La vita nei forti di frontiera
A cura di Sergio Mura
Un forte di frontiera
La vita di guarnigione all’interno dei forti delle grandi pianure settentrionali e centrali degli Stati uniti era sostanzialmente tutta incentrata su due elementi fondamentali: la routine dei servizi e la manutenzione delle armi. Su questi cardini si incernieravano anche altre esperienze, talvolta avventurose, come le campagne volte a mantenere libere le piste ed i sentieri su cui si avvicendava il traffico dei pionieri o come le numerose guerre indiane.
Molti soldati facevano la scelta dell’arruolamento spinti dal desiderio di vivere in prima persona la frontiera, ma la realtà era generalmente molto distante dalle aspettative e la gran parte delle giornate trascorreva passando da un servizio di corvee all’altro, oppure con qualche esercitazione di tiro al bersaglio. Le giornate partivano con uno squillo di tromba e si chiudevano con un altro squillo di tromba. E questo accadeva in tutte le stagioni, anche in quelle più estreme, estate e inverno.
Le camerate di Fort Rice
Gli impegni erano più o meno quelli che indichiamo:
– ore 6: risveglio, assemblea e prima adunata della truppa
– ore 6.30: prima colazione
– ore 7.30: turno di lavoro
– ore 8: visite mediche
– ore 9: adunata per i turni di guardia
– ore 9.45: fine del primo turno di lavoro
– ore 10-11.30: esercitazioni varie di artiglieria, cavalleria e fanteria
– ore 12: pranzo
– ore 13: esercitazione di tiro al bersaglio
– ore 14: nuovo turno di lavoro
– ore 16.30: fine del turno di lavoro
– ore 18: turno di ispezione e adunata
– ore 18.30: cena
– ore 21: tromba di fine giornata e assemblea
– ore 21.30: silenzio e luci spente
I turni di lavoro
La principale sventura dei militari americani era rappresentata dai turni di lavoro e non solo per modo di dire!
Vista laterale di un forte
Un soldato maneggiava più spesso una scure o un forcone che un fucile, anche perchè l’amministrazione militare preferiva impiegare i soldati per i lavori di costruzione dei forti o per la manutenzione dei beni dell’esercito, piuttosto che assumere personale civile che aveva comunque un costo e di cui non ci si fidava pienamente.
Ai soldati che venivano impiegati in lavori ordinari veniva riconosciuto un sovrappiù di paga di 20 centesimi al giorno, a patto che si superassero le 10 giornate lavorative in un mese. Un esempio di questo tipo di impiego è rappresentato bene da Fort Sanders, nel Territorio del Dakota, costruito interamente dai soldati, aiutati da una mezza dozzina di civili, carpentieri e scalpellini. Esistono moltissime testimonianze scritte che confermano che i soldati venivano impiegati prevalentemente in lavori da “civili”. Un soldato di stanza a Fort Russell, ancora nel Territorio del Dakota, nel dicembre del 1867 scriveva ai suoi familiari che stavano lavorando duramente per completare in tempi rapidi le camerate destinate a loro e le stanze per gli ufficiali.
Fort Fred Steele (Territorio del Wyoming)
Il soldato precisava che ogni uomo disponibile al forte era impegnato in quei lavori perchè dopo un inverno passato sotto le tende, nessuno aveva voglia di ripetere l’esperienza.
Un’altra testimonianza è quella che ci ha lasciato nel 1863 il capitano Eugene Ware del 7° Cavalleria dello Iowa: “Qui a Fort McPherson, lungo la Oregon Trail, nel Nebraska, possiamo contare solo su 75 uomini per i lavori di costruzione delle camerate. Sono tutti impegnati, ma tra loro ce ne sono alcuni che eccellono quanto a prestazioni e capacità. Per prima cosa ci siamo divisi in squadre. Alcune squadre sono state spedite nel canyon per tagliare gli alberi e stanno procedendo velocmente, visto che tra gli uomini ci sono alcuni validi ex-taglialegna. Altri si occupano della pulizia dei tronchi del loro trasporto al campo con una carovana di muli. Altri ancora si dedicano al taglio dei tronchi ed alla produzione delle travi che saranno usate per costruire le camerate. Un altro gruppo, esperto nella costruzione di baracche di legno, si dedica all’incastro dei tronchi in prossimità degli angoli delle camerate. E’ un lavoro duro e delicato, ma gli uomini stanno dedicando le loro migliori energie. Perciò a fine giornata gli offro volentieri un bicchierino di whisky del ’49 dal mio barilotto personale. Le travi sono lunghe 20 piedi ed hanno il diametro di circa un piede. Questo perchè le camerate saranno 6, una attaccata all’altra e ciascuna sarà un quadrato di 20 piedi per lato. Complessivamente la costruzione sarà larga 20 piedi e lunga 120 piedi. Il soffitto è posto all’altezza di 7 piedi.
Gli alloggiamenti di Fort Scott in Kansas
Le travi del tetto vengono ricoperte di rametti di cedro.”
Non tutti i soldati accettavano serenamente questo tipo di corvee, al punto che è famosa la testimonianza di uno di loro, di stanza a Fort Sully (Territorio del Dakota), scritta nel 1872.
Il 22° Fanteria – scriveva il fante – è da 6 anni nel territorio indiano ed è stato incaricato di costruire tutti i forti e gli altri edifici che stanno lungo il fiume Missouri. Sto parlando di Fort Randall, Whetstone Agency, Brule Agency, Fort Thompson, Fort Sully, Big Cheyenne Agency, Ponke Agency, Fort Rice, Fort Stevenson e Fort Berthold. Alcune compagnie del reggimento sono state incaricate di seguire una spedizione esplorativa su per il fiume Yellowstone e già è chiaro che tutto il resto del reggimento li seguirà non appena arriverà la primavera e ci sarà da sgobbare per costruire nuovi forti. E’ chiaro il perchè molti tra noi, stufi di questa assurda vita in lande desolate, non vedono l’ora di poter richiedere il trasferimento in qualunque altro stato dell’Unione in cui sia possibile utilizzare i soldi guadagnati e vivere serenamente il servizio per lo Zio Sam.”
Un forte “aperto”: Fort Scott (Kansas, 1848)
Una situazione del tutto analoga si verificava nelle pianure del Kansas e in questo caso abbiamo la testimonianza di un corrispondente del Boston Transcript (e doveva trattarsi certamente di un militare) che ha descritto le condizioni di vita a Fort Harker nel 1867.
“Niente esercitazioni per tutto l’inverno! E come avremmo potuto svolgerne? Siamo stati impegnati tutto il tempo con la costruzione dei locali destinati ai soldati. Ma è possibile che non interessi ad alcuno il perfezionamento della preparazione dei militari, preferendo per loro il lavoro che dovrebbero svolgere falegnami e carpentieri? In condizioni simili è difficile, per gli ufficiali, riuscire a mantenere la disciplina. Le proteste crescono di giorno in giorno e con loro anche le diserzioni.”
Soldati ed ufficiali dovevano semplicemente sforzarsi di resistere, nulla di più, almeno in attesa della costruzione di baracche adatte ad ospitarli. Nel corso di un’ispezione a sorpresa, il generale Sherman disse: “Quando sono arrivato a Fort Larned vi ho trovato solo una piccola guarnigione e almeno 3 o quattro compagnie erano alloggiate in baracche ed una o due in specie di tende che avevano ai lati dei muri fatti con zolle di terra e sul tetto un semplice telo.”
In un’occasione precedente, il corrispondente del Boston Transcript ebbe a descrivere le condizioni di vita a Fort Harker nel Kansas: “I nostri alloggiamenti, della dimensione di 20 piedi quadrati, sono costruiti con travi grezze incastrate le une con le altre; le fessure sono ricoperte di fango e lo stesso tetto è un eterogeneo miscuglio di assi, fango, rami e paglia. Per via del loro profondo rispetto per la legge di gravità non fanno altro che cascare a pezzi continuamente. Ci cascano sui piatti mentre mangiamo o in bocca quando dormiamo. Qualcuno ha avuto la brillante idea di procurare un po’ di tessuto delle tende e lo ha fissato sotto il tetto (e sopra le nostre teste) per impedire questo disastro.
Fort A. Lincoln (Territorio del Dakota, 1872)
Al mattino, una volta, è iniziato un fastidioso sgocciolamento di ghiaccio che si scioglieva e questo ci ha fatto sognare di essere torturati dall’inquisizione spagnola finchè, al momento di abiurare totalmente il protestantesimo, ci siamo svegliati di soprassalto richiamati alla dura realtà. L’acqua cadeva dal citato, rudimentale sistema di protezione costituito dal telo della tenda e, mentre uscivamo dalla stanza ad asciugarci, ecco che sono cadute due zolle di fango con un tonfo sordo. Il tutto è servito a ricordarci che in una terra non ancora civilizzata è totalmente inutile combattere contro gli elementi.”
Gran parte delle truppe di stanza a Fort Wallace, in Kansas, era sistemata in alloggi provvisori fino al marzo del 1868, nonostante i lavori di costruzione del forte fossero stati avviati nel 1866.
Lavori di costruzione di Fort Harker (Kansas)
Un soldato ebbe a dire: “I lavori per la costruzione del forte sono ben lontani dall’essere conclusi. Gli ufficiali vivono in alloggi precari, senza fondamenta e avvolti in certe parti da teli di tenda il cui scopo è di tenere alla larga il vento. La scorsa notte ho dormito malissimo perchè mi gocciolava sulla testa dell’acqua che cadeva dagli intestizi del soffitto.”
I soldati di stanza nei forti venivano anche impegnati in duri turni di guardia, giardinaggio, pulizia delle latrine, servizio medico, cucina e lavaggio dei piatti, delle stoviglie e del pentolame. La cavalleria doveva anche occuparsi dei propri cavalli, la qual cosa comprendeva la pulizia degli animali, il loro nutrimento, l’accomodamento delle stalle, talvolta con precedenza sulla cura di se stessi.
Ogni cavallo doveva mangiare tre volte al giorno 4 galloni di granaglie, 6 galloni di avena e 14 libbre di fieno.
Alloggi e sistemazioni
La tipologia delle baracche riservate ai soldati variava moltissimo a seconda del forte in cui essi erano ospitati e variava moltissimo anche la stessa qualità degli alloggiamenti. Nel 1870, Fort Leavenworth aveva al suo interno costruzioni di legno a due piani che avevano sul davanti e dietro ampi porticati. Ogni baracca era destinata ad ospitare 2 compagnie. A disposizione di ogni compagnia vi erano la baracca, un locale per la fureria e un locale mensa, oltre ad una cucina ed un piccolo spaccio.
Banda reggimentale a Fort Leavenworth nel 1870
Nello stesso periodo preso in esame, a Fort Laramie, erano disponibili 4 gruppi di locali in legno e 2 in adobe. All’interno vi erano 2 ampie file di cuccette realizzate con legno grezzo di pino ed ogni letto era occupato da due uomini, perlomeno nei periodi in cui tutti i soldati si trovavano al forte. Alcuni uomini sono dotati di robuste coperte di pelliccia di bisonte, mentre la maggior parte dei soldati è costretta a integrare le normali coperte con i cappotti per riuscire a fronteggiare i rigori dell’inverno. In generale, quasi tutti si lamentano di essere costretti a dormire al freddo.
Nelle postazioni di frontiera la situazione era persino peggiore. A Fort Connor (Wyoming), nel 1865, le baracche dei soldati erano costruite con travi grezze di legno di pioppo e le fessure erano state riempite con fango.
Una camerata a Fort Leavenworth
A Fort Phil Kearney (Wyoming), nel 1866, le baracche erano ad un solo piano e molto lunghe, destinate ad ospitare fino a 100 uomini.
Il tetto, stando alla descrizione del soldato F. M. Fessenden, “era realizzato con lunghi pali dello spessore di circa 4 pollici, tutti allineati uno accanto all’altro ed era ricoperto di erba o sacchi di grano e da almeno 6 pollici di terra. E un tetto del genere difficilmente faceva passare la pioggia!” Un portico correva lungo tutta la baracca di fronte alla piazza d’armi. Quasi tutto il corpo delle baracche era occupato dai dormitori e da una parte venivano sistemati i locali della fureria e lo spaccio; dall’altra parte trovavano posto la mensa e i bagni. In origine erano previste anche le cucine, ma poi non sono state incluse per risparmiare un po’ di lavoro. Solo la baracca della Compagnia A del 18° Fanteria aveva un tavolaccio steso sul pavimento, ma solo perchè erano stati i soldati ad occuparsi di trasportare e sistemare gli assi di legno.
Alimentazione e vettovaglie
L’alimentazione dei soldati nei forti non era molto meglio dei turni di lavoro. La razione giornaliera consisteva di fagioli, gallette, pancetta salata, farina, carne di manzo, grani di caffè, pane. Le dosi erano dipendenti dal numero di persone che componevano la guarnigione. A corredo del cibo venivano fornite dosi di sale, zucchero e salse varie il cui scopo era di rendere più saporito il rancio.
Le camerate di Fort Larned nel 1868
I singoli ingredienti di un pasto venivano talvolta cotti tutti insieme in un miscuglio chiamato “slumgullions”. Dalla tavola dei militari sembravano banditi i cibi freschi come le uova, le verdure, il latte e la frutta che, comunque, potevano essere acquistati a parte in un qualunque paese dei dintorni del forte o direttamente, ma non sempre, nello spaccio del forte. In qualche caso è rimasta notizia di un qualche incoraggiamento alla coltivazione diretta da parte dei comandanti del forte.
I mesi più caldi erano anche quelli più problematici per la conservazione dei cibi, nonostante l’esistenza in ogni forte della frontiera delle cosiddette “camere del ghiaccio”.
Soldati che giocano a carte
Il rischio di far guastare i cibi aveva anche un buon rovescio della medaglia nell’aumento delle razioni giornaliere. L’avvicinarsi della stagione calda invitava a distribuire tutto il cibo che altrimenti rischiava di andare a male. L’acqua fresca era invece ottenuta con la diluizione di blocchi di ghiaccio nelle riserve di acqua.
Poiché l’igiene alimentare era abbastanza approssimativa, proliferavano le intossicazioni alimentari.
Un altro grosso problema era rappresentato dall’abuso di alcool. Si stima che almeno il 25% dei militari di certi forti fosse alcolizzato e che percentuali persino maggiori indulgesse a solenni ubriacature. Secondo i referti medici del personale medico, dalla grande diffusione dell’alcolismo derivavano altre pessime abitudini, come quella delle risse che a volte finivano con ferimenti da arma da fuoco.
Addetti allo spaccio e commercianti
Gli addetti allo spaccio erano quelli che si occupavano del piccolo negozio che esisteva pressoché in ogni forte.
Uno spaccio a Fort Dodge nel 1867
Le regole a cui doveva sottomettere la propria attività erano le più varie e dipendevano da leggi emesse dal Governo o dalle autorità militari, ma in genere prevedevano che lo spaccio operasse in regime di monopolio in cambio di una tassa. Tutti gli acquisti dei soldati dovevano obbligatoriamente essere effettuati presso gli spacci. Al gestore veniva attribuito un grado da ufficiale per consentirgli di vivere tra i soldati, ma non gli veniva riconosciuta alcuna retribuzione né il diritto a dare ordini ad alcuno.
Uno store a Fort Larned
Dal 1867 ci fu un grande cambiamento e gli spacci si trasformarono in posti di scambio gestiti da personale civile. Oltre alla vendita di beni ai soldati, i commercianti potevano accudire anche agli scambi con gli indiani amici e spesso potevano anche vendergli armi da fuoco. Solo dopo la “Guerra di Nuvola Rossa” iniziata nel 1866 ai comandanti dei forti della frontiera fu imposto di esercitare il massimo controllo sugli scambi con gli indiani. Una direttiva emessa dal generale Alfred Sully (comandante del Dipartimento del Dakota) nel febbraio 1867 stabiliva che agli indiani “amici” fossero venduti quantitativi di polvere da sparo e piombo bastanti a garantirgli la caccia o poco più. Gli scambi o le vendite di munizioni dovevano cessare in presenza di ostilità con qualunque tribù indiana.
Salute e misure igieniche
Nessuno poneva particolare attenzione al rispetto di rigorose misure igieniche nei forti del west. Né venivano impartite norme da rispettare. Diciamo pure che generalmente era tutto affidato al semplice buonsenso dei singoli comandanti o dello staff medico. Questo equivaleva ad avere costanti problemi di salute tra i soldati. Dell’igiene ci si ricordava solo quando vi erano problemi seri, come un’esplosione di colera.
Un pozzo di Fort Larned
La diffusa trascuratezza sul fronte della prevenzione provocava un elevato tasso di malesseri che andavano dalla semplice febbre intermittente ai problemi respiratori o digestivi, dai disordini mentali più o meno gravi, alle malattie veneree, agli ascessi e alle ulcere. Ogni soldato, mediamente, finiva ricoverato almeno tre volte all’anno e uno ogni 33 moriva di malattia.
Fort Sully, ad esempio, attivo dall’11 luglio 1864, perse gran parte della propria guarnigione durante la campagna del generale Sully contro i Sioux e quasi la metà dei morti fu colpa dello scorbuto, mentre solo una decina di soldati morì uccisa dagli indiani.
In alcuni forti c’era l’ufficiale medico a cui era attribuito il grado di maggiore, ma non c’era abbastanza personale militare per assistere tutte le postazioni militari, al punto che era spesso necessario ricorrere ai servizi di personale civile. Era diffuso anche il semplice apprendistato a cui si sottoponevano i soldati a turno, affiancandosi all’ufficiale medico. Alcuni forti di frontiera, soprattutto quelli più remoti, dovevano arrangiarsi senza un dottore.
Possiamo citare la lettera disperata con cui il tenente Ferdinand E. De Courcy, in servizio presso Fort Ellsworth (Kansas) il 2 dicembre 1865 chiese aiuto con le seguenti parole: “Gli uomini di questo comando soffrono intensamente a causa di attacchi di diarrea e altri malesseri e qui non abbiamo alcun medico disponibile per curarli. Voglio rispettosamente richiedere l’invio immediato di un ufficiale medico al fine di assistere i malati che si trovano ormai in uno stato di grave prostrazione.”
Volontari a Fort Scott
Il 7 marzo 1867 un certo Isaac Coates fu assunto dall’esercito per lavorare come assistente chirurgo a Fort Riley (Kansas) in cambio di una paga di 100 dollari mensili che diventavano 113,83 in caso di servizio fuori dal forte. In quest’ultima circostanza, infatti, veniva riconosciuto il maggior disagio collegato alla cura delle ferite procurate dai soldati nel corso dei combattimenti.
In quasi tutti i forti era disponibile un ospedale di dimensioni quanto mai varie. In genere erano disponibili alcune camere in cui potevano essere ricoverati almeno 10 soldati. A volte, se l’edificio era di due piani, il secondo era destinato agli alloggiamenti del personale medico.
L’ospedale di Fort Reno (zona del Powder River, Wyoming) era molto primitivo, stando alla lettura del verbale di un’ispezione scritto nel 1865 dal generale William B. Hazen: “E’ composto da una sola camerona da cui, in fondo, è stato ricavato uno spazio abbastanza piccolo per il personale medico, ma in cui è custodita anche la scorta di medicinali e di attrezzature. La cucina è nella camera principale. L’ospedale è sufficientemente pulito, ma resto stupito dalla totale assenza di quei minimi confort che non dovrebbero mancare.”
L’ospedale di Fort Davis
Gli impianti igienico-sanitari erano un gran problema in quasi tutti i forti; i gabinetti, ad esempio, in genere erano una semplice buca scavata in terra e chiusa con quattro pareti di legno. C’erano postazioni – come Fort Laramie – che usavano i pozzi d’acqua come latrine, correndo terribili rischi di diffusione di epidemie. Sempre a Fort Laramie c’era un gabinetto in ogni camerata e sembra che venissero ripuliti con calce viva ogni settimana. Quelli di Fort Leavenworth venivano scavati nel retro di ogni caseggiato abitato e quando diventavano troppo luridi, semplicemente venivano ricoperti di terra e ne venivano scavati altri.
Uno dei problemi più sentiti nei forti era lo smaltimento dei rifiuti. Il 27 febbraio 1868 il maggiore Meredith H. Kidd del 10° Cavalleria ordinò tutta l’immondizia accumulata negli immediati dintorni di Fort Larned (Kansas) venisse portata via, ad almeno 1 miglio di distanza, per essere bruciata. La mondezza prodotta da Fort Leavenworth veniva periodicamente allontanata dal forte e scaricata nel Missouri River.
Sono stati ritrovati alcuni ordini diramati a Fort Ransom che ci consentono di comprendere meglio alcuni problemi tipici dei forti protetti da una palizzata.
L’interno di Fort Union nel 1838
In questi, la mondezza veniva un tempo trascinata sui ballatoi e rovesciata fuori, creando cattivi odori e i soliti rischi legati alla diffusione delle malattie. Perciò fecero la loro apparizione i “barili dell’immondizia” in cui dovevano essere rovesciati i rifiuti. Quando accadeva che i cani randagi si facevano troppo fastidiosi, l’ordine era di sparargli addosso per allontanarli. E’ stato conservato un ordine scritto in cui si diceva che a Fort Ransom “è fatto divieto ai cani randagi di avvicinarsi alla palizzata e le sentinelle devono essere istruite a sparare addosso ai cani che dovessero violare questo ordine.”
Mogli dei soldati e lavanderie.
A tutti gli uomini che decidevano di arruolarsi nell’esercito statunitense era richiesto di essere celibi. Nonostante questo, gli era consentito di sposarsi mentre erano in servizio, sia pure con l’autorizzazione preventiva del comandante. Nonostante questa possibilità, solo una piccola percentuale dei soldati decideva di convolare a nozze. I motivi potevano essere tanti, ma di certo una certa incidenza ce l’aveva la scarsità di donne lungo i territori della frontiera.
Soldati davanti alla lavanderia
Altrettanto importante era che la paga dei militari era sostanzialmente insufficiente a mantenere dignitosamente una famiglia. Molte delle mogli dei soldati venivano assunte all’interno dei forti come lavandaie e questo incarico era l’unico che consentiva loro di vivere all’interno delle mura dei forti. Il forte che ospitava le lavandaie si dotava di locali dedicati alla lavanderia e l’amministrazione militare provvedeva ad una speciale trattenuta sulla busta paga dei soldati e degli ufficiali che decidevano di fruire dei servizi di lavaggio e stiratura del vestiario. I lavaggio avveniva all’interno di speciali contenitori di legno e per mezzo di abbondante acqua calda; l’acqua veniva riscaldata con pentoloni metallici. Elizabeth Custer, moglie del generale, ricordava che a Fort Lincoln “il quartierino delle lavandaie veniva chiamato “Suds Row” ed era facilmente riconoscibile per via delle molte linee di fili di panni stesi al sole”.
Alle mogli degli ufficiali non spettava alcuna sistemazione particolare, tanto che per gli uomini sposati non era prevista alcuna agevolazione, né in termini di comodità, né tanto meno in termini di dimensione degli alloggi. Gli alloggi, infatti, erano attribuiti a soldati e ufficiali in ragione del grado e dell’anzianità di servizio; poteva così accadere che un giovane e celibe capitano potesse sistemarsi in un piccolo appartamento di 2 camere, sloggiando un tenente sposato e con figli al quale, magari, veniva assegnata una semplice camera o persino una tenda. In qualche caso, le mogli dei militari ci hanno lasciato delle testimonianze scritte. “Non appena gli acquartieramenti sono stati completati – scriveva la moglie del maggiore Andrew Burt, di stanza a Fort C. F. Smith – a noi sono state attribuite 2 stanze ed una cucina. Gli alloggi più vecchi sono stati costruiti nella solita maniera con pali di legno e con un pavimento di terra battuta ricoperta con sacchi; quelli più recenti sono costruiti in pietra e legno, con le fessure chiuse con fango ed hanno un ottimo pavimento ricoperto di tavole di legno.”
Disciplina e punizioni
I soldati che venivano riconosciuti colpevoli di aver commesso reati, crimini o mancanze disciplinari venivano generalmente chiusi in una cella del forte. Tra le mancanze più diffuse vi erano la disobbedienza ai superiori, i litigi, abbandono del forte o di una postazione militare, dormire durante il turno di guardia, bere eccessivamente. I soldati che si fossero resi protagonisti di crimini particolarmente efferati venivano rinchiusi in cella di isolamento senza una coperta; per reati minori si veniva rinchiusi in una cella comune e si veniva dotati di una coperta.
L’interno di Fort Phil Kearney
Nel 1868, i locali adibiti a carcere a Fort Wadsworth (Territorio del Dakota) era costruiti con mattoni ed erano composti da 2 stanze e 2 celle. Le celle sono state descritte come buie e umide, senza neppure una sufficiente ventilazione, se non per mezzo di una piccola apertura in alto; il riscaldamento era garantito da una stufa a legna.
Le punizioni consistevano nell’adibizione ai lavori forzati, la fustigazione, trasportare pesanti pali di legno, stare in piedi su una botte o stare seduti su un cavalletto con le mani legate dietro la schiena.
Allenamento e sicurezza del forte
Una grande potenza di fuoco ed un sapiente uso dell’artiglieria erano le chiavi del successo delle truppe americane nell’avanzata verso ovest e a questo tipo di valore militare venivano istruiti i soldati all’interno dei forti. Diveniva così fondamentale addestrare le truppe all’uso dei cannoni. Possiamo citare la testimonianza lasciata nel 1864 dal capitano Eugene F. Ware del 7° Cavalleria dell’Iowa di stanza a Fort McPherson: “A ovest del forte, su una collina, avevamo sistemato una piccola palizzata che chiudeva un’area quadrata di 8 piedi di lato. Era un bersaglio al quale ci addestravamo a tirare usando i cannoni Howitzer dei quali dovevamo comprendere ogni segreto, come la capacità di tiro e la gittata.”
Le difese di Fort sanders (Wyoming)
Allo stesso modo, i soldati di fanteria necessitavano di continuo addestramento per evitare che perdessero la forma quando trascorrevano lunghi periodi di inattività all’interno dei forti.
Poichè, però, l’allenamento, come abbiamo già visto, difettava di costanza, ai comandanti dei singoli forti era richiesto di organizzarsi autonomamente facendo anche sforzi di fantasia. Ad esempio, il colonnello Merriam, al comando del 7° Fanteria di stanza a Fort Laramie nel 1886, decise di allenare i propri soldati con lunghe marce della durata anche di 10 giorni fino al Laramie Peak.
Al riguardo della difesa della palizzata del forte, a Fort C. F. Smith, la moglie del maggiore Andrew Burt ricorda che “c’erano due cancelli che, alla loro chiusura, venivano vigilati dalle sentinelle poste sui ballatoi superiori e ogni guardia controllava un lato della palizzata. Ogni quarto d’ora, durante la notte, si doveva gridare il classico ‘tutto va bene!’. Mio marito si coricava spesso vestito e teneva gli stivali vicini al letto, sempre pronto a saltare in piedi al minimo cenno di allarme.”
L’attacco a Fort Ridgely nel 1862
La sicurezza dei forti era spesso emssa a repentaglio dalla presenza di gruppi di guerrieri indiani nei dintorni delle palizzate o dei caseggiati perimetrali (quando il forte non era chiuso dalla palizzata di legno). A tal proposito vale la pena di riportare un ordine diramato dal generale Hancock (comandante del Dipartimento del Missouri) il 26 gennaio 1867: “Gli ufficiali al comando dei forti e delle postazioni militari non dovranno più consentire la pratica diffusa di far visitare il forte agli indiani. A loro non dovrà più essere consentito l’accesso alle nostre postazioni, né di conoscere il numero dei nostri soldati o i sistemi di difesa che adottiamo. L’eventuale bisogno di parlamentare con gli indiani sarà consentita solo fuori dal perimetro del forte e in presenza di una scorta di soldati adeguata al momento. Solo a capi importanti potrà essere fatto visitare il forte e sempre e solo dietro invito autorizzato dal comandante del forte. In ogni caso mai e poi mai un indiano armato potrà entrare in una nostra postazione.
Intrattenimento e istruzione
In molte guarnigioni di frontiera era sentito il problema della noia. La noia, però, si accompagnava agli stenti creando una miscela spesso esplosiva di malcontento. Il 18 maggio 1874, il capitano F. Van Vliet, della Compagnia C del 3° Cavalleria, sentendo come intollerabile il peso delle privazioni imposte ala guarnigione di stanza a Fort Fetterman (Wyoming), decise di scrivere direttamente all’Aiutante Generale per richiedere il trasferimento di tutta la compagnia, lamentando che “non c’è alcuna opportunità di procurare verdure fresche e gli orti sono un completo fallimento. Non esiste un solo club femminile con il quale fare conoscenza. Quando i soldati transitano nei pressi di una ferrovia si moltiplicano le diserzioni causate dal terrore di fare rientro al forte”.
Esercitazione della cavalleria
Secondo quanto è stato pubblicato nel “Rocky Mountains News” nel 1865, la guarnigione di Fort Sedgewick aveva avuto l’idea di organizzare un club il cui scopo era di promuovere l’interesse di alcuni per lo studio, per il divertimento, per uccidere la monotonia della vita di frontiera. Tra gli impegni vie era anche quello di promuovere un minimo di acculturazione economica e di insegnare a parlare in pubblico in maniera elegante.
Nell’ottobre del 1872, un componente della Compagnia K del 6° Fanteria in servizio a Fort Stevenson (Territorio del Dakota), scrisse nel suo diario della tristezza e della monotonia, compagne dei soldati nei forti del west nel corso della stagione invernale. “Il buio arriva molto presto, costringendo gli uomini a ritirarsi nei loro alloggi, senza la prospettiva di qualcosa di divertente da fare o, semplicemente, di una banale occupazione che impegni il tempo.”
In quel caso soldati e ufficiali della Compagnia K fecero uno sforzo di fantasia e fondarono un “Literary and Social Union Club” attraverso il quale si abbonarono ad alcuni giornali quotidiani e periodici.
Il 20° Fanteria di Fort Columbia (Territorio del Dakota) provò la via di un club dedicato al teatro e “le pieces più applaudite furono quelle in cui i soldati esibivano talenti sorprendenti, al punto che le serate venivano ripetute davanti ad una folla sempre crescente di pubblico.
Il comandante della Compagnia K del 7° Fanteria di Fort Shaw (Territorio del Montana), decise di impiegare i suo tempo libero dedicandosi all’acculturazione dei soldati. “Frequentiamo la scuola – scrisse un soldato – due volte alla settimana e dedichiamo un sacco di tempo allo studio delle lezioni proposte dal nostro capitano. La lettura del testo “Upton’s Military Tactics” è poca cosa rispetto allo studio e all’analisi delle battaglie di Napoleone Bonaparte che sono parte integrante del nostro programma di studio.”
Fanteria al lavoro
Nello stesso forte si impiegava il tempo libero anche con intrattenimenti più leggeri, come i balli, la musica e le serata danzanti. Nell’organizzazione di simili serate i soldati e gli ufficiali davano il meglio di sé, desiderosi com’erano di fare qualcosa di diverso. Si occupavano di tutto, dalla realizzazione degli scenari, alle coreografie, alle musiche, ai balli…
Distrazioni molto simili si realizzavano anche altrove, come a Fort Buford (Territorio del Dakota). “Un gran ballo – scriveva un soldato – si è tenuto lo scorso febbraio e vi hanno partecipato tutti i soldati e numerosi cittadini dei dintorni del forte e tutti hanno mostrato di apprezzare l’idea e il divertimento. Il colonnello e il capitano si sono distinti tra tutti per eleganza. La serata si è conclusa con uno spuntino delizioso e con un po’ di musica suonata dal nostro sergente Connor”.