La rivolta di Poundmaker e del popolo Cree
A cura di Pier Vittorio Stefanone
Capo Poundmaker dei Cree
Tra i numerosi protagonisti di quei tempi turbolenti – la seconda metà del XIX secolo, ndr – compare Poundmaker capo dei Cree del Canada, che rappresentò un personaggio in grado, unitamente a Joshua Kelso (uno scout bianco protagonista del romanzo a sfondo storico di Clay Fischer “Yellow Hair” del 1973), la capacità degli indiani del Canada di opporsi all’invasione dei bianchi. Alla civiltà dei colonizzatori bianchi nella sua ansiosa corsa per il progresso e la crescita economica, presto sarebbero occorsi insegnamenti e pratiche di altre del passato, anche di quelle che aveva cercato di cancellare per sempre.
E perciò il nemico, nelle parole di Toro Seduto, prende le sembianze di chi compie un sacrilegio in nome del produttivismo (nota 1): «Per strano che sembri, questi uomini hanno una mente che li porta a far fruttare il suolo, e l’amore per il possesso è per loro una malattia. Pretendono che la nostra madre, la terra, sia stata fatta per loro uso e consumo e tengono lontani i vicini con i recinti, e la offendono erigendo edifici e lordandola con i rifiuti».
Così la storia dei Nativi americani si traduce in due elementi principali: l’incontro con la civiltà dei bianchi e la proprietà della terra.
Le righe che seguono cercheranno d’illustrare la vita del capo Cree Poundmaker, alleato di Louis Riel nella lotta contro il governo di Sua Maestà Britannica in Canada.
Pîhtokahanapiwiyin, meglio conosciuto come Poundmaker, nacque nella regione di Rupert, vicino all’odierna Battleford intorno al 1842 da Sikakwayan, un uomo di medicina Assiniboine e da una donna Cree di sangue misto, sorella del capo Mistawasis. Dopo la morte dei suoi genitori, Poundmaker, suo fratello Bikky e sua sorella minore furono allevati dalla Comunità di Cree della loro madre, guidati dal capo Wuttunee, più tardi conosciuta come la Banda di Fagiano Rosso.
Nel 1873, quale giovane adulto, Poundmaker fu adottato da Crowfoot, capo Blackfoot creando, di conseguenza, legami familiari tra le due Nazioni di Nativi: Blackfoot e Cree.
Questa fu una felice mossa diplomatica in quanto riuscì ad arrestare la lotta tra le due tribù per il monopolio della caccia al bufalo che diveniva sempre più scarso.
Poundmaker ebbe il suo nome dalla sua abilità nella costruzione e nell’utilizzazione dei recinti destinati alla caccia al bisonte.
Un pound per bisonti aveva l’aspetto di un enorme recinto con pareti coperte di foglie di spessi cespugli. Le mandrie di bufali, spinte dai cacciatori, si introducevano in questa specie di trappola.
La tradizione orale pellerossa narra che Pîhtokahanapiwiyin, aiutato dagli spiriti e accompagnandosi con un tamburo, usasse una speciale canzone per adescare i bufali che entravano docili nel pound che egli stesso aveva costruito. Questo suo potere gli fece guadagnare il nome Pîhtokahanapiwiyin, “Colui che siede sul recinto dei bufali” (nota 2).
La battaglia di Cut Knife Creek
Per comprendere meglio l’operato di questo personaggio occorre, a questo punto, considerare quello che comportò per i Nativi Pellerossa la firma del Treaty Six, un trattato stipulato a Fort Carlton, Fort Pitt e a Battle River, tra il monarca inglese e i Cree delle Pianure e delle Foreste, gli Assiniboine e altre tribù, che comprendeva una porzione di territorio indiano rappresentato oggi da una vasta zona centrale compresa nelle province di Saskatchewan e Alberta. L’apposizione delle firme su questo trattato iniziò nell’agosto 1876 e si protrasse sino al 1898.
Le motivazioni che spinsero quelle tribù all’accordo con gli Inglesi furono di duplice natura: innanzi tutto il bufalo, la principale fonte di sostentamento per il popolo delle Pianure, stava scomparendo ad un ritmo allarmante e, come se non bastasse, un’epidemia di vaiolo aveva colpito quel territorio facendo molte vittime tra i Cree.
Per queste ragioni le tribù Cree della Pianure e della Foresta, unitamente a tutti gli altri Nativi che popolavano quell’area, dichiararono di cedere, rilasciare e rendere al governo del Dominion del Canada, per sua Maestà la regina e suoi successori per sempre, tutti i loro diritti, titoli e privilegi di qualsiasi tipo.
In cambio alcune di quelle zone sarebbero state considerate riserve, cioè territori protetti dall’invasione dei coloni bianchi. Queste terre potevano comunque essere acquisite o vendute dal governo di Sua Maestà, ma solo con il consenso dei Nativi e con compensazione.
Il governo si impegnava inoltre ad aprire scuole per i giovani nativi e a limitare in quei territori il commercio di alcoolici.
Ogni famiglia di Nativi composta di cinque membri avrebbe ricevuto, ai sensi del trattato, quasi dodici Km² di terra ( 128 acri a persona) che avrebbero potuto rivendere al governo per compensazione. Inoltre il governo del Dominion del Canada si impegnava a versare a ciascun membro dodici dollari canadesi e altri cinque dollari annui. Ogni tribù avrebbe percepito la somma di millecinquecento dollari per la pesca e per la caccia, nonché tutta una serie di attrezzi agricoli, dalle zappe ai semi e il capo avrebbe ricevuto un salario di venticinque dollari l’anno, un cavallo e un carro.
Un altro termine del trattato si riferiva alla garanzia d’assistenza in caso di carestia o di pestilenza: in altre parole il nativo rimaneva completamente alla mercé del governo per ciò che riguardava le cure mediche ed il supporto logistico.
Pare inutile aggiungere che la maggior parte di questi termini non furono mantenuti dal governo canadese.
Poundmaker, dopo la firma del Treaty Six, divenne capo di centoottantadue Cree della Pianura, che si stabilirono in una riserva di circa quaranta miglia a ovest di Battleford.
Ben presto si affermò quale arguto oratore ed argomentò contro il fallimento del governo federale che non aveva ottemperato agli impegni assunti: non era stato dimostrato alcun rispetto per il suo popolo e le disposizioni emanate da Ottawa in tempi di carestia gli parevano insufficienti.
I fatti che seguono si collocano nel bel mezzo della rivolta dei Meticci di Louis Riel.
La tradizione orale dei Nativi asserisce che Poundmaker si recò a Battleford per parlare con l’agente indiano Rae, riaffermare la sua lealtà alla regina dopo un caso di omicidio avvenuto presso la riserva di Mosquito.
Tuttavia la popolazione di Battleford ed alcuni coloni delle zone circostanti prestarono credito a voci secondo le quali numerose bande di Cree ed Assiniboine avrebbero lasciato le riserve dirigendosi verso Battleford e temettero per la propria sicurezza. Così, durante la notte del 30 marzo 1885 gli abitanti di Battleford iniziarono ad evacuare la città cercando rifugio presso le Giubbe Rosse stanziate a Fort Battleford.
Poundmaker davanti alla sua tenda
Quando Poundmaker, con alcuni membri della sua banda e membri di bande vicine, arrivò al villaggio lo trovò praticamente deserto: l’agente indiano si rifiutò di uscire dal forte per incontrarlo e temporeggiò per ben due giorni, durante i quali furono inviati telegrammi in tutte le direzioni nella convinzione di dover fronteggiare un prossimo attacco da parte dei Pellerossa.
Fu Peter Ballantyne che, uscito dal forte, spiò le mosse di Poundmaker e ritenne pacifiche le sue intenzioni, ma i Nativi, stanchi dell’attesa, decisero di rifornirsi da soli di tutto ciò che abbisognavano.
Si parlò del saccheggio degli edifici abbandonati della città ma è controversa l’identità dei saccheggiatori: alcuni rapporti asseriscono che la responsabilità fu dei guerrieri di Poundmaker, mentre un osservatore testimoniò che gran parte del saccheggio era stato messo in atto dai bianchi. Dai resoconti dei Nativi, tramandati oralmente, si evince che il saccheggio fu compiuto effettivamente da gente Nakoda e che Poundmaker cercò d’opporsi.
Le bande di Cree lasciarono Battleford il giorno successivo.
Il governo canadese ritenne che quell’atto fosse un segno di aperta rivolta e ordinò al tenente colonnello William Otter di inseguire Poundmaker e i suoi seguaci Cree, che si erano accampati a Cut Knife Creek, con un contingente di trecentoventicinque soldati appartenenti alla North West Field Force. Di costoro soltanto cinquanta erano a cavallo, gli altri erano ammassati su quarantotto carri, vi erano poi due pezzi d’artiglieria ad avancarica e una mitragliatrice Gatling.
Dopo una marcia di trentacinque miglia sotto una pioggia gelida, una notte trascorsa all’aperto e senza potersi riposare, la colonna raggiunse il 2 maggio Cut Knife Creek, la collina che dominava l’accampamento dei Cree.
I Nativi, nascosti tra le gole coperte da una fitta boscaglia che attraversavano la collina, iniziarono a sparare contro i soldati di Otter che si trovavano allo scoperto sulla sommità della collina.
I cannoni, con la loro opera di demolizione, si dimostrarono inizialmente d’una certa utilità mentre la mitragliatrice Gatling si dimostrò inefficace sia per il suo limitato raggio d’azione sia per la difficoltà di poter essere manovrata contro un avversario che non aveva alcuna intenzione di uscire dai suoi ripari. A mezzogiorno, considerata la posizione esposta e tatticamente infelice in cui si erano trovati i suoi uomini e con il ricordo ancora vivo del disastro occorso a Custer solo nove anni prima, il tenente colonnello Otter ordinò ai suoi uomini di ripiegare, sotto il fuoco nemico. La sua ritirata fu coperta dalla mitragliatrice Gatling che costrinse i Cree a restare a distanza di sicurezza. Poundmaker fermò i suoi guerrieri per evitare ulteriore spargimento di sangue: in questa azione Otter perse otto uomini e sei Nativi rimasero sul terreno.
Colloqui al forte
Il 12 maggio 1885 Poundmaker venne a conoscenza della sconfitta di Riel a Batoche e decise di arrendersi alle truppe del generale Dobson Middleton che lo imprigionarono immediatamente.
La notizia della resa di Poundmaker fece il giro del momdo e fu ripresa anche dalla Gazzetta ufficiale del Regno d’Italia, anno 1885 Roma giovedì 28 maggio n°124, che scrisse:
Si telegrafa da Filadelfia, 24 maggio, al Times che il generale Middleton ha mandato il capo degli insorti, Riel, sotto buona scorta, a Regina, dove sarà incarcerato, in attesa del suo processo. Un telegramma da Battleford dice che l’altro capo del ribelli, Poundmaker, avendo avuto notizia della disfatta di Riel, ha proposto di arrendersi. Il padre Cochin, con 25 altre persone catturate recentemente dagli indiani, è venuto a Battleford con una lettera di Poundmaker, il quale domanda quali sarebbero i patti della resa. Poundmaker ha inviato pure dei messaggeri con una offerta consimile dal generale Middleton. Poundmaker tiene ancora alcune donne e fanciulli come ostaggi. Alla partenza del prete Cochin esso si trovava in una forte posizione sul lago Lizard, 50 miglia da Battleford, con 700 guerrieri. Nel suo campo si trovano oltre 1500 persone. Il colonnello Oster rimandò il prete Cochin con una lettera, nella quale è detto che Poundmaker deve negoziare col generale Mlddleton, e che intanto debbano cessare le ostilità. Se, aggiunge il telegramma del Times, questi negoziati riescono, la guerra cogli indiani del nord-ovest avrà probabilmente un termine, perché Paltro capo dei ribelli, Big-Bear (nota 3), non sarà più in grado di sostenere la lotta da solo. Considerevoli quantità di armi e munizioni arrivano a Quebec per i sogni del nord-ovest, e vengono accumulate nella cittadella. Riel, che è già arrivato a Regina, sarà processato per alto tradimento, a tenore dello statuto di Eduardo III, e sarà difeso a spese dei canadesi d’origine francese di Quebec.
Il capo Cree fu processato a Regina e condannato per tradimento a tre anni di detenzione nel penitenziario di Stony Mountain (Manitoba) dove, per non incorrere nelle ire del suo potente genitore adottivo, il capo Crowfoot, i carcerieri evitarono di tagliargli i capelli: cosa che sarebbe stata interpretata dai Nativi come un atto di scalping.
La resa di Capo Poundmaker
Durante il suo processo ebbe a dire: “Nulla di tutto ciò che è stato detto di male contro di me quest’estate è vero… Se avessi voluto la guerra ora non sarei qui: sarei nella prateria. Voi non mi avete catturato: sono io che ho rinunciato a me stesso e ora voi mi avete perché io volevo giustizia” .
Senz’altro la condanna a soli tre anni di detenzione per il reato di tradimento consumato partecipando alla ribellione del Nord-Ovest lasciò insoddisfatta una larga fascia della popolazione anglofona canadese: basti pensare che per la stessa imputazione Louis Riel era stato condannato all’impiccagione!
Secondo monsignor Antoine d’Eschambault, presidente della Società Storica San Bonifacio, Poundmaker fu sottratto alla forca e condannato a pochi anni di reclusione grazie a pressioni esercitate su sir John A. MacDonald (nota 4).
A questo proposito occorre ricordare che Poundmaker contava conoscenze importanti, come ad esempio quella di John George Edward Douglas Sutherland Campbell marchese di Lorne e duca di Algyll (nota 5), governatore generale del Canada, che aveva accompagnato nel 1881 in un tour da Battleford a Blackfoot Crossing.
Durante il periodo trascorso in carcere Poundmaker e un gruppo considerevole di prigionieri Pellerossa furono battezzati dall’arcivescovo Alexandre Tache: il capo Cree Pîhtokahanapiwiyin cambiò il suo nome in quello di Alexandre. Questo evento è riportato con inchiostro rosso su una pagina del registro della contabilità generale del carcere dal cappellano padre Gabriel Cloutier.
Dopo circa sette mesi Poudmaker fu rimesso in libertà date le sue cattive condizioni di salute e il 4 luglio 1886, mentre era in visita da capo Crowfoot nei pressi di Calgary, venne colto da un’emorragia polmonare che l’uccise a quarantaquattro anni.
Fu sepolto a Blackfoot Crossing vicino Gleichen, Alberta, ma le sue spoglie vennero riesumate nel 1967 e seppellite nella riserva di Poundmaker, Saskatchewan.
NOTE
- produttivismo: Orientamento di politica economica che tende a incrementare la produttività mediante un razionale sfruttamento di nuove tecniche di produzione e di distribuzione.
- Il nome Cree di Poundmaker originò diverse interpretazioni: Pe-to-ka-on-ape-wi-yin, che secondo una notazione in francese accanto al nome significa “colui che siede al cancello del parco, o recinto o libbra”. A questa conclusione si è giunti con l’aiuto di diversi studiosi di lingua Cree, compreso il ven. arcidiacono R. B. Horsfield di Pilot Mound, il quale asserì che il nome Cree di Poundmaker doveva essere “U-pi-tu-ka-in-ap-i-wi-yi” mentre la signora A. N. Welton di North Battleford disse che era “Oo-peeth-to-kah-han-up-pie-we-yun.” Questi nomi sono poi stati confrontati con quello pubblicato da Alexander Morris, nel suo lavoro “Treaties With The Indians” , dove appare come “Oo-pee-too-kerah-han-ap-ee-wee-yin” e infine con altri documenti rinvenuti presso il penitenziario di Stony Mountain nei quali viene tr5ascritto come “Pi-to-cah-ow-a-pi-win.” Canon Edward Ahenakew ha confermato le prove: «Io sono imparentato con Poundmaker: mia nonna era sua sorella” e ha aggiunto: “Oo-pe-a”, significa ‘movimento verso’ e Ap-ee-noi-yun, ‘chi siede’; così il nome Cree di Poundmaker dovrebbe essere tradotto come “colui che si siede nel recinto dei bufali che stanno venendo”.
- Big-Bear (Mistahimaskwa), Grande Orso (c.1825 – 17 gennaio 1888[1]) era un capo Cree coinvolto nella ribellione del nord-ovest, fu catturato e imprigionato.
- John Alexander Macdonald, più noto con l’abbreviazione John A. Macdonald (Glasgow, 10 gennaio 1815 – Ottawa, 6 gennaio 1891), è stato un politico canadese. Fu il 1° Primo ministro del Canada dal 1 luglio 1867 al 5 novembre 1873.
- John Douglas Sutherland Campbell (Londra, 5 agosto 1845 – Londra, 2 maggio 1914) Il 21 marzo 1871 sposò la principessa Luisa di Sassonia-Coburgo-Gotha, figlia quartogenita della regina Vittoria del Regno Unito e del principe Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha. Questo matrimonio contribuì notevolmente alla sua carriera futura e poco dopo, infatti, egli venne nominato Governatore Generale del Canada. Il matrimonio, soprattutto negli ultimi anni, non fu felice: si diceva che Lorne fosse bisessuale anche se non aveva una forte predisposizione all’omosessualità. Durante la propria occupazione come governatore generale, Campbell riuscì a ripristinare l’economia canadese e ripose Sir John A. Macdonald al suo ruolo di Primo Ministro.