La scienza nei duelli del far-west

A cura di Luca Barbieri

Un duello
Nominare il fisico danese Niels Bohr in un articolo sul Far West è un esercizio acrobatico non indifferente, e farlo poi con senno e criterio e non a caso, come se fosse un qualunque immigrato europeo fortunosamente diventato ad esempio Marshal di Fort Worth, ha un che di miracoloso. Ma tutto ha una spiegazione, e ora vedremo quale.
Mentre studiavo sui banchi del Liceo le teorie di Niels Henrik David Bohr, fisico e matematico danese, nobel nel 1922 (un solo nobel pare anche poco per così tanti nomi tutti insieme…), mai più me lo sarei immaginato chiuso in un laboratorio scandinavo a inscenare finti duelli con i suoi seri e compassati colleghi; ma le cose andarono proprio così.
Tra una shakerata di atomi e una copia di “Meccanica quantistica per ugro-finnici”, Bohr soleva infatti fissare la distanza di quindici passi tra sé e il proprio avversario e sfidarlo ad estrarre la propria Colt (di plastica), magari dicendo “quando la coltura batterica raggiunge il punto di saturazione, prendi la pistola e cerca di sparare. Cerca.”
E le leggende nordiche raccontano che il duello, regolarmente, lo vincesse Bohr. In seguito, forse a causa della carenza di ricercatori, tutti finiti a “far da cibo ai vermi” nella Boot Hill di Copenaghen, Bohr cessò questo suo bizzarro esperimento. Ma che senso aveva ciò che il fisico danese aveva tentato? Bohr cercava forse di riciclarsi come controfigura di Gary Cooper? Niente affatto: cercava invece di dimostrare che, in un duello, i provocati sono mediamente più rapidi dei provocatori. Come dire che i “buoni” (coloro, cioè, che estraggono per secondi, dunque i provocati) vincono sempre sui “cattivi”.
E ci voleva un premio nobel per arrivarci, non bastava guardare un film di John Wayne? Evidentemente no; anzi, aggiungo io, Bohr non è stato nemmeno sufficiente, perché abbiamo dovuto aspettare fino ad ora, il 2010, per consultare le conclusioni della ricerca del professor Andrew Welchman della Birmingham University, pubblicate sulla rivista Proceedings of the Royal Society, e sapere, con esattezza scientifica, che Clint Eastwood (il Buono) non potrà mai essere battuto da Lee Van Cleef (il Cattivo), non solo nel film di Sergio Leone ma anche nei laboratori universitari.


Un gruppo di pistoleri si prepara alla sfida finale

Ma qual è la spiegazione?
“Semplicemente che l’uomo reagisce in modo più rapido di quanto agisca”, spiega il professor Welchman, “Si tratta probabilmente di una caratteristica formatasi durante l’evoluzione della specie, quando avere riflessi pronti per sfuggire a un predatore, poteva salvarti la vita.” Quindi una parte del nostro cervello, primitiva e selvaggia, si concede ancora il lusso di intervenire aumentando la nostra velocità anche in tempi nei quali i predatori sono rinchiusi dentro a solide gabbie di ferro, negli zoo. Welchman è arrivato a questa soluzione utilizzando un topos western: i volontari, di solito studenti in cerca di qualche soldino per arrotondare, sono stati accoppiati e messi uno di fronte all’altro, con le istruzioni di farsi fuori a vicenda. Per evitare danni, però, invece delle Colt gli aspiranti pistoleri sono stati invitati a premere dei pulsanti. Ai due capi di un tavolo lungo e stretto, dunque, i contendenti sono in grado di guardarsi negli occhi, studiare le reciproche mosse, e sbirciare il led luminoso della pulsantiera in modo tale da capire quando l’avversario estrae (documentazione della ricerca e foto sono consultabili al seguente link: http://news.bbc.co.uk/today/hi/today/newsid_8493000/8493203.stm). E’ stato così provato che chi estrae (ovverosia preme il pulsante) per secondo è più veloce dell’avversario di 21 millisecondi, un lasso di tempo ridicolo, però, corrispondente ad appena un quinto di secondo e presumibilmente insufficiente a recuperare lo svantaggio accumulato sull’avversario in un vero duello.


Alla fine di un duello c’era spesso un morto in più…

Oltretutto le reazioni sono generalmente meno accurate di un’azione pianificata, dunque altissime sono le probabilità di mancare bersaglio con la Colt. E allora, fatalmente, anche se il “buono” Eastwood sarà più rapido, il “cattivo” Van Cleef sarà più preciso e, dunque, letale.
Aveva dunque ragione il buon vecchio Wild Bill Hickok che, in tempi non sospetti, diceva: “Siate sicuri e non sparate troppo in fretta. Prendete tempo. Ho visto un sacco di tizi finire ammazzati perché hanno sparato troppo in fretta.”

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