Julia Dent, la moglie del generale Grant

A cura di Angelo D’Ambra

Grant e sua moglie, Julia Dent
E’ molto curioso il fatto che i problemi che Lincoln ebbe con i Todd, i familiari di sua moglie, furon simili a quelli che ebbe il generale Grant con i Dent, i parenti di sua moglie Julia. Sebbene, infatti, suo cognato Lewis, nel 1862, si unì allo stato maggiore di Grant, i Dent restarono sempre una famiglia del sud, profondamente legata alla propria cultura ed allo schiavismo.
Julia Dent non fu esattamente ciò che potrebbe definirsi “anima gemella”. Era nata a St. Louis, il 26 gennaio 1826, dal “colonnello” Frederick ed Ellen Wrenshall Dent, quinta di sette figli, prima femmina.
Il generale Grant la conobbe nel 1844, grazie ad un suo compagno di stanza di West Point, Frederick T. Dent, fratello della ragazza.
Ventunente appena uscito dall’accademia, Grant fu impiegato come quartiermastro, nella caserma “Jefferson”, nel Missouri, lavoro poco edificante e noioso, ben lungi dal prefigurare le delicate incombenze della Casa Bianca. Grant aveva il compito di gestire le attrezzature e i rifornimenti in quella che all’epoca era la più grande base militare del west. Frederick lo invitò a casa della sua famiglia, a sole dieci miglia dalla caserma, e fu lì che poté conoscere Julia.
La ragazza era bassa, piuttosto in carne, con lineamenti duri, un naso prominente e strabica, la sua istruzione non era eccelsa, ma era affettuosa, sicura di sé e ciò bastò perché Grant se ne innamorasse. In poco tempo, da quella prima visita casuale, il futuro comandante degli eserciti dell’Unione, prese a frequentare casa Dent ogni giorno, corteggiando Julia in lunghe passeggiate, leggendo poesie e cavalcando insieme.

I Dent erano una famiglia di piantatori della Louisiana e papà Frederick aveva donato a Julia una schiava personale, “Black Julia”. La famiglia di Grant, invece, guidata dall’arcigno padre Jesse, era schierata con gli abolizionisti. Neppure questa differenza distolse il ragazzo dal pensiero del matrimonio. I Grant e i Dent, però, non sarebbero mai andati d’accordo, Jesse Grant e Frederick Dent si sarebbero evitati e ignorati, anzi il papà di Julia mal tollerò il corteggiamento di quel militare del nord.
I due, Ulysses e Julia, erano molto uniti, teneri, sensibili, pronti a superare gli ostacoli che ponevano le loro famiglie. Qualcosa, però, avrebbe davvero separato la coppia: la guerra tra Stati Uniti e Messico che infuriò quell’anno. Grant strappò il fidanzamento alla ragazza consegnandole l’anello di West Point, lei ricambiò dandogli una ciocca di capelli. Così Grant partì per la guerra, prestò servizio sotto il generale Zachary Taylor.
Nel luglio del 1848, dopo essere stati separati per quattro anni, Grant tornò negli Stati Uniti e si congedò per organizzare il matrimonio a St. Louis. A quel punto, il padre di Julia, che fino ad allora era stato rigidamente avverso all’unione, accettò. Ciò non unì i Grant e i Dent, anzi, il padre di Ulysses si rifiutò di partecipare alla cerimonia, dichiarando di non voler avere nulla a che fare con degli schiavisti.
Il matrimonio fu celebrato egualmente, ad agosto, ed Ulysses era affiancato dai tre compagni laureatisi con lui a West Point e tutti vestiti con le loro uniformi blu, tra cui James Longstreet il quale era peraltro anche cugino della nuova signora Julia Grant. Dopo il matrimonio, però, Jesse Grant mise da parte il suo rigore ed accolse calorosamente Julia a Bethel, dove risiedeva.
La sposa diede alla luce Frederick, nel maggio del 1850, Ulysses, nel luglio del 1852, poi Ellen “Nellie”, l’unica ragazza, nel luglio del 1855, e, Jesse Root, nel febbraio del 1858.
Julia era estremamente devota a suo marito e alla sua famiglia, e lui a loro. Ma non fu una vita facile, la coppia dovette misurarsi con dure e dolorose lontananze.
Grant fu inviato sulla costa occidentale per diversi anni e così, soffrendo il distacco dalla famiglia, iniziò a bere. Si dimise dall’esercito nel 1854.
Tornò a St. Louis, dove si costruì una capanna di tronchi, la “Hardscrabble”, e tentò di vivere della terra con la sua famiglia. Vendeva legna da ardere e tirava avanti con non poche difficoltà. Ebbe pure uno schiavo, lo acquistò da Fred, ma poi andò in tribunale il 20 marzo 1859 e lo emancipò. Avrebbe potuto venderlo, era indebitato e poteva trarne dei soldi, ma non lo fece.
Con quattro figli da mantenere, Ulysses si ammalò di malaria. La famiglia finì in un grave stato di indigenza. Una volta guarito si trasferì dai Dent e lavorò per una società immobiliare a St. Louis, ma non riuscì a guadagnare abbastanza soldi, così chiese aiuto a suo padre che gli offrì un impiego nella sua azienda di concia delle pelli. Le cose parvero prendere la piega giusta, ma poi scoppiò la guerra. Suo suocero cercò di persuaderlo a combattere per la Confederazione, Grant invece combatté per l’Unione. Giurò di non tornare mai più al negozio di pelletteria e si dedicò al conflitto, acquisendo un po’ di fama con la vittoria di Fort Donelson. Abraham Lincoln lo volle generale, ma lui ricominciò a sentire la mancanza di sua moglie, così il presidente la mandò a chiamare chiedendole di raggiungere il marito.
Sorprendentemente Julia lasciò i figli e lo raggiunse, affrontando rischi considerevoli per vivere come lui negli accampamenti militari. La sua presenza fu di conforto al marito, gli infuse sicurezza, gli tenne alto il morale. Nel corso della guerra civile rimase al suo fianco durante le campagne a Memphis, Vicksburg, Nashville e Virginia.
Il matrimonio di Julia Dent e Ulysses Grant offre uno sguardo unico sui conflitti e le sfide affrontate dalle coppie della metà del XIX secolo che provenivano dalle due culture contrastanti del nord e del sud. A differenza di Mary Todd, che si allontanò dai suoi familiari confederati, Julia restò sempre legata a suo padre, Frederick Fayette Dent, di chiari sentimenti sudisti. Frederick era un proprietario terriero, pure impegnato nel commercio di caffè e zucchero lungo il Mississippi, aveva comprato uno dei primi battelli a vapore che solcarono il fiume. Sebbene non detenesse alcun grado militare, assunse il soprannome di colonnello, per la sua severità, anche con gli schiavi. Ne aveva una trentina e rifiutò di prendere in considerazione la possibilità di liberarli per motivi morali, facendolo solo quando obbligato dalla legge di emancipazione.
Julia non litigò mai col padre e, senza sentire il peso dell’appartenenza confederata della sua famiglia, fu ferma nella lealtà a suo marito ed all’esercito dell’Unione.
Restò sempre amica di uomini e donne della Confederazione. Ogni volta che gli unionisti attaccavano verbalmente il sud in sua presenza, Julia restava in silenzio. Serbò sempre la consapevolezza che avrebbe potuto danneggiare irreparabilmente il suo rapporto col marito come quello col padre. Intanto anche suo fratello Frederick Tracy Dent aderì all’Unione. Grant gli scrisse: “E’ il momento, in particolare negli stati schiavisti di confine, che gli uomini dimostrino il loro amore per il paese. So che è difficile per gli uomini apparentemente lavorare con il Partito Repubblicano, ma ora tutte le distinzioni di partito dovrebbero essere perse di vista, e ogni vero patriota deve mantenere l’integrità delle vecchie gloriose stelle e strisce, la Costituzione e l’Unione. I sudisti sono stati aggressori”.


La famiglia Grant

Eppure, quando raggiunse il marito, si fece accompagnare dalla sua schiava, Black Julia, e conservò gli altri afroamericani di suo possesso, Eliza, Dan e John, fino a quando non fu loro concesso la libertà mediante l’approvazione del 13° emendamento nel 1865. Suo padre l’aveva avvertita che ciò avrebbe significato che ovunque all’interno del territorio detenuto dall’Unione, i suoi schiavi sarebbero stati considerati liberi e che lei avrebbe rischiato di perderli… Fu quanto avvenne proprio con Black Julia che fuggì a Jackson, nel Mississippi, città controllata dall’Unione.
Per certi versi Ulisse e Giulia erano come Romeo e Giulietta. Ulisse era cresciuto in un’area abolizionista dell’Ohio meridionale con genitori contrari alla schiavitù. Julia era cresciuta in una piantagione di schiavi nel Missouri. Nel 1830, quando Julia aveva solo quattro anni, c’erano almeno diciotto persone ridotte in schiavitù a White Haven. Crebbe con loro, giocò con loro e per lei avere schiavi fu sempre cosa normale. Ulysses dovette abituarsi. Già quando suo suocero gli concesse la supervisione della sua fattoria, dovette misurarsi con la gestione di schiavi. Julia, invece, tutte le volte in cui fu lontana dai suoi schiavi ne sentì la mancanza, si rese conto che non sapeva come cucire, cucinare o prendersi cura dei suoi figli. Dopo la guerra, e con l’elezione di suo marito alla presidenza nel 1868, queste differenze si sarebbero appianate. Julia restò legata a molti dei suoi ex servitori, ma ebbe alle sue dipendenze uomini e donne liberi e pagati.
Anche Frederick Dent smorzò i toni di certe polemiche. Dovette farlo suo malgrado. Ricco proprietario di piantagioni, membro della St. Louis Anti-Abolitionist Society, grande amico di William Clark e Thomas Hart Benton, due dei politici pro-schiavitù più popolari del Missouri, fu finanziariamente rovinato dalla fine della guerra civile perché i suoi schiavi scapparono dalla piantagione di 850 acri di White Haven. Lasciò tutto quando suo genero prestò giuramento per diventare il 18° presidente degli Stati Uniti nel 1869 e si trasferì alla Casa Bianca.

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