Il sanguinario Miguel Narbona

Nello stesso tempo in cui veniva abbandonata Cuquiarachi, una grossa spedizione di guerra composta da Chiricahuas, Mimbrenos e Coyoteros, si unì per un’azione contro il Sonora. L’obiettivo era la piccola città di Chinapa. Gli Apache vi avevano fatto razzie negli ultimi anni, ma questa volta avevano intenzione di distruggerla completamente, secondo la testimonianza di Manuel Bernal, che fu catturato durante la razzia e che riuscì a fuggire poco dopo.
Il 18 febbraio 1848, gli Apache attaccarono di sorpresa Chinapa e la rasero al suolo incendiandola, uccidendo 12 messicani, ferendone 6 e catturando ben 42 prigionieri, uomini, donne e bambini. Miguel Narbona guidò i Tsokanendè e si vantò delle recenti razzie nel vicino stato del Chihuahua. Secondo Bernal, gli Apache erano “tutti furiosi per il massacro di Galeana e avrebbero trovato il modo di vendicarsi”. In un primo tempo, le autorità di Bacoachi si mostrarono perplesse per la testimonianza di Bernal, soprattutto perché gli Apache non facevano normalmente prigionieri tra gli uomini, il cui destino era quello di finire torturati a morte, ma in questo caso le autorità non considerarono che nell’autunno precedente erano stati catturati i familiari del prominente capo Yrigollen, e che quindi gli Apache si proponevano di scambiarli con i prigionieri di Chinapa .
Il 1848 è l’anno in cui venne catturato Cochise e Miguel Narbona risulta essere presente: l’episodio in questione risale al 20 giugno 1848, quando un gruppo di messicani che pascolava bestiame presso Turicachi – una località posta 15 miglia a sud di Fronteras – scoprirono una banda Apache che guidava una grande mandria di cavalli e bestiame. Miguel Narbona e Cochise stavano tornando da una razzia quando i messicani del Sonora rovesciarono la situazione e tesero loro un imboscata, uccidendo 2 Apache e ferendone molti altri. Tre messicani risultarono leggermente feriti.
Il mattino dopo, i Chiricahua con Miguel Narbona e Cochise si presentarono in forze a Fronteras, circondando e catturando 5 civili nella palude vicina al presidio. La sentinella appostata sul tetto della chiesa vide una grande polvere e diede l’allarme. Furono inviati 23 uomini al comando di Eusebio Gil Samaniego: quando i messicani arrivarono sul posto, i Chiricahua non indietreggiarono, assumendo un atteggiamento di sfida. Poco dopo, le due parti s’incontrarono per parlamentare. Miguel Narbona, Cochise e alcuni guerrieri rappresentavano i Chiricahua; Samaniego e un numero uguale di cittadini rappresentavano i messicani.


Apache a cavallo

Gli Apache scambiarono i loro 5 prigionieri, ma non viene riportato quanto Samaniego pagò per riscattarli. Poi, seguì una scaramuccia, incominciata probabilmente dai Chiricahua, desiderosi di vendicare le perdite subite il giorno prima. Ad ogni modo, alla fine di questo scontro, un Apache identificato come Negrito Cucchisle (Cochise) fu in qualche modo catturato e “messo ai ferri e ai ceppi”. Inoltre, un colpo di cannone sparato dl presidio ferì Miguel Narbona, uccise il suo cavallo e mise in fuga gli Apache.

L’indiano catturato era evidentemente Cochise. Fronteras si trovava al limite sud del territorio Chiricahua ed egli la frequentò regolarmente per tutta la vita. Una conferma ulteriore viene dall’identificazione di Miguel Narbona, cui Cochise succedette come capo dei Tsokanendè(Chiricahua). Inoltre, il grande status del prigioniero tra la sua gente venne posto in evidenza dal fatto che che gli Apache lo scambiarono con ben 11 prigionieri messicani. Infine, il preciso riferimento a un “capitancillo”, ossia piccolo capo o sottocapo, posizione di Cochise a quel tempo, oltre all’uso del nome Cucchisle, fanno concludere che quel prigioniero fosse veramente Cochise.

Prima di essere riscattato, egli restò prigioniero per circa sei settimane. Ma, durante quelle sei settimane, e quindi per tutto il mese di luglio del 1848, Miguel Narbona cinse d’assedio Fronteras: gli abitanti non osavano più lavorare nei campi e non uscivano dal forte se non in gruppi numerosi. Alla fine di luglio, Miguel Narbona, con l’obiettivo di prendere prigionieri, strinse ancora la morsa, portando il suo campo a circa un miglio dall’abitato. Non arrivavano più provviste e, ora, nessuno poteva lasciare il forte…perciò, il 7 agosto, gli abitanti erano ridotti a mangiare solo tortillas, l’unico cibo disponibile. Infine,il capitano Calvo y Muro autorizzò una squadra di 23 soldati e civili a lasciare il forte in cerca di provviste. Miguel Narbona lasciò che i messicani arrivassero a Cuchuta, prima di accerchiarli e ucciderli o catturarli tutti, tranne Jesus Escalante, che ferito riuscì miracolosamente a riparare a Fronteras.
Calvo y Muro, poco convinto, mandò una squadra di soccorso a Cuchuta, dove i soldati incontrarono gli Apache. Poi, Josè Yescas, un soldato di cui i Chiricahua si fidavano, parlò con Chino, il quale disse che gli Apache avrebbero consegnato il caporale Serapio Olguin, 4 soldati e 6 civili in cambio di Cochise. Lo scambio avvenne l’11 agosto. E’ degno di menzione che, poco dopo l’assedio posto da Miguel Narbona, il presidio di Fronteras – il più vecchio di tutto il Sonora – venne evacuato e chiuso.
La primavera del 1849 fu un periodo di grande attività per le cosidette bande Chiricahuas: Miguel Narbona e Mangas Coloradas erano i capi più influenti della regione e, in questo periodo, Cochise accrebbe la sua reputazione di capo emergente. Nel marzo del 1849, Miguel Narbona guidò una spedizione di guerra contro la cittadina mineraria di Banamichi. Il 9 marzo, poco prima della siesta di mezzogiorno, circa 100 guerrieri attaccarono il rancho Feliz: gli uomini erano sparpagliati e intenti alle loro occupazioni quando gli Apache attaccarono il rancho, che era abitato “da famiglie oneste di lavoratori”. In pochi minuti, secondo le parole di un testimone, “tutti gli occupanti del rancho furono uccisi, catturati o feriti”. Fù una replica di Chinapa. Gli Apache uccisero 7 uomini e 2 donne e ferirono altri 5 uomini. I restanti 4 uomini e 10 donne furono catturati, assieme a molti bambini, tra cui Marijenia Figueira, che fu liberata dalle truppe americane 15 anni più tardi. I Chiricahuas incendiarono il rancho e gli edifici circostanti.

Il giudice di Banamichi ammise impotente che “c’erano state delle perdite perché i selvaggi avevano bruciato le case”. Non potè tuttavia mandare dei rinforzi perché molti dei suoi uomini erano scappati verso i campi dell’oro in California, e quelli che restavano erano terrorizzati al pensiero d’incontrare gli Apache. Il giudice inviò quindi una convulsa richiesta d’aiuto al prefetto di Ures, il quale mandò sul posto un reparto della Guardia Nazionale comandata da Rafael Buelna. Ma quando Buelna sopraggiunse, i Chiricahua avevano già radunato i loro prigionieri e s’erano diretti a nord lungo il Rio Sonora, uccidendo altre 2 persone e catturandone altre 2 a Motopori. Più tardi, quello stesso giorno, la spedizione di guerra passò nei pressi di Sinoquipe, dove le autorità locali – stando a quanto riferiscono i rapporti ufficiali e il giornale El Sonorense – “non disponevano di uomini armati, di provviste e del coraggio necessario per inseguire los Apaches barbaros”.
Miguel Narbona non aveva ancora finito, e molte sono ancora le imprese attribuitegli. Tuttavia, secondo Sweeney, i 10 anni di prigionia subiti in giovane età l’avevano colmato d’un odio irriducibile per i messicani. Egli si dimostrò il più bellicoso e il più crudele guerriero d’un popolo già noto per la sua crudeltà verso i nemici. Miguel Narbona uccideva per soddisfare la sua sete in apparenza insaziabile di sangue messicano e, forse, credeva davvero che i Chiricahua potessero scacciare i messicani da tutto il nord del Sonora. Questo suo pensiero divenne un ossessione mentre le vittorie si accumulavano: Cuquiarachi nel dicembre 1847, Chinapa nel febbraio, Fronteras nell’agosto e Tubac nel dicembre del 1848. Nei circa 16 anni che vanno dal 1840, fino alla sua misteriosa scomparsa nel 1856, Miguel Narbona fu, senza alcuna ombra di dubbio, il più temuto capo di guerra dei Chiricahua-Tsokanendè.

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