Colorado 1779: De Anza contro Cuerno Verde
A cura di Renato Ruggeri
De Anza ed I Comanche
La mattina del 3 settembre 1779, ai piedi delle Montagne Rocciose, il capitano Spagnolo Juan Bautista de Anza e il capo Comanche Cuerno Verde si incontrarono in un combattimento mortale per decidere il destino di un secolo di rivalità tra i due popoli. Anza era il rampollo di una famiglia Spagnola con una lunga e onorevole storia al servizio della Corona. Cuerno Verde aveva ereditato dal padre il particolare copricapo sormontato da un corno di bisonte dipinto di verde, ma anche il suo odio profondo verso gli Spagnoli.
Quando calarono le tenebre, il destino si era già compiuto. Un uomo giacque senza vita alle pendici di Greenhorn Mountain, mentre l’altro ottenne una vittoria cruciale per il suo popolo. Ma gli eventi che portarono i due leader verso questa decisiva battaglia si erano dipanati per quasi un secolo.
Negli anni che seguirono la fondazione del New Mexico, nel 1598, esploratori e missionari penetrarono in profondità nei territori del nord, attraversando canyons, montagne e pianure degli attuali stati del Kansas, Colorado e Utah. Per più di un secolo gli Utes e gli Apaches che occupavano le montagne e le valli delle regioni settentrionali tollerarono, e, a volte, commerciarono con gli stranieri bianchi che arrivavano nei loro domini. Con i cavalli, le spade e le armi da fuoco, gli Spagnoli ebbero un vantaggio iniziale sui loro vicini Indiani. Ma la rivolta dei Pueblos, nel 1680, fece disperdere centinaia di cavalli nel territorio americano. All’inizio del 1700 un fiero popolo di guerrieri chiamato, dagli Spagnoli, Comanche, si presentò sulla frontiera settentrionale del New Mexico, scacciando le bande Apache. Nei successivi decenni i Comanches si trasformarono in eccezionali cavalieri e divennero la principale minaccia che l’isolata provincia del Nuevo Mexico avrebbe, mai, dovuto affrontare.
Il New Mexico, a metà del 1700, non era in grado di eludere o arrestare le depredazioni dei Comanches. La provincia, 1000 miglia di arido deserto, era isolata dai più vicini insediamenti della Nuova Spagna.
Il New Mexico
Ogni tre anni una carovana di provviste veniva inviata dal sud, attraverso la Jornada del Muerto, per assistere le missioni Francescane e i coloni, ma le armi e le munizioni rimanevano scarse e i coloni dovevano decidere se usare le scarse quantità di ferro per fabbricare punte di lancia o ferri di cavallo.
Santa fe, annidiata sul fianco occidentale delle Sangre de Cristo Mountains. era la capitale da un secolo e mezzo e uno dei pochi insediamenti fortificati. Altre missioni e villaggi erano più esposti agli attacchi indiani. A nord vi era Taos, con la sua missione costruita vicino all’imponente pueblo degli Indiani. Più a sud vi era Albuquerque, che aveva i suoi problemi con i Navaho e gli Apaches. A nord di Santa Fe sorgevano le missioni di Abiquiu e Ojo Caliente. A sud Galisteo. A est delle montagne il pueblo e la missione di Pecos costituivano un bersaglio perfetto per le razzie dei Comanches. Dispersi tra questi centri vi erano ranches isolati, le cui mandrie di cavalli e il bestiame stimolavano l’appetito dei mobili Comanches. Con pochi soldati di professione la difesa era affidata a milizie locali male armate e equipaggiate. Ma il tempo passato a combattere gli Indiani non poteva essere dedicato al bestiame e al raccolto. Quando i Comanches calavano sul Nuovo Messico trovavano un territorio scarsamente difeso. E scontro dopo scontro. gli scomodi vicini divennero mortali nemici.
Un confronto tra un soldato ed un Comanche
L’abilità difensiva del New Mexico fu messa a dura prova dall’organizzazione della cultura Comanche. I guerrieri Comanche erano indipendenti e non avevano paura di morire. Imparavano a comandare sia attraverso atti di persuasione che di valore. Non esisteva un’autorità centrale. Inoltre la morte di un guerriero doveva essere vendicata dai suoi figli e fratelli. La morte di un capo reclamava la vendetta dell’intera tribù. Assalendo una banda Comanche, si correva il rischio di un immediato contrattacco.
Anno dopo anno le razzie contro il Nuovo Messico si fecero sempre più incessanti. Durante i 5 anni del governatorato di Joachin Codallos y Rabal, i Comanches uccisero 150 persone solo a Pecos. Sembra che fossero guidati da un capo chiamato, dagli Spagnoli, Luigi l’Apostata. Nel 1747 una banda Comanche assalì Abiquiu nella Chama Valley, e devastò la regione circostante, prendendo molti prigionieri. Codallos li inseguì fino al Rio Napestle, il fiume Arkansas, e affermò di aver ucciso più di 100 guerrieri. L’anno dopo, nel 1748, i Comanches assalirono il pueblo di Pecos. Il Governatore riuscì a intercettarli. Ne seguì una furiosa battaglia e solo l’arrivo di rinforzi da Santa Fe salvò Codallos dalla disfatta. Nel 1749 fu la volta di Galisteo, dove morirono otto persone. Nel 1751 razziarono Taos, Picuris e ancora Galisteo, prendendo molti prigionieri.
Il successore di Codallos, Tomas Velez Cachupin decise di rinforzare i pueblo di Pecos e Galisteo, che erano particolarmente esposti, ordinando di costruire trincee, torri ai cancelli e inviando trenta soldati presidiali.
L’episodio più sanguinoso avvenne nel 1760, quando 3000 Comanches invasero l’Alcadia di Taos. Il villaggio, che il frate Francisco Atanasio Dominguez descrisse “ come somigliante alle città murate con bastioni e torri raccontate a noi dalla Bibbia”, resistette. I Comanches, allora, sciamarono nella valle di Taos, passando da un ranch all’altro. I residenti, terrorizzati, cercarono rifugio e salvezza nella grande casa fortificata di Pablo Villalpando. Nonostante una strenua difesa, in cui anche le donne, fra cui Tamaron, la moglie di Villalpando, combatterono a fianco degli uomini, i Comanches riuscirono a superare i parapetti e a entrare all’interno delle mura. Uccisero tutti gli uomini, 64 secondo alcune testimonianze, e presero prigioniere 56 donne e bambini. Il Governatore Marin del Valle riunì una grossa spedizione composta da Spagnoli, Apaches e Pueblos ma l’inseguimento, durato 500 miglia, non portò risultati.
L’Alcadia di Taos in una mappa di Miera y Pacheco
In seguito la situazione peggiorò ulteriormente. Nel 1757, secondo un census ufficiale, il Nuovo Messico possedeva più di 7000 cavalli. Nel 1775 il Governatote Pedro Fermin de Mendinueta scrisse, in un rapporto al vicerè, di non avere abbastanza cavalli per un’efficace difesa e lo pregò di inviare 1500 animali dalla Nueva Vizcaya, altrimenti ne sarebbe seguita una completa desolazione. Si correva il rischio concreto di perdere il New Mexico.
Particolarmente esposto era il settore di frontiera di Ojo Caliente, un villaggio situato vicino al Rio Chama, a ovest di Taos. Nel maggio 1768 Mendinueta decise di inviare una guarnigione composta da 50 soldados de cuera sul Cerro de San Antonio, 18 miglia a nord di Abiquiu, per presidiare il guado sul Rio Grande che i Comanches solitamente usavano sulla via per Ojo Caliente. Nel giugno di quell’anno 100 Comanches mossero contro il pueblo, ma al guado furono inaspettatamente assaliti dalla nuova guarnigione e costretti a fuggire.
Tra il Colorado ed il New Mexico
Il 26 settembre un gruppo di 24 Comanches si presentarono sotto le mura, dopo aver ucciso un colono, e sfidarono i soldati. I presidiali, a cui si erano aggiunti alcuni Utes li affrontarono e, cosa abbastanza inusuale, riuscirono a ucciderli tutti meno uno. Interrogando il prigioniero, Mendinueta seppe che un capo si era elevato su tutti gli altri. Il Governatore lo definì un piccolo re, con una guardia personale di armati e paggi che lo aiutavano a salire e scendere di sella e stendevano pelli di bisonte quando si sedeva. Gli Spagnoli lo chiamarono Cuerno Verde, a causa del copricapo sormontato da un singolo corno di bisonte dipinto di verde che indossava. Nel mese di ottobre 1768 500 Comanches assalirono Ojo Caliente. Cuerno Verde guidò la carica contro la plaza fortificata ma fu ucciso da un colpo di moschetto Ma il capo aveva un figlio che giurò di vendicare la sua morte e ereditò il particolare emblema.
Questo è un ritratto di Roman Nose, il capo Cheyenne.Portava un copricapo con un solo corno di bisonte,a causa di una visione. Probabilmente l’emblema di Cuerno Verde era così, senza il codazzo di penne, con un corno di bisonte dipinto di verde
La vendetta dei Comanches non si fece attendere. Il 31 agosto 1768 uccisero il Luogotenente Generale Don Nicola Ortiz, secondo in comando solo al Governatore, in una battaglia presso il Cerro de San Antonio.
Quello stesso anno i Comanches razziarono Picuris. un villaggio situato tra Santa Fe e Taos. e saccheggiarono la chiesa, rubando gli arredi sacri e i libri religiosi, che furono, poi, recuperati in pessime condizioni.
Nell’estate 1772 500 Comanches assalirono Pecos, e ci furono 5 raids contro Picuris e 4 contro Galisteo. Nel luglio 1773 i Comanches razziarono Cochiti. Mendinueta li inseguì fino al Rio Conejos e riuscì a recuperare alcuni cavalli.
Nell’estate 1774 ci furono altre invasioni. Il 23 giugno i Comanches uccisero due abitanti di Picuris, sorpresi nei campi. Il giorno seguente rubarono l’intera mandria di cavalli di Nambè.
Un mese dopo un war party formato da 1000 guerrieri scese lungo il fiume Chama per colpire i pueblo di Santa Clara e San Juan. Durante l’assalto a Santa Cruz de la Canada, l’alcade mayor e alcuni coloni si trincerarono in un campo. Riuscirono a uccidere il leader Comanches e alcuni guerrieri sacrificarono le loro vite per recuperare il corpo.
Il 15 agosto 100 Comanches assalirono Pecos e sorpresero alcuni coloni che lavoravano nei campi. Ne uccisero nove e catturarono sette e rubarono la mandria di cavalli.
Il Governatore Mendinueta organizzò l’inseguimento e inviò una spedizione composta da 114 soldati e Pueblos. Cinque giorni dopo gli Spagnoli assalirono un villaggio “ con così tante tende che non si vedeva la fine”. A causa del contrattacco Comanche, furono costretti a difendersi, formando un quadrato e riuscirono a ritirarsi in buon ordine.
Nello stesso tempo 100 Comanches assalirono Albuquerque uccidendo cinque persone e 400 pecore. La milizia locale era impegnata in una campagna contro i Navaho e non ci fu inseguimento.
Ci furono altri scontri nel 1775. Il primo maggio una banda Comanche assalì Pecos e uccise tre Indiani sorpresi nei campi, la settimana dopo fu la volta di Nambè. Due furono i morti e due ragazze furono prese prigioniere.
Il 23 giugno i Comanches avanzarono fino a Alameda, sul Rio Grande, dove uccisero tre abitanti e parte del bestiame.
I residenti del vicino pueblo di Sandia organizzarono un inseguimento a piedi. Improvvisamente i Comanches si fermarono e si gettarono sugli esausti inseguitori, uccidendone 33. Lo stesso giorno un war party circondò il pueblo di Pecos sparando contro gli edifici. Un residente rimase ucciso.
Il Governatore Mendinueta fu costretto a ammettere di non avere abbastanza cavalli per poter organizzare un’efficace difesa.
L’Alcadia di Albuquerque. Si noti la scritta a destra “frontiera e entrata dei nemici Comanches”
A metà degli anni 70 il Nuevo Mexico sembrò disintegrarsi sotto l’impeto delle razzie Comanche.
Nel 1766 Nicolas de Lafora, l’ingegnere che aveva accompagnato la spedizione del Marchese de Rubi, aveva definito il New Mexico “ un’impenetrabile difesa contro gli Indiani ostili”.
Ma solo un decennio più tardi la più potente tra le colonie Spagnole del Nord America si era ridotta a un territorio prigioniero, dove truppe senza cavalli e male armate erano costrette a assistere, spesso impotenti, alle invasioni Comanche che distruggevano villaggi e fattorie.
Il Governatore Mendinueta ordinò ai coloni di rioccupare e ricostruire i villaggi, chiamandoli pusillanimi e codardi, e minacciò di confiscare le terre, ma la vasta regine tra il rio Chama e il Rio Grande fu abbandonata “ distrutta dagli ostili Comanche”, come spiegava una mappa dell’epoca. Sul lato orientale del Rio Grande La Trampas de Taos, La Truchas e Chimayo furono ripetutamente abbandonate e rioccupate, mentre Picuris rimaneva isolata e quasi indifendibile.
Un attacco di guerrieri indiani
Ma anche i pueblos più grandi erano in costante pericolo. A Pecos, la roccaforte orientale, circondata da terre fertili in tutte e quattro le direzioni, i campi non potevano essere coltivati perché il villaggio era assediato dal nemico. I coloni erano costretti a piantare il grano vicino alle mura, dove il terreno era poco produttivo. La vicina Galisteo non se la passava meglio. Delle 80 famiglie presenti nel 1760, la , metà se ne era andata.
Nel 1776, l’anno della Rivoluzione Americana, Carlo III di Spagna decise una serie di riforme per modernizzare la Nuova Spagna, razionalizzare l’amministrazione, limitare il potere della Chiesa e addomesticare la frontiera settentrionale selvaggia e senza legge.
Una di queste fu la creazione del Comando Generale delle Provincie Interne del Nord. Il concetto era unificare la direzione di questo immenso territorio per meglio difendersi dagli Indiani ostili.
A capo di questa nuova giurisdizione fu nominato Teodoro de Croix, un ufficiale molto esperto e capace che si mise all’opera “con intelligenza e vigore, cosa poco conosciuta nelle provincie settentrionali”.
Il pueblo di Pecos fu particolarmente colpito dai Comanches. Fu definitivamente abbandonato nel 1838
Nel frattempo i Comanches si facevano sempre più audaci e spietati.
Nel 1777, in una serie di razzie, uccisero 23 New Mexicans a Valencia, 8 a Taos, 14 a Isleta e “molti altri dappertutto”.
La piccola comunità di Tomè, a sud di Isleta, fu particolarmente martoriata.
In maggio furono uccisi 21 residenti. Si trovavano in chiesa a ascoltare la messa. I Comanches bruciarono la porta e sterminarono tutti, compreso il prete, riempito di frecce davanti all’altare. In un secondo attacco, in agosto, morirono 30 persone.
Secondo una leggenda l’accanimento degli Indiani fu causato dal rifiuto dell’alcade di dare in sposa la figlia a un capo Comanche.
L’anno dopo, nel 1778, i razziatori uccisero o catturarono 127 coloni e Pueblos.
Sembravano inarrestabili.
Una delle prime decisioni prese da Croix fu la nomina del nuovo Governatore del Nuevo Mexico. La scelta cadde su Don Juan Bautista de Anza.
Anza era un sonorense nato presso la missione gesuita di Cuquiarachi, vicino a Fronteras. Non aveva ancora quattro anni quando gli Apaches uccisero il padre. Allevato tra l’elite Basca del Sonora, aveva intrapreso una brillante carriera militare da cadetto a Luogotenente Colonnello. Come Capitano a Tubac, aveva realizzato il sogno del padre. Nel 1774 condusse una spedizione attraverso il deserto di Yuma fino alla missione di San Gabriel in Alta California, provando la fattibilità di una rotta terrestre per rifornire la California. Nel 1775 Anza scortò un gruppo di coloni fino alla baia di Monterey e fondò un presidio a San Francisco. Arrivò a Santa Fe alla fine del 1778 con il compito principale di fermare le invasioni dei Comanches e, in particolare, del grande paraibo Cuerno Verde “ il flagello del regno, colui che ha sterminato molti pueblo, uccidendo centinaia di persone e facendo molti prigionieri, poi sacrificati a sangue freddo”.
Invece di attendere le annuali invasioni, che avvenivano soprattutto in estate, durante il periodo del raccolto, Anza decise di passare al contrattacco.
Le spedizioni punitive dei suoi predecessori seguivano due percorsi facilmente prevedibili. Uno a est fino a Pecos, e poi a nord, verso il Colorado meridionale, l’altro a nordest da Santa Fe a Taos e poi, passando ai piedi delle Sangre de Cristo Mountains, a nord verso il Rio Napestle, il fiume Arkansas.
Dopo essersi consultato con i suoi ufficiali e i mercanti più esperti, Anza decise di scegliere un percorso alternativo, più arduo ma inusuale, ”attraverso regioni diverse da quelle attraversate in precedenza”, l’unica chance di vittoria per il Nuevo Mexico.
L’itinerario, da Santa Fe attraversava la Chama Valley fino al villaggio abbandonato di Ojo Caliente. Quindi, passando per la San Luis Valley, controllata dagli Utes e costeggiando le San Juan Mountains, si arrivava a Poncha Pass. Valicando il passo, si entrava nell’odierno South Park del Colorado e, girando a est, nella Comancheria.
Il 15 agosto 1779 la spedizione, formata da 103 soldati di cuera, veterani della frontiera, partì da Santa Fe. Il luogo di adunata generale scelto da Anza era San Juan de los Caballeros.
Qui ai dragoni di Anza si unirono 203 miliziani e 259 Indiani provenienti dai villaggi di Canada, Queres e San Carlos. I soldati di Anza erano ben equipaggiati. Ciascuno di loro aveva tre cavalli, almeno dieci cariche di polvere e provviste per quaranta giorni. La stessa cosa non si poteva dire per i miliziani e gli Indiani. A causa della loro condizione di povertà, solo alcuni possedevano due cavalli, mal nutriti e quasi inutili e tre cariche di polvere.
Anza donò loro un cavallo e un arma funzionante.
Poi divise i soldati in tre gruppi di 200 uomini ciascuno, uno all’avanguardia, sotto il suo comando, e gli altri due sotto il primo e il secondo Luogotenente del presidio di Santa Fe.
Il 17 agosto gli Spagnoli si accamparono nel pueblo abbandonato di Ojo Caliente, il luogo dove il padre di Cuerno Verde era stato ucciso da una palla di moschetto nel 1768. Quella notte Anza e i suoi uomini dormirono tra gli edifici in rovina e i fantasmi di coloro che erano stati vittime della vendetta Comanche.
Il 20 agosto gli Spagnoli arrivarono al Rio de los Conejos, vicino all’attuale confine tra New Mexico e Colorado. Qui furono raggiunti da 200 Apaches e Utes che volevano combattere il comune nemico. Anza stipulò, subito, un accordo con i capi. Avrebbero dovuto ubbidire ai suoi ordini, in compenso il bottino sarebbe stato, poi, diviso in maniera equanime con i soldati, tranne le catture personali.
Dal 21 al 23 la spedizione viaggiò solo di notte, per evitare le vedette nemiche.
Anza ordinò di non accendere i fuochi, malgrado il tempo inclemente. A causa del freddo e del gelo, sembrava di essere in pieno inverno. La direzione era nord e gli Spagnoli e i loro alleati attraversarono Rio del Pino, Jaras, Timbres, San Lorenzo e infine il Rio Grande al El Paso de San Bartolomè.
Il 27 arrivarono a Poncha Pass, uno stretto canyon “raramente attraversato in precedenza”, scavato tra la Continental Divide, e le Sawatch Mountains in particolare, e il Sangre de Cristo Range. Fu una giornata molto difficile. La nebbia e la neve resero estremamente complicato il passaggio di 800 uomini e più di 1000 cavalli e muli.
Valicato il passo, si entrava nell’odierno South Park del Colorado. Qui gli Spagnoli trovarono una mandria di bisonti, ma nessun segno di Comanches.
Il 30 la spedizione superò la Sierra Almagre, la sierra rosso ocra, probabilmente il Pike Peak, anche se non tutti gli storici sono d’accordo, attraverso El Puerto de la Sierra Almagre (Ute Pass), e poi si accampò sulla sponda di un torrente chiamato, da Anza, Rio Santa Rosa.
Il 31 agosto gli esploratori che Anza aveva mandato in avanscoperta tornarono con l’attesa notizia. Avevano individuato un grande accampamento, formato da più di 120 tende, sul Rio Sacramento (ora Fountain Creek). Alcuni Comanches avevano, però, scoperto le tracce degli scouts e dato l’allarme.
Anza non perse tempo. Dopo aver lasciato 200 uomini a sorvegliare la mandria di cavalli e il convoglio dei rifornimenti, ordinò l’attacco.
Non ci fu il tempo di circondare il nemico, che stava già fuggendo attraverso la prateria. Tutti i Comanches erano a cavallo, comprese le donne e i bambini. Gli Spagnoli li inseguirono per otto miglia, fino a quando la retroguardia si fermò per combattere. Ne seguì un “running fight”, una battaglia in movimento, per altre tre miglia. Diciotto guerierri furono uccisi, molti altri feriti e furono catturate 34 donne e bambini. I Comanches persero tutto nella fuga, eccetto i cavalli che montavano.
L’attacco al campo indiano
Anza passò cinque ore a interrogare i prigionieri per cercare di scoprire dove si trovavano altre rancherias. Due prigionieri gli dissero che molti villaggi stavano convergendo su quel luogo per incontrare Cuerno Verde. Il “general jefe”, qualche giorno prima, era andato a sud con 250 guerrieri per assalire Taos e il Rio Sacramento era il luogo scelto per celebrare la vittoria. Dal momento che i fuggitivi avrebbero, certamente, avvisato tutti gli altri, Anza decise di tornare indietro verso il New Mexico per intercettare Cuerno.
Gli uomini di Anza si divisero il bottino, 500 cavalli e beni che furono caricati su più di 100 animali del pack train. Poi gli Spagnoli, il 1 settembre, iniziarono il viaggio verso sud. ”Ero determinato a seguire il sentiero di Cuerno Verde per vedere se la fortuna mi avrebbe concesso di incontrarlo”scrisse Anza nel diario della campagna.
Gli Spagnoli, il 2 settembre, continuarono a cavalcare verso sud, attraversarono il fiume Arkansas e si mossero parallelamente alle Wet Mountains, a sudovest dell’odierna città di Pueblo, fino a Greenhorn Peak.
La giornata non era iniziata, per Anza, nel migliore dei modi. Gli Utes avevano abbandonato l’accampamento, paghi del bottino ricevuto o forse riluttanti ad affrontare Cuerno Verde e i suoi guerrieri.
A metà pomeriggio gli esploratori lo informarono che una grossa banda di Comanches si stava avvicinando. Poteva essere, solo, Cuerno Verde, di ritorno dalla sua ultima razzia in New Mexico. Lo scontro finale che gli Spagnoli avevano lungamente atteso era a portata di mano.
Nel momento in cui Anza aveva conquistato il villaggio sul Rio Sacramento, Cuerno Verde e i suoi guerrieri erano calati su Taos, ma avevano avuta una sgradita sorpresa. Alcuni giorni prima gli Apaches avevano avvisato l’alcade dell’avvicinarsi del nemico, e l’alcade aveva allertato tutta la provincia. Inoltre le difese del pueblo erano state migliorate con una palizzata rettangolare e torri triangolari agli angoli. La sera del 30 agosto tutti gli abitanti validi di Taos si erano radunati sulle mura. L’assalto, non più a sorpresa, fu respinto e sette guerrieri furono uccisi dal contrattacco Spagnolo. Non avendo piani alternativi, Cuerno Verde e i Comanches, dopo aver bruciato i raccolti, se ne andarono.
Per tornare al loro villaggio sul Rio Sacramento, gli Indiani, ignari della presenza del nemico, erano costretti a attraversare una stretta vallata circondata da colline boscose. Anza preparò la trappola. Divise i suoi uomini in tre colonne, ne mandò due a nascondersi nella folta vegetazione ai lati della valle e guidò l’assalto frontale. Aveva organizzato una perfetta manovra a tenaglia, ma Cuerno Verde si accorse del tranello e i Comanches fuggirono. L’inseguimento fu interrotto da una profonda spaccatura nel terreno.
“Al tramonto i barbari raggiunsero la valle e noi li attaccammo con la colonna sotto il mio comando, come sembrava che si aspettassero. Però, dopo aver visto le altre due colonne che li stavano per circondare, si diedero a una fuga cieca e forsennata”.
Malgrado il parere contrario dei suoi ufficiali, che temevano un attacco notturno nello stile dei Comanches, Anza decise di far riposare gli uomini all’interno del canalone.
All’alba gli Spagnoli ripresero la marcia. Anza inviò due colonne nei boschi a sinistra e destra, e avanzò con una terza colonna in avanscoperta.
Improvvisamente, dagli alberi, apparvero una quarantina di Comanches, che iniziarono a sparare con i moschetti. Davanti a loro, riconosciuto per le sue “insignia e devices”, ornamenti e simboli, Cuerno Verde con il suo famoso copricapo. Il grande capo avanzò, solitario, verso gli Spagnoli insultandoli e facendo piroettare il cavallo in modo spiritato.
“Ero determinato a avere la sua vita”, scrisse Anza, ”e il suo orgoglio e la sua arroganza lo portarono alla morte”.
Anza ordinò di circondare il nemico e, nel caso in cui la manovra fosse fallita, di isolare Cuerno Verde e la sua guardia personale dal corpo principale dei Comanches.
Il capo capì l’intento e iniziò a fuggire, ma rimase intrappolato con i suoi seguaci in una canalone o in un canyon senza uscita. I Comanches, smontati da cavallo, cercarono di difendersi riparandosi dietro agli animali, ma furono tutti uccisi, Cuerno Verde, il figlio primogenito, un uomo della medicina, ”sumo pujacante”, che gli aveva predetto l’immortalità, quattro dei suoi capi principali, tra cui Aguila Bolteada, secondo in comando solo a Cuerno, e dieci guerrieri.
Anza si impossessò del leggendario copricapo da presentare alle autorità Spagnole e, alle 10 e 30 del 3 settembre 1779, tra gli hurrah dei suoi soldati, proclamò la vittoria nel nome di Carlo III e del Comandante Generale Croix, e chiamò il luogo dello scontro, ai piedi di Greenhorn Mountain, Los Dolores di Maria Santissima. Il luogo è, ancora oggi, sconosciuto.
Il 10 settembre gli Spagnoli tornarono a Santa Fe accolti dalla folla in festa.
Anza inviò a Croix il leggendario copricapo di Cuerno Verde, quello piumato di Aguila Bolteada, una mappa della spedizione e una copia del diario della campagna. Secondo una leggenda, il copricapo di Cuerno fu, poi, regalato a Carlo III che lo donò a Papa Pio VI in Vaticano.
Nel 1812 Pedro Pino scrisse in “Exposicion sucinta y sencilla de la provincia del Nuevo Mexico” che l’avversario di Anza si chiamava Tabivo Naritgante, nome tradotto da Thomas Kavanagh in “uomo pericoloso per gli altri”. Non so, però, se questo fosse il vero nome di Cuerno oppure una sua descrizione.
Non si conosce, neppure, a quale gruppo appartenesse. Probabilmente era uno Jupe, per la posizione geografica degli eventi.
La mappa,anonima,della spedizione. Si pensa che a tracciarla sia stato il famoso cartografo Miera y Pacheco.
Anza, negli anni che seguirono alla sua vittoria contro Cuerno Verde, cercò di consolidare il vantaggio acquisito.
A partire dal 1783 iniziò a negoziare una pace a lungo termine con i Comanches. Sebbene, dopo la morte di Cuerno, alcune bande fossero venute in New Mexico per trattare un armistizio, Anza si era rifiutato di negoziare fino a quando i Comanches non avessero scelto un leader che parlasse per tutti loro.
Finalmente, nel 1786, Anza concluse un trattato con il capo Ecueracapa. La pace tra Nuevo Mexico e Comanches fu definitiva.
Nel 1787, per dimostrare la loro sincerità al Governatore, i Comanches chiesero aiuto per costruire un insediamento permanente sul fiume Arkansas.
Anza li rifornì con un caposquadra, 30 manovali, attrezzi agricoli, sementi, materiale da costruzione e bestiame.
L’insediamento , chiamato San Carlos de los Jupes, era situato sul fiume St Charles, ai piedi delle Wet Mountains, vicino al luogo dove Anza aveva sconfitto Cuerno Verde.
La salute di Anza, però, peggiorò e fu costretto a tornare in Sonora. Quando i Comanches appresero della sua partenza, abbandonarono San Carlos, ritenendo che i loro sforzi per costruire una colonia permanente fossero il risultato di un patto tra loro e Anza, e non di un accordo con il Nuovo Messico.
Il 19 dicembre 1788 Don Juan Bautista de Anza, il più grande uomo di frontiera Spagnolo di quei tempi, morì a Arispe.