Gli indiani Biloxi

A cura di Gianni Albertoli

Un gruppo familiare Biloxi-Tunica
Gli indiani Biloxi, notoriamente appartenenti ai gruppi Siouan orientali, venivano ricordati con vari sinonimi ricordati dal James Mooney nella sua grande opera “The Siouan Tribes of the East”. I principali sinonimi erano: Ananis (Anaxis? 1699), Annocchy (1699), Baluxa (1817), Beloxi (1829), Beluxis (1764), Bilexes (1806), Billoxis (1753), Bilocchy (1700), Biloccis (1807), Biloni (1806), Biloxis (1699), Bilusi (1850), B’luksi (1886), ?inukksk (1883), Belixies (1854), Beluxas (1805), Paluxsies (1856), Poluksalgi, Pontonceis (Ponlonceis? 1806) e Tanex (Tanks 1886).
L’esame dei vari nomi che sono stati applicati a questa popolazione sembrano suggerire che siano tutti derivati dal termine “Taneks”, il nome con cui i Biloxi si chiamano, in pratica il loro etimo. Senza entrare in documentazioni troppo specifiche, e decisamente incomprensibili, lo Swanton affermava che, l’intercambiabilità delle lettere “l”, “n” ed “r” nei diversi dialetti è un fatto linguistico ben noto, mentre la sostituzione di un “labiale con un dentale” – o un “composto labiale-dentale” – è abbastanza frequente nelle lingue Siouan. Come esempi, il Dorsey menzionava “mda” o “bla” e “mdu” o “blu”, particelle pronominali importanti nel Dakota, che però diventano “hata” o “hatu” nell’Otos, e “ta” o “tu” nel Winnebago. I termini “mde”, o “bde”, indicano una parola Dakota per “lago”, e sono un buon esempio per un “suono composto” che per un popolo straniero potrebbe sembrare un semplice “labiale o dentale”. Seguire gli studi dello Swanton è particolarmente difficile, quindi mettiamo i piedi per terra. Il nome “B’luksi”, o “Biloxi”, che significa “insignificante” o “inutile” nella lingua dei Choctaw, potrebbe esser stato dato loro proprio da quella tribù, e proprio a causa della sua somiglianza con il loro etimo, secondo un’abitudine molto comune tra le tribù native nel sostituire ad un nome tribale, di significato sconosciuto, qualche nome traducibile in un suono simile alla propria lingua, soprattutto quando, come in questo caso, quest’ultimo termine ha un significato “dispregiativo o sarcastico” (John R. Swanton). Le stesse genti, come centinaia di altre tribù, non possono spiegare il significato del loro nome. Il Dorsey pensava che la parola fosse collegata ad una radice Siouan – “cambiamento” o “hanga”, che significava “prima di tutto, originale, ancestrale” e, come ben sappiamo, “l’idea incarnata in molti nomi tribali, l’ipotesi dell’antichità è sempre lusinghiera per l’orgoglio nazionale”. Così i Winnebago si definivano “Ho-changa-ra”, “il popolo che parla la lingua originaria”. Nel Biloxi troviamo “tanek-ya”, un termine significante “la prima volta” (Gatschet), mentre “Taneks haya”, o “popolo Biloxi”, potrebbe significare “il primo popolo”. Il Dorsey suggeriva che l’antica forma francese – del 1699 -, il termine “Anani”, poteva derivare da “anyadi” o “haryadi”, tutte parole indicante “persone” nella propria lingua. I Biloxi vennero notati per la prima volta dall’Iberville nel 1699, erano stanziati nella omonima Biloxi Bay, sulle rive del Mississippi, in connessione con altre due piccole tribù, i Paskagula (Pascagoula) e i Moctobi; i tre gruppi contavano allora soltanto una ventina di abitazioni. Evidentemente già allora erano i resti di antiche tribù aventi dimensioni più grandi e che, essendo state numericamente ridotte da guerre, pestilenze o altre calamità, erano state costrette a consolidarsi e a rifugiarsi presso i potenti indiani Choctaw, impegnati a rivendicare tutto il territorio circostante.

Nel periodo successivo i Biloxi si sarebbero spostati verso nord-ovest, fino a raggiungere il Pearl River, per poi attraversare il Mississippi ed entrare in Louisiana, probabilmente verso il 1763, stabilendosi poi sul Red River e sull’Avoyelles Lake, nelle vicinanze dell’attuale Marksville. Infine vennero menzionati in un elenco di tribù meridionali nell’anno 1764. Nel 1784, i Biloxi e i Paskagoula, che vivevano ancora nelle loro vicinanze, venivano stimati insieme come aventi 30 guerrieri, con probabilmente un centinaio di anime; nel 1806 avevano soltanto due villaggi, uno ad Avoyelles sul Red River, e l’altro sul lago, dove vagavano su e giù per i “bayou” sul lato meridionale del torrente. Ancora nel 1829 venivano segnalati soltanto 65 indiani che vivevano con i Caddo, i Paskagula ed altre piccole tribù intorno al Red River, e presso la frontiera del Texas. Più o meno nello stesso periodo le autorità messicane segnalavano soltanto 20 famiglie, stanziate sulla sponda orientale del Neches (Texas). Dopo queste informazioni sembra calare il silenzio sui Biloxi. I Biloxi venivano ormai conosciuti nella storia come piccola tribù subordinata ai Choctaw, era allora molto naturale supporre che fossero dello stesso ceppo linguistico, tanto più che la maggior parte della regione degli Stati del Golfo era detenuta proprio da tribù Muskhogean. Il Sibley (1805) dichiarava apertamente che parlavano una “lingua commerciale” generalmente nota come “Mobilian” – un dialetto Choctaw “piuttosto corrotto” -, nonostante avessero una lingua ben distinta senza, tuttavia, dare alcun indizio su quale potesse essere. Toccava al Gatschet dimostrare che i Biloxi erano i resti di una isolata tribù Siouan. Nel 1886, mentre svolgeva alcune ricerche linguistiche nel Sud-ovest, nell’interesse del Bureau of Ethnology, il Gatschet si sarebbe imbattuto in un piccolo gruppo Biloxi che ancora viveva presso il ponte Lamourie del Bayou Bœuf, nella Rapides Parish (Louisiana), 16 miglia a sud di Alessandria. Erano 25 in tutto, compresi diversi sangue misto e con appena una mezza dozzina in grado di parlare fluentemente la loro lingua originaria; da questi avrebbe ottenuto un vocabolario che avrebbe stabilito, al di là di ogni dubbio, la loro affinità con i gruppi Siouan. Sebbene sull’orlo dell’estinzione, “poveri, miserabili e debilitati dal loro ambiente materiale”, conservarono ancora tutto l’antico orgoglio della razza, insistendo nell’essere sempre chiamati “Taneks” e rifiutando di essere conosciuti come “Biloxi”. In seguito a questa scoperta, il Dorsey, lo specialista delle tribù Siouan, visitò i Biloxi della Louisiana nel 1892 e, nuovamente nel 1893, riuscendo a raccogliere da questi piccoli resti preziose informazioni comparse poi nel suo articolo sui Biloxi, pubblicato nel 1893. Lo studioso affermava che, nel 1892, gli unici sopravvissuti della tribù rimasti in Louisiana erano circa una dozzina di individui che vivevano nelle vicinanze di Lecompte, nella Rapides Parish. Uno di questi informatori disse che, verso la fine della Guerra Civile (1861-1866), o intorno al 1865, un grande gruppo di Biloxi e Paskagula si trasferiva nel Texas, in un’area che avrebbero chiamato “Comishy”. Indiscutibilmente si trattava del Kiamishi River, un affluente settentrionale del Red River, all’interno delle aree degli indiani Choctaw dove, in quel periodo, vi era un antico nucleo di insediamenti Choctaw, Caddo ed altre tribù emigrate dalla Louisiana. Da varie indagini tra i Caddo, i Creek e i Choctaw, lo Swanton fu portato a credere che questi Biloxi siano attualmente all’interno di una banda mista di Alibamu, Coasati e gruppi Muskogee stanziati nelle vicinanze di Livingston, nella Polk County (Texas), e in un insediamento più piccolo presso Houston. Le fonti riportano che nessun Biloxi è ora presente all’interno delle nazioni Choctaw e Caddo dell’Oklahoma, ma si diceva che uno, o due individui, vivevano presso Okmulgee, all’interno della nazione Creek. Comunque, “tutte e tre queste tribù conoscono perfettamente il nome”. I loro vicini Choctaw affermavano che i Biloxi erano originariamente dediti al cannibalismo. L’affermazione deve essere presa con le pinze, poiché l’accusa di cannibalismo era quella più frequentemente mossa dagli indiani contro quelli di una popolazione ostile o straniera. Dalle informazioni ottenute del Dorsey sembra che i Biloxi, in passato, si vestissero nel tipico stile delle altre tribù orientali e che, talvolta, praticassero il tatuaggio; inoltre, costruivano ciotole di legno, strumenti in corno e osso, cesti e vasellame. I Biloxi ricordano ancora i nomi di tre gentes, “il cervo, l’orso grizzly (?), e l’alligatore”, e probabilmente ne avevano altri in passato. La discendenza, come al solito, era in linea femminile (matrilineare), ed avevano un sistema di parentela molto elaborato; la loro mitologia, come notato dal Dorsey, venne evidentemente molto influenzata dal contatto con i bianchi; comunque, venerano il tuono e ne parlavano soltanto con il bel tempo; inoltre, non uccidevano né mangiavano il beccaccino perché era considerato “la sorella del tuono”.

Rispettavano comunque anche il colibrì, perché “dice sempre la verità” e credevano che il cervo ucciso resuscitava ben tre volte, ma se poi veniva ucciso una quarta volta, allora lo spirito lasciava il corpo per sempre. La stessa convinzione era sostenuta dai Cherokee. I Biloxi avevano dimore erano di due tipi, i tipici bassi “wigwam” delle tribù orientali e i “tipi alti e appuntiti” degli indiani occidentali, di indole più nomade. Le nostre ultime informazioni sui Biloxi della Louisiana sono contenute in una lettera ricevuta dal Dorsey nel febbraio del 1894, in cui si affermava che i pochi sopravvissuti si stavano preparando a trasferirsi più a ovest, presumibilmente all’interno della nazione Choctaw, dove tutti i ritardatari delle tribù della Louisiana erano benvenute. Anche il John R. Swanton si sarebbe occupato di questi indiani Biloxi nella sua grande opera, “The Indian Tribes of North America”. Sentiamolo. Lo studioso affermava che il loro nome era, apparentemente, una corruzione del proprio nome “Taneks” (“anya”) (“il primo popolo”), un termine filtrato da altre lingue native. I Biloxi erano anche chiamati “Ananis, Anaxis, Annochy” nelle prime grafie francesi, senza dimenticare il termine “Polu’ksalgi” dal nome di un torrente. Lo Swanton riportava che la loro prima posizione storica era sul corso inferiore del Pascagoula River, ma di questi villaggi non se ne conosce nessuno tranne quelli che portano il nome della tribù, a meno che non si supponga che i “Moctobi” o i “Capinans” ne facciano parte. Questi, tuttavia, potrebbero essere stati semplicemente dei sinonimi del nome tribale. È quindi possibile che i Biloxi siano i “Capitanesses” che apparvero a ovest del fiume Susquehanna nelle prime carte nautiche olandesi. Sulla mappa del De Crenay (1733), il sito di un insediamento Biloxi appare sulla riva destra dell’Alabama River, poco sopra l’attuale Clifton nella Wilcox County (Alabama); questo insediamento era probabilmente occupato dai Biloxi durante la loro immigrazione dal nord. Alcuni individui della tribù vennero incontrati dall’Iberville durante la sua prima spedizione in Louisiana (1699), e nel giugno dello stesso anno da suo fratello Bienville. L’anno dopo, nel 1700, l’Iberville trovò il loro insediamento abbandonato, non menzionando alcun incontro con questi indiani, anche se non possiamo escludere che possano aver condiviso il villaggio con i Pascagoula, in cui i francesi avrebbe fatto una breve sosta. Alcuni anni dopo, il Pénicaut (1702) ricordava che, il St. Denis persuase i Biloxi ad abbandonare il loro villaggio e a stabilirsi in un piccolo bayou nelle vicinanze di New Orleans ma, nel 1722, erano comunque ritornati ad una considerevole distanza verso il loro vecchio territorio, e si erano stabiliti sul vecchio territorio degli Acolapissa sul Pearl River. Sarebbero rimasti in queste terre, presso i Pascagoula, fino al 1763, quando il governo francese a ovest del Mississippi terminò definitivamente. Poco dopo, anche se non conosciamo la data esatta, si trasferirono in Louisiana per stabilirsi non lontano da Marksville ma, ben presto si spostarono più a monte seguendo il corso del Red River, e ancora più tardi sul Bayou Bœuf. All’inizio del XIX secolo vendettero le loro terre e, mentre una parte di essi rimase sul fiume, un grosso gruppo emigrò nel Texas, stabilendosi nel Biloxi Bayou, nella Angelina County; successivamente tutti questi gruppi “se ne andarono, o per tornare in Louisiana o per stabilirsi in Oklahoma” (John R. Swanton). Alcuni Biloxi vivono comunque ancora nella Rapides Parish (Louisiana), e si dice che ve ne siano alcuni all’interno della nazione Choctaw, ma ormai la tribù è “praticamente estinta”. Nel 1886 il rapporto Siouan della loro lingua venne stabilito dal Dr. Gatschet del Bureau of American Ethnology, senza dimenticare gli importanti studi del James O. Dorsey (1892-1893). Sulla base delle registrazioni “imperfette disponibili”, lo Swanton fece le seguenti stime sulla popolazione Biloxi in diversi periodi: 420 nel 1698, 175 nel 1720, 105 nel 1805, 65 nel 1829 e 6-8 nel 1908. Ritornando al Mooney, nel 1928, li stimava, con i Pascagoula e i Moctobi, in circa un migliaio di anime intorno al 1650. Per concludere, ricordiamo che i Biloxi parlavano un dialetto Siouan diverso da tutti i loro vicini e con una possibile eccezione; come la tribù incontrata per la prima volta dall’Iberville quando raggiunse le coste della Louisiana, dove avrebbe stabilito la colonia francese con quel nome; ed infine per aver fornito i nomi delle prime due capitali della Louisiana, “Old e New Biloxi”, quella dell’attuale Biloxi (Mississippi) con il nome della Biloxi Bay. Visto che abbiamo menzionato gli indiani “Capitanesses”, vediamo di sentire nuovamente lo Swanton. Lo studioso li menziona come “Capinans” ed affermava che erano indiani noti ai francesi come affini ed amici dei Biloxi e dei Pascagoula e, probabilmente, un ramo di uno dei due.

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