Wechuge o Wendigo? Il terrore viene dal freddo

A cura di Lorenzo Barruscotto

Wendigo
Il wechuge è una creatura mangiatrice di uomini, uno spirito malvagio che compare nelle leggende principalmente del popolo Athabaska. Si dice che sia quel che resta di una persona posseduta o sopraffatta dalla cattiva magia di uno degli antichi “animali spirituali”.
In alcuni racconti pellerossa si credeva che si potesse diventare più forti dei normali esseri umani infrangendo un tabù sacro anche se così facendo si offendevano gli dei diventando “troppo forti”. I tabù erano e sono legati a sacrilegi, gesti compiuti in circostanze drammatiche ma che potrebbero venire condannati dalle divinità stesse, quali ad esempio nutrirsi di carne umana, o legati alla bramosia di potere ed alla cupidigia.
Il wechuge cercava di mangiare le persone ed assorbire la loro essenza vitale, tentando di attirarle lontano dai compagni. In una credenza piuttosto popolare è fatto di ghiaccio e può essere ucciso solo quando viene in qualche modo gettato su un falò e tenuto lì intrappolato durante l’intera notte fino a quando non si è sciolto. Essere un wechuge, cioè esserne caduto vittima in quanto posseduti, era considerato una maledizione ed una punizione: tali mostri venivano da tutte le culture che ne tramandavano il mito ritenute creature distruttive e cannibali.
La fede nel wechuge era prevalente tra gli Athabaska, come detto, ma presente anche nelle religioni di altri popoli del Pacifico nord-occidentale.
Le descrizioni a riguardo ovviamente variano molto, come quelle del Bigfoot degli Appalachi. Il loro aspetto può variare dal risultare metà umano metà animale, ad essere fatto di ghiaccio come precedentemente accennato, o persino ad avere le ali.
Secondo il folklore tribale antico, è incredibilmente magro con la pelle secca tirata strettamente sulle ossa all’apparenza senza muscoli. La sua carnagione è di un grigio cenere ed i suoi occhi sono spinti molto indietro nelle orbite. In sostanza, questa versione classica della bestia sembra uno scheletro gigante dissotterrato dalla tomba relativamente di recente. Si diceva che il wechuge emanasse anche un odore pessimo e nocivo di decadimento e decomposizione ed avesse denti frastagliati ed una lingua eccessivamente lunga.
Il wendigo o windigo (anche witiko) è invece una creatura mitologica, mangiatore di uomini o uno spirito malvagio proveniente dalla tradizione delle tribù algonchine, con sede nelle foreste settentrionali della Nuova Scozia, sulla costa orientale del Canada e nei Grandi Laghi, sempre del Canada. Descritto come una belva con alcune caratteristiche di un essere umano o come uno spirito che ha posseduto un essere umano la cui unione li ha resi raccapriccianti e deformi, si sussurrava attorno ai fuochi dei bivacchi che la sua figura si manifestasse in seguito ad atti di omicidio particolarmente efferati, avidità insaziabile, cannibalismo e l’infrangere tabù culturali contro tali comportamenti deviati.
Nomi diversi, superstizioni simili, pertanto. Ma si tratta soltanto di superstizioni?
Pensate che questa creatura presta il suo nome al controverso termine medico moderno “Wendigo Psycosis”, descritta dagli psichiatri come una sindrome con sintomi specifici tra cui un intenso desiderio di carne umana o la paura di diventare un cannibale. Beh, che dire, il mondo è “bello” perchè è vario. In alcune comunità indigene, la distruzione ambientale e l’avidità sono anche viste come una manifestazione della “psicosi di wendigo”.


Wendigo – disegno di Lorenzo Barruscotto

Secondo resoconti storici su questa psicosi, è stato tramandato scritto in attestati che forse (ma solo forse eh) non sono del tutto verosimili, che più di un umano era stato posseduto dallo spirito del wendigo dopo essersi trovato in una situazione estrema di bisogno di cibo e non avendo altra scelta oltre al cannibalismo. Alla faccia della carne troppo al sangue che ti rifilano in certi ristoranti… Ci sono perfino delle relazioni di gesuiti risalenti al 1660 che “documenterebbero” tale condizione “clinica”.
Durante l’inverno del 1878, un cacciatore Cree delle pianure dell’Alberta di nome Swift Runner commise una serie di crimini atroci che sono diventati tristemente leggendari. L’uomo e la sua famiglia stavano morendo di fame e suo figlio maggiore alla fine morì sul serio. Quindi, Swift Runner pare abbia segretamente mangiato parte del corpo del ragazzo e di conseguenza sviluppato rapidamente un certo gusto… tutt’altro che vegetariano, per usare un eufemismo. Sebbene vivessero a meno di una trentina di miglia da un punto di scambio, che quindi non sarebbe stato poi così lontano per loro, Swift Runner massacrò e mangiò, incredibile ma vero, sua moglie ed i cinque figli rimasti. Conseguentemente, avendo fatto ricorso al cannibalismo per giunta così vicino alle scorte di cibo, venne ritenuto un esempio reale di “psicosi di wendigo”. Alla fine Swift Runner confessò e fu giustiziato senza troppe lungaggini burocratiche dalle autorità a Fort Saskatchewan.
Il wechuge/wendigo fa parte del tradizionale sistema di dogmi di un certo numero di popoli di lingua algonchina, tra cui Ojibwe, Saulteaux, Cree, Naskapi e Innu. Era fortemente associato all’inverno, al grande Nord, al freddo, alla carestia ed alla fame. Guardate fuori dalla vostra finestra: sta per caso nevicando, c’è quella nebbia gelida che penetra fino al midollo, non c’è il sole, tira un vento sibilante proveniente dal nord? Magari piove e tutto appare più ovattato ed ostile? Tempo da wendigo, direbbe un uomo della medicina pellerossa.
Ogni volta che questo abominio, per usare un termine altisonante, si nutriva di un’altra persona, cresceva in proporzione al pasto che aveva appena consumato, quindi non poteva mai essere sazio.
Si riteneva che potesse controllare telepaticamente le creature dei boschi e che entrasse nella mente di un umano per affliggere lentamente i suoi pensieri.
Tra gli Assiniboine, i Cree e gli Ojibwe, una danza cerimoniale veniva talvolta eseguita durante i periodi di carestia per rafforzare la solennità e la resistenza del tabù sul wendigo. La cerimonia, conosciuta come “wiindigookaanzhimowin” (provate a pronunciarlo senza che vi si attorcigli la lingua), prevedeva di indossare maschere e ballare girando all’indietro attorno ad un tamburo. L’ultima “cerimonia del Wendigo” conosciuta condotta negli Stati Uniti si è tenuta presso il Lago Windigo (fantasia coi nomi scappa che arriviamo noi) di “Star Island of Cass Lake”, luogo situato all’interno della Riserva indiana del Lago Leech nel Minnesota settentrionale.
Esiste un posto in Ontario chiamato “Grotta del Wendigo” sul lago Mameigwess che è molto attivo per quel che riguarda gli “avvistamenti” di tale essere. Pare inoltre che verso la fine del XIX secolo ed ancora all’inizio del XX, ci siano state dozzine e dozzine di avvistamenti, lì in Minnesota. Ogni volta che veniva visto, seguivano strane morti nelle comunità circostanti.


Ancora un disegno di Lorenzo Barruscotto

Al giorno d’oggi, ci sono fondamentalmente due versioni distinte di come dovrebbe apparire effettivamente il wendigo. Secondo la moderna leggenda metropolitana una ha la testa di un cervo mentre l’altra compare con il capo a forma di teschio e vaga per la natura selvaggia nelle notti fredde e buie alla ricerca di prede umane. Questa viene considerata una “impersonificazione” relativamente recente ed è la versione utilizzata anche per esempio nel telefilm “Hannibal”, che tratta la storia di un noto assassino cannibale.
Ma se andiamo indietro nel tempo anche alcune forme di letteratura classificata come la narrativa soprannaturale si erano interessate al “nostro mostro”: un titolo su tutti è “The Wendigo” di Algernon Blackwood, romanzo del 1910.
Tornando ai tempi odierni, anche il mondo delle nuvole parlanti ha talvolta trattato l’argomento: un esempio illustre è Magico Vento, la serie originale, unica e sola, che nel numero 8 vide contrapporsi il protagonista, lo sciamano bianco adottato dai Sioux Ned Ellis, proprio al “Windigo” in una storia illustrata dal grande maestro Pasquale Frisenda (il quale ha fornito l’autorizzazione a chi vi scrive di utilizzare un suo disegno relativo a tale avventura).


Magico Vento incontra il Wendigo – disegno di Pasquale Frisenda

Che dire? Swift Runner era impazzito o era davvero guidato dalla sinistra volontà del wendigo? E lo stesso wechuge/wendigo è solo una allegoria, una metafora della smania, dell’ingordigia in tutte le sue forme e della cupidigia, un mito su un’oscura forza trascendente o è un reale orco assetato di sangue in carne ed ossa?
La vita è una caccia spietata e spesso non siamo noi i cacciatori.
Se mai lungo il cammino che il Grande Spirito ha tracciato per voi vi troverete a dover pernottare in una foresta, ricordate che la creatura può essere danneggiata dal fuoco quindi accendete un falò ben allestito, assicurando di avere scorta di legna asciutta e stando lontano da alberi eventualmente innevati altrimenti la neve stessa potrebbe sciogliersi e cadere sulle fiamme spegnendole, lasciandovi indifesi, nel buio.
Quando vi addormenterete, nel caso la vostra mente fosse scossa da cupi pensieri non dovrete mai cedere alla terribile voce dello spirito malvagio che assedierà il vostro spirito, né al suo urlo disperato: sarà normale avere paura ma un guerriero è tale non se non la prova quanto piuttosto se non si abbandona ad essa e lotta per tornare a sentire i benevoli raggi del sole sul proprio volto.

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