Big Dry Wash, 17 Luglio 1882
A cura di Paolo Brizzi
Un guerriero Apache
Il 17 Luglio 1882 circa duecento soldati al comando del Capitano Chaffee e del Maggiore Evans affrontarono con successo una banda di cinquantaquattro guerrieri Apache al comando del capo Natiotish in una foresta di pini situata sul lato nord dell’East Clear canyon, a circa 65 miglia a sud di Winslow, Arizona centro-settentrionale. Fu l’ultima significativa battaglia combattuta contro gli Apaches in Arizona e, sebbene oscurata dalla grande spedizione del Generale Crook in Messico dell’anno successivo, essa fu un punto di svolta nella lotta agli Apaches ribelli ed un momento importante per i rapporti tra l’uomo bianco e quello rosso nel Sud-ovest.
Le radici dell’evento affondano nell’uccisione dello sciamano Nockaydetklinne, avvenuta nell’Agosto 1881 sul Cibicue creek, con la susseguente invasione della riserva di San Carlos da parte dei militari, la fuga dei Chiricahuas sotto Juh e Geronimo, l’inquietudine tra gli indiani per il destino di 65 di loro imprigionati (tra cui 5 scout dell’esercito) e le voci di una possibile rimozione degli Apaches dall’Arizona.
La mappa degli eventi
Quando, nell’Aprile 1882, un gruppo di razziatori Chiricahuas provenienti dal Messico invase San Carlos, un oscuro White Mountain ribelle, Natiotish, si incontrò col capo Juh sull’Eagle creek, acconsentendo a porre degli osservatori in punti strategici così da avvertire gli ostili prontamente in caso di pericolo imminente. Gli invasori attaccarono il ranch di George Stevens, ammazzando circa 12 persone, uccisero Albert D. Sterling, capo della polizia indiana, e Connell, un commerciante.
Quindi Loco e i suoi si unirono agli ostili e fuggirono con loro in Messico realizzando così quella che Dan L. Thrapp ha definito la più grande impresa di Juh.
Nel Giugno 1882 Natiotish e i suoi (tra cui molti reduci del Cibicue) tentarono di innescare una rivolta generale a San Carlos
diffondendo false voci che i bianchi stavano per disarmare ed uccidere gli indiani della riserva. Non riuscendo nell’intento, il 6 Luglio uccisero J.C. “Cibicue Charley” Colvig e tre poliziotti indiani durante la distribuzione di crediti per le provviste.
Una casa razziata
Un indiano fedele ai bianchi riuscì a riportare a Globe due carri e ad avvisare delle uccisioni gli abitanti della città, scatenando però un allarme eccessivo. Natiotish, nel frattempo, fece tagliare diverse decine di metri di linea telegrafica, impedendo temporaneamente le comunicazioni tra Tucson e Globe.
Il 10 Luglio gli Apaches arrivarono al ranch Middleton, dove nel frattempo era giunto un gruppo di volontari da Globe, i “Globe rangers” al comando dello sceriffo Lawther e del Capitano Lacy: un certo Grimes, insieme a Henry e Eugene Middleton, decise di andare ad avvertire i residenti di Pleasant valley dell’imminente pericolo. Nel frattempo Natiotish attaccò il ranch. I rangers uscirono a fronteggiare gli indiani, appostandosi su una collinetta, ma furono sloggiati e costretti a rifugiarsi verso la casa. Gli Apaches poi evitarono la cittadina di Globe ma attaccarono il campo minerario di McMillenville; preavvisati, i residenti nascosero donne e bambini nella miniera e “12 uomini, un cinese e 3 ragazzi” si appostarono per aspettare gli assalitori. Dopo un’ora di sparatoria, un certo Ross fu ferito a un braccio, ma gli indiani si allontanarono. Il “Silver Belt” di Globe scrisse: “alle 8 del mattino gli indiani attaccarono il campo di Edward Gleason, a Canyon creek, uccidendo lui e un mandriano”. I rinnegati poi bruciarono la casa di Al Rose, fortunatamente assente e poi in Pleasant valley assalirono il ranch “Bar X” dei fratelli Sigsbee, uccidendo uno di loro e un certo Houdon, un ospite venuto a trattare per una concessione. Indi i razziatori, diretti verso ovest, bruciarono due capanne di tronchi nella proprietà Christopher e si accamparono a est del fiume East Verde.
Il mattino dopo Natiotish attaccò il ranch di John Meadows. Questi, sentendo il cane abbaiare, pensò alla presenza di un orso e, preso il fucile, uscì a controllare. I suoi familiari sentirono uno sparo improvviso e poi lo videro correre, lamentandosi dal dolore, verso la casa; anche i figli Henry e John jr. furono gravemente colpiti, ma riuscirono a rientrare in casa. Poi gli Apaches se ne andarono. Al ranch Tewksbury e al ranch Stinson i ribelli si limitarono a rubare cavalli; finora il raid di Natiotish e dei suoi guerrieri aveva causato la morte di otto persone e il furto di più di cento cavalli e bestiame.
Bailysh (Chiquito)
Il Generale Willcox, comandante del Dipartimento dell’Arizona, ordinò la discesa in campo di ben cinque contingenti di truppe, provenienti da postazioni diverse, in tutto circa 350 soldati, più 150 muli someggiati e loro conducenti, più due compagnie di scout Apache, ma a Washington già si progettava la sua sostituzione e il ritorno nel Territorio del Generale Crook. Da Fort McDowell partiva il Capitano Adna R. Chaffee alla testa dello sq. I del 6° Cavalleria, con 8 scout Tonto, Al Sieber e Mickey Free, nonchè il Tenente Morgan e 26 scout White Mountain; da Fort Apache partirono 5 sq. del 3° Cavalleria al comando del Maggiore Andrew W. Evans; da Fort Whipple si mosse il Maggiore Julius Mason con lo sq. K del 3° e da Fort Thomas il Capitano George Drew, con 4 sq. del 3°. Infine da Fort Grant uscirono due sq. per pattugliare la riserva di San Carlos e impedire il ritorno degli ostili. Dopo aver lasciato Fort Apache Evans raggiunse il Cibicue creek e poi la pista del fiume Verde, quindi la riva nord del Salt river e infine la foce del Canyon creek; nello stesso tempo Chaffee muoveva fino a Wild Rye, con l’ordine di individuare la pista degli ostili e poi muovere col comando di Mason verso McMillenville.
Il 13 Luglio Evans si unì al Capitano Drew e alla colonna di Fort Thomas sul Salt river; il giorno seguente la truppa si spinse su terreno difficile lungo lo spartiacque tra Canyon e Cherry creek, accampandosi la sera vicino al ranch Middleton. Nel frattempo il ferito Bob Sigsbee entrava nel campo del Capitano Chaffee a Wild Rye e riferiva l’attacco dei rinnegati al suo ranch. Sieber e gli scout si recarono al ranch, dove seppellirono i morti mutilati dagli indiani. Chaffee quindi individuò la pista degli indiani sopra Payson sull’East Verde. Il 16 Evans fu avvertito da un corriere che il collega Chaffee era di poco davanti a lui. Da questo momento le colonne stavano convergendo verso la parte superiore del Tonto Basin, da varie direzioni. Quella sera Evans si riunì con Chaffee; Al Sieber espresse l’opinione che gli ostili fossero vicini e decisi a combattere presso General Springs, dove pensavano di poter affrontare anche un numero superiore di soldati.
Tenente Thomas Cruse
Quella sera però del dissenso affiorò tra gli scout indiani, al campo di Evans; non inclini ad affrontare i loro simili tentarono di far credere ai soldati che Natiotish fosse ben lontano da loro. Morgan e i propri scout lasciarono il campo di Evans per raggiungere quello di Chaffee la mattina del 17.
Lungo il cammino Chaffee e i suoi uomini incontrarono tre siti di accampamento degli indiani e a General Springs i resti di ” un barbecue di carne di mulo e cavallo “, con le ceneri ancora fumanti. Gli scout ripeterono la loro opinione che Natiotish fosse ancora lontano, ma Sieber, con i suoi modi bruschi, li spinse a continuare loro malgrado. Procedendo lungo il rim le truppe arrivarono a circa 600 metri da un canyon con pareti di altezza compresa tra i 60 e i 300 metri, dove Sieber e gli scout scoprirono che gli ostili avevano predisposto un’imboscata. A questo punto Natiotish, raccontò Britton Davis, fece un errore fatale, valutando la presenza delle sole truppe di Chaffee, ma ignorando che i soldati erano seguiti dappresso da altri tre squadroni e che anche gli scout Apache erano presenti. Il canyon dove i rinnegati attendevano era collocato sul corso superiore dell’ East Clear creek, un corso d’acqua che nasce dal Mogollon Rim e che si scarica nel Little Colorado; Chaffee probabilmente consultò una mappa dove il torrente era chiamato Big Dry Fork del Little Colorado e uno storico lo scambiò per il Chevelon Fork, che scorre più ad est. Non è chiaro comunque da dove derivi ” Big Dry Wash” il nome con cui la battaglia è oggi conosciuta.
Raggiunta la posizione tenuta da Natiotish, il Capitano Chaffee avanzò e lasciò sulla pista una nota per il Maggiore Evans. Una volta trovata questa, Evans fece avanzare i propri uomini verso Chaffee e fece telegrafare al Gen. Willcox che Chaffee parlava di circa 42 ostili con un centinaio di bestie e che aveva lasciato General Springs quella mattina. Seguendo lo sq. I del Tenente Converse, Evans raggiunse Chaffee col resto delle truppe (sq. E e K, 6° Cavalleria, sq. D, 3° Cavalleria, e gli scout indiani del Tenente Dodd). Evans sorprese Chaffee quando gli lasciò il comando dell’azione imminente.
Un guerriero in agguato
Chaffee decise di nascondere gli uomini ed inviare Sieber, gli scout e un contingente di truppe verso est, per aggirare da quel lato la posizione degli indiani; contemporaneamente lo sq. K muoveva sulla sinistra, per affiancare gli ostili da quella parte. Chaffee ordinò agli scout White Mountain, al comando del Tenente Morgan, di procedere anch’essi sulla destra. Prima che Chaffee riuscisse a completare lo schieramento dei soldati, uno di questi, ansioso, sparò ed avvertì gli ostili della presenza dei militari. Ne scaturì una sparatoria durante la quale il Tenente Converse fu ferito ad un occhio da una scheggia di pallottola che lo colpì di rimbalzo. Nel frattempo Sieber completava l’avanzata da est e i suoi scout riuscirono a raggiungere la mandria di cavalli degli indiani. Gli scout colsero la guardia di sorpresa e portarono via i ponies. Poi Cruse, West, Morgan e Sieber sorpresero gli ostili da destra e da dietro riversando su di loro un fuoco infernale; dall’altra parte Abbott e lo sq. K costringevano i rinnegati a rientrare nei propri ranghi. Confusi, gli uomini di Natiotish mossero indietro verso la mandria dei propri cavalli per trovare però il fuoco del Tenente Cruse e degli altri. Molti indiani caddero, altri cercarono di ripararsi dietro i pini. Tom Horn, presente in retrovia, descrisse (forse per sentito dire) il comportamento del Capitano Adna Chaffee, che sempre incitò i propri uomini, imprecando come sua abitudine.
Uno scout Apache, il soldato Pete, scorse suo padre e due suoi fratelli tra i guerrieri di Natiotish ma, quando cercò di raggiungerli, Al Sieber gli sparò sul retro della testa e lo uccise. Il Tenente Morgan fu ferito al torace ma la pallottola, fortunatamente, rimase alloggiata nella parete e non provocò gravi conseguenze. Il Sergente Daniel Conn fu pure ferito; Conn era stato addetto alle razioni a Fort Apache e gli indiani lo chiamavano ” Coche Sergeant” cioè ” Sergente porco “. Nel combattimento gli uomini di Natiotish lo riconobbero e dopo averlo provocato un guerriero lo colpì alla gola. La pallottola attraversò il collo del Sergente, scansando vasi e vertebre ed uscì da dietro. Conn si salvò. Cruse scrisse che Al Sieber uccise tre ostili in rapida successione, col proprio fucile. Mentre le prime ombre della sera scendevano sulla foresta di pini, il Tenente Cruse capì che gli Apaches avrebbero potuto fuggire nell’oscurità, a meno che non si fosse tentato di assalire il campo degli ostili.
Al Sieber
Durante l’avanzata dei soldati, protetti dal fuoco degli uomini di Sieber e Kramer, un Apache mirò al Tenente Cruse, ma colpì il giovane soldato Joseph McLernon, che si trovava a sinistra di Cruse, abbattendolo. Mentre i soldati di Kramer assalivano il campo di Natiotish, Cruse si prese cura del giovane che, colpito ai polmoni, morì dopo un’ora. Il Tenente Cruse, per il suo comportamento, meritò la consegna della medaglia d’onore, come il Tenente Frank West, Morgan e il Sergente Taylor. Poi improvvisamente il campo di battaglia fu interessato da un nubifragio, con pioggia e grandine (” la più forte grandinata che abbia mai visto”, ricordava Tom Horn), che durò venti minuti e che segnò la fine della battaglia, alle sei circa del pomeriggio del 17 Luglio. I superstiti della banda di Natiotish fuggirono, mentre i soldati si accamparono ad ovest del campo di battaglia.
Il giorno dopo, pattuglie di soldati perlustrarono il terreno dello scontro, contando i morti e cercando equipaggiamento indiano. Sebbene non si sappia per certo quanti indiani morirono (le stime variano da sei a ventidue), Evans nel suo rapporto parlò di quattordici ostili uccisi; inoltre i soldati catturarono circa 80 cavalli indiani, utensili, coperte, 500 cartucce metalliche e polvere da sparo.
Le perdite dell’esercito comprendevano i Tenenti Converse e Morgan, il Sergente Maggiore Charles Taylor, il Sergente Conn, i soldati Witt, Timothy e James Foley, tutti feriti; lo scout Pete e il soldato McLernon furono uccisi.
L’esercito distrusse la banda di Natiotish, che non potè ricostituirsi e quella di Big Dry Wash, come il soldato e storico Will C. Barnes definì, fu l’ultima resistenza degli Apaches in Arizona.