Il Generale sudista Braxton Bragg

A cura di Angelo D’Ambra

Il generale Braxton Bragg
Uno dei più discussi generali della guerra civile americana fu Braxton Bragg, la controparte di Robert E. Lee nell’ovest.
Non si può questionare l’indubbia severità con cui Bragg si propose di far rispettare la disciplina. Si sa, per esempio, che fece giustiziare alcuni soldati che, durante il ritiro del generale Beauregard da Corinth, nella primavera del 1862, avevano contravvenuto all’ordine di non sparare. Da altri resoconti risultano fucilazioni per reati minori come furto di mais e polli, numerosi furono pure i fucilati per diserzione e assenze prive di permesso. Ciò gli guadagnò la reputazione di uomo crudele.
Le critiche a Bragg, però, tengono conto soprattutto dei suoi fallimenti sui campi di battaglia. Comandò l’Armata del Tennessee per circa venti mesi, combattendo a Perryville, Stones River, Chickamauga e Chattanooga.
Solo a Chickamauga vinse, ma non riuscì a sfruttare il successo, anche a Perryville e Stones River si feve valere, ma abbandonò sempre il terreno in ripiegamento. Soprattutto è a Bragg che si attribuiscono le responsabilità della rovinosa sconfitta a Chattanooga.
Dopo la grande vittoria a Chickamauga, permise alle forze dell’Unione di tornare a Chattanooga senza incontrare ostacoli e questo fu un tremendo errore. In più, durante l’assedio, rimase inattivo per due mesi, permettendo ai nordisti di rinforzarsi mentre il suo esercito non riusciva a costruire solide posizioni difensive su Missionary Ridge. Questo è l’errore strategico che ha aperto al nemico le porte ad Atlanta e al cuore della Confederazione.
Tuttavia la sua figura è stata al centro di una parziale rivalutazione. Se fino ad oggi la storiografia ha concordato nel ritenere Bragg il peggiore dei generali, si presentano adesso più elementi per valutare i suoi fallimenti ed individuare le sue vere colpe.
Si può affermare che Bragg combatté contro i nordisti allo stesso modo con cui combatté contro i suoi negligenti e rancorosi subordinati. Per quanto un generale possa essere antipatico, il fondamento degli eserciti sta nell’obbedire agli ordini. Qui verte gran parte dell’opinione revisionista. A difesa di Bragg molti storici hanno anche fatto notare il suo pessimo stato di salute, soffriva infatti di dolorosi reumatismi e continui disturbi di stomaco ed emicrania.


Un ritratto fotografico di Braxton Bragg

Note biografiche
Bragg nacque il 22 marzo 1817 a Warrenton, nella Carolina del Nord, in una famiglia d’un falegname che con molti sacrifici riuscì a farlo studiare all’Accademia militare di West Point. Giovanissimo prestò servizio nella seconda guerra seminole e comandò Fort Marion in Florida, si guadagnò encomi e promozioni durante la guerra col Messic. Prestò servizio sotto il generale Zachary Taylor nella difesa del Texas. Fu promosso capitano dopo la battaglia di Fort Brown, nel maggio del 1846, a maggiore dopo la battaglia di Monterrey, del settembre 1846. L’arrivo della sua artiglieria nella battaglia di Buena Vista garantì agli statunitensi la vittoria su un nemico di molto superiore in numero. Ottenne il grado di tenente colonnello, pagine di giornali e fama, soprattutto ottenne la gratitudine del comandante di un reggimento del Mississippi di nome Jefferson Davis. Nel 1856 si dimise per dedicarsi ad una piantagione di zucchero in Louisiana, a Thibodaux, con centocinque schiavi, ma ricoprì il grado di colonnello nella milizia della Louisiana e, allo scoppio della guerra civile, fu fondamentale per l’organizzazione delle truppe statali e per assicurare alla Confederazione nell’arsenale di Baton Rouge, da lui preso l’11 gennaio 1861.
Gli fu subito riconosciuto un pessimo carattere, conflittuale, aspro, si caratterizzò pure per la durezza nel far rispettare la disciplina ma anche per una grande capacità di addestramento: le sue reclute erano le più preparate dell’esercito.
Fu nominato maggiore generale al comando delle forze della Louisiana, poi assunse il comando del Dipartimento della Florida occidentale. Nella primavera del 1862, unitosi al corpo di Albert Sidney Johnston, partecipò alla battaglia di Shiloh, dove, nonostante la sconfitta, ricevette una promozione a generale in luogo di Johnston, morto sul campo. Persa Corinth, subentrò a Beauregard come comandante dell’Armata Confederata del Mississippi, poi ribattezzata Armata del Tennessee.
Raggiunse Chattanooga e si affiancò al generale Edmund Kirby Smith nell’invasione confederata del Kentucky dell’agosto 1862.
Iniziò così la sequenza di vittorie mancate.

Tra limiti e rivalità
Ad ottobre Bragg sfidò Carlos Buell nella battaglia di Perryville e pur avendone ragione, assunse la discutibile decisione di ritirarsi a Knoxville. Stigmatizzato dai suoi subordinati Smith, William Hardee e Leonidas Polk, si vide convocare da Davis a Richmond per spiegare le sue azioni. Si giustificò provando che solo meno della metà dell’esercito di Buell stava combattendo, gli altri erano in avvicinamento.
Respinto nel dicembre di quell’anno e nel gennaio 1863 dal generale William S. Rosecran sullo Stones River, a Murfreesboro, ritirò di nuovo i suoi uomini a Tullahoma e stavolta Davis inviò il generale Joseph E. Johnston ad indagare sulla sua condotta. Le critiche di John C. Breckinridge e Benjamin F. Cheatham eran forti, ma Johnston non ebbe osservazioni da fare. Intanto, sebbene Hardee fosse stato sostituito da DH Hill, le polemiche non scemavano e accadde l’irreparabile.
Coi tre corpi di Rosecrans in marcia sulle aspre montagne ad ovest di Chattanooga, Bragg pensò di cogliere l’opportunità per abbattersi sulla divisione di 4.600 uomini del maggior generale James Negley. Dette quindi ordine al maggior generale Thomas C. Hindman del corpo di Hill di attaccare Negley dal fianco e dal fronte, ma Hill non si mosse. Sostenne poi che la sua strada di accesso era bloccata dagli alberi. Solo Cleburne agì, ma fu inutile.


Il generale Bragg

Questi problemi si ripeterono nel settembre 1863 quando Polk non rispose agli ordini d’attacco di Bragg permettendo agli unionisti di Crittenden di passare senza problemi.
Una vittoria però arrivò.
I confederati eseguirono quel mese una delle più grandi manovre di truppe dell’intera guerra, preparandosi a distruggere potenzialmente un importante esercito da campo dell’Unione.
Quindicimila soldati del generale James Longstreet arrivarono in treno nel nord della Georgia per unirsi all’Armata del Tennessee di Braxton Bragg per assaltare l’Armata del Cumberland di Rosecrans. Con l’aiuto del corpo di Longstreet, Bragg lanciò un’offensiva che piegò il fianco sinistro unionista e quasi distrusse l’esercito di Rosecrans.
Questa vittoria costò all’Unione trentamila caduti, ma Bragg rifiutò ancora una volta di avvantaggiarsi sul nemico, consentendogli di ritirarsi a Chattanooga e riorganizzarsi. Era una vittoria, doveva mettere di buon umore, sollevare il morale e conferire sicurezza, invece i subordinati fecero una petizione a Davis per sollevare il loro generale.

Bragg a Chickamauga e Chattanooga
Per esprimere un giudizio su Bragg si può puntare la lente di ingrandimento sugli ultimi mesi del suo mandato, quelli in cui ottenne la più importante vittoria e la più pesante sconfitta. Si noteranno mancanze, leggerezze e soprattutto numerose prove di inettitudine diffusa negli ufficiali confederati.
Dopo il felice esito della campagna di Tullahoma nell’estate del 1863, Rosecrans si spostò a sud-est verso Murfreesboro nel Tennessee, in movimento per la Georgia settentrionale per inseguire Bragg Bragg che si dirigeva verso la città di Chattanooga. Questa città era un importante snodo ferroviario ed un importante centro produttivo di ferro e carbone. Era situata sul fiume Tennessee e per tali ragioni rappresentava un terreno ambito da entrambi gli eserciti. La grande abilità di Rosecrans si mostrò nell’ideazione di una serie di manovre che costrinsero Bragg a rinunciarvi.
Una serie di movimenti diversivi inaugurati il 16 agosto, compreso il bombardamento di due settimane attuato dal colonnello John T. Wilder, al comando del XIV Corpo d’armata, permisero a Rosecrans di attraversare il Tennessee River senza ostacoli, a Caperton’s Ferry.
Bragg scoprì solo l’8 settembre che l’Armata del Cumberland gli era passata alle spalle. Evacuò Chattanooga e si diresse in Georgia, a LaFayette, pensando di sconfiggerlo con attacchi separati ai suoi corpi d’armata isolati sulle aspre montagne ad ovest di Chattanooga. Non fu possibile. Cosa avvenne?


La grande battaglia di Chickamauga

Il 10 settembre il Mag. Gens. Thomas C. Hindman e DH Hill si rifiutarono di attaccare, come ordinato, una colonna federale in inferiorità numerica a McLemore’s Cove. Il 13 settembre, Bragg ordinò a Leonidas Polk di attaccare il corpo del Magg. Gen. Thomas L. Crittenden, ma Polk ignorò gli ordini.
Il 17 settembre i tre corpi d’armata dell’Unione erano nuovamente riuniti, tuttavia, il 18 settembre 1863, Bragg, rinforzato da due divisioni del Mississippi, una divisione e diverse brigate del Dipartimento del Tennessee orientale e due divisioni del tenente generale James Longstreet dell’esercito della Virginia del Nord, scatenò una controffensiva su Rosecrans, confidando nell’effetto sorpresa.
Puntava ad avanzare alla sinistra di Crittenden, attraversando il Chickamauga Creek, ed a tagliar fuori i tre corpi d’armata dell’Unione dalle loro linee di rifornimento di base a Chattanooga, decisione che innescò la battaglia di Chickamauga. In realtà Rosecrans aveva osservato i movimenti e previsto tutto.
Il 18 settembre la brigata unionista del colonnello John T. Wilder della divisione Reynolds fu coinvolta in alcune scaramucce con i confederati che pianificavano di sfondare lì, sull’ala sinistra del nemico, ma il corpo d’armata del generale George Thomas si portò in soccorso di Crittenden e resistette cedendo pochissimo terreno per tutto il 19.
La mattina del 20 settembre, le truppe di Leonidas K. Polk lanciarono l’assalto alle posizioni detenute da Thomas, ma con grande ritardo, sostenendo, successivamente, di non aver ricevuto l’ordine. Thomas resistette agli assalti di Cheatham, Cleburne e Walker, poi fu la volta dell’attacco di Longstreet che concentrò tre divisioni di otto brigate sotto il comando del maggiore generale John Bell Hood. Ciò avvenne mentre Rosecrans, nel frattempo, stava portando ulteriori rinforzi, quelli di
Wood, generando inavvertitamente un vuoto nella linea centrale dell’Unione, lì dove intervennero le forze di Longstreet, colpendo le colonne dei soldati dell’Unione ai loro fianchi, non appena si muovevano. Il fianco destro dell’esercito del Cumberland fu mandato in rotta e si ritirò frettolosamente verso Chattanooga. Anche le divisioni di destra di Sheridan e Davis dovettero ripiegare.
Stranamente, però, quando Longstreet chiese a Bragg rinforzi per completare la vittoria, ottenne un diniego.
George Thomas nel frattempo prese il comando di ciò che restava dell’esercito dell’Unione, sulla cresta da Snodgrass Hill e più a ovest fino a Horseshoe Ridge, con una mossa che gli sarebbe valsa il nome di “The Rock of Chickamauga”, e garantì ai suoi una ritirata in buon ordine con l’appoggio delle riserve di Gordon Granger. Il giorno successivo, Longstreet e Nathan Bedford Forrest volevano inseguire l’Unione per distruggere l’esercito del Cumberland una volta per tutte, ma Braxton Bragg, considerando le perdite del suo esercito, rifiutò la richiesta, occupò le alture intorno a Chattanooga, bloccando le linee di rifornimento federali, ma non inseguì Rosecrans.
La vittoria di Chickamauga fu evidente, l’armata unionista di Rosecrans fu messa in rotta, ma perché Bragg non si lanciò all’attacco?
La verità è che il successo ebbe un costo enorme. I confederati contarono 18.450 vittime, quasi il 30% delle forze, l’Unione pianse 16.000 soldati.
Dopo la battaglia, l’Armata del Cumberland di Rosecrans si ritirò a Chattanooga, dove Bragg pose un lento assedio alla città, sperando di farla arrendere per fame, ma con calma, dedicandosi soprattutto a sfidare i suoi ufficiali ribelli, Hindman per la sua mancanza di azione a McLemore’s Cove e Polk per aver ritardato l’attacco mattutino ordinato da Bragg il 20 settembre. Fu una sorta di resa dei conti che accecò tutti. Fu un errore fatale. All’inizio di ottobre, un tentativo di ammutinamento dei subordinati di Bragg, portò alla rimozione di DH Hill ed anche Longstreet fu destinato altrove. I dissidenti, inclusi molti dei comandanti di divisione e di corpo, si incontrarono in segreto e prepararono una petizione al presidente Jefferson Davis.


La battaglia di Chattanooga

Il presidente si recò con riluttanza a Chattanooga per valutare personalmente la situazione. Bragg si offrì di dimettersi per risolvere la crisi, ma Davis lasciò stare rinnovandogli la fiducia.
L’esercito confederato, spaccato al suo interno, stava tenendo le posizioni di Missionary Ridge e Lookout Mountain, tagliano al nemico le sue linee di rifornimento.
Rosecrans stava progettando di ritirare l’Armata del Cumberland da Chattanooga, cedendo di fatto la città al nemico, ma Ulysses S. Grant, appena insediatosi al comando della neonata divisione militare del Mississippi, disapprovò l’idea, sostituì Rosencrans con George Thomas, “The Rock of Chickamauga”, e ordinò lui di tenere Chattanooga a tutti i costi. Nel tentativo poi di inviare supporto e vettovaglie agli uomini dell’Armata del Cumberland, Grant istituì una “Cracker Line” per spostare i rifornimenti dal deposito di Bridgeport, in Alabama, attraverso il fiume Tennessee. Ciò cambiò tutto.
Disertori confederati rivelarono a Grant che Bragg stava inviando parte delle forze mandate in suo aiuto dal generale Lee ad assediare Knoxville, nella speranza di eliminare la presenza unionista dal Tennessee centrale e orientale. Il 23 novembre, in risposta alle mosse di Bragg, Grant inviò 14.000 soldati contro la postazione confederata in località Orchard Knob, di appena 634 uomini. Ampiamente in inferiorità numerica, i sudisti furono scacciati da Thomas J. Wood e ripiegarono a Missionary Ridge. Orchard Knob funse da quartier generale di Grant per il resto della battaglia, da lì osservò l’assalto dell’Unione a Missionary Ridge.
Il 24 novembre Joseph Hooker mise in rotta l’ala sinistra confederata presso Lookout Mountain. Il generale confederato John C. Moore tentò un contrattacco, ma le forze unioniste erano più forti in numero. Quella notte, Bragg decise di ritirarsi da Lookout Mountain per concentrare tutte le su forze su Missionary Ridge.
L’indomani Hooker avanzò su Missionary Ridge da sud mentre William T. Sherman attaccò Tunnel Hill, a nord. L’Armata del Cumberland di Thomas fu schierata contro il centro della linea di Bragg per offrire assistenza secondo necessità. Sherman fu respinto, Hooker, invece, dopo essere arrivato a Rossville Gap, il punto più meridionale di Missionary Ridge, che doveva essere difeso da John Cabell Breckinridge, lanciò un attacco su tre fronti che sorprese le truppe confederate. L’intervento dei ventiquattromila uomini di Thomas contro il centro, in un assalto frontale, distrusse la linea difensiva di Bragg. Attaccarono alla base del Ridge, poi, contravvenendo agli ordini di Grant, continuarono la loro carica, discendendo il crinale e travolgendo il nemico. Bragg finì in rotta, lasciò più di seimila prigionieri e contò un pari numero di perdite, subì la più cocente disfatta della guerra e la Confederazione perse completamente il controllo dello Stato del Tennessee. Chattanooga divenne la base logistica e di approvvigionamento per la campagna di Sherman ad Atlanta del 1864, così come per l’Armata del Cumberland.

La punizione dei colpevoli e le dimissioni
Bragg si mosse con determinazione. Nel giro di poche settimane aveva ottenuto l’allontanamento di numerosi suoi collaboratori, aveva pure rimosso il maggiore generale Thomas C. Hindman e Polk, fu persino capace di fronteggiare e reprime tentativi di ammutinamento. Longstreet e Simon B. Buckner furono inviati nel Tennessee orientale. Tutti contestavano a Bragg la sua ossessione dell’assalto frontale, ma soprattutto la sua incapacità di cogliere il momento, ma non obbedendo ai comandi finirono dalla parte del torto.
Quel che certo è che Bragg era dotato di un’intelligenza straordinaria e di acuta memoria ed aveva eccellenti cognizioni di tattica d’artiglieria leggera, ma possedeva un carattere irritabile e lo sapevano bene Simon Bolivar Buckner, Thomas C. Hindman, John Bell Hood, Alexander P. Stewart, WHT Walker e Joseph Wheeler. Tanto astio, però, pesò indubbiamente sul morale delle truppe e contribuì alla rovinosa sconfitta patita per mano di Grant.
La sua leadership fu costantemente messa in discussione, sottoposta a pressioni e lamentele. Sembrava contar poco la negligenza dei suoi collaboratori. Il 1° dicembre di quell’anno, dovette addirittura sollevare Breckinridge dal comando, accusandolo di ubriachezza durante il periodo dal 23 al 27 novembre. Decise, poi, di dimettersi.

Il ritorno
Gli ultimi due anni di guerra civile furono per Baxton Bragg segnati ancora da amarezze e sconfitte. Dimessosi dopo la sconfitta di Chattanooga, Jefferson Davis lo volle accanto a sé come consigliere militare. Tuttavia tornò sui campi di battaglia. Il presidente capì di confrontarsi con un uomo capace e leale e lo apprezzò per questo, ma sottovalutò le sue difficoltà di relazionarsi.
Si sa che a Richmond, ebbe numerosi litigi con figure significative della Confederazione, tra cui il Segretario alla Guerra, il Commissario Generale, membri del Congresso, la stampa e molti dei suoi colleghi generali, tuttavia furono le complesse situazioni della Carolina a rendere necessario il suo ritorno nell’esercito. A raccomandare ciò a Davis fu Robert E. Lee che rispettava e stimava Bragg.
Nell’ottobre 1864 prese le difese di Wilmington, nella Carolina del Nord, porto centrale nelle mani della Confederazione, e a novembre comandò le difese di Augusta, Savannah e Charleston, durante la marcia verso il mare del generale William T. Sherman, poi fu di nuovo coinvolto nella difesa di Wilmington, quando fallì nella seconda battaglia di Fort Fisher; nel marzo del 1865 era di nuovo nell’Armata del Tennessee, come comandante di corpo sotto Joseph E. Johnston; a lui vanno i meriti d’aver fermato gli unionisti di Cox nella seconda battaglia di Kinston, combattuta tra il 7-10 marzo 1865, ma, sul finire del mese, furono ancora imputabili a lui alcuni degli errori che portarono alla sconfitta confederata nella battaglia di Bentonville.

Bragg a Fort Fisher
I fatti di Fort Fisher parlano chiaro.
Wilmington era la “Gibilterra del sud”, l’ultima grande roccaforte costiera della Confederazione, protetta da Fort Fisher, snodo fondamentale per rifornire l’esercito della Virginia del Nord. Le navi che lasciavano Wilmington attraverso il fiume Cape Fear e salpavano per le Bahamas, le Bermuda o la Nuova Scozia per commerciare cotone e tabacco.
Il forte era sorto sulla base del progetto della ridotta Malakoff a Sebastopoli e contava ventidue cannoni erano rivolti verso l’oceano e venticinque erano rivolti verso terra. Il 23 dicembre 1864 ebbe luogo la prima battaglia.
Le navi dell’Unione al comando del contrammiraglio David D. Porter iniziarono a bombardarlo. Due giorni dopo le truppe del maggiore generale Benjamin F. Butler sbarcarono per tentare un assalto, ma fu inutile. Fort Fisher superò la prova senza grandi preoccupazioni.
La manovra anfibia dell’Unione fu, però, riprovata dal generale Alfred Terry a gennaio.
Nel castello c’era la guarnigione del colonnello William Lamb, mentre la divisione del maggiore generale Robert Hoke era di stanza sulla penisola a nord del forte. La guarnigione fu pure accresciuta dagli uomini di WHC Whiting, comandante del distretto di Cape Fear.


La battaglia di Fort Fisher

Terry spedì i soldati di Charles J. Paine contro Hoke, indirizzando la divisione di Adelbert Ames, supportata da una brigata indipendente sotto il colonnello Joseph Carter Abbott, all’attacco del forte dalla faccia di terra, sul lato del Cape Fear River, supportati sul versante di mare dal fuoco delle cannoniere di Porter e dallo sbarco di 2.000 marines di Kidder Breese.
Bragg guardò con sufficienza a questi accadimenti. Era convinto che il forte fosse inespugnabile perché già aveva respinto un assedio a dicembre, ma i fatti lo sconfessarono, in più rifiutò più volte di inviare rinforzi inoltrate da Whiting, spedendo il generale Alfred H. Colquitt a sostituirlo.
I confederati furono costretti ad alzare bandiera bianca. Dovettero evacuare Wilmington, a febbraio, incalzati dal generale John M. Schofield. Così su Bragg pesò pure la responsabilità di aver tagliato il Sud fuori dal commercio mondiale.

Bragg a Kinston e Bentonville
A Kinston, invece, Bragg, rinforzato dall’Armata del Tennessee e dalle North Carolina Junior Reserves del generale DH Hill, riuscì perfettamente a fermare Jacob D. Cox, ma solo temporaneamente ed anche qui con quale scelta controversa.
L’8 marzo 1865 inviò Robert Hoke sul fianco sinistro dei nordisti e questi riuscia catturare un intero reggimento, il 15° fanteria volontaria del Connecticut. Hill piombò sul centro nemico coi suoi veterani. Fu, però, fermato da Bragg, che lo spostò a nord alla ricerca di una presunta minaccia rivelatasi inesistente. Questo resta un aspetto poco indagato della battaglia, ad ogni modo Cox si rafforzò con le riserve di Thomas H. Ruger e fu tutto vano.
Il 10 Hoke tentò di inutilmente di aggirare il fianco sinistro federale, Hill pure si riscagliò contro il centro, ma entrami furono respinti dalle artiglierie. Davanti al sopraggiungere di rinforzi unionisti, Bragg si ritirò. Kinston fu occupata dalle forze federali il 14.
A Bentonville fece peggio. La divisione di Hoke, posta al suo comando, si schierò sulla sinistra confederata rivolta a ovest contro il maggior generale Henry W. Slocum, convinto di star affrontando solo reparti di cavalleria e non l’intero esercito di Joseph E. Johnston. Bragg, però, preoccupato per un attacco di fianco alla sinistra di Hoke, chiese rinforzi e gli fu inviato McLaws, che poi in realtà restò in attivo. Fu così responsabile di uno sperpero di forze che si rivelò un errore tattico decisivo per i confederati.

Bragg catturato dagli unionisti
Dopo la caduta di Richmond il 2 aprile, Bragg ritrovò Davis ad Abbeville e, partecipando all’ultima riunione di gabinetto finale, sostenne che ormai tutto era perso. Fu determinante per convincere Davis che la Confederazione era stata sconfitta.
Sul presidente fu posta una taglia di 100.000 dollari. Sulle sue tracce c’era George Stoneman, che invece riuscì a catturare Bragg a Monticello, in Georgia, il 9 maggio 1865, mentre viaggiava in compagnia di sua moglie Elise Brooks Ellis.
Bragg aveva cercato di travestirsi radendosi la barba e togliendosi le insegne dall’uniforme. Fu scortato durante un viaggio di 10 ore fino al quartier generale dell’Unione e poi rilasciato in libertà vigilata.


Il cippo che ricorda Braxton Bragg a Kountze in Texas

In un bilancio oggettivo dell’operato di Bragg non può non tenere in considerazione l’inaccettabile condotta di Polk e degli altri ufficiali. Non possono tacersi gelosie ed atti indecorosi di insubordinazione e boicottaggio dei suoi subordinati. Atteggiamenti puerili ed incomprensibili, ritardi nei movimenti, dispetti, finte incomprensioni e attriti, danneggiarono davvero la causa sudista più di una o due mancate vittorie. Il fatto che ogni inchiesta del presidente Davis si concludesse con una riconferma di Bragg conferma che certi dissapori erano senza dubbio dovuti, in buona parte, all’atteggiamento dei sottoposti. Persino quando Bragg si dimise, Davis restò così convinto delle abilità del suo generale. Attese a lungo prima di accoglierle e, trascorsi alcuni mesi, lo rimandò sui campi di battaglia.
E’, però, altresì vero che le simpatie dei suoi subordinati si assopirono davanti a vittorie mai complete ed attacchi riusciti ma privi del necessario seguito, come visti a Perryville, Stones River e Chickamauga. A tutti sembrava che riuscisse sempre nel vanificare ogni sforzo, ogni successo. Gli ufficiali, frustrati e fortemente critici, iniziarono allora a mal tollerare anche il suo temperamento polemico e ruvido.

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