3 marzo 1890, Buffalo Bill incontra Papa Leone XIII

A cura di Matteo D’Arcangeli, Paola Volpe, Stefano Gelsomini

Papa Leone XIII ricevette due lettere dai nativi nordamericani.
La prima fu scritta il 13 marzo 1885: il capo di una tribù di indiani del Nord America, di nome Meshkiassang, scriveva al Sommo Pontefice da Fort William, Lake Superior, Ontario: “Nostro Padre, nostro Papa, anche se noi indiani siamo molto poveri e miserevoli, tuttavia il nostro Creatore ha avuto grande compassione di noi e ci ha dato la religione cattolica. Oltre a ciò Egli ha avuto pietà di noi e ci ha dato Caterina Tekakwita. Questa santa vergine, una indiana come noi, essendo stata favorita da Gesù Cristo con molta grazia, crebbe molto buona e santa, e ora – come noi ne siamo persuasi – è gloriosa nel cielo e prega per noi tutti. Questa vergine, noi crediamo, ci è stata data da Dio come un gran favore, perché è la nostra piccola sorella.
Ma adesso speriamo che anche Tu, nostro Padre, che sei il Vicario di Gesù Cristo, vorrai pure concederci un favore: ti supplichiamo con tutto il nostro cuore di parlare e di dire: “Voi indiani, miei figli, prendete Caterina come oggetto della vostra venerazione nelle chiese, perché lei è santa ed è in cielo”.
Anche la seconda lettera proveniva dal Canada. “L’evangelizzazione intrapresa nel Nord America da missionari gesuiti durante il XVII secolo, promosse la formazione di piccole comunità cristiane fra le popolazioni autoctone… Nel 1887, la comunità cristiana degli Indiani Ojibwe (detti anche Chippewa) di Grassy Lake ed il suo capo Pierre Pilsémont si erano rivolti al papa Leone XIII. Nella lettera, scritta su un insolito e fragilissimo supporto, la corteccia di betulla, il pontefice veniva definito, secondo le espressioni tipiche di quella cultura indiana, come “grande Maestro della Preghiera, colui che fa le veci di Gesù”. Il capo tribù Pilsémont ringraziava Dio e lo stesso Pontefice per aver inviato nelle sue terre un “guardiano della Preghiera”, Narcisse Zéphirin Lorrain, di recente nominato vicario apostolico – e futuro vescovo – di Pontiac. Oltre all’inconsueto supporto, il messaggio dei Chippewa presenta anche altre particolarità: la lettera è infatti datata “Là dove ci sono le grandi erbe”, il giorno “21 del mese dei fiori”; il testo è redatto nella lingua nativa degli Indiani, traslitterata in alfabeto latino. Fortunatamente la missiva – che sarebbe risultata incomprensibile persino tra i dotti collaboratori del pontefice – era accompagnata da una traduzione francese curata dallo stesso vicario apostolico”.


L’annuncio dell’incontro

Ma mai prima di allora i Nativi nord americani erano entrati in Vaticano, anche se della loro esistenza i Papi erano al corrente fin dal X° secolo.
Buffalo Bill arrivò in Italia dopo la tournée in Spagna. Sbarcò a Napoli nel febbraio del 1890 dove il Wild West Show diede le sue prime rappresentazioni; da qui la sua fama lo precedette nella capitale, dove in occasione del Carnevale impazzavano le maschere a lui dedicate.
A Roma Buffalo Bill arrivò il 20 febbraio piantando il suo circo a Prati di Castello, proprio alle porte della Città del Vaticano, attirando da subito una gran folla di persone e di vip: “Oggi al circo costruito appositamente ai Prati di Castello fece la prima comparsa la Compagnia dei Cow Boys (Indiani d’America), diretta da Buffalo Bill. Questa Compagnia diede spettacolo a Parigi durante tutta l’Esposizione ed ora proviene da Napoli. Una folla immensa s’era data convegno a questa prima rappresentazione. Fra gli accorsi si notavano varii personaggi, fra cui il ministro Seismit-Doda, il sottosegretario di Stato Fortis, il prefetto Gravina ed il sindaco Armellini. Lo spettacolo riuscì veramente grandioso ed originale per la fedeltà delle pitture e dei costumi indo- americani”.
La troupe comprende 100 cowboys, 100 pellerossa, ballerine, 200 animali ed attrazioni varie8, la carovana era composta da 4 treni, 51 vagoni, 800 uomini e 500 cavalli. L’arena dove Buffalo Bill si esibiva era a forma di ferro di cavallo di 200 metri di lunghezza e 100 di larghezza e poteva ospitare fino a 5.000 persone, oltre ad una tribuna centrale per gli ospiti di riguardo.
Buffalo Bill avrebbe voluto per il suo Wild West Show il Colosseo, ma si racconta che, vistolo, lo avesse considerato inadatto. Smaltita la delusione, ebbe l’intuizione che farsi ricevere in udienza privata da Papa Leone XIII, in occasione dell’anniversario della sua incoronazione, fosse un’ottima idea ed una splendida occasione pubblicitaria, anche perché “l’illustre quarantaquattrenne cowboy si è convertito da poco al cattolicesimo”. Così la richiesta fu avanzata, ma la Segreteria del Pontefice la rigettò, perché la Compagnia era troppo numerosa, concedendo, però, la possibilità a Buffalo Bill e a pochi membri del Wild West Show di presenziare al passaggio del Papa nella Sala Ducale: “Il Colonnello William Cody, il direttore della compagnia Bufalo Bill vuole spingere la sua fenomenale reclame fino dentro al Vaticano. Egli ha chiesto un’udienza al Papa per sè e per l’intera compagnia. Il Papa gli fece rispondere che erano troppi per essere ricevuti in udienza privata; ma accordò di ammetterli nella sala ducale la mattina del 3 marzo quando egli la traverserà per recarsi nella cappella Sistina alle cerimonie per l’anniversario della sua incoronazione”.


Buffalo Bill e gli indiani in Piazza San Pietro

La Gazzetta Piemontese scrisse che la Questura di Roma, prevedendo un grande afflusso di gente fu messa subito in allarme: “Il papa lunedì riceverà tutti gli indiani della Compagnia Buffalo Bill, vestiti nei loro costumi originari. Saranno distribuiti molti regali. La Questura ha disposto un servizio straordinario”.
La troupe fu presentata al Pontefice “da padre Fugieschi, il confessore in lingua inglese in San Pietro e Sua Santità ha dato loro delle medagliette”.
L’incontro si svolse il 3 marzo 1890.
La cronaca di quell’incontro la prendiamo dall’Eco di Bergamo: “Ricorrendo oggi il duodecimo anniversario dell’incoronazione di Leone XIII si tenne Cappella Papale nella Sistina al Vaticano.
Il Santo Padre, disceso verso le undici dalle sue stanze, si recò nell’Aula dei paramenti, ove vestitosi pontificalmente e col triregno in capo, salì la sedia gestatoria per recarsi processionalmente, portato dai Sediari Pontificii, alla suddetta Cappella.
Precedevano la Santità Sua i varii ceti dei Cubiculari e gli Officiali ed i Procuratori Generali degli ordini regolari, che hanno posto nelle Cappelle Papali, i Collegi della Romana Prelatura, la Croce Pontificia, sostenuta da un Prelato Uditore di Rota, il S.Collegio degli E.mi e R.mi signori Cardinali e Mons. Vice-Camerlengo di Santa Chiesa.
Il Sommo Pontefice incedette dalla Sala Ducale alla Sala Regia, preceduto dai Comandanti e dagli Officiali Superiori della Guardia Svizzera e dalla Guardia Palatina di onore, e circondato dal Comandante e dallo Stato Maggiore della Guardia Nobile, avendo ai lati i flabelli, non che le sei guardie Svizzere colle tradizionali spade, rappresentanti i sei Cantoni Cattolici, ed i Mazzieri colle loro mazze d’argento.
Seguivano il Santo Padre i Patriarchi, gli Arcivescovi, i vescovi, sì assistenti che non assistenti al Soglio; i Protonotarii Apostolici11, insieme a S.E.Rma Monsignor Maestro di Camera di Sua Santità, ed i Generali degli Ordini Religiosi.
In tal modo fece ingresso l’Augusto Gerarca nella Cappella Sistina, e, sedutosi in trono, assistette alla Messa Solenne pontificata dall’Eminentissimo e R.mo signor Cardinal Melchers accompagnata dal canto dei Cappellani Cantori Pontificii.
Vi assistette nella propria tribuna il Principe Gran Maestro dell’Ordine Sovrano di Malta, in abito di formalità, con due Cavalieri di compagnia, secondo le prescrizioni del Cerimoniale.


L’incontro tra il Wild West Show e Papa Leone XIII

Nei posti ad esso riservati era tutto il Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, col rispettivo personale, ed appresso immediatamente gli altri Cavalieri addetti al Gran Magistero dello stesso S.M.Ordine di Malta. Negli altri banchi poi erano le Dame appartenenti al Corpo Diplomatico, la Nobiltà romana e gran numero di signori e signore.
Terminata la Messa, il S. Padre fece ritorno, in sedia gestatoria, all’Aula dei paramenti, accompagnato dallo stesso corteggio, attraversando le Sale Regia e Ducale, gremite sì nell’andata che nel ritorno di fedeli ammessivi con particolare biglietto.
Disceso il S. Padre dalla sedia gestatorio e deposti gli ornamenti pontificali, fece ritorno, accompagnato dalla sua Corte, ai privati appartamenti.
Gli indiani componenti la Compagnia dell’ex-colonnello Buffalo Bill (che li conduce pel mondo a dare spettacolo de’ loro giuochi, e segnatamente della meravigliosa loro abilità nel maneggio dei cavalli), col loro capo alla testa, vestiti dei loro abiti caratteristici, assistettero alla sfilata del Corte Pontificio recavasi alla Sistina. Quegli Americani, attoniti, si gittarono a terra dinanzi al Sommo Pontefice, che ha benedetto tutta la Compagnia di Buffalo Bill, il quale ha consegnato ad alcuni dignitari della Corte Pontificia, perché venissero offerti al Papa, un bouquet ed un cuscino di fiori freschi; sul cuscino era disegnato, pure a fiori, lo stemma del Pontefice.
Da alcuni prelati sono state distribuite agli Americani medaglie e corone. Migliaia di dispacci sono giunti in Vaticano.
Quasi tutti i Sovrani di Europa hanno inviato i loro omaggi al Capo della Cristianità. Sonvi fra gli altri quello dello Czar, della regina Vittoria, dell’imperatore Guglielmo, ecc.
Il Papa sta benissimo in salute”.
Il giorno dopo la notizia era su tutti i giornali.
Così il Corriere della Sera nella cronaca telegrafata da Roma rende l’atmosfera e la magnificenza di quella cerimonia: “Ieri alla Cappella Sistina solennissima riuscì la commemorazione dell’incoronazione del Papa. Sul fondo della cappella era retto l’altare ove a guisa di quadro posava un arazzo di Raffaello. Alla parete di sinistra stava il trono pontificio, a destra erano gli scanni per i cardinali. A sinistra, in alto, si innalzò la tribuna dei cavalieri dell’Ordine di Malta, dei quali eran presenti il Gran Mastro conte Ceschi, vestito di velluto nero con croce bianca sul petto, il Balì di Roma marchese Capranica, vestito con giustacuore16 rosso e zimarra17 di raso nero. Vi assistevano pure alcuni cavalieri nel pittoresco costume del Cinquecento. In altra tribuna si notavano gli ambasciatori di Francia, Spagna, Austria e Portogallo e il generale Simons inviato inglese. In altra tribuna era il patriziato romano, si notò la duchessa Torlonia, una delle sei cavalleresse di Malta, la principessa Altieri, la contessa Pecci-Revertera. Prestavano servizio gli svizzeri in alta uniforme.


La medaglia donata da papa Leone XIII a Buffalo Bill

Giunsero primi i cardinali, i generali degli ordini dei cappuccini, dei domenicani, dei gerosolimitani, dei cistercensi. Alle undici il Papa che prima, nella sala ducale, aveva benedetti gli indiani di Buffalo–Bill, entrò in sedia gestatoria coi cardinali, preceduto dai mazzieri, dalle guardie nobili, dal principe Orsini. Il Papa sceso dalla sedia depose la tiara, si mise la mitria d’oro, inginocchiossi sul genuflessorio recitando delle preghiere. Allora i cantori intonarono l’introito alla messa. Il Papa ascoltò seduto sul trono circondato dai cardinali e dai loro caudatarii. Lesse l’epistola il più giovane vescovo della cristianità, il venticinquenne figlio dell’ambasciatore d’Austria conte Revertara. All’elevazione il Papa tornò al genuflessorio poi con voce sonora benedisse gli astanti. Seguì il tradizionale abbraccio dei cardinali, quindi rimontato in sedia il Papa uscì. Gli indiani di Buffalo-Bill avevano presentato al Papa un mazzo e un grande cuscino di fiori con le armi pontificie. Il Papa fu gentilissimo con gli indiani fermandosi anche a parlare con il loro colonnello Cody, e coi capi compagnia”.
Il Comune di Milano: “In Vaticano. Ieri dodicesimo anniversario dell’incoronazione di sua Santità, fu tenuta cappella papale nella Sistina Vaticano. Il Santo Padre, disceso verso le undici ore dalla sua stanza, si è recato nell’aula dei paramenti, ove, vestitosi pontificalmente col triregno in capo, saliva la sedia gestatoria e si recava processionalmente nella suddetta cappella. Assistevano alla messa solenne, pontificata dal cardinale Melcher, il principe gran maestro dell’ordine Sovrano di Malta, il corpo diplomatico accreditato presso la santa Sede ed i cavalieri di Malta. Terminata la messa, il Papa si ritirò negli appartamenti privati. I componenti la Compagnia Buffalo Bill, capitanati dallo stesso Buffalo, vestiti tutti nello stesso modo con cui si presentano al pubblico nel Circo, assistevano al passaggio del Papa. Quegli Americani, meravigliati e attoniti, si sono tutti inginocchiati davanti al Pontefice, che ha benedetto tutta la Compagnia di Buffalo Bill, il quale ha consegnato ad alcuni dignitari della Corte Pontificia, perché venissero offerte al Papa, un bouquet ed un cuscino di fiori freschi. Sul cuscino era disegnato, pure a fiori, lo stemma del Pontefice. Da alcuni prelati sono stati distribuiti agli Americani medaglie e corone. Quando il Pontefice è entrato nella cappella Sistina, gli Americani hanno abbandonato la sala e sono usciti dal Vaticano”.
La Gazzetta Piemontese: “Oggi nella Cappella Sistina si fece la solenne commemorazione dell’incoronazione del Papa, avvenuta nel 1878 in quello stesso luogo. Vi intervenne il personale diplomatico. Il Papa intervenne col consueto cerimoniale; attraversando la sala ducale benedisse gli indiani del Buffalo Bill che stavano quivi schierati. Il Papa impartì la benedizione dopo la Messa. Egli gode ottima salute”.
Il Gazzettino di Venezia: “Pel compleanno del Papa. Lunedì riccorrendo l’anniversario dell’incoronazione del Papa fu celebrata una messa nella cappella Sistina che era affollatissima. Sono intervenuti i cavalieri dell’Ordine di Malta. Vi erano splendide uniformi, tutto il corpo diplomatico accreditato presso il Vaticano e molte signore dell’aristocrazia. Il Papa si è recato nella cappella Sistina nella sedia gestatoria seguito dai cardinali. Al momento della benedizione il Papa si levò ed impartì la benedizione ai fedeli. Egli aveva voce debolissima. Vi assistevano gli indiani del circolo Buffalo Bill a cui il Papa fece distribuire molte immagini, medaglie e corone. Essi erano sbalorditi della spettacolosa cerimonia”.


Ancora un’immagine dell’incontro con il Papa

La Gazzetta di Mantova è uno dei pochi quotidiani che riporta anche lo spavento del Papa, lo svenimento di una Miss e la notizia della morte di un indiano rimasto al Circo: “Buffalo Bill dal Papa. Ieri nella cappella Sistina fuvvi messa solenne per la ricorrenza della cerimonia dell’incoronazione di Leone XIII. La messa fu cantata dal cardinale Rampolla. Il Papa discese in sedia gestatoria coi flabelliferi, attraversando la sala ducale e la sala regia. Nella cappella erano la Corte pontificia, il corpo diplomatico, e numerosi invitati dell’aristocrazia nera. Il Papa giunse in ritardo, essendosi fermato nelle gallerie vaticane a benedire gl’indiani di Buffalo Bill che erano ivi schierati. Gl’indiani recaronsi in Vaticano vestiti dei loro costumi; e schieraronsi su quattro file. Quando passò il Papa, mandarono un urlo selvaggio, che parve spaventare il Papa, il quale poi sorrise benedicendoli. Fuori dal Vaticano eravi gran folla. Una miss americana svenne. Il Papa ordinò che fossero distribuiti corone, medaglie e altri oggetti di devozione. Suore e religiosi delle missioni sono stati a trovare gl’indiani di Buffalo Bill. ed i capi hanno restituito le visite. Uno di codesti indiani è morto l’altro ieri sotto la sua tenda. L’autorità fece esaminare il cadavere; e fu escluso che sia morto di morte violenta”,
L’Osservatore Cattolico: “Gli Indiani dal Papa. Una compagnia di indiani, comandata dal colonnello Buffalo Bill, ha posto da parecchi giorni le sue tende ai prati di Castello in Roma ed è oggetto di curiosità per gli esercizi di equitazione di cui gli Indiani danno spettacolo. Questa Compagnia s’è recata l’altro dì in Vaticano in abiti di pompa per attendere nella sala ducale il S. Padre, cha dai suoi appartamenti si recava alla Cappella Sistina a celebrarvi l’anniversario della sua incoronazione. Quegli americani, meravigliati e attoniti, si sono tutti inginocchiati davanti al Pontefice, che ha benedetto la compagnia di Buffalo Bill, il quale ha consegnato ad alcuni dignitari della Corte Pontificia, perché venissero offerti al Papa, un bouquet ed un cuscino di fiori freschi; sul cuscino era disegnato, pure a fiori, lo stemma del Pontefice. Una indiana svenne per la commozione. Da alcuni prelati sono state distribuite agli americani medaglie e corone. Quando il S. Padre è entrato nella Cappella Sistina, gli indiani hanno abbandonato la sala ducale e sono usciti dal Vaticano”.


Il passaggio di Papa Leone XIII tra gli indiani

Alcuni quotidiani, come L’Unione Liberale – Corriere dell’Umbria, sottolinearono sia l’impressione che il corteo papale fece sugli indiani, che urlarono quasi in estasi, sia il fatto che a papa Leone XIII, normalmente così attento all’etichetta, fosse scappato un sorrisetto nel vedere quella variopinta compagnia: “Buffalo Bill in Vaticano. L’altra mattina in occasione del solenne ricevimento pel tredicesimo anniversario della sua incoronazione. Leone XIII ha ammesso alla sua presenza anche gli americani e indiani del colonnello William Cody (Buffalo Bill). Leone XIII, sceso verso le 11 dalle sue stanze, si recava nel aula dei paramenti, dove indossava gli abiti pontificali col triregno in capo. Salito nella sedia gestatoria, veniva poi condotto processionalmente verso la cappella Sistina. Lo seguivano in lungo, smagliante corteo la Corte ecclesiastica, secolare e militare: i cardinali, i patriarchi, arcivescovi, vescovi e altri personaggi. Così il corteo giungeva alla sala ducale. Precisamente la quale sala si faceva fatica a contenere tutta la compagnia di Buffalo Bill divisa da due doppie file compattissime, che la occupavano quasi in tutta la sua lunghezza. Davanti avevano un cordone di guardi palatine.
Potete immaginarvi lo spettacolo strano, fantastico che presentò la sfilata della corte pontificia. In mezzo ai costumi variopinti degli indiani, i quali al vedere il papa portato in alto su quella sedia dorata, fiancheggiata de quei grandi ventagli bianchi, s’inginocchiarono a terra sollevando le braccia e gridando continuamente con quanto fiato avevano, come in estasi.
Leone XIII, fermatosi per qualche istante nel mezzo della sala per accettare i regali, passò poi in mezzo a essi benedicendoli col volgere delle dita a dritta e a sinistra, non senza manifestare un senso di vivissima curiosità nel suo sguardo. A un certo punto sembrò che il papa fece uno sforzo per non ridere.
Man a mano che il corteo pontificio andava innanzi, gl’indiani si rimettevano in piedi, e sempre gridando lo seguivano con gli occhi, quasi non sapessero staccarsi dalla paradisiaca visione che si era loro offerta. Ebbero tutti in dono della medagliuzze, delle corone e altre reliquie. Dopo che il papa ebbe abbandonata la sala ducale, li fecero uscire – e se ne tornarono tutti in massa al loro circo ai Prati di Castello.
Una delle donne della compagnia alla vista del papa fu presa da un emozione così violenta, che cadde in deliquio: bisognò trasportarla a braccia nella guardiola degli svizzeri, dove con un po’ d’acqua e aceto si riebbe in pochi minuti. All’uscita dei sacri palazzi gl’indiani trovarono la stessa folla che li attendeva, e che li seguì fino al Circo, a grandi stenti trattenuta da carabinieri e guardie. Un ultimo particolare. Leone XIII ha dato la sua benedizione speciale a mistriss Whittaker, una donna detta “la mamma” della compagnia”.
A ricordo di quell’incontro, nella tenda di Buffalo Bill, vi erano “immagini di tutti i generi: il Papa, Mazzini, il re Umberto, il Principe di Napoli, Garibaldi e Cuor di Gesù”40.
E mentre a Roma il successo arrideva a Buffalo Bill, alcuni suoi indiani erano già a Firenze a montare la palizzata ai Prati della Zecca, tappa successiva a quella nella Capitale: “Sono già quasi finiti i lavori della palizzata, che deve recingere i prati della Zecca, dove darà i suoi spettacoli la Compagnia, condotta dal colonnello Cody (Buffalo – Bill). A Roma ha avuto ora uno strepitoso successo ad ogni rappresentazione; ma ci vogliono ogni giorno migliaia e migliaia di spettatori a coprire le spese enormi. A Firenze gl’indiani Compagnia Buffalo – Bill e il loro capo, arriveranno dopo aver avuto la benedizione del Sommo Pontefice che li riceve in udienza speciale”.


Un manifesto con le personalità incontrate da Buffalo Bill

A Firenze, ad una cena in suo onore, Buffalo Bill ricordò i fasti del suo soggiorno romano: “Ieri sera fu dato un banchetto in onore di Buffalo Bill nel Florence Club, il Circolo degli Anglo-Americani a Firenze. Il banchetto era presieduto dal signor De Koven. … Il pranzo fu squisitissimo: i vini eccellenti. Il signor De Koven portò il toast a Buffalo Bill, secondo l’usanza inglese: tutti i convitati, in piedi, e gridando hip hip hip hurràh! Il colonnello Cody rispose con un breve e modesto discorso. … Ricordò le accoglienze avute a Roma, ov’egli fu ricevuto, onorato nella casa di illustri patrizii: e disse che non aveva voluto si togliesse a certi arredi dei suoi cavalli la melma, che vi si era attaccata negli ultimi giorni, molto piovosi, in cui egli stette a Roma poiché voleva portare in America anche il fango romano, come ricordo di quella antica, eterna città! Le parole di Buffalo Bill furono molto applaudite”.
Anche la stampa internazionale ebbe a raccontare l’unicità di un tale incontro.
La cronaca più dettagliata apparve sul “New York Herald”.
Buffalo Bill in Vaticano. Con i suoi Indiani e cowboys celebra l’anniversario del Papa.
L’edizione Europea dell’Herald pubblica oggi quanto segue dal suo corrispondente:
Roma. 3 Marzo, 1890 – Uno degli spettacoli più curiosi mai visti prima entro le venerabili mura del Vaticano fu la spettacolare entrata di “Buffalo Bill”, alla testa dei suoi Indiani e cowboys questa mattina, quando la corte militare eccle- siastica e secolare del Papa era riunita per presenziare al Te Deum di Leo XIII per il dodicesimo anniversario della sua incoronazione. Nel mezzo di una scena di supremo splendore, affollata della vecchia aristocrazia Romana e circonda- ta dalle pareti immortalate da Michelangelo e Raffaello, là improvvisamente apparve una schiera di selvaggi con i colori di guerra, le piume in capo e le coperte, armati di asce e coltelli.
Una grande moltitudine di gente si è riunita nella grande piazza di San Pietro la mattina presto per assistere all’arrivo degli americani. Prima delle nove e mez- zo del mattino la Sala Ducale, la Sala Reale e la Cappella Sistina erano stipate. In mezzo ai tre gruppi di spettatori c’era un percorso delimitato con le divise brillanti delle Guardie Svizzere, delle Guardie Palatine, dei Gendarmi Papali, dei ciambellani privati. La luce del sole si rifletteva sulle linee dell’acciaio scin- tillante, sulle piume ondeggianti, sulle catene d’oro e sulle vesti luccicanti di seta e su tutti i brillanti emblemi del potere e della gloria pontificia.
Improvvisamente una figura alta, cavalleresca apparve sulla soglia e gli occhi di tutti si girarono verso di lui. Era “Buffalo Bill”.Con un movimento rapido del suo grande sombrero, egli salutò i ciambellani e a grandi passi avanzò tra le guardie con il suo socio, Nate Salsbury1. Dopo venne Buck Taylor, che superava di molto in altezza l’uomo più alto del palazzo, i suoi lunghi capelli raccolti sulle spalle, poi è arrivato “Broncho Bill” vestito in pelle di daino, e dopo di lui erano schierati i cowboys, schizzati di fango e pittoreschi oltre ogni descrizione.


Una locandina relativa al Wild West Show

“Rocky Bear” guidava i guerrieri Sioux in coda. Erano dipinti in tutti i colori che l’immaginazione degli indiani potesse escogitare, e ogni uomo ha meritato qualcosa da donare all’Uomo della Medicina inviato dal Grande Spirito. Rocky Bear roteò gli occhi e piegò la sua testa e incrociò le mani sul petto mentre entrava in punta di piedi attraverso il mare luminoso di colore. I suoi guerrieri furtivamente guardarono le alabarde e gli spadoni a due mani delle Guardie Svizzere. Gli indiani e cowboys erano disposti lungo l’angolo meridionale della Sala Ducale. Buffalo Bill e Salsbury furono accompagnati nella cappella Sistina dai ciambellani, e furono accolti dalla figlia del generale Sherman. Una principessa invitò il colonnello Cody a prendere posto nella tribuna dei nobili romani. Egli si trovava di fronte allo sfarzoso corpo diplomatico circondato dal Principe e dalla Principessa Borghese, dal Marchese Serlupi, dalla Principessa Bandini, dalla Duchessa Grazioli, dal Principe e dalla Principessa Massimo, dal Principe e dalla Principessa Ruspoli e da tutte le antiche famiglie della città.
Quando il Papa apparve, portato al di sopra delle teste dalle sue guardie, preceduto dai Cavalieri di Malta e da una processione di Cardinali e Arcivescovi, i cowboys si inchinarono, e così fecero gli Indiani. “Rocky Bear” si inginocchiò e si fece il segno della croce. Il Pontefice si chinò con affetto verso i gruppi di cavalieri e li benedisse. Egli è sembrato essere toccato da quello spettacolo. Mentre il treno della processione si avvicinava maestoso gli indiani si emozionarono, e quando una squaw svenne, sebbene fossero stati avvertiti di non emettere un fiato, a stento furono trattenuti dall’urlare. Il Papa guardò il colonnello Cody intensamente, mentre passava e il grande scout si chinò per ricevere la benedi- zione. Dopo il Te Deum di ringraziamento, con il suo ottimo accompagnamento corale, con la vibrante voce del Papa che di tanto in tanto si sentiva risuonare attraverso la Cappella Sistina, la folla dei fedeli si riversò fuori dal Vaticano. Quando gli indiani tornarono al campo, vicino al sinistro Castel San Angelo, hanno trovato l’unico guerriero che non era andato con loro in Vaticano morto nella sua coperta. “Rocky Bear” disse ai suoi uomini che il Grande Spirito aveva voluto ciò. Stanotte gli Indiani temporaneamente hanno fatto ritorno al paganesimo e hanno buttato a terra il guerriero morto, alcuni di loro si sono lacerate le carni ed hanno cosparso la tenda funebre con il sangue.
Buffalo Bill ha espresso la sua soddisfazione per il modo in cui la sua Compagnia è stata ricevuta. Egli ha detto: “si vede che il Wild West sta adempiendo alla sua missione di narrare la storia dell’indiano e dell’uomo occidentale per il Centenario di Colombo del 1892. Nel mostrare l’allestimento dei suoi grandi sforzi. Così, dite ai nostri amici in America che il Wild West è pronto. Coloro che trovano sempre da ridire sappiano che dalla notte dei tempi i cani abbaiano alla luna, ma la luna continua sempre imperturbabile sulla sua via.”
Il lungo articolo del New York Herald fu criticato, dal punto di vista giornalistico, in un articolo di The Albany Evening Journal, titolato “Una Vacanza Romana”, il quale ci regala altri importanti dettagli, come il fatto che papa Leone XIII fu d’accordo ad assistere alla prima del Wild West Show in Roma, il desiderio di Buffalo Bill di esibirsi o all’interno del Colosseo o lungo la via Appia: “Il dispaccio omette di dire – e l’omissione è imperdonabile – che il papa ha accettato di visitare di persona il primo spettacolo che il colonnello Cody avrebbe dato del Wild West Show. Nulla è stato detto, inoltre, se lo spettacolare evento si sarebbe verificato all’interno dell’antico Colosseo, né se si sarebbe svolto vicino la via Appia, lungo la quale San Paolo e Luca entrarono nella città di Nerone. In considerazione del fatto che tanto è stato detto su questa spedizione, è sorprendente che tanto sia stato omesso”; “Buffalo Bill ha chiesto il permesso di utilizzare il Colosseo per il suo Wild West Show, quando il circo sarà nella Città Eterna, e ci sono tutte le probabilità che la richiesta sia accolta”.


Un articolo del giornale Il Rugantino

Il Papa si “spaventò” quando gli Indiani lo accolsero con le loro urla: “Un corrispondente italiano, che scrive in inglese da Roma, dice che il papa “impal- lidì lievemente” quando gli Indiani di Buffalo Bill “si prostrarono davanti a lui, poi, con tutto l’entusiasmo della loro razza, si rialzarono dal pavimento, urlando ad alta voce”.
Il suo solo arrivare a Roma diede il la alla rievocazione del mondo classico: “Colpiti dall’“assai diffusa malattia” a Napoli, i Ragazzi del Wild West non sono assolutamente fuori combattimento. Si dice che nei loro letti di malati essi stiano meditando su una rappresentazione che eclisserà tutto ciò che è stato fatto finora. Buffalo Bill è attualmente in trattativa per ottenere il “Colosseo”, e i Mustangs della Prateria dovranno sgroppare nell’arena dove il fuggitivo che brandiva il tridente e l’astuto che gettava la rete erano soliti giocare al classico gioco della mosca e del ragno. È profanazione? Forse si. Ma sarà un vivido revival dell’antico spettacolo – molto più eccitante e per nulla meno fedele della famosa festa accademica che riprodusse quel melodramma prediletto che una grande attrice descrisse come l’Eschilo di Agamennone.”

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