Charles B. Gatewood, l’eroe dimenticato dell’Arizona

A cura di Omar Vicari

Charles B. Gatewood e gli scout Apache
Dal supplemento a Diana Armi n° 5 del maggio 1979 leggo un altro interessante articolo a firma di H. Chatfield su un personaggio che ha avuto una parte di primo piano sulla cattura di Geronimo. Circa centoventisette anni fa, in una calda mattina d’agosto, un giovane ufficiale degli Stati Uniti, accompagnato solo da due indiani della tribù Apache e da Tom Horn, capo degli esploratori, s’inoltrò a cavallo nell’ostile territorio degli Apaches con uno scopo ben preciso: convincere Geronimo e la sua banda ad arrendersi al gen. Nelson Miles.
Il giorno seguente, Geronimo con i suoi pochi seguaci iniziò il viaggio verso il luogo prestabilito per incontrarsi con Miles. Finalmente anche in Arizona la pace era ristabilita e la popolazione non sarebbe più vissuta sotto la minaccia costante della banda di Geronimo.
Ma il giovane ufficiale, che ebbe una parte così importante nelle vicende degli ultimi giorni di libertà dell’indiano più famoso d’America, fu presto dimenticato da tutti.
Molti sono gli storici che lo hanno completamente ignorato nelle pagine dei loro libri e oggi sono pochi, anche nello stato dell’Arizona, coloro che sanno chi sia stato il tenente Charles Bare Gatewood.
Nato in Virginia, frequentò l’Accademia Militare di Norfolk dove il 15 giugno 1877 fu promosso sottotenente e inviato al sesto Cavalleggeri. Fin dall’inizio della sua carriera prese parte alle campagne contro gli Apaches. Il sesto Cavalleggeri era, infatti, uno dei distaccamenti più importanti preposti alla cattura degli uomini di Victorio. Dopo la morte del capo indiano, l’apporto del sesto Cavalleggeri fu decisivo per ristabilire temporaneamente la pace negli stati del sud-ovest.
La maggior parte degli Apaches, erano fuggiti dalle riserve loro assegnate. Tra questi c’erano Loco, Chato, Nachite e Geronimo. Dopo tre mesi di calma, il deserto era nuovamente teatro di combattimenti. Il generale George Crook, che fin dal 1874 aveva combattuto i Sioux nelle regioni del Nord, tornò in Arizona e il 4 settembre 1882 prese il comando delle truppe di quel territorio.
Sebbene fosse stato lontano per diversi anni, Crook godeva ancora della fiducia degli Apaches.
Usando con abilità la sua diplomazia riuscì a riportare, una dopo l’altra, tutte le bande nelle riserve.
Solo Geronimo, destinato a diventare il più famoso leader degli Apaches, rifiutò di assoggettarsi alla legge dei bianchi verso i quali mantenne un odio costante per tutta la vita.


Il gen. Crook assieme a due Apache

Crook si rese subito conto che i suoi uomini non sarebbero stati capaci di catturare gli Apaches e si dispose a riorganizzare il sistema di combattimento. Due battaglioni, formati quasi unicamente da guide indiane, furono destinati a scoprire le tracce degli Apaches. Al tenente Gatewood fu affidato il comando di uno di questi distaccamenti.
Dopo varie scaramucce e la perdita del capitano Emmett Crawford, le truppe del generale Crook riuscirono finalmente a costringere Geronimo alla resa.


Geronimo con alcuni guerrieri Apache

Prima però che il capo Apache e la sua banda potesse essere riportato nella riserva, un mercante di liquori riuscì a introdursi nel campo indiano e vendé loro una gran quantità di whisky. Gli indiani, temendo le conseguenze per aver comprato il liquore, fuggirono verso le pendici della Sierra Madre. La fuga di Geronimo suscitò una tempesta di critiche in tutta l’Arizona, critiche che costrinsero il generale Crook a chiedere le dimissioni con una lettera indirizzata al generale Phil Sheridan a Washington.
Il 2 aprile 1886, il generale Nelson Miles fu incaricato di prendere il posto di Crook. Il generale Miles era a quel tempo il più famoso e fortunato uomo d’armi dell’intero esercito degli Stati Uniti.


Il generale Nelson Miles

Aveva combattuto contro i Kiowa, i Comanches, i Sioux e i Nez Perces riportando sempre la vittoria e adesso era improvvisamente mandato a occuparsi degli Apaches.
L’ordine che gli affidava il comando delle truppe dell’Arizona fu per lui una sorpresa che non lo rese per niente contento. Tra lui e Crook esisteva una lunga amicizia e un profondo rispetto reciproco. Miles ne conosceva le qualità, ma da buon soldato dovette obbedire agli ordini.
Al suo arrivo in Arizona egli introdusse un nuovo efficace sistema di comunicazione: l’eliostato, in sostanza uno specchio montato su un treppiede che può riflettere segnali in alfabeto Morse sino a una distanza di cinquanta miglia. Allo scopo furono costruite ventisette stazioni sulle cime di altrettante montagne distanti tra loro dalle venti alle trenta miglia. Tali marchingegni risultarono di fondamentale importanza durante la campagna contro gli Apaches.
I soldati al comando di Miles erano cinquemila, duemila in più di quelli di Crook. Egli suddivise queste truppe in venticinque distaccamenti e le inviò a rastrellare l’intero deserto.
I soldati americani e le guide Apaches seguirono senza posa le tracce dei fuggitivi mentre l’eliostato li teneva informati sui loro ultimi spostamenti. Geronimo non ebbe un momento di pace. Era costretto a spostarsi di continuo perché i soldati, grazie all’eliostato, sapevano dove egli si tovasse.
Individuata la zona dove Geronimo si spostava, Miles decise di mandare un Chiricahua di nome Ka-e-ta con un messaggio per il capo indiano. Questi aveva disertato la sua banda ed era tornato a vivere nella riserva. Con lui fu mandato Martine, un sotto capo Apache. Infine Miles scelse il tenente Charles Gatewood per acompagnare i due indiani nella missione. La ragione che determinò la scelta di Miles stava nel fatto che Gatewood si era sempre dimostrato uno dei migliori uficiali ed era rispettato da tutti gli Apaches.
La missione era pericolosissima. Gatewood sapeva che sarebbe andato a mettere la sua vita nelle mani di un uomo il cui umore e le cui decisioni mutavano improvvisamente, ma appena ricevuto l’ordine, si preparò subito a partire. Accompagnato da Tom Horn, a quel tempo capo guida degli scout, e dai due indiani, Gatewood iniziò la pericolosa marcia verso la zona in cui doveva trovarsi Geronimo.
Il 23 agosto, dopo tre giorni di viaggio in mezzo al deserto, i due Apaches che si trovavano in avanscoperta, scoprirono l’accampamento di Geronimo sulle rive del fiume Bavispe in Messico.


Tom Horn

I due indiani si avvicinarono all’accampamento, furono fatti entrare e subito ammessi alla presenza di Geronimo, al quale riferirono il messaggio di Gatewood. Dopo varie consultazioni con i suoi uomini, Geronimo decise di trattenere Ka-e-ta come ostaggio, mentre Martine sarebbe tornato da Gatewood per riferirgli che Geronimo acconsentiva a parlargli purché fosse venuto da solo.
Il tenente, seguendo le istruzioni del capo Apache, si avviò verso la zona concordata, accompagnato da Tom Horn e l’altro Apache. Il mattino seguente gli indiani giunsero alla spicciolata e subito si disposero in circolo. Geronimo arrivò per ultimo e immediatamente chiese a Gatewood che gli riferisse le parole di Miles.
“Arrenditi e sarai mandato in Florida con la tua famiglia, dove attenderai la decisione del Presidente circa il tuo futuro”. Gli Apaches stettero ad ascoltare in silenzio. Geronimo si passò sulla fronte la mano un po’ tremolante e questo fece capire a Gatewood che il capo Apache stava finalmente per cedere. Geronimo chiese del tempo per parlare con i suoi uomini e si ritirò con Nachite e gli altri capi. Quando fu di ritorno, fece a Gatewood la sua controproposta: che i bianchi gli concedessero una riserva e il terreno loro necessario, altrimenti avrebbero combattuto sino all’ultima goccia di sangue. Gatewood fece allora la sua proposta di riserva e cioè che Geronimo avrebbe potuto portare con sé in Florida tutti i suoi uomini. Il capo indiano pensieroso domandò allora a Gatewood come si sarebbe comportato al suo posto.
Charles B. Gatewood
“Abbi fiducia nel generale Miles e arrenditi”, rispose prontamente Gatewood. Il giorno seguente Geronimo prese la sua decisione e disse a Gatewood che gli Apaches lo avrebbero seguito e si sarebbero arresi al gen. Miles.
Quel giorno, 25 agosto 1886, il viaggio dal Messico verso gli Stati Uniti di Gatewood e di Geronimo ebbe inizio. Appena partiti, uno squadrone di duecento soldati messicani tentò di arrestare gli Apaches, ma Gatewood disse che quegli indiani si trovavano ora sotto la tutela degli Stati Uniti e che se avessero sparato anche un solo colpo lo avrebbero inteso come un atto di guerra.
La fine giunse finalmente allo Skeleton Canyon dove il 6 settembre 1886, Geronimo, l’unico capo indiano che ancora combattesse, si incontrò col gen. Miles.
I due uomini parlarono a lungo tra loro e alla fine Geronimo tornò al suo accampamento.
Il mattino seguente gli Apaches si arresero al generale. Essi come tribù, avevano concluso le ostilità e così la guerra contro gli indiani in Arizona era finita.
Per l’abilità dimostrata nell’indurre Geronimo alla resa, Gatewood non ricevette altri onori che qualche menzione casuale nei vari rapporti ufficiali sull’episodio. Ma egli non dette alcun peso a questa generale indifferenza. In seguito prese parte alla campagna contro i Sioux e il freddo pungente degli Stati del nord, dopo il caldo sofferto in Arizona, minò la sua salute e fu costretto a rimanere nella lista dei malati per oltre un anno.
Poco dopo essere tornato in servizio, rimase ferito a causa di un’esplosione di dinamite mentre stava combattendo alcuni banditi che avevano assaltato una diligenza postale. In seguito a questo incidente fu messo in pensione con lo stesso grado di tenente e a metà stipendio.


La targa sul monumento

Dopo la sua morte avvenuta nel 1895, a sua moglie fu assegnata una pensione di diciassette dollari.
Questa è la storia del tenente di Cavalleria Charles B. Gatewood, un uomo coraggioso e leale che servì con onore il suo paese e che rischiò la vita innumerevoli volte all’unico scopo di contribuire a mantenere la pace in quei tormentati territori.
La ricompensa che ricevette per la sua dedizione non fu certo generosa.

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