Zebina Nathaniel Streeter, l’Apache bianco

A cura di Paolo Brizzi
Zebina Nathaniel Streeter, l’Apache bianco
Streeter è un personaggio misconosciuto, misterioso e anche per questo, intrigante. Fu un avventuriero che nella vita ricoprì i ruoli di marinaio, soldato, scout, eroe in Messico ma, soprattutto, visse con gli Apache di Juh e Geronimo e partecipò alle loro razzie.
Nato a Genoa, New York, nel 1838, da William A. Streeter e da sua cugina Hannah C. Day, Zebina cominciò da bambino la sua vita errabonda, fuggendo da scuola a 8 anni, per tornare a casa dopo 6 lunghissimi mesi.
A 11 anni si imbarcò, viaggiando per i mari come marinaio; una volta a Panama tentò di abbandonare la nave, ma fu inseguito coi segugi, fu ferito da uno sparo e ricatturato.
Nel 1857, lasciati i mari per sempre, Streeter partecipò alla spedizione in Utah guidata da Albert Sidney Johnstone, futuro eroe della guerra civile, come impiegato del Quartiermastro. Raggiunse poi suo padre in California, dove quest’ultimo si era risposato e si arruolò durante gli anni della guerra di secessione nel 1° battaglione native cavalry. Nell’esercito ebbe problemi di ubriachezza e indisciplina e fu più volte promosso a sergente e poi degradato a soldato semplice. Finita la guerra, Zebina si congedò , nel Dic. 1865.
Zebina Streeter era alto circa 1 metro e 66 centimetri, aveva carnato chiaro, occhi grigi e capelli biondo-rame.
Durante gli anni della guerra in Messico, di poco successivi alla fine della guerra di secessione, Streeter si arruolò nelle fila messicane di Benito Juarez, combattendo Le forze di Massimiliano, inviato in Messico da Napoleone III.
Benito Juarez
Si dice salì fino al grado di colonnello. Negli anni successivi, Zebina lavorò a Fort Craig, New Mexico , come scout e interprete in Spagnolo e Apache; conobbe Tom Jeffords e Apaches importanti come Victorio , Juh e Geronimo. Streeter fu impiegato dall’esercito in diverse missioni, come quella, nel 1872, per convincere i Mimbres a trasferirsi dalla riserva di Canada Alamosa a quella di Tularosa. Nell’estate Streeter lavorò per il Gen. Howard, come mulattiere e interprete , e partecipò al suo famoso viaggio fino ai monti Dragoon, in Arizona, per parlare di pace con il grande capo Cochise (e di cui parla l’aiutante di Howard, ten. Sladen, nelle sue memorie, recentemente ripubblicate e commentate da Edwin Sweeney ). Dopo aver brevemente servito come vice dello sceriffo della contea di Grant, ritroviamo Zebina a San Carlos come impiegato; qui ebbe problemi con le autorità per essersi più volte schierato dalla parte degli indiani. Così decise di andare a vivere con la banda Nednai di Juh, a cui si era unito il Bedonkohe Geronimo. Il governatore Safford lo dichiarò fuorilegge e fu messa una taglia sulla sua testa. I Nednai, una volta chiusa la riserva Chiricahua nel 1876, vissero alcuni anni in Messico, forse grazie anche all’egida di Streeter, che conosceva il governatore del Sonora, Mariscal.


Un bianco vestito da guerriero tra gli Apache

Con i Nednai Streeter visse per alcuni anni , almeno fino al 1883, anno della morte di Juh; condividendo gli usi e i costumi degli Apaches, Streeter non esitò a partecipare alle spedizioni di guerra e alle razzie degli indiani, condotte contro uomini della sua stessa razza. Si ritiene, quindi, che possa aver partecipato allo spettacolare rapimento di Loco e della sua numerosa banda, avvenuto a San Carlos nell’Aprile 1882, fatto considerato da Thrapp come uno degli avvenimenti più rimarchevoli della storia Apache. Una volta, a Hermosillo, fu ferito in uno scontro coi Messicani, ma poi rilasciato.
Probabilmente Streeter sposò una figlia di Geronimo: nella loro fitta corrispondenza Eve Ball, che studiò gli Apaches per anni, intervistando molti anziani alla riserva Mescalero, informò Dan L. Thrapp che Charlie Smith le aveva accennato : “Una volta mio padre cercò di riportare dal Messico un uomo bianco, io non conosco il suo nome , ma si diceva avesse sposato una figlia di Geronimo”. Anche Kaywaykla e Kanseah ricordavano che la figlia di Geronimo aveva sposato un “olandese”, descrivendolo come un uomo basso, con capelli rossastri, che portava lunghi”. Era un buon guerriero e tutti gli indiani lo rispettavano” riferirono i due a Eve Ball.
Al centro, Juh (forse)
Così questa potè riferire a Thrapp che probabilmente si trattava proprio di quello Streeter di cui il grande storico si stava occupando (Thrapp preparò un manoscritto su Zebina Streeter che non fu mai pubblicato, ma inserito nella sua raccolta di biografie della frontiera americana).
La figlia di Geronimo in questione era probabilmente Dohn-say, più tardi chiamata Lulù. Nel 1886 Zebina Streeter , attraversata ancora una volta la frontiera tra le due razze, servì sotto Leonard Wood nell’inseguimento agli ultimi ribelli di Geronimo. Aveva 48 anni, ma Wood lo chiamava “old man Streeter”. Dopo la fine delle guerre Apache si stabilì in Sonora; quì morì nel giugno 1889, quando un uomo lo uccise dopo che Streeter, ubriaco, gli aveva infastidito la sorella. Fu lì sepolto, dove oggi sorge una piazza.

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