L’organizzazione socio-politica degli indiani americani


Per la maggior parte degli indigeni nordamericani, come in effetti per la maggior parte dei popoli nel corso della storia umana, non esistevano alcune forme istituzionalizzate del potere sociale e politico, nessuno stato, nessuna burocrazia e nessun esercito. Le società degli indiani americani erano di regola egualitarie senza un’autorità centrale ed una gerarchia sociale, tipiche delle società moderne. Costumi e tradizioni al posto della legge e della coercizione, regolavano la vita sociale.
Dove esistevano i capi, la loro influenza si basava di solito su qualità personali e non su uno stato formale o permanente. Uno dei primi missionari francesi, presso i Montagnais-Naskapi, indiani del Labrador, padre Le Jeune, osservò nel 1634 che “gli indiani non sopporterebbero per niente quelli che desiderano assumere superiorità sopra gli altri”. L’autorità all’interno di un gruppo derivava dall’abilità di fare proposte utili e dalla conoscenza della tradizione e folclore tribali.


Una famiglia di Eschimesi

Tra gli eschimesi, per esempio, una persona importante veniva chiamata Isumatag cioè “quello che pensa”.
Gli antropologi hanno inventato vari sistemi di classificazione sociopolitica per diversi popoli del Nord America. Più di 20 anni fa Elman Service constatò che le società indiane al momento del contatto col bianco, presentavano una vasta gamma di tipi in evoluzione, dai semplici raggruppamenti delle tribù e capi di tribù, allo stato altamente organizzato degli Aztechi nella valle del Messico. Benché lo schema di Service sia stato messo in dubbio e riveduto da altri, esso offre una prospettiva comparativa riguardante l’organizzazione socio-politica delle culture indigene, dove si manifesta una supremazia centrale istituzionalizzata che definisce una continuità dalle più semplici società egualitarie alle più complesse e più stratificate.


Aztechi

Il raggruppamento era la tipica forma di organizzazione sociale dei cacciatori e raccoglitori, come per esempio gli Eschimesi delle zone Artiche, gli Algonchini e gli Atapascani di quelle Subartiche e gli Shoshoni del Grande Bacino. Quei popoli vivevano in ambienti difficili che potevano sostenere solo delle popolazioni di bassa densità. I raggruppamenti (bande) erano nuclei familiari isolati e alcuni potevano stagionalmente unirsi per la caccia collettiva, per disperdersi poi nuovamente su terreni di caccia diversi.


Un cerimonia nelle grandi pianure

Il comando politico rimase informale e personale. La cooperazione tra le famiglie veniva assicurata da legami di parentela e da alleanze matrimoniali.
La parentela è uno degli aspetti più difficili e più discussi della cultura indiana, in quanto i sistemi cambiavano e creavano confusione.
Vista la complessità e le controversie al riguardo, il tema è toccato solo brevemente: la parentela – su questo gli antropologi sembrano essere d’accordo – era un vincolo sociale di cooperazione e non-violenza, un mezzo per mantenere alleanze politiche e relazioni economiche in società senza ordine e leggi. La parentela regolava anche la posizione sociale dell’individuo. I legami di parentela determinavano la linea di discendenza che poteva essere patrilineare (solo attraverso gli uomini), matrilineare (solo attraverso le donne) o attraverso donne e uomini. La discendenza individuale fa spesso parte di un sistema più largo di lignaggi intermatrimoniali che decidono il possibile coniuge e in alcuni casi il luogo di residenza; cioè se la moglie vive con la famiglia del marito (patrilocale) o se il marito vive con quella della moglie (madrilocale).


Una famiglia di indiani americani

Il lignaggio individuale è, di regola, tra gli indiani, esogamico, cioè l’individuo si sposa fuori del suo lignaggio, al contrario del lignaggio endogamico, dove l’individuo deve sposarsi all’interno della sua famiglia, del clan o del ceto sociale.
Tra le più semplici società, per esempio quella degli Shoshoni, i legami di parentela non erano accentuati e solo il tabù dell’incesto serviva da regola per i matrimoni. Tra gli altri raggruppamenti, come gli Algonchini e gli Atapascani, esisteva una tendenza a formalizzare la relazione tra le famiglie collaboranti e di stabilire regole fisse riguardo al matrimonio e alla residenza. I Serrano della California del Sud, erano un esempio di cacciatori e di raccoglitori che avevano un sistema complesso di parentela, compresa la parentela patrilocale, risalendo i lignaggi nella linea maschile ad un avo comune e una struttura di mezzo, dividendo tutti i lignaggi in due gruppi più larghi con matrimoni tra di loro.


Un matrimonio tra i Navajo

La tendenza a formalizzare le relazioni di parentela si spostò ad un altro livello di organizzazione nel caso di società che si potevano chiamare tribali. Con una maggior densità della popolazione dovuta all’agricoltura o alle risorse abbondanti di cibo selvatico, le culture indigene dovevano affrontare il problema di stabilire gruppi di lavoro fissi e coesivi per i diversi compiti stagionali. La divisione spontanea del lavoro nella famiglia naturale veniva rimpiazzata in molte società del genere, da relazioni di parentela e sistemi di classificazione inventati per assicurare la continuità di legami sociali e di cooperazione economica. I clan delle tribù nord-orientali e delle Grandi Pianure assieme ai Pueblo del Sud-Ovest discendevano da un avo mitico comune o da un animale totemico; fu così creato un sistema di lignaggi interdipendenti ed imparentati per mezzo di matrimoni, le cui relazioni di reciprocità resero le tribù entità politiche più larghe. Il principio adottato a questo proposito viene impostato dagli antropologi quale “fissione e fusione”; vuoi dire che quando la società si segmenta in famiglie, clan o insediamenti locali autonomi, le divisioni politiche potenziali all’interno della tribù vengono superate da somiglianze culturali di lingua e di costume, di pratiche di esogamia e di alleanze matrimoniali, in più di società pan-tribali di sacerdoti, guerrieri e artigiani. Mentre una società o un clan potevano distinguersi, nessuna o nessuno era superiore.


Una cerimonia nella Lega Irochese

Anche nei casi dove alleanze politiche e militari più larghe venivano stabilite in forma di confederazioni tubali, come per esempio la Lega Irochese, non c’era alcuna autorità sovrana al di là del gruppo locale e il comando era affidato a capi o consigli di anziani che godevano di reputazione.
Il sistema tribale della Costa nord-occidentale e del Sud-Est, era invece basato su società gerarchiche dove i gruppi di discendenza e di comunità non erano più uguali in principio, ma sistemati gerarchicamente, con un’autorità superiore conferita a certe famiglie. L’autorità venne inoltre centralizzata secondo la regola della primogenitura: la posizione sociale era ereditata secondo l’ordine di nascita e il primo figlio aveva il rango più alto. L’autorità politica più ampia permetteva ai capi di svolgere attività su scala più vasta, per esempio spedizioni militari e commerciali o la costruzione di sistemi di irrigazione e di templi. Il capo della tribù aveva il compito di intensificare la produzione, di ridistribuire la ricchezza e di
dare il suo sostegno all’artigianato per fabbricare articoli di lusso che servivano al cospicuo consumo delle famiglie nobili.


Il rango di capo di un gruppo tribale Penobscot

Benché il rango del capo tribù si basasse su un’autorità politica centralizzata poco immaginabile in società tribali, il potere del capo era limitato. I sistemi sociali con i loro capi tribù erano in effetti società teocratiche, in cui la gente comune si sottometteva all’autorità religiosa e all’ethos aristocratico del sacerdote-capo e della nobiltà; tuttavia non erano strumenti di autorità in quanto la classe reggente governava con la forza e manteneva un esercito stabile. Per quanto riguarda il livello successivo di organizzazione sociopolitica, la formazione di uno stato vero e proprio nel Mesoamerica, i re, come i capi tribù, erano sommi sacerdoti di una teocrazia reggente che aveva chiesto la lealtà religiosa dalla popolazione. Ma loro erano anche i capi di una teocrazia reggente che controllava gli apparati politici, giuridici e militari e aveva il diritto esclusivo di usare la forza.


La teocrazia azteca

La teocrazia azteca e i suoi guerrieri nobili estesero il loro potere per tutto il Mesoamerica guerreggiando contro altri popoli e culture, ed esigendo tributi. Tenochtitlan nella Valle del Messico, che con la sua ricchezza e il suo splendore ispirava timore agli spagnoli (che la visitarono al tempo di Cortes e che lo stesso Cortes chiamava “la città più bella del mondo”), era il centro azteco per la cultura e il potere. La città mostrava un ordine metropolitano, molto distante da ogni concetto egualitario dei raggruppamenti e delle società tribali e molto più specializzato e stratificato delle società tribali, con i loro capi, tra cui la società organizzatissima dei Natchez.


Una cerimonia tra i Natchez

Complessi legami sociali sostituivano le antiche relazioni di parentela della tradizionale cultura indiana, e i vari ceti di guerrieri, mercanti e artigiani esistevano accanto a quello della nobiltà reggente. Se la pochteca, il ceto azteco dei mercanti, avesse gradualmente assunto il potere, come era avvenuto in altre società del mondo e, secondo quanto ipotizzano alcuni studiosi sarebbe forse avvenuto, è una questione assai difficile da chiarire, visto che la storia ha cancellato tutto attraverso la conquista militare dei conquistadores spagnoli.

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