Geronimo: la cerimonia negata

A cura di Ennio Caretto

Geronimo
Nel centesimo anniversario della morte di Geronimo, il leggendario capo dei pellerossa Apache, il suo pronipote Harlyn Geronimo ha querelato il presidente Obama, il ministro della difesa Gates, l’Università di Yale e il misterioso Ordine teschi e ossa degli studenti, a cui appartennero tre generazioni di Bush. Il motivo: vuole che gli siano restituiti i resti del bisnonno, a suo parere in parte sepolti a Fort Sill nell’Oklahoma e in parte a Yale, perché senza la tradizionale cerimonia indiana, negatagli a suo tempo, il suo spirito non avrebbe mai pace.
La querela ha destato scalpore e riacceso vecchie polemiche su dove si trovino i resti del mitico guerriero. Geronimo, l’ultimo capo pellerossa ad arrendersi nel 1886, dopo che per anni 5 mila giacche blu gli avevano dato invano la caccia, morì di polmonite a 79 anni a Fort Sill.
Nel frattempo, era diventato una icona americana: aveva preso parte a vari spettacoli sul selvaggio west, era stato invitato dal presidente Teddy Roosevelt a sfilare a cavallo alla sua inaugurazione nel 1905, e sarebbe assurto persino a mascotte dai parà che si sarebbero paracadutati gridando il suo nome. Secondo il pronipote, era tuttavia rimasto un prigioniero di guerra, e lo confermerebbe il fatto che in parte i suoi resti giacciono in un apposito cimitero, sotto una piramide di pietre. Ma non tutti i resti, protesta Harlyn Geronimo. Nel 1918 il suo teschio sarebbe stato trafugato dall’Ordine teschi e ossa degli studenti dell’università di Yale, su iniziativa, tra gli altri, di Prescott Bush, il nonno del presidente W. Bush.


In un fotomontaggio, gli elementi della vicenda

Lo dimostrerebbe una lettera di Winter Mead, membro dell’Ordine: «Il teschio di Geronimo il terribile, da noi tolto dalla tomba di Fort Sill, è nella nostra sede». Bush padre e Bush figlio, aggiunge Harlyn Geronimo, ne sarebbero al corrente, ma sono tenuti al segreto. «Il bisnonno voleva essere sepolto dove nacque, nel Nuovo Messico – ha affermato – il suo spirito vaga irrequieto».
La querela Harlyn Geronimo l’ha sporta a Washington, al Club della stampa, tramite l’avvocato Ramsey Clark, l’ex ministro della giustizia del presidente Johnson, un liberal famoso per avere difeso i tiranni iracheno Saddam Hussein e jugoslavo Slobodan Milosevic. Il pronipote del capo Apache, un eroe della guerra del Vietnam, di professione scultore e attore, si è presentato ai media con gli ornamenti dello stregone, la bandana e gioielli pellerossa. Ha sollecitato Obama e il ministro Gates a riesumare i resti del bisnonno per fare luce sul mistero che li circonda. Ma secondo gli storici del west, la questione non è così semplice. Ha dichiarato uno di loro, Towana Spivey: «In base alla legge, sono gli Apache a dovere decidere che cosa fare. Ed essi sono divisi. I discendenti del gruppo che si arrese con Geronimo e si stabilì in Oklahoma non vogliono che la tomba venga toccata. Al contrario, gli Apache Mescaleros, radicati nel Nuovo Messico, cui Geronimo apparteneva e cui appartiene il suo pronipote, insistono per spostarla. È una lotta tribale».

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