La battaglia di Battle Creek (Texas) tra i Kickapoo ed i topografi

A cura di Sergio Mura


I topografi reagiscono all’attacco dei Kickapoo

Quel che accadde l’8 ottobre del 1838 è stato registrato tra le pagine di eroismo civile della storia del Texas. Quella mattina un gruppo di topografi si mise con solerzia al lavoro, nonostante fosse pervenuto un avvertimento sulla forte possibilità di subire un attacco da parte dei guerrieri Kickapoo e nonostante la richiesta di uno di loro di non iniziare i lavori prima che venisse trovata una nuova bussola in sostituzione di quella che avevano e che si era rotta. Così, mentre i 25 tecnici e operai raggiungevano un burrone a est di Battle Creek (un luogo che è attualmente nell’area a sud-ovest della contea di Navarro in Texas) 40 guerrieri Kickapoo spuntarono dal nulla e li attaccarono improvvisamente e con violenza, ferendo diversi uomini e uccidendo alcuni dei loro cavalli.
Il capo dei topografi, un tale J. Neil, prese in mano la situazione e pur nel caos più totale e nella sorpresa, agì d’impeto raggruppando i suoi uomini e comandando sorprendentemente il contrattacco.
“Li abbiamo attaccati a sorpresa, con tutta la forza di fuoco di cui disponevamo” – ricorda il topografo Walter Lane – “e li abbiamo fatti sloggiare dal burrone, scappare via disordinatamente. Credevamo di avercela fatta, finché non hanno oltrepassato un grosso tronco caduto a 50 metri di distanza… A quel punto sono spuntati dal nulla 150 indiani!”
Era la più classica trappola degli indiani. Quella che espone un piccolo gruppo di guerrieri che improvvisamente fingono di fuggire per farsi inseguire fino al luogo in cui la trappola scatta e salta fuori il grosso dei guerrieri; un sistema che funzionava sempre anche con i soldati.
I topografi, colti di sorpresa, si ritirarono immediatamente, pur sotto un fuoco intenso, ma ben presto si ritrovarono circondati da guerrieri molto ben armati e a cavallo.
La battaglia di Battle Creek, meglio conosciuta come la “battaglia dei topografi”, non era certo il primo scontro che avveniva tra bianchi e nativi americani all’interno dei confini della Repubblica del Texas, che a quel tempo aveva appena compiuto due anni. I coloni, in particolare quelli che vivevano in piccole fattorie o insediamenti lontani dai centri abitati, vivevano nella costante paura degli attacchi indiani. Un agricoltore non osava allontanarsi dalla propria abitazione per lavorare nei campi senza un fucile in spalla per proteggersi da eventuali attacchi. Questo appunto serve a farci capire quanto fosse pericoloso vivere in Texas, ma dobbiamo sottolineare che a quel tempo un mestiere veramente pericoloso era quello del topografo.


I topografi al lavoro

Gli indiani erano ben consapevoli di ciò che portava il lavoro dei topografi… Dopo le loro rilevazioni sul campo, in genere sbucavano masse di nuovi coloni che occupavano sempre più terra che gli indiani ritenevano propria. Le tribù avevano ben capito che la bussola di un geometra era persino più pericolosa di un fucile di un colono, al punto da definire quell’oggetto come la “cosa che ruba la terra“.
In quel 1838 i Kickapoo, i Caddo e altre tribù bellicose non avevano alcuna intenzione di abbandonare spontaneamente il loro stile di vita, caratterizzato da un’immensa libertà di movimento e di caccia al bisonte da cui traevano quasi tutto ciò che gli occorreva per il sostentamento. Era chiaro che non avrebbero mai cambiato le loro vite senza combattere.
I Caddo, che pure tradizionalmente basavano la loro sussistenza sull’agricoltura più che sulla caccia, avevano dominato il nord-est del Texas per secoli, prima che gli spagnoli arrivassero da quelle parti intorno alla metà del 1500. Generazioni di Caddo (inclusi popoli delle confederazioni di Hasinai e Kadohadacho) avevano fondato molti villaggi permanenti circondati da campi di grano e altre colture. Quando il Messico ottenne l’indipendenza dalla Spagna nel 1821, i Caddo rimasero una forza molto potente in quell’area, anche se nel corso dei due decenni successivi la loro influenza diminuì, in parte a causa delle malattie e in parte a opera dei consistenti attacchi di altre tribù del Texas che miravano ad espandere il loro raggio d’azione.
I Kickapoo, invece, erano relativamente nuovi in quella zona geografica. Loro erano originari dell’immensa regione dei Grandi Laghi, zona da cui furono trasferiti in una riserva del Kansas nel 1832. Da lì alcuni si spostarono rapidamente in Texas, stabilendosi lungo il fiume Sabine, da cui partivano per frequenti scorrerie e razzie volte a rubare cavalli dai pascoli dei ranch circostanti.


Un gruppo di Kickapoo

Per i Caddo, i Kickapoo e altre tribù del Texas negli anni ’20 e ’30 del XIX secolo, la convivenza con i nuovi coloni bianchi che arrivavano dagli Stati Uniti non fu semplice. A quel tempo era lo stesso Governo del Messico a richiamare gli americani e persino gli indiani nel nord di quello che sarebbe diventato la Repubblica del Texas, visto che i messicani non volevano saperne di andare a vivere in un posto in cui avrebbero messo a repentaglio la propria vita ogni giorno. Questi coloni, per restare in Messico dovevano prestare un giuramento di lealtà e fedeltà al governo messicano ed essere dichiaratamente cattolici o, perlomeno, dichiararsi tali. I coloni bianchi avevano un enorme vantaggio sugli indiani, in quanto potevano acquisire titoli di proprietà di terra messicana pagando una piccola tassa e impegnandosi a proteggere il terreno affidatogli.
Così, già nel 1834 circa 15.000 coloni e 5.000 schiavi si erano stabiliti nel Texas orientale. A fronte di numeri così importanti di bianchi, nell’area c’erano circa 4.500 indiani che, purtroppo per loro, vivevano in alcune delle zone più più desiderabili dai bianchi.
Quando il conflitto tra il Messico e i texani bianchi (noti anche come “Texians”) sembrava inevitabile, ognuna delle parti in causa ricercò il sostegno e l’alleanza con gli indiani. Il 23 febbraio 1836, il governo provvisorio del Texas mandò Sam Houston, un figlio adottivo della Nazione Cherokee, a concordare un trattato con loro e tribù associate, tra cui quelle Caddo e Kickapoo. Houston promise alle tribù di garantire loro il possesso della terra che controllavano in cambio della loro neutralità nell’ormai imminente rivoluzione. Ma il 2 marzo 1836, a pochi giorni di distanza dalla firma del trattato con le tribù, una convenzione di delegati texani a “Washington on the Brazos” respinse il trattato e persino l’idea di concedere il possesso della terra agli indiani. A quel punto, comprensibilmente, molte delle tribù presero atto di questo atteggiamento considerato ostile e orientarono la loro fedeltà verso il Messico, iniziando un’incessante opera di razzia e disturbo a danno degli insediamenti bianchi nel nordest del Texas.
Anche dopo la vittoria di Sam Houston e dei suoi soldati e volontari sul generale Antonio López de Santa Anna nella famosissima battaglia di San Jacinto (21 aprile 1836), il governo messicano continuò a richiedere agli indiani fedeltà, promettendo di riconquistare presto i territori perduti e garantire protezione alle tribù.
Fin quando non si verificò quella che fu una vera e propria invasione di torme di nuovi coloni, la maggior parte dei capi delle tribù scelse di accettare la nuova Repubblica del Texas con Sam Houston come presidente fondatore. Il presidente Houston, dal canto suo, provò ogni strada per far ratificare dal Senato degli Stati Uniti quel ??trattato che aveva firmato con gli indiani a febbraio, ma anche in questo caso si trovò a fronteggiare un diniego.
Nel 1838 il Messico minacciò nuovamente l’invasione del Texas per la riconquista del territorio che continuava a ritenere suo e nel maggio di quell’anno gli indiani dell’area, insoddisfatti dalle mancate promesse dei texani, strinsero un patto con Vicente Córdova, un capitano dell’esercito messicano, per attaccare il Texas, scatenando la cosiddetta “ribellione di Córdova”.


Una classica abitazione della tribù Kickapoo

A settembre, Mirabeau Buonaparte Lamar sostituì Houston nel ruolo di presidente della Repubblica del Texas e annunciò la sua intenzione di cacciare tutti gli indiani dal territorio texano. La pace – sosteneva il neo-presidente – non sarebbe potuta esistere nella frontiera del Texas finché gli indiani fossero rimasti alleati del Messico contro la neonata repubblica della stella solitaria.
E i fatti parevano dargli ragione, visto che in ottobre la pace venne infranta dalle incursioni dei Kickapoo alle quali presero parte anche volontari messicani.
Il maggiore generale Thomas Jefferson Rusk, comandante della milizia Nacogdoches, fu incaricato di combattere e uccidere tutti i Kickapoo e i Caddo e a metà dello stesso mese la sua milizia si scontrò con gli indiani ostili tenendogli testa con decisione.
Ma prima di tutto, era il turno dei topografi di avere il loro battesimo in battaglia.
Il gruppo di rilevatori si formò il 6 ottobre 1838 a Franklin, nella contea di Robertson, nel Texas. Gli uomini avevano il non facile compito di studiare e misurare la terra della futura contea di Navarro, destinata ai veterani della Rivoluzione del Texas. Nella prima notte scelsero di accamparsi nei resti di Fort Parker, una postazione che era stata abbandonata a seguito di un terribile raid dei Comanche appena due anni prima, raid in cui la maggior parte degli abitanti venne uccisa e Cynthia Ann Parker catturata.
I topografi erano ovviamente a conoscenza dei pericoli e dei rischi di subire un attacco da parte dei guerrieri indiani presenti nell’area e perciò disposero regolari turni di guardia al perimetro del forte. Alcuni mesi prima, il capo ispettore William F. Henderson era stato ucciso da un raid indiano mentre si trovava fuori per lavoro con un altro gruppo di topografi. Il lavoro venne immediatamente interrotto.
Dopo aver superato le Colline di Tehuacana, la squadra di rilevamento di ottobre raggiunse Richland Creek (la zona che in seguito sarebbe stata chiamata Battle Creek) e si sistemò in un campo provvisorio. Quegli uomini non tardarono a scoprire che nei dintorni si erano accampati circa 300 indiani Kickapoo che però parevano mantenere un atteggiamento amichevole. I Kickapoo stessi, nel corso di un contatto con i tecnici, dissero che si trovavano lì in forze per uccidere abbastanza bufali da avere carne per la stagione invernale ormai incombente. “Dalle cime delle colline dei dintorni si vedevano migliaia e migliaia di bufali in ogni direzione”, osservò il geometra Lane, quello che in seguito fornì una descrizione dello scontro che seguì.


Una tribù di Caddo

Il capo della banda dei Kickapoo diede anche alcuni utili consigli ai tecnici bianchi e tra questi spiccava il più pressante: “Uscite velocemente dall’area perché non è sicura per voi. C’è in giro una banda di Ionies (un altro nome per definire i Caddo della Confederazione Hasinai) che ha fatto sapere che sta progettando di attaccare il vostro gruppo per costringervi ad abbandonare immediatamente la zona di caccia al bisonte.”
Se il capo dei Kickapoo sperava di spaventare gli uomini bianchi con le sue parole, la sua tattica fallì. Disse Lane: “Li abbiamo ringraziati per le informazioni, ma gli abbiamo detto che non avevamo alcuna paura degli Jonies [Ionies], e che se ci avessero davvero attaccato li avremmo uccisi tutti, poiché non disponevano altro che di archi e frecce.”
Il capo li pregò nuovamente di andarsene, dicendo che se gli Ionies li avessero uccisi, la loro morte sarebbe stata sicuramente attribuita a loro, ai Kickapoo. I topografi gli risposero nuovamente di non aver alcun timore e che sarebbero restati finché non avessero completato il lavoro loro assegnato.
L’8 ottobre 1838, William Love scoprì che una delle bussole del gruppo si era rotta. Era una cosa seccante perché la bussola era urodeli strumenti di lavoro più preziosi. Lui e un altro ispettore di nome Jackson si offrirono volontari per tornare a Franklin per prenderne una funzionante. Preoccupato dall’avvertimento del capo dei Kickapoo, Love suggerì agli altri di astenersi dal fare rilevazioni almeno fino al loro ritorno. Inoltre li invitò ad allontanare in qualche modo l’immensa mandria di bisonti in modo da costringere gli indiani a mettersi dietro agli animali e lasciare i bianchi in pace. Ma i topografi rimasti al campo decisero di fare di testa loro, ignorando entrambi i suggerimenti di Love, andando a cacciarsi mani e piedi dentro la trappola che i Kickapoo stavano confezionando per loro.
Il capo aveva già deciso di attaccare i topografi e incolpare poi gli Ionies.


Topografi texani

Dopo l’imboscata iniziale i topografi sembravano avere avuto la meglio, facendo scappare i 40 guerrieri dal burrone. Ma questo episodio era solo la prima parte della trappola ordita a danno dei bianchi e servì esclusivamente ad esporli al fuoco di fucileria del grosso dei guerrieri che erano nascosti poco oltre, laddove i topografi si erano trovati sorpresi e senza riparo. Scoprendosi in condizioni di grave inferiorità numerica e circondati da abilissimi guerrieri a cavallo, i topografi non ebbero altra scelta che ritirarsi velocemente. Riuscirono a farlo combattendo metro dopo metro fino alla cima del burrone, il punto da cui erano partiti e dove avevano un buon riparo in posizione dominante. Ciò gli permise di tirare il fiato, ma l’attacco degli indiani pareva non arrestarsi con ondate di guerrieri urlanti che gli sparavano addosso da dentro la forra e che tentavano di risalire per invadere il riparo dei bianchi. Per impedire ai tecnici di fuggire, i guerrieri uccisero tutti i loro cavalli, ad eccezione di due che erano ben nascosti dentro un gran cespuglio e che non furono scoperti.
Indiani e bianchi si scambiarono fucilate dalle loro postazioni e nel corso di questa sparatoria il capitano del gruppo dei rilevatori, Neal, venne ferito e fu incapace di guidare i suoi uomini. In quel momento un certo Euclid M. Cox si portò improvvisamente avanti, riparandosi dietro un acero solitario. Da questa posizione sparò dei colpi con cui riuscì a colpire alcuni guerrieri indiani, ma alla fine venne colpito da un proiettile nella colonna vertebrale. Sentendo le grida di aiuto di Cox, Lane lasciò cadere la pistola, corse verso l’albero e trascinò l’uomo ferito per le spalle fino a una postazione riparata. Quel gesto eroico non servì a salvare la vita di Cox che non sopravvisse alla notte.
Dopo essere riusciti a respingere alcuni attacchi dei Kickapoo, i topografi decisero saggiamente di lasciar scendere la sera e di aspettare fino al buio per poi provare a scivolare via non visti. Purtroppo si levò nel cielo terso una gran luna piena che illuminava il burrone come se si fosse in pieno giorno. Gli uomini sapevano bene che le possibilità di sopravvivere a nuovi attacchi erano molto basse e per questo, pur sapendo di compiere un gesto disperato, decisero di tentare il tutto per tutto, caricarono i feriti sui due cavalli rimastigli e, verso mezzanotte, tentarono di rompere quello che sembrava quasi un accerchiamento, compiuto perlomeno su tre lati. Sfondarono sul quarto, immediatamente inseguiti dai guerrieri che gli sparavano addosso. Ma i topografi non si fecero travolgere dal panico e continuarono a scappare girandosi ogni pochi passi per rispondere al fuoco nemico. Ricorda Lane: “girandoci e sparando mentre andavamo, riuscimmo in qualche modo a tenerli a distanza”.


L’attacco degli indiani tra le rocce

Tuttavia, molti topografi morirono e Lane stesso fu ferito. Disse: “Mi hanno sparato e un colpo ha attraversato il polpaccio, spezzato l’osso e tagliato i nervi che si collegavano alle dita dei piedi. Sono caduto in avanti mentre facevo un passo, ma subito dopo, con la forza della disperazione ho scoperto che potevo ancora reggermi sul tallone.” Lane fu uno dei pochi fortunati che arrivarono alla bocca del burrone. Lì crollo esausto, certo che se non fosse stato immediatamente medicato, sarebbe morto dissanguato. Perciò gridò con quanto fiato aveva in gola chiedendo aiuto ai compagni. Henderson lo sentì, gli rispose di non muoversi e lo raggiunse. Tagliò via la parte superiore dello stivale e gli applicò un bendaggio ben stretto per bloccare l’uscita di sangue. Henderson e John Burton, che erano rimasti illesi durante la fuga, aiutarono Lane e un altro geometra ferito, John Violet, ad allontanarsi dal punto in cui si trovavano. Dopo poco tempo, però, Violet, il cui femore era stato spappolato da una pallottola, non poteva far altro che strisciare. Gli altri tre si videro costretti a lasciarlo lì, in una pozza fangosa, giurando di tornare al più presto con gli aiuti, e ripresero la loro marcia forzata. All’avvicinarsi dell’alba, gli uomini decisero di scivolare dentro un canalone dietro un tronco e nascosti nell’erba alta. Trascorsero il giorno successivo immobili ad ascoltare il via vai dei guerrieri che cavalcavano su e giù per il letto del torrente alla loro ricerca. Per riuscire nel loro piano di incolpare gli Ionies per l’attacco, i Kickapoo sapevano di dover eliminare ogni testimone.
All’arrivo del tramonto, Lane, Henderson e Burton decisero di lasciare il loro nascondiglio e dirigersi verso le Colline di Tehuacana. Ma quando Lane si alzò dopo essere rimasto tutto il giorno sdraiato nel boschetto, il dolore della sua gamba ferita fu così acuto che svenne. Ci fu una discussione molto accesa tra Burton che voleva lasciarlo lì (per poi tornare a riprenderlo con i rinforzi) e Henderson che rifiutava questa ipotesi. Lane ricorda: “Henderson disse che eravamo amici e avevamo dormito insieme sulla stessa coperta e che sarebbe restato con me fino all’ultimo! Mi alzai in piedi e imprecai contro Burton, dicendogli che era un miserabile e che lo avrei guidato in salvo. Cosa che poi feci.”
Il terzo giorno dopo il combattimento, mentre si avvicinavano a Tehuacana Springs, gli uomini incontrarono 10 Kickapoo provenienti da un’altra banda rispetto a quella che li aveva aggrediti. Quando questi Kickapoo, ignari degli eventi dei giorni precedenti, chiesero ai topografi cosa gli era accaduto, quelli risposero prontamente di essere stati attaccati dagli Ionies e di essere stati costretti a separarsi dai loro compagni. Convinti e colpiti dalla spiegazione, i Kickapoo accompagnarono i tre sopravvissuti fino al loro campo dove furono affidati alle pronte cure del caso da parte delle donne indiane.
I topografi furono trattati in maniera molto buona, sia quanto alle medicazioni che quanto al cibo che consistette in una zuppa di bufalo essiccata, mais e zucca serviti in una ciotola di legno. Lane disse: “Non ho mai assaggiato niente di più delizioso.”
Guerrieri Kickapoo
I tre lasciarono nascostamente (e a piedi) l’accampamento indiano la mattina dopo, non volendo rischiare di essere scoperti. Avevano percorso appena qualche miglio quando un gruppo di sei Kickapoo li raggiunse al galoppo facendo temere il peggio. Invece, uno degli indiani desiderava solo scambiare un vecchio fucile malconcio per con l’unico di cui disponevano i topografi e che era funzionante. Era un modo di richiedere una sorta di ringraziamento per averli aiutati e comunque i bianchi non erano certo in grado di opporsi alla richiesta. Lasciarono il loro fucile e ottennero in cambio di essere accompagnati da uno degli indiani fino a Fort Parker, a 25 miglia di distanza. Lane, che era ferito, venne trasportato a cavallo. Da Fort Parker i topografi proseguirono verso Franklin.
A circa 15 miglia da Franklin, due uomini fermarono i tre sotto la minaccia delle armi, chiedendo di sapere chi fossero. Lane ricordò di aver compreso la loro diffidenza, dato che loro erano in brutte condizioni e lui aveva anche un fazzoletto intorno al capo, tanto da poter essere scambiato per un indiano.
I due uomini risultarono essere Love e Jackson, i membri del gruppo di rilevamento che erano tornati a Franklin per prendere una bussola funzionante. Le notizie dell’attacco subito dai Kickapoo lasciarono attoniti Love e Jackson. Il racconto delle sofferenze patite li mosse a commozione. Cedettero immediatamente i loro cavalli a Lane, Henderson e Burton per tutto il tratto di strada che ancora restava da percorrere per arrivare in città. Arrivato a Franklin, Lane fu affidato alle simpatiche donne del posto e Henderson e Burton tornarono a casa loro.
Nel frattempo, Love e Jackson procurarono l’occorrente per seppellire gli uccisi per mano dei Kickapoo e partirono verso il luogo in cui si era svolto l’assalto indiano, anche al fine di trovare John Violet, il ferito che era stato lasciato nascosto nei pressi di una pozza di fango. Incredibilmente, non furono i soccorritori a trovare Violet, ma fu lui ad accorgersi di loro. Non appena li vide cerco di issarsi dal suo nascondiglio e gridò tutta la sua gioia.


Fort Parker

Dopo aver recuperato Violet trovandolo un po’ meglio di quanto si aspettavano, gli uomini di Franklin proseguirono verso il burrone alla ricerca dei caduti in battaglia. “Hanno trovato solo le ossa di tutti i nostri uccisi… la carne era stata strappata via dai lupi”, disse Lane. Il gruppo dei soccorritori seppellì i resti di 18 uomini all’ombra degli alberi. Nella parte inferiore del burrone vennero trovate ampie tracce di sangue in prossimità dei cespugli dietro ai quali si erano nascosti i Kickapoo, segno evidente che gli spari dei topografi erano andati a segno.
In teoria, stando ai racconti dei sopravvissuti, i Kickapoo potrebbero aver perso il doppio degli uomini persi dal gruppo dei topografi nella battaglia di Battle Creek, ma non ci sono cifre esatte in quanto gli indiani avevano l’uso di portare via i corpi dei loro morti.
Il gruppo ritornò a Franklin con Violet che si riprese dalla sua ferita. Alcune fonti affermano che vennero trovati altri tre sopravvissuti oltre a Violet, Lane, Henderson e Burton.
Il 16 ottobre i Kickapoo attaccarono la milizia guidata dal generale Rusk, che era in viaggio verso un villaggio indiano sul fiume Trinity in cerca di Córdova. Rusk respinse l’imboscata, ma contarono 11 perdite. Altrettanti erano stati i caduti di parte indiana.
Alla fine, gli attacchi contro i topografi e contro le milizie di Rusk ottennero ben poco per cambiare il destino degli indiani in Texas. Nel 1840 la maggior parte delle bande aveva lasciato il territorio della repubblica. Gli Alabama e i Coushatta ottennero un piccolo appezzamento di terreno nell’est del Texas. Gli unici indiani rimasti nella regione erano i Tigua che erano stanziati vicino a El Paso e i Kickapoo messicani che vivevano nei pressi del Passo dell’Aquila.
I texani alla fine riuscirono a completare le analisi topografiche e stabilirono insediamenti permanenti nella contea di Navarro intorno al 1845.


Il cippo commemorativo

Oggi un cippo commemora il sito del “Battle Creek Burial Ground” a circa un miglio a ovest di Dawson sulla statale 31.

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