Alla ricerca dei luoghi di Toro Seduto
A cura di Sergio Mura da un lavoro del caro amico Bill Markley
Toro Seduto ha impegnato l’intera sua vita nel tentativo di preservare intatto lo stile di vita del suo popolo per come l’aveva ereditato dai suoi avi e nella difesa delle terre dei Lakota Sioux. Apparteneva alla tribù Hunkpapa del popolo Lakota, a sua volta parte integrante dei Sioux. Il suo nome originario, Tatanka Iyotake – tradotto come Toro Seduto nella nostra lingua – significa più precisamente “bisonte maschio testardo che siederà sulle zampe posteriori e combatterà fino alla morte”.
Gli Hunkpapa consideravano Toro Seduto un “Wichasha Wakan”, una persona capace di avere visioni spirituali, qualcosa di molto più elevato del semplice eppure importantissimo capo di guerra.
Toro Seduto era anche un leader della società guerriera “Cuori Forti” e leader dei “Mangiatori Silenziosi”, una delle società tribali che aveva come impegno di prendersi speciale cura delle persone Hunkpapa più deboli e in generale del loro popolo.
Il grande guerriero ebbe occasione di mostrare il suo valore in numerosissimi combattimenti, prima contro i nemici tradizionali della sua gente (per motivi di presidio e conquista di spazi e per onore o difesa dagli attacchi) e poi contro i nuovi nemici, i più pericolosi e spietati… i pionieri ed i soldati americani.
Nel 1857, gli Hunkpapa scelsero Toro Seduto come capo di guerra e dopo oltre un decennio, nel 1868, il consiglio di tutti i capi Lakota, convocato per discutere l’invasione bianca, decise di concentrare tutto il potere riconosciuto all’interno del popolo Sioux in un solo uomo che era in possesso di tutte e quattro le virtù Lakota, coraggio, forza d’animo, generosità e saggezza. Quell’uomo venne identificato in Toro Seduto anche per la sua posizione di capo di guerra dei Lakota.
Nel giugno del 1876, tre enormi armate di “giubbe blu” marciarono e cavalcarono per convergere sul popolo Lakota e altre tribù loro alleate nei loro territori di caccia nei pressi delle Big Horn Mountains.
A quel tempo un grande villaggio si era raccolto lungo il Rosebud Creek. Toro Seduto, pressato dalle motivate preoccupazioni della sua gente, tenne una danza del sole durante la quale si tagliò oltre 200 pezzi di carne dalle sue braccia che offrì alla divinità, chiedendo la protezione di Wakan Tanka per il suo popolo. In una particolarissima e vivida visione vide chiaramente tanti soldati che cadevano a testa in giù nel campo indiano. Una voce gli disse: “Ti do questi perché non hanno orecchie”.
Era il segno tanto atteso: i Sioux sarebbero stati attaccati nel loro campo, ma avrebbero battuto i soldati bianchi! Il campo fece una grande festa.
Di lì a poco seguì la battaglia del Rosebud River in cui i Sioux ed i loro alleati seppero tenere a bada la colonna guidata dal Generale Crook, infliggendogli una sconfitta sul campo che lo spinse ad arretrare e rinunciare a ricongiungersi con le altre colonne armate.
La battaglia del Rosebud River
Successivamente, il 25 giugno 1876, il tenente colonnello George Armstrong Custer guidò il temuto 7° Cavalleria in un attacco contro gli indiani riuniti al Little Bighorn River. Erano prevalentemente Sioux, ma c’erano anche numerosissimi Cheyenne e Arapaho e altri indiani provenienti da altre bande e molti ancora fuoriusciti dalle riserve.
Custer e il suo comando furono uccisi e con loro la gran parte dei soldati al seguito. L’arrivo delle altre due colonne di soldati riuscì a trarre in salvo il resto del 7° Cavalleria intrappolato sulle colline circostanti sotto un caldo asfissiante e con tanti feriti da accudire.
La battaglia di Little Big Horn
A quel punto, il campo indiano si era già diviso – il giorno prima – in gruppi più piccoli perché si sapeva che un esercito implacabile perseguitava gli indiani e perché mantenere una così gran forza unita era impossibile per la difficoltà a reperire il cibo per gli uomini e gli animali.
Nel maggio del 1877, Toro Seduto e la sua banda riuscirono ad attraversare il confine con il Canada. C’era voluta una lunga e difficoltosa marcia con il costante pericolo dell’attacco dei soldati americani che gli erano alle calcagna.
Ma anche in Canada la vita non era semplice. E’ vero… non c’era il costante pericolo di essere svegliati nella notte dalla tromba dei soldati con le giubbe blu, ma c’erano tantissime difficoltà a relazionarsi con le altre tribù indiane che vedevano i Sioux come pericolosi competitori nella ricerca del cibo. C’erano anche difficoltà con il governo canadese che cercava di non avere motivi di lite con quello americano che pretendeva di riavere i Sioux negli USA e dentro le riserve.
L’incontro dei Sioux con i Mounties canadesi
Perciò, dopo che le mandrie di bisonti erano diminuite di numero e consistenza e quando la gente iniziò ad avere una forte nostalgia di casa, Toro Seduto decise di arrendersi; era il 19 luglio 1881. Il governo gli aveva promesso il perdono per i fatti del Little Bighon, ma lo esiliò a Fort Randall per due anni e solo in seguito gli diede il permesso di unirsi agli Hunkpapa, la sua gente, a Fort Yates.
La resa dei Sioux di Toro Seduto nel 1881
Buffalo Bill Cody convinse Toro Seduto ad unirsi al suo spettacolo, il Wild West Show, nel 1885. Il grande guerriero ebbe un enorme successo con il pubblico e regalò un sacco di suoi soldi ai bambini Lakota poveri.
Ma la pace non era destinata a durare.
Nel 1890, un nuovo culto religioso chiamato “Ghost Dance”, dopo aver incendiato le praterie, raggiunse la sua casa e la sua gente nella riserva indiana di Standing Rock. I bianchi avevano paura di quel culto perché pensavano che esso, per ciò che prometteva (la sparizione di tutti i bianchi e il ritorno in terra di tutti gli indiani morti e dei bisonti) avrebbe potuto innescare la violenza.
Il 15 dicembre 1890, di notte, la polizia indiana venne inviata ad arrestare Toro Seduto. Durante l’operazione – che si svolse in maniera abbastanza concitata per via della resistenza opposta dagli amici di Toro Seduto – il capo Lakota venne ucciso e ci furono altri diciotto morti. Un autentico massacro.
Nonostante il fatto che la polizia indiana trascinò via il corpo del capo fino a Fort Yates e lo seppellì senza cerimonie, ancor oggi, l’eredità di Toro Seduto è più viva che mai.
L’arresto e l’uccisione di Toro Seduto
I viaggiatori in cerca di questa eredità dovrebbero iniziare il loro viaggio a Pierre, nel South Dakota, e poi vagare tra Wyoming, Montana, North Dakota, per terminare il loro viaggio al monumento di Toro Seduto nella riserva Sioux di Standing Rock.
È sicuramente da visitare il Cultural Heritage Center a Pierre che ospita esposizioni e manufatti Lakota, tra cui un teschio di bufalo appartenente a Toro Seduto.
Verso ovest, si attraversa il fiume Missouri e si possono visitare i resti di Forte Pierre Chouteau, sito di una delle più trafficate stazioni commerciali del fiume Missouri, dove Sitting Bull scambiò le sue pelli durante il 1850.
A Ovest sulla Highway 34. A otto miglia da Fort Pierre si deve attraversare il Willow Creek – una delle diverse aree che si crede possa essere il luogo di nascita di Toro Seduto – forse nel 1831. Altri siti interessanti potrebbero essere Fort George, ad est di Pierre lungo il fiume Missouri e il Grand River nei pressi di Bullhead, nel Sud Dakota.
Da quel punto, per le successive 175 miglia, si possono vedere dei panorami mozzafiato e praterie ondulate, antilopi, cervi e altri animali selvatici.
Subito dopo la città di Enning, appariranno improvvisamente le Black Hills che si estendono attraverso l’orizzonte a ovest. Man mano che ci si avvicina Alle colline, un picco diventa prominente e distinto a nord-est, il Bear Butte.
Il Bear Butte
Bear Butte, Mato Paha in lingua sioux, è un luogo ritenuto sacro dalle tribù Cheyenne e Lakota. Nel 1857, Toro Seduto partecipò a un importante raduno dei Lakota a Bear Butte in cui venne deciso di escludere uomini bianchi dalle Black Hills. In quel luogo venne tenuta anche una danza del sole. Quando si visita Bear Butte occorre essere consapevoli che si possono incontrare persone che ricercano una visione o che compiono altri rituali religiosi nativi e non si deve interferire con loro o spostare le loro “offerte” quali il tabacco e nastri.
Dopo la visita al Bear Butte si dovrebbe considerare di trascorrere del tempo nelle Black Hills, le colline sacre ai Lakota. Non ci sono siti specifici nelle Black Hills associate direttamente a qualche particolare evento con Toro Seduto, ma sarà facile immergersi in quell’atmosfera delle colline nere per comprenderne l’incredibile importanza che esse a tutt’oggi rivestono per il popolo Lakota.
È un buon suggerimento quello di prendere la Interstate 90 in Wyoming e successivamente l’scita verso la Devil’s Tower, che i Lakota chiamano Bear Lodge. Secondo il Park Service degli Stati Uniti, Toro Seduto ha eseguito una danza del sole qui.
La Devil’s Tower
Proseguendo verso ovest sulla Interstate, si attraversa l’enorme territorio che sarebbe dovuto appartenere per sempre alle tribù in base al Trattato di Fort Laramie del 1868. Le Big Horn Mountains sono ben visibili ad ovest mentre l’autostrada si orienta a nord. Questo è il territorio che ha visto la Guerra di Nuvola Rossa. A quel tempo, più a est, Toro Seduto ha lottato contro i forti lungo il Missouri River.
A questo punto si farà una sosta a Sheridan, dove Buffalo Bill Cody ha gestito il Sheridan Inn nel periodo 1894-1896.
È ora il tempo di puntare a nord sulla Interstate 90 in direzione del campo di battaglia del Little Big Horn – parte del Little Bighorn National Monument – dove i Lakota e altre tribù indiane sconfissero Custer e il suo 7° Cavalleria, il 25 giugno, 1876. Qui si può trascorrere del tempo ad ascoltare le guide che illustrano gli eventi storici mostrandone la collocazione geografica e visitare i luoghi principali della famosissima battaglia.
Sempre sulla Interstate 90 si può arrivare a Hardin; da lì si prende l’autostrada 47 che conduce alla Interstate 94 e alla città di Custer. Nel 1873, la ferrovia Northern Pacific stava esaminando un percorso che avrebbe attraversato il territorio Lakota sotto la sorveglianza dell’esercito, tra cui il 7° Cavalleria comandato da Custer.
Sul lato nord del fiume Yellowstone è Pease Bottom, dove Toro Seduto e gli Hunkpapa attaccarono Custer per la seconda volta l’11 agosto del 1873.
In direzione est, lungo la interstate si arriva a Miles City, dove il 4 agosto 1873 Toro Seduto e Custer ebbero il loro primo scontro.
A Glendive, si prende l’autostrada 16 verso nord seguendo il fiume Yellowstone. A Fairview, si entra nell’autostrada 58 che attraversa il fiume Missouri e arriva a Fort Buford, nel Dakota del Nord.
Proprio qui, a Fort Buford, il 20 luglio 1881 Toro Seduto si arrese all’esercito USA. L’edificio in cui la resa è stata formalizzata è ancora in piedi. Qui Toro Seduto ha detto, “Questo è il mio paese, e io non voglio essere costretto a rinunciarvi.”
Da qui si può prendere l’autostrada 1804 in direzione di Fort Union, un forte che è stato interamente ricostruito e che era una stazione commerciale che Toro Seduto ebbe occasione di visitare quand’era giovane.
Riprendendo l’autostrada 1804 verso Williston ad un certo punto si passa all’autostrada 85 diretta a sud. Da lì si può ipotizzare un trasferimento a Kildeer attraverso l’autostrada 200. Otto miglia a nord-ovest della città c’è il sito della battaglia di Killdeer Mountain dove le truppe del generale Alfred Sully attaccarono un villaggio di Lakota e Dakota il 28 luglio 1864. Toro Seduto prese parte a questa battaglia.
Attraverso la Strada Statale 85, percorrendo il Parco Nazionale Theodore Roosevelt a Belfield e piegando poi a ovest sulla Interstate 94, si arriva a Medora. Il North Dakota Cowboy Hall of Fame ha una validissima collezione di oggetti appartenuti ai Lakota.
Fort Dilts è il sito in cui si ricorda l’attacco dei Lakota ad una carovana avvenuto nel 1863. Toro Seduto venne ferito alla coscia durante questa episodio.
Viaggiando verso est sulla Interstate 94, è bene considerare che questo territorio era dove Toro Seduto ed i Lakota vivevano. Una volta che si attraversa il fiume Missouri in direzione Bismarck dove è consigliato visitare il North Dakota Heritage Center, che ha una buona collezione di manufatti Lakota.
Ritornando indietro e attraversando nuovamente il fiume Missouri in direzione sud sulla Highway 1806, si finisce per arrivare a Fort Abraham Lincoln, il luogo da cui partì Custer verso il suo destino al Little Big Horn.
Ripresa la Highway 1806, si viaggia fino a Fort Yates, sede della Standing Rock Agency, dove Toro Seduto si scontrò con l’agente James McLaughlin. Qui è possibile visitare la tomba di Toro Seduto.
La tomba originale di Toro Seduto a Fort Yates
La Biblioteca del Toro Seduto College ha un’eccellente collezione di fotografie di Toro Seduto. Uno degli oggetti preziosi della biblioteca è il copricapo di Toro Seduto. Gli uffici tribali di Standing Rock si trovano a Fort Yates. Se si è interessati alle visite guidate, occorre contattare l’Ufficio del Turismo di Standing Rock. Per visitare il luogo in cui si trovava la capanna di Toro Seduto, dove lui visse e morì sul Grand River, è necessaria una guida e un veicolo a quattro ruote motrici. Le precipitazioni possono rendere impraticabili le sette miglia di pista in terra battuta. La capanna non c’è più; fu rimossa in occasione dell’Esposizione Mondiale Colombiana del 1893 a Chicago e successivamente finì distrutta da un incendio.
Restando ancora nella Highway 1806, da Fort Yates si raggiunge l’autostrada 12 nel South Dakota. La strada segue il litorale di Oahe Reservoir che si snoda attraverso la riserva Sioux di Standing Rock. In zona c’è un secondo luogo di sepoltura di Toro Seduto.
Nel 1953, il nipote di Toro Seduto, Clarence Grey Eagle, e uomini di Mobridge, nel South Dakota, riesumarono i suoi resti, seppellendoli di nuovo su una scogliera attraverso il fiume Missouri da Mobridge. Gli uomini immaginavano la tomba come un’attrazione turistica, ma il Corpo degli ingegneri dell’esercito americano costruì il bacino idrico di Oahe, rendendo il memoriale di Toro Seduto un luogo difficilmente accessibile. Molto probabilmente, questa è la conclusione che Toro Seduto preferirebbe.