Gli indiani e le comunicazioni


I segnali di fumo

Apparivano dal nulla e si trovavano di fronte, senza sapere altro che le proprie intenzioni nei confronti dell’altro. E spesso non parlavano la stessa lingua. Gli indiani avevano bisogno di comunicare, di farsi capire da chi non apparteneva alla stessa banda o alla stessa tribù. Un incontro casuale lungo una pista o in una foresta poteva anche finire in tragedia se non si chiarivano gli intenti velocemente.
Ogni tribù parlava la propria lingua che poteva essere compresa solo dai membri di quella tribù.
Come si poteva comunicare se non si conosceva la lingua di una tribù?
Comunicare era molto importante, per esempio quando si praticava il baratto o quando si conducevano trattative per la pace.
Ecco dunque un fiorire di mezzi di comunicazione pratici, semplici e per nulla tecnologici. Il più famoso tra tutti è senz’altro il linguaggio dei segni. Era universalmente noto e tutti lo capivano.
Bastava un sapiente articolare mani, braccia e dita per far capire chiaramente a qualunque altro indiano alcuni concetti elementari e, talvolta, qualcosa di più.
Il linguaggio dei segni comprendeva quasi 400 gesti, uno differente dall’altro.
Per comunicare in questo modo gli indiani avevano bisogno – come si è detto – di entrambe le mani e le braccia, così come di tutte le dita.


Una tabella con alcuni tra i “segni” principali

Così gli indiani potevano comunicare per ore e ore tutti insieme anche se non conoscevano la lingua degli altri.
Il linguaggio dei segni era anche molto utile durante la caccia e sul campo di battaglia perchè in questo modo un indiano poteva farsi capire dai suoi compagni senza usare la voce e farsi sentire così dal nemico.


Altri tipi di segnalazioni

Questo quando per parlare si stava abbastanza vicini.
Come facevano gli indiani a scambiarsi informazioni a distanza?
In questi casi utilizzavano altri sistemi, tra cui i famosissimi segnali di fumo, visibili anche da molto lontano. Questo metodo è stato reso famoso dai film western e dai fumetti che ne hanno ampliato la reale portata. In realtà con il fumo era possibile trasmettere concetti elementari, come l’arrivo di amici o di nemici. Poco altro.
Il telegrafo indiano
Gli indiani accendevano stoppie o sterco di bisonte e quando il fuoco partiva lo coprivano parzialmente con erba o frasche verdi; poi le fiamme venivano soffocate con una coperta finchè quest’ultima non veniva improvvisamente tolta dal fuoco.
Con le colonne di fumo che si alzavano era possibile inviare notizie ad una tribù anche attraverso la grande prateria.
In base a quanto tempo la coperta rimaneva sulle fiamme gli indiani creavano forme diverse di colonne di fumo e con questo metodo inviavano i loro messaggi.
Il fuoco veniva alimentato in continuazione e la coperta fungeva da oggetto segnalatore, era grazie a come veniva usata, sventolata sopra le fiamme o lasciata sul fuoco che i messaggi venivano realizzati.
Oltre a questo mezzo di comunicazione, l’Indiano usava i segnali eseguiti con le coperte, quelli determinati dal movimento del cavallo e del cavaliere, quelli con gli specchi. Tutti questi mezzi erano talmente collaudati e conosciuti dalla gran parte delle tribù indiane che si potevano trasmettere informazioni importanti e ben dettagliate senza emettere un solo suono.
Si poteva comunicare, ad esempio, la distanza e la consistenza di una mandria di bisonti facendo muovere il cavallo in determinate direzioni e con precise mosse.


Ancora segnali di fumo

Anche gli Americani adottarono i linguaggi muti degli Indiani delle pianure, non solo per comunicare con i Nativi, ma anche per «parlare» tra di loro, quando la distanza o la situazione non permettevano scambi di informazioni a voce o per iscritto.
Non solo.
Molte denominazioni geografiche portano ancora oggi nomi indiani: valga per tutte l’esempio di molti Stati americani che hanno nome indiano come, ad esempio, Oklahoma «il popolo rosso», Missouri «il grande fiume», Mississippi «il grande fangoso», Texas «amici», Idaho «salve», e molti altri ancora.

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