parte delle forze di polizia di Dodge.
Bat Masterson
Nell’ottobre del 1877 fu eletto sceriffo della contea di Ford e nel 1878 seguì le tracce e arrestò tutta la banda di Dave Rudabaugh.
Fu sceriffo in diverse città del west e nel 1883 tornò a Dodge per quella che fu definita la “Dodge City saloon war”.
Luke Short, noto pistolero e gestore con Will Harris del “Long Branch” saloon, ebbe una lite, a causa dell’arresto di una ballerina del suo locale, con Alonzo B. Webster proprietario dell’”Alamo” saloon e sindaco della città.
Ci fu una sparatoria, per la quale anche Short venne arrestato ed espulso da Dodge city.
Luke Short aveva però dei buoni amici nelle più selvagge città del west.
Egli chiamò tutti e tutti vennero. Per i giornali dell’epoca fu una vera manna.
Ci si chiese cosa sarebbe successo quando Wyatt Earp, Charlie Bassett, Frank Mc Laine, Neil Brown, Bat Masterson e altri fossero giunti in città. A quel tempo questi personaggi erano considerati tra i migliori tiratori della frontiera e quando giunsero a Dodge il partito di Webster capitolò permettendo così il ritorno di Short in città. Per l’occasione Luke e i suoi amici si fecero fotografare insieme e l’istantanea è oggi conosciuta come la “Commissione di pace di Dodge City”. Alcuni anni dopo, Masterson, appese le colt al chiodo, si avvicinò al giornalismo. Si trasferì a New York e lavorò per il “Morning Telegraph Journal”. In qualità di cronista sportivo fu presente nel 1909 all’incontro di boxe tra il campione dei massimi Jack Johnson e lo sfidante Jimmy Jeffries svoltosi a Reno nel Nevada. In quella occasione Bat Masterson fece un rientro nostalgico a Dodge City nel quale poté verificare come i tempi nuovi stavano cancellando quanto tra persone e cose era appartenuto all’epoca dei pionieri.
Il 25 ottobre 1921, mentre era intento a scrivere un articolo sportivo, Bat Masterson moriva al suo tavolo da lavoro colpito da un attacco di cuore. E’ sepolto a New York.
Luke Short
In quanto a Luke Short, dopo la guerra dei saloon, rimase a Dodge per qualche tempo finché nel 1877 si spostò a Fort Worth nel Texas. Divenne gestore di un altro saloon, il “White Elephant” con Will Harris e in quella località fu protagonista del duello in cui uccise “Long Haired” Jim Courtright, un altro personaggio dalla pistola facile. Luke Short morì di edema di natura non precisata nel 1893. E’ sepolto a Fort Worth nel Texas.
Un altro “gun-man” della cerchia di Wyatt Earp era Charlie Bassett. Nato nel Massachusetts nel 1847 abbracciò durante la guerra civile le sorti dell’Unione. Divenuto nel 1873 sceriffo della contea di Ford, diede la caccia assieme a Bat Masterson a Sam Bass per la rapina presso Big Spring (Nebraska).
Quando nel 1878 venne ucciso Ed Masterson, Bassett divenne il nuovo marshal di Dodge City e come tale arrestò Jim Kennedy per l’omicidiodi Dora Hand e arrestò Frank Loving che aveva appena ucciso Levi Richardson in un duello rimasto famoso negli annali della frontiera.
Charlie Bassett
Anche Charlie Bassett partecipò alla guerra dei saloon di Dodge City nel 1883 dopo di che divenne gestore di vari locali a Kansas City.
Morì a Hot Springs nel 1896.
Un altro artista della colt, grande amico di Wyatt Earp, fu William “Bill” Tilghman.
Bat Masterson, che conobbe la violenza di Dodge City, nei suoi appunti sui “gunfighters” del vecchio west che scrisse a New York quando ormai si occupava di giornalismo, annotò testualmente: “il vecchio Tilghman è stato il migliore di tutti noi”.
Nato a Fort Dodge (Iowa) nel 1854, Tilghman formò con Cris Madsen e Heck Thomas quella formidabile squadra di polizia nota col nome di “guardiani” del giudice Parker nel territorio dell’Oklahoma.
Amico intimo di Wyatt Earp, fu per alcuni anni vice sceriffo di Dodge City e poi marshal della stessa città.
A destra: William “Bill” Tilghman
Trasferitosi nel 1889 in Oklahoma, affrontò Bill Doolin, capo della più pericolosa banda di fuorilegge che operava in quel territorio nell’ America di fine ottocento. Doolin venne arrestato a Eureka Springs in Arkansas nel 1896.
Ormai avanti negli anni, Tilghman accettò nel 1924 l’incarico di sceriffo di Cromwell, una città con una delinquenza nuova, più feroce, diversa da quella che il vecchio Tilghman aveva domato a Dodge City nei tempi andati. Tilghman trovò la morte mentre tentava di disarmare un uomo ubriaco che più tardi si scoprì essere un agente federale del proibizionismo. William Tilghman è sepolto a Oklahoma City.
La lista dei virtuosi della colt che si schierarono dalla parte della legge è sin troppo lunga.
I pistoleri a cavallo tra il bene e il male
Ci siamo limitati a considerare quelli più famosi. A questi bisognerebbe aggiungere coloro che una volta stavano dalla parte della legge e un’altra volta no.
Dave A. Mather
Dave A. Mather per esempio. Piuttosto svelto con la colt, misterioso ed enigmatico, Mather fece parte della banda di Dave Rudabaugh. Più volte arrestato per risse e omicidi, arrivò attorno al 1883 a Dodge City dove divenne assistente marshal e poi vice sceriffo. Causa il suo temperamento, a Dodge uccise dapprima l’ex cacciatore di bufali Tom Nixon e nel 1885 David Barnes.
Cacciato da Dodge fece perdere le sue tracce e di lui non si seppe più nulla. Un’altra testa matta fu Henry Newton Brown che fece parte della banda di Billy The Kid ai tempi della guerra della contea di Lincoln.
Più tardi, nel Kansas, divenne sceriffo federale della città di Caldwell, ma poi ebbe la malaugurata idea di rapinare nel 1884 la banca di Medicine Lodge e di uccidere lo stesso direttore. Fu impiccato appena dopo la cattura assieme al suo compagno Ben Wheeler.
“Long Haired” Jim Courtright
Non migliore fortuna ebbe “Long Haired” Jim Courtright. Marshal di Fort Worth dal 1876 al 1879, fu implicato in un fatto che si concluse con la morte di alcuni allevatori.
Ricercato dai Texas Rangers fece perdere le sue tracce e tornò in Texas solo dopo essere stato prosciolto dalle accuse.
A Fort Worth, nel 1887, si scontrò in duello con Luke Short, pare, per debiti mai saldati. Courtright non riuscì a tirare il grilletto (la pistola si era inceppata) e Luke Short lo colpì a morte con un primo colpo.
Dalla pistola di Short partirono altri tre colpi quando Jim Courtright era già agonizzante per terra.
A destra: Frank Canton
Un altro personaggio, degno rappresentante di quei tempi violenti, fu Frank Canton, il cui vero nome era Joe Horner. Pistolero a pagamento e fuorilegge, era ricercato anche per la rapina ad una banca di Comanche nel Texas.
Più tardi divenne sceriffo della contea di Johnson nel Wyoming e capo ispettore dei pascoli. Si distinse nel 1892, durante la guerra della contea di Johnson nel guidare l’attacco dei “Regolatori” alla capanna di Nate Champion.
E’ morto nel 1927 ed è sepolto ad Oklahoma City.
I pistoleri che abbiamo menzionato sino ad ora, provenivano quasi tutti dagli stati del nord. Anche il sud comunque esportò un buon numero di pistoleri le cui gesta ebbero come teatro lo stato del Texas.
Dallas Stoudenmire
A El Paso, la città al confine con il Messico,operò uno dei più noti uomini della legge del Texas: Dallas Stoudenmire.
Nato nel 1845, partecipò alla guerra di secessione dalla parte confederata. Alto quasi due metri, era il tipo d’uomo che non aveva paura di nulla. Se provocato, uccideva senza esitazione. Gorge W. Campbell, ex marshal della città, fu una delle sue vittime eccellenti. Micidiale come pistolero, integerrimo come uomo di legge, aveva però un debole per la bottiglia. L’alcool fu infatti la sua rovina. Fu costretto a dimettersi e il suo carattere peggiorò di giorno in giorno. Venuto in contrasto coi fratelli Manning a causa dell’omicidio del cognato, venne ucciso il 18 settembre del 1882 da John e Doc Manning in seguito ad una lite nel Coliseum saloon. Dallas Stoudenmire è sepolto a Alleyton, vicino Columbus nel Texas.
All’elenco dei pistoleri che operarono nel Texas dalla parte della legge, non poteva mancare Jeff Davis Milton, forse il più efficiente, sicuramente uno dei migliori tiratori di pistola del suo tempo.
Jeff Milton
Nel Texas si diceva che Jeff Milton fosse un uomo nato con la pistola. Nato in Florida, arrivò nel Texas nel 1877 dove lavorò dapprima come cowboy e poco dopo entrò a far parte dei Texas Rangers. Come vice sceriffo ripulì l’intero territorio della contea di Socorro nel Nuovo Messico.
Arrivato a El Paso, assieme al suo vice George Scarborough (altro noto pistolero ucciso qualche anno più tardi da Harvey “Kid Curry” Logan), uccise Martin Morose, un ladro di bestiame della zona. Nel 1898 si sbarazzò di Bronco Bill Walters e nel 1900 di Jack Dunlap. Jeff Milton è morto nel 1947 nel suo letto, quasi novantenne, a Tucson. Le sue ceneri, per sua stessa volontà, sono state sparse sul territorio dell’Arizona.
I pistoleri “cattivi”
A destra: John Wesley Hardin
Passando ora ai cosiddetti pistoleri “cattivi”, quelli cioè che compirono le loro azioni al di fuori della legalità, non possiamo esimerci dal mettere in cima alla lista quello che probabilmente è stato la pistola più veloce dell’intera storia della frontiera: John Wesley Hardin. Nessuno poteva stargli alla pari nell’estrarre e centrare il bersaglio. Si dice che la sua pistola avesse quaranta tacche incise sul calcio. Probabilmente le tacche sono pura invenzione, ma il record è presumibilmente vero dato che tra i tanti pessimi individui che circolavano nell’ovest, John W. Hardin era l’assassino più feroce.
Ormai non più giovane, sulla quarantina, era ancora capace di strappare l’applauso di un esperto come Jeff Milton, sceriffo di El Paso, il quale dopo averlo visto in azione disse testualmente: “Hardin è l’uomo più veloce con la pistola che io abbia mai visto”. Le pistole di Hardin facevano a tal punto parte di se, che egli le estraeva e le usava con la stessa rapidità di riflessi che un uomo normale impiega a chiudere gli occhi quando qualcosa li minaccia. Tale rapidità non gli lasciava il tempo per meditare su ciò che stava facendo. La sua non era emotività eccessiva, né paura, ma una pura e semplice reazione al pericolo.
Il bersaglio poteva essere un serpente, un indiano o un uomo dai riflessi simili ai suoi, ma regolarmente meno veloci.
Ad Abilene, nel 1871, Hardin incontrò l’unico uomo forse in grado di fronteggiarlo: Wild Bill Hickok. A tale proposito, nelle sue memorie, Hardin racconta un fatto che non è chiaro quanto appartenga alla realtà e quanto alla leggenda. Hickok, deciso ad arrestare il giovane texano, pare gli chiedesse le pistole. Wes Hardin gliele porse tenendole per la canna, ma quando il marshal fece per prenderle, il texano le fece ruotare sul guardiamano: un secondo dopo, Hickok guardava le bocche delle colt di Hardin che lo tenevano sotto tiro.
Partecipò alla sanguinosa faida che oppose la famiglia Sutton a quella dei Taylor schierandosi dalla parte di questi ultimi. Dopo aver accoppato l’ennesimo sceriffo, Hardin venne finalmente arrestato nel 1877. Sedici anni di carcere lo cambiarono radicalmente, divenne avvocato e aprì uno studio legale a El Paso. Venne assassinato alle spalle (non poteva essere altrimenti) da John Selman nel 1895 mentre sorseggiava un wiskey nel saloon “Acme” di El Paso. John Wesley Hardin è sepolto a El Paso presso il Concordia Cemetery.
John H. Holliday, “Doc”
Un altro personaggio veloce come il fulmine e mortale come un cobra era sicuramente John H. Holliday, “Doc” per quanti lo conobbero sulla frontiera.
Nato in Georgia nel 1851, era figlio di un ufficiale confederato. Come la madre si ammalò presto di tisi, una malattia che nel secolo diciannovesimo non dava molte speranze. Per tale ragione si spostò nel west, con la speranza che il clima secco di quei territori desse giovamento alla sua salute. Calato nella nuova realtà, Doc imparò presto che il buon uso della colt era un complemento essenziale per la sopravvivenza. I risultati che ottenne gli diedero ragione. A detta di Wyatt Earp che lo conobbe meglio di chiunque altro, l’unico uomo che poté in qualche modo avvicinarsi all’abilità di Holliday nell’uso della colt, era “Buckskin” Frank Leslie di Tombstone.
Ma a Leslie mancava il coraggio fatalistico di Doc, un coraggio che probabilmente gli derivava dalla natura della malattia e dalla consapevolezza che non aveva comunque molto da vivere.
“Buckskin” Frank Leslie
Quel fatalismo, assieme all’inaudita velocità e alla micidiale precisione del suo braccio, concessero a Holliday un vantaggio mortale su chiunque gli si parasse di fronte.
A Fort Griffin (Texas), nel 1877 avvenne l’incontro con Wyatt Earp, un incontro che avrebbe condizionato il corso della sua vita.
Il legame, profondo, tra due uomini così diversi tra loro, resta un enigma nella storia del vecchio west.
Wyatt Earp, nel 1928, durante la stesura delle sue memorie, confidò allo scrittore Stuart N. Lake di aver subito dal primo istante che lo conobbe, il fascino di Holliday, una sensazione che provava ancora a distanza di moltissimi anni. Earp riferì pure allo scrittore che Holliday, in un corpo a corpo le avrebbe prese anche da un ragazzino di quindici anni date le sue condizioni, ma che la sua stretta di mano risultò forte come l’acciaio. Forse era questo il segreto della sua grande maestria nei trucchi con le carte e nell’uso della pistola. Doc, disse Earp, “fu un gentiluomo che la malattia aveva trasformato in un vagabondo di frontiera, un uomo che la vita aveva reso cinico, un uomo quasi morto di consunzione e allo stesso tempo il più abile giocatore di carte e il più temerario, veloce, micidiale pistolero che io abbia mai conosciuto”.
Il temperamento incontrollabile e l’amore maniacale per le risse gli procurarono non pochi problemi nei saloon che frequentava.
Con Holliday a un tavolo da poker, prima o poi ci scappava sicuramente il morto. Girovagò per tutto il west e l’amicizia con Wyatt Earp lo portò infine a Tombstone a partecipare, quel pomeriggio del 26 ottobre 1881, allo scontro all’OK Corral coi fratelli Clanton e i Mc. Lowery.
Abbandonata l’Arizona, alcuni anni dopo Doc si trasferì in Colorado nella speranza che l’aria fine di montagna potesse in qualche modo giovare alla sua salute. Si spense a soli trentasei anni nel 1887 in un sanatorio di Glenwood Spring totalmente consumato dalla tisi e dall’alcool. Doc Holliday è sepolto nel cimitero locale.
Il nuovo Mexico, lo stato confinante con l’Arizona, fu invece il teatro delle gesta di un giovane esile dagli occhi azzurri nato a New York nel 1859 e il cui nome era Henry Mc. Carty.
Henry Mc. Carty, ossia “Billy the Kid”
Il ragazzo cominciò molto presto a maneggiare la pistola e a quindici anni Henry era già un ricercato. Nel 1877, capitato dalle parti della contea di Lincoln, venne assunto come cowboy da John Tunstall, un inglese amico del grande allevatore John Chisum, al quale si opponeva per il controllo del territorio il gruppo di Laurence Murphy.
La mattina del 18 febbraio 1878, John Tunstall venne assassinato e quel omicidio fu l’inizio di una sanguinosa guerra che si concluse con la morte di alcune centinaia di persone.
Henry Mc. Carty, nel frattempo aveva cambiato nome in William Bonney, ma per tutti era Billy Bonney o più semplicemente “Billy the Kid”.
Il Kid vendicò la morte di Tunstall uccidendo dapprima gli esecutori materiali dell’omicidio dell’inglese e poi lo sceriffo Brady e il suo vice Hindeman.
Ricercato in tutto il Nuovo Messico e scaricato ormai da Chisum, in quanto personaggio scomodo, Billy si rese protagonista con la sua banda di una lunga serie di omicidi, interrotta soltanto dal suo arresto a Stinking Springs da parte di Pat Garrett.
Tradotto a Lincoln per l’impiccagione, Billy riuscì ad evadere non prima di aver freddato J. B. Bell e Bob Olinger, gli agenti che lo avevano in custodia.
Il Kid trovò la morte la sera del 13 luglio 1881 in casa di Pete Maxwell, ucciso a tradimento da Pat Garrett, lo sceriffo che un tempo era stato suo amico.
Garrett, per l’omicidio, perché di quello si trattò, divenne famoso in tutto il west. Fu un assassinio in piena regola perché non dette al Kid la minima possibilità di difesa e perché realizzato con la complicità di Pete Maxwell contro il quale Garrett aveva un mandato di cattura per furto di bestiame.
Patrick Floyd Garrett sarà assassinato a sua volta dal pluriomicida Jim Miller nel 1908.
L’impiccagione di Jim Miller (a sinistra nella foto)
In quanto al Kid, ancora oggi è oggetto di discussione se egli sia stato il giovane psicopatico e sanguinario descritto dalla stampa al soldo dell’associazione dei grandi allevatori, oppure se più semplicemente egli sia stato vittima di un ingranaggio più grande di lui.
Billy The Kid è sepolto a Fort Sumner, accanto ai suoi vecchi compagni Tom O’ Folliard e Charlie Bowdre.
La storia del vecchio west è piena zeppa di personaggi che in qualche modo hanno fatto della pistola la ragione della propria vita.
Nomi come Ben Thompson, Clay Allison, Bill Longley o Johnny Ringo meriterebbero certamente maggior attenzione, ma per ragioni di spazio e di tempo non è possibile andare oltre e soprattutto non è possibile elencarli tutti, “buoni” o “cattivi” che fossero.
Tutti a loro modo furono dei giganti nel tempo in cui vissero, un’epoca violenta nella quale si metteva in conto la possibilità di uccidere o di essere uccisi.
Clay Allison
Tutti sicuramente avranno avuto una giustificazione per le loro azioni, una motivazione che si può riassumere in quello che disse una volta Clay Allison a sua difesa: “Non ho mai ucciso un uomo che non meritasse di essere ucciso”.