Charley (Charlotte) Parkhurst, la frusta più famosa del west

A cura di Valentina Santoli


La diligenza di Charley Parkhurst – clicca per INGRANDIRE
Nel dicembre del 1879, quando il notissimo conducente di diligenze delle colline della Sierra Nevada Charley Parkhurst passò a miglior vita, venne così ricordato:
“Era il più abile e celebrato fra i conducenti di diligenze, ed era un onore occupare il posto di scorta del sedile del conducente quando l’intrepido Charley Parkhurst teneva le redini” – Commento di un conducente al “San Francisco Morning Call”, 1879.
Alla sua morte, però, fu altresì fatta una stupefacente scoperta. Quel grezzo mago della frusta, fumatore incallito di sigari che aveva lasciato questo mondo all’età di 67 anni, era in realtà una donna. Il suo travestimento, durato per ben 50 anni, era stato un sistema escogitato da una giovane orfana per trovare un lavoro onesto.
Charlotte Parkhurst era nata a Lebanon, nel New Hampshire, nel 1812. Abbandonata dopo brevissimo tempo dai genitori indigenti, trascorse l’infanzia in un orfanotrofio particolarmente duro persino per gli standard del tempo: i bambini venivano trattati crudelmente e Charlotte ne fuggì appena quindicenne, fingendo poi di essere un maschio per non farsi scoprire dalle autorità.


Un ritratto di “One-Eyed” Charley Parkhurst

Ben presto la ragazza scoprì che il mondo offriva molte più opportunità lavorative agli uomini che alle donne, pertanto decise di portare avanti la sua mascherata, cambiando il proprio nome in “Charles”.
Il primo lavoro che riuscì a trovare fu quello di addetta ad una stalla a Worcester, nel Massachussetts, incaricata di nutrire e prendersi cura di cavalli e muli: grazie a questa esperienza si innamorò di quegli animali, imparò a governarli e nel giro di breve tempo divenne un’esperta conducente. Il suo talento naturale non passò inosservato, e di lì a poco i suoi servizi divennero molto richiesti. Nel gennaio del 1850 accettò un incarico da parte di due ricchi imprenditori che avevano inaugurato una compagnia di trasporti in occasione della corsa all’oro in California: vi era bisogno vitale di un servizio di trasporti ora che un’enormità di persone si era riversata sulle colline appena fuori da Sacramento, e Charley Parkhurst conduceva i minatori sulle piste della California, in base alle loro richieste.
Nessuno sospettò mai che Charley fosse in realtà una donna. Oltre ad indossare abiti maschili, la ragazza intorno ai vent’anni era rimasta in parte sfigurata da un calcio sferratole al viso da un cavallo irascibile, e a seguito di quell’episodio aveva anche perso un occhio: da allora, Charley copriva le cicatrici più evidenti con una pezza nera sul volto. Inoltre, era alta quasi un metro e settanta, aveva una voce bassa e roca e si comportava in tutto e per tutto come un uomo, tanto da suscitare lo stupore e l’ammirazione dei passeggeri ogni qualvolta affrontava con coraggio i rapinatori o gli indiani che cercavano di fermare la diligenza con intenzioni ostili.


One Eyed all’opera con la sua famosissima frusta

Oltre ai pericoli costituiti dai banditi o dai nativi, alcuni dei sentieri che Charley percorreva erano davvero infidi, costituiti solo da una sottile striscia di terra rocciosa circondata da alberi pericolanti sulle pendici delle colline: nonostante tutto, Charley conduceva i propri cavalli su quelle terre perigliose con grande sicurezza, e la sua grande abilità era riconosciuta anche da parte degli altri guidatori.
Il suo arrivo nelle grandi miniere e cittadine della West Coast destava sempre un certo scalpore. Il maggiore A. N. Judd, che aveva viaggiato spesso con Charley, nelle sue memorie la definì “la più grande frusta del West”: ogni sua mossa contribuiva a renderla un personaggio, ad esempio era impossibile non notare l’attenzione con cui riusciva a frenare i cavalli in modo da far fermare la diligenza con lo sportello esattamente di fronte all’ingresso degli alberghi in cui erano diretti i suoi passeggeri.
Oltre ad essere una guida esperta, Charley era anche una persona onesta e di buon cuore, che non esitava ad assistere malati ed indigenti. Si prendeva inoltre cura personalmente dei suoi cavalli, giungendo anche a dormire con loro.
A causa dell’avvento della ferrovia, Charley dovette ritirarsi nel 1874. Decise così di stabilirsi nel suo ranche a Santa Cruz, ma fu ben presto tormentata dai reumatismi e, soprattutto, da un terribile cancro alla gola e alla bocca che la condusse alla morte il 29 dicembre 1879, all’età di sessantasette anni.
Con il sigaro in bocca
Potete immaginare la sorpresa del medico incaricato di ricomporre la salma per la sepoltura, quando si accorse che il famigerato conducente di diligenze era in realtà una donna. La notizia si sparse a macchia d’olio tra i residenti della zona, ma ci mise comunque diversi giorni a diffondersi: il risultato fu che diversi giornali del Paese, inizialmente profusisi in messaggi di cordoglio alla notizia della sua morte, quando appresero che si trattava di una donna optarono per il dileggio.
La stampa la definì un “ermafrodito”, e la Rhode Island Gazette pubblicò un articolo caustico sulla sua morte: “Charley Parkhurst è morta a causa di una malattia maligna. Poteva comportarsi e parlare come un uomo, ma, quando si è trattato di imitare la naturale riservatezza di un uomo, la natura stessa le si è rivoltata contro, e il suo sforzo durato una vita intera di parlare il meno possibile ha portato infine come risultato alla sua morte per un cancro alla lingua”.
Anche alcuni suoi amici furono totalmente sconvolti dalla notizia, ed uno di essi dichiarò pubblicamente che non si sarebbe mai più fidato di nessuno in vita sua.
Ad ogni modo, al suo funerale presenziarono molte persone che decisero semplicemente di ricordarla per la persona onesta e coraggiosa che era stata in vita. Charley riposa oggi al Pioneer Cemetery di Watsonville, nella Contea di Santa Cruz, California.
Undici anni dopo la sua morte, emerse anche che Charley era stata silenziosamente protagonista di un fatto di importanza storica: nel 1868, infatti, si era registrata per poter votare, e nel Novembre di quello stesso anno era diventata così la prima donna ad avere esercitato il diritto di voto.

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