Il sanguinario Miguel Narbona

A cura di Josephine Basile

Un guerriero ChiricahuaBenito, un guerriero Chiricahua
Secondo Edwin Sweeney, poco si sà dei primi anni di vita di Miguel Narbona, e in realtà, gli informatori Chiricahua di Eve Ball (tra questi Betzinez e Daklugie) non sapevano nulla di lui. Inoltre, la frammentaria storia orale tramandata presso gli Apache non lo menziona e le ragioni sembrano duplici: in primo luogo Miguel Narbona scomparve verso il 1856, prima dell’occupazione Anglo-Americana dell’Arizona del sud… Perciò egli era praticamente uno sconosciuto per gli Americani; in secondo luogo vi era il fatto che i vari tabù Apache a proposito della morte proibivano di pronunciare il nome dei defunti.
Quindi, a parte ciò che si trova nei meandri degli archivi messicani, se non fosse stato per Merejildo Grijalva – un prigioniero messicano catturato da Miguel Narbona e vissuto con lui – ne avremmo saputo ancora meno di questo potente e sanguinario capo di guerra Chiricahua-Tsokanendè.
Secondo Merejildo, Miguel Narbona nacque nei primissimi anni del 1800; Nel 1812, quando era poco più che un bambino, fù catturato dai soldati del Sonora comandati dal capitano Antonio Narbona, da cui Miguel prese nome.

Un Apache a cavallo
Egli rimase con la famiglia messicana dei Narbona per circa 10 anni, venne educato e battezzato…. ma all’età di circa 18 anni riuscì a fuggire e a raggiungere la sua gente. A quel tempo, per qualche ragione inesplicabile, aveva sviluppato un aspro e tenace odio per i messicani. Secondo Merejildo “la sua audacia e il suo coraggio gli guadagnarono un alta posizione nella sua banda”. Il suo insaziabile desiderio di sangue messicano era in apparenza il risultato dei 10 anni di prigionia e degli atti di tradimento dei messicani contro il suo popolo. Miguel fù uno dei nantan che – dopo il famigerato massacro di Kirker a Galeana nel 1846, dove vennero uccisi 130 Chiricahua – non prese mai parte ai colloqui di pace. Anche se, nella pace stipulata nel 1836, risulta probabile che Miguel, con un ruolo minore, abbia partecipato come interprete durante le discussioni. Tuttavia, nei successivi anni del 1840 e nei primi del 1850 Yrigollen era il più importante leader politico dei Chiricahua-Tsokanendè, ma l’indiscusso nantan di guerra era Miguel Narbona, la cui personalità bellicosa e irriducibile dominava i guerrieri Chiricahua.
Miguel fù un contemporaneo del famoso Mangas Coloradas e suo fedele alleato, mentre il giovane Cochise – quì ancora un capitancillo – era il suo secondo in comando. Dagli archivi messicani e dai giornali dell’epoca, si apprende che ai primi di marzo del 1847, una grossa spedizione di guerra Tsokanendè e Ndèndai con a capo Miguel Narbona, Yrigollen, Teboca, Esquinaline e Lucero, sorprese 20 messicani a circa 4 miglia a sud-ovest di Fronteras. In questo attacco gli Apache uccisero 14 uomini e ne catturarono vivi 2, tra cui il caporale Juan Chacon.


Due guerrieri Apache Chiricahua

Da Fronteras e Cuchiarachi vennero inviati dei rinforzi con a capo Pasqual Narbona (un esperto indian-fighter), coincidenza vuole proprio il figlio di Antonio Narbona, lo stesso capitano che molti anni prima catturò Miguel da piccolo. Seguì un interessante incontro tra Pasqual Narbona e uno sconosciuto Apache che gli disse che i Chiricahuas avrebbero attaccato Fronteras. Poi, momentaneamente, gli Apache proseguirono verso l’interno compiendo altri saccheggi.
Ritornando a nord, incontrarono nei pressi di Bacoachi 11 persone, 5 uomini e 6 ragazzi, a cui tesero un agguato uccidendoli quasi tutti. Ai primi di aprile i Tsokanendè si ripresentarono a Fronteras… il 5 aprile alcuni di loro guidati da Yrigollen apparvero improvvisamente dalle colline ad est del presidio alzando bandiera bianca. Deciderio Escalante, Pasqual Narbona e il capitano Calvo y Muro uscirono prudentemente a parlamentare con Yrigollen, il quale disse che i capi Chiricahua volevano la pace. Alla luce delle più recenti imprese indiane, Escalante si stupì per questa ultima presa di posizione, ma comunicò comunque le richieste al governatore Gandara, il quale diede ordine all’esperto Elias Gonzales di avviare le trattative. Gonzales arrivò a Fronteras alla fine di aprile.

CochiseUn ritratto di Cochise
Dopo alcuni incontri, capì perché gli Apache avevano chiesto la pace: dai contatti con i bianchi i Chiricahua avevano contratto il morbillo. Elias Gonzales non avrebbe avuto scrupoli a uccidere gli indiani (come provano gli 80 uomini donne e bambini uccisi a Janos e Corralitos nell’agosto del 1844), ma, secondo le sue parole “considerando le presenti difficoltà e le circostanze in cui noi stessi ci troviamo, mi sembra prudente concederla.” Come tutti i messicani, egli temeva moltissimo l’idea di una eventuale alleanza tra Angloamericani e Apache.
Ma la tregua fu di breve durata, poiché nel mese di maggio, alcuni di loro, evidentemente tornati in buona salute, attaccarono Fronteras e poi Cuchiarachi, dove ferirono gravemente una persona e catturarono un ragazzo. Poi svanirono tra le montagne Chiricahua per tutta l’estate del 1847, al sicuro dal Sonora, che in questo periodo era assai più impegnato a far fronte alla minaccia americana.
In realtà sembra che anche per il resto del 1847, i Chiricahua non abbiano causato molti danni… quindi è probabile che stessero recuperando le forze dopo l’epidemia di morbillo ed evitando il Sonora, dove si stavano concentrando le truppe per contrastare l’invasione americana.
Nel settembre del 1847, Pasqual Narbona partì da Fronteras alla testa di 120 uomini di cavalleria e fanteria. Sei giorni più tardi, il 13 settembre, i suoi soldati si accamparono a Passo Apache e il giorno dopo scoprirono e saccheggiarono una rancheria abbandonata. Il giorno seguente gli scout scoprirono un’altra rancheria e 4 capi di bestiame macellati di recente, segno che i Chiricahua dovevano trovarsi nei pressi. I sospetti risultarono confermati quando i soldati scoprirono una donna nascosta tra le rocce ma, frustrati per essersi lasciati sfuggire gli Apache, i messicani la uccisero freddamente: date le azioni spietate commesse dai Tsokenendè nella primavera precedente, fù una decisione che Pasqual Narbona giustificò….anche se, alla fine, ne avrebbe pagato lui stesso il prezzo. Più tardi, quello stesso giorno, alcuni capi Tsokanendè (il nome Apache dei Chiricahua veri e propri), tra cui Miguel Narbona, gridarono dalle montagne al capitano Narbona che volevano la pace e che avrebbero incontrato i messicani quella sera a San Jacinto Springs. Ma i Tsokanendè non mantennero la promessa, e la spedizione messicana ritornò a Cuquiarachi il 22 settembre. Pur riconoscendo che i risultati della sua perlustrazione erano stati insoddisfacenti, Narbona lodò i soldati per il loro buon comportamento. L’inutile uccisione della donna Apache, tuttavia, fù un errore che avrebbe potuto essere evitato.
Notsey, un guerriero ApacheTaza, il figlio di Cochise
Poco dopo, un’altra spedizione da Moctezuma catturò alcuni membri della famiglia di Yrigollen……e queste due azioni fornirono ulteriore incentivo alla rappresaglia Apache. Nel dicembre del 1847, i Tsokanendè, con a capo Miguel Narbona, compirono la loro vendetta; il loro obiettivo era di distruggere Cuquiarachi e vendicarsi anche del loro tenace nemico: Pasqual Narbona.
Per vari giorni i Chiricahua attaccarono ripetutamente il villaggio, minacciando la vita stessa di Narbona. Infine, il 23 dicembre, irruppero nell’abitato e sopraffecero gli abitanti. Pasqual Narbona cercò di fuggire, ma fù spietatamente ucciso sotto il portico della sua casa: ulteriori dettagli della sua morte sono ignoti ma – considerato l’odio degli Apache nei confronti di questo loro tenace nemico – si può ben supporre che la sua fine fu orribile. Finito l’attacco, sette uomini e sei donne risultarono uccisi e sei bambini catturati. Tutto il Sonora prese il lutto per la morte di Narbona, ma i sopravissuti cittadini di Cuquiarachi ne furono particolarmente devastati. Abbattuti e sfiduciati, raccolsero le loro poche cose e abbandonarono il villaggio agli Apache e ai serpenti….così come riferirono i giornali e i rapporti ufficiali dell’epoca.

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