L’avventurosa vita di Elfego Baca

A cura di Angelo D’Ambra

Chi è il più famoso sceriffo del New Mexico? Non pochi a questa domanda risponderanno Pat Garret, ma sicuramente i messicani diranno Elfego Baca. Sarebbe difficile dar torto a qualcuno.
Elfego Baca è a tutti gli effetti una figura leggendaria del sudovest statunitense, condusse una vita piena di avventure nel selvaggio west divenendo uno degli uomini più impavidi del New Mexico, protagonista di storie eroiche e leggende, evocato in romanzi e film, persino in una serie della Walt Disney.
Nato a Socorro il 10 febbraio 1865, visse a Topeka, nel Kansas, e successivamente tornò in New Mexico, a Belen; fluttuò tra illegalità e giustizia prima di diventare un eccellente sceriffo… Infatti una delle sue prime imprese lo vide, durante la festa di Santa Teresa, far evadere dal carcere di Los Lunas suo padre che, in qualità di sceriffo di Betlemme, era stato dichiarato colpevole di aver sparato illecitamente a due cowboy. A quanto pare Elfego, ancora sedicenne, conobbe e frequentò anche banditi come Billy the Kid, la sua notorietà però è dovuta ad uno scontro a fuoco avvenuto tra il 29 ed il 30 ottobre 1884 e passato alla storia come la “Sparatoria di Frisco”, in cui vestì i panni del vicesceriffo.
Elfego Baca
Mentre la civiltà stava rapidamente divorando la frontiera americana, il New Mexico era ancora un posto selvaggio dove la legge era forte quanto l’uomo che la imponeva. Billy the Kid era stato ucciso solo tre anni prima, brutalità, abusi e sopraffazioni erano all’ordine del giorno. A Scorro, nella valle del Rio Grande, la ferrovia era giunta da quattro anni, c’erano decine di ranch e miniere d’argento nella vicina Magdalena che richiamavano avventurieri, lestofanti e gente a caccia di fortuna dal vicino Texas.
Baca, appena diciannovenne, arrestò uno di essi, un cowboy di nome Charlie McCarty, per ubriachezza. L’arresto non era privo di significati, giunse dopo mesi di terrore scatenati a Frisco – abbreviazione di San Francisco, oggi Reserve – da una banda di texani che avevano atterrito gli ispanici della contea, castrato brutalmente un giovane messicano e usato un suo coetaneo per esercitarsi al tiro al bersaglio. Indignato da questi abusi, Baca aveva ottenuto l’incarico di vicesceriffo, assistente dello sceriffo Pedro Saracino, per tentare di porre fine al terrore e punire quei manigoldi.
La prima occasione per mandare un messaggio chiaro ai texani si presentò con McCarthy, a Middle San Francisco Plaza, e Baca non se la lasciò sfuggire…
McCarthy, sotto l’effetto dell’alcool in un saloon della città, aveva infastidito i presenti e preso a sparare all’impazzata con la sua pistola. Il vicesceriffo, su richiesta del guardiano del salone, mostrò all’ubriaco il distintivo, gli sottrasse l’arma e lo prese con sé. Secondo alcuni presenti, però, quell’arresto non fu legittimo e ne nacque una rissa al termine della quale un immediato processo scagionò Baca dall’accusa di aver compiuto un abuso d’ufficio e dispose una pesante multa per McCarty.
Le cose non finirono qui.


Un gruppo di cow-boy chiassosi

Un gruppo di circa 80 cowboys, amici di McCarty, volle vendicare l’affronto, non riuscivano ad accettare l’idea che i loro soprusi a danno degli ispanici del New Mexico fossero repressi e puniti. Accortosi che una rappresaglia sarebbe di lì a poco avvenuta, il vicesceriffo riunì le donne e i bambini della città di Frisco mettendoli al sicuro in una chiesa poi trovò rifugio nel locale della stazione di polizia, barricandosi nella piccola prigione.
Qui Baca si vide assediato da questi rabbiosi cowboys, ma non si lasciò intimorire e tenne loro caparbiamente testa. Ne scaturì una violenta sparatoria che durò quasi due giorni, in cui Baca uccise quattro dei suoi nemici, ferendone almeno altri otto.
Al calar della notte, i cowboys supposero di aver ucciso il vicesceriffo, ma al mattino si svegliarono con l’odore dello stufato di manzo e delle tortillas perché Baca si stava preparando la colazione! Poco dopo, due sceriffi e diversi amici di Baca vennero in suo aiuto, tuttavia la disparità di forze e la mancanza di pallottole lo indussero ad arrendersi: dopo circa 33 ore di scontro a fuoco, Baca uscì in strada consegnandosi al delegato dello sceriffo, Frank Rose.
Nel maggio 1885, Baca venne incriminato e processato per la morte di due dei cowboy avvenuta nel corso della sparatoria. Si trattava di John Slaughter, morto schiacciato dal suo cavallo colpito da Baca, e di William Hearne, l’unico ad esser riuscito ad entrare nella prigione. Per provare la sua innocenza, il suo avvocato portò in tribunale la porta d’ingresso del locale in cui Baca si trovava al momento della sparatoria. Nel legno si contavano i fori di oltre 400 colpi di arma da fuoco e ciò indusse i giudici di Albuquerque a scagionarlo per legittima difesa.
Elfego Baca
Baca divenne un eroe tra gli ispanici del New Mexico: contro quella banda di criminali armati di tutto punto, si era difeso da solo, con appena due rivoltelle.
Il suo esempio finì col suscitarne altri e la comunità ispanica iniziò a reagire ad ogni sopruso, spianando così la strada all’affermazione della legge sulla prepotenza.
In seguito alla notorietà acquisita, Baca venne eletto sceriffo della contea di Socorro ed ebbe un ruolo importante nella cattura di molti fuorilegge che si aggiravano in quei territori.
Si distinse per metodi del tutto originali: invece di ordinare ai suoi collaboratori di inseguire i ricercati, era solito inviare a ciascuno degli accusati un messaggio del seguente tenore: “Ho un mandato per il tuo arresto. Per favore, vieni ed arrenditi. In caso contrario, saprò che intendi resistere all’arresto e mi sentirò giustificato nello spararti a vista”. La maggior parte dei trasgressori si presentò volontariamente.
Quando il New Mexico divenne membro degli USA, baca si presentò candidato per l’elezione a governatore ma venne sconfitto. Dal 1913 al 1916, ebbe un incarico come ufficiale di collegamento statunitense durante la Rivoluzione Messicana. Non sono chiare le circostanze in cui rubò una preziosa carabina a Pancho Villa ed il rivoluzionario messicano mise, invano, una sostanziosa taglia sulla sua testa.
Il rapporto col rivoluzionario messicano era stato decisamente particolare. Pancho Villa, con lo pseudonimo di Pancho Jaime, gli aveva provato a vendere dei muli rubati, a Parral, nello stato di Chihuahua, nel 1906. Villa aveva all’epoca già una taglia sulla testa per furto di bestiame, tuttavia Elfego non gli fu avverso, anzì, provava stima per lui, pensava che un individuo in grado di guadagnarsi da vivere rubando cavalli avrebbe potuto facilmente passare ad acciuffare ricercati e portarli oltre il confine. Elfego l’aveva lasciato a Parral, senza concludere la vendita e Villa, senza mai abbandonare certi affari, nel giro di cinque anni sarebbe divenuto un acclamato generale rivoluzionario.
I due si ritrovarono nel 1911. Baca accorse a Juarez, città assediata dalle forze rivoluzionarie di Pascual Orozco. Incuriosito dalla brillante figura di Villa descritta con le sue imprese su tutti i giornali, ma già sospettoso che si trattasse proprio del venditore di bestiame rubato incontrato a Parral, Baca riuscì ad incontrarlo. Capì allora che i suoi sospetti erano fondati, che Jaime e Villa erano la stessa persona…


Pancho Villa ed I suoi guerrilleros

Il terzo incontro di Elfego con Pancho Villa avvenne alla fine della battaglia di Juarez, durante un incontro dei generali vincitori, occasione in cui avvenne un increscioso scontro tra Madero e Villa. Quest’ultimo fu fatto prigioniero da Orzoco e Baca temette che potesse venir fucilato. In nottata però un emissario villista raggiunse l’albergo di Baca, gli comunicò che il rivoluzionario era vivo e gli propose di portare negli States degli oggetti cui Villa teneva in modo particolare. Elfego acconsentì ricevendo un prezioso mauser. Purtroppo la presenza delle truppe statunitensi rese impossibile un quarto incontro tra i due e la consegna di tutti gli oggetti di valore che Baca avrebbe dovuto custodire per conto di Villa. Altre ricostruzioni asseriscono che Villa avrebbe inviato a Baca una grossa somma per fargli acquistare armi negli U.S.A. ma lo sceriffo avrebbe tenuto per sé il denaro, circa 30.000 dollari…
Tante sono le voci e poche le ricostruzioni affidabili. Ad ogni modo, Baca sostenne che in quelle circostanze aveva rubato uno dei quattro pregiati fucili Mauser di Villa e che la cosa aveva così offeso il messicano dall’indurlo ad offrire una taglia di 30.000 dollari a chiunque gli avesse consegnato Baca, vivo o morto. Leggenda nella leggenda, Elfego avrebbe allora addirittura provato a preparare un complotto per simulare la sua cattura, ottenere la taglia e uccidere Villa. Un piano simile era troppo pericoloso e non fu mai tentato.
Non meno leggendarie e contorte sono le storie che si raccontarono di Baca e delle circostanze in cui uccise Celestino Otero, il 31 gennaio 1915, ad El Paso.


Elfego Baca uccide Celestino Otero

Elfego stava cercando suo figlio George, scomparso da un campus universitario, a Las Cruces, nel New Mexico. George aveva trascorso le vacanze di Natale da sua sorella Garcia, che viveva a El Paso, in Texas ma poche miglia a sud di Las Cruces, ed Elfego pensava di trovare il giovane ancora lì, a zonzo. Fu qui che avvenne la sparatoria nella quale morì Otero.
Lo scontro avvenne presso il salone di M. Andujo e Baca, dopo l’omicidio, si consegnò spontaneamente alla polizia confessando di aver sparato per autodifesa. Disse di aver incontrato Otero nell’albergo in cui soggiornava col dottor Romero e che questi l’aveva invitato a raggiungerlo nel salone di Andujo per parlargli di faccende private. Baca poco dopo si mise in macchina e raggiunse il punto d’incontro e, nel mentre, vide Otero parlare con un giovane messicano che gli ricordava tanto Sylvestre Quevedo, un ex ufficiale dell’esercito del generale José Inés Salazar. I due salutarono Baca che fermò l’auto e scese avvicinandosi a loro. Otero immediatamente lanciò un’offesa alla madre di Baca ed estrasse una pistola dalla tasca sparando. Il proiettile attraverso il cappotto di Baca senza ferirlo. A quel punto fu Baca a sparare, due volte. Colpì Otero che cadde sui marciapiedi. A quel punto entrò nel salone di Armijo e chiese di telefonare al capitano W.D. Greet del dipartimento di polizia avvertendolo del fatto. Una giuria di El Paso confermò che Baca aveva sparato per autodifesa.
Sicuramente da questa faccenda emerse un rapporto torbido tra Baca ed il generale Salazar. Molte voci dicevano che proprio Baca, in qualità di avvocato difensore, aveva aiutato il rivoluzionario a fuggire dal carcere di Albuquerque nel novembre 1914. Baca si era dovuto persino difendere in tribunale da tali accuse. Adesso perché un emissario di Salazar avrebbe dovuto ucciderlo?
Ancora Elfego Baca
Quel Celestino Otero, poi, era stato, secondo gli inquirenti, uno dei presunti collaboratori di Baca nell’organizzazione della fuga di Salazar!
Le ombre su quei fatti erano così fitte che nel febbraio del 1916 il giudice distrettuale William H. Pope riaprì il procedimento contro Baca. Pope era certo che Baca fosse colpevole della fuga di Salazar, sebbene avesse fino ad allora eluso la condanna. Con tutta l’opinione pubblica contro, Baca scrisse al senatore Fall per ricevere protezione, assistenza finanziaria, politica e legale. Alla fine Baca fu nuovamente assolto senza che certi controversi interrogativi fossero mai sciolti.
L’avventurosa vita fu costellata da certi chiaroscuri che però mai cancellarono il carattere fiero di Elfego Baca che, ormai vecchio, allo scoppio della prima guerra mondiale, si presentò come volontario per combattere in Europa. La sua domanda non venne accolta a causa della sua età. Morì il 27 agosto 1945, ad ottant’anni.

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