Le due battaglie di Fort Carillon

A cura di Pietro Costantini

La guerra franco-indiana. Speciale a puntate: 1) Venti di guerra: Fort Necessity 2) La battaglia di Monongahela 3) La battaglia di Lake George 4) La battaglia di Sideling Hill 5) La battaglia di Fort Oswego 6) La conquista di Fort William Henry 7) Le due battaglie delle “Snowshoes” 8) La guerra in Acadia e le deportazioni 9) La spedizione di Forbes 10) Le due battaglie di Fort Carillon 11) La battaglia di Fort Niagara 12) La presa di Quebec 13) Il raid contro St Francis 14) La battaglia di Sainte-Foy 15) La caduta di Montreal e la pace di Parigi

Fort Carillon
Questo forte francese (poi inglese come Fort Ticonderoga) fu teatro di due battaglie dagli opposti esiti, combattute entrambe nel mese di luglio, una del 1758, l’altra del 1759.
Avendo patito numerose sconfitte in Nord America nel 1757, compresa la cattura e la distruzione di Fort William Henry, gli Inglesi si riproposero di rinnovare i loro tentativi l’anno seguente. Sotto la guida di William Pitt, fu sviluppata una nuova strategie che prevedeva attacchi a Louisbourg (nell’Île Royale – Cape Breton per gli Inglesi), Fort Duquesne (alle Forks dell’Ohio), e Fort Carillon (sul lago Champlain). Per condurre quest’ultima campagna, Pitt avrebbe voluto designare Lord George Howe, ma questa nomina fu bloccata a causa di considerazioni politiche, per cui il comando fu assegnato al maggior generale James Abercrombie, con Howe come brigadiere generale.

La prima battaglia di Fort Carillon

Il forte francese di Fort Carillon a Ticonderoga si ergeva sopra un promontorio sulle rive meridionali del Lago Champlain lungo la via d’acqua che verso nord arrivava fino a Montreal e poi a Quebec.
Da anni gli Inglesi tentavano di strappare al nemico il controllo di quelle acque, la cui conquista avrebbe loro aperto la strada per l’invasione del Canada.
Radunando un’armata di circa 15000 fra regolari e provinciali, Abercrombie stabilì una base all’estremità meridionale del lago George, vicino al sito primitivo di fort William Henry. Opposta alle forze inglesi, stava la guarnigione di Fort Carillon, composta dal reggimento Berry, con 3500 uomini comandati dal colonnello François-Charles de Bourlamaque. Il 30 giugno giunse al forte il comandante in capo delle forze militari francesi in Nord America, marchese Louis-Joseph de Montcalm, con altri sei reggimenti: La Reine, La Sarre, Royal Roussillon, Bearn, Languedoc e Guyenne. Appena arrivato, il Marchese, consapevole di non poter sostenere un assedio di un esercito numericamente superiore dotato di molti pezzi di artiglieria, ordinò ai suoi uomini di costruire a mezzo miglio dal forte su un rialzo del promontorio una linea fortificata a zig zag rendendola più inaccessibile con un intricato fronte di rami, tronchi d’albero e pali appuntiti.
Montcalm rilevò inoltre che il forte aveva provviste di cibo solo per nove giorni. Per vedere di rimediare alla situazione, richiese rinforzi a Montreal.


Il Reggimento Royal Roussillon

Il 5 luglio 1758, gli Inglesi si imbarcarono per traversare il lago George. Comandati dall’abile Howe, le avanguardie inglesi erano composte da elementi provenienti dai Rangers del maggiore Rogers, mentre la fanteria leggera era condotta dal tenente colonnello Thomas Gage. Non appena, il mattino del 6 luglio, gli Inglesi approdarono, vennero subito pedinati da 350 uomini del capitano Trépezet. In virtù dei rapporti da loro ricevuti, riguardanti il numero delle forze inglesi, Montcalm distolse le sue forze da Fort Carillon e iniziò ad erigere una linea di difesa rivolta a nord ovest. Inizialmente costruita con trinceramenti protetti da spesse barricate, la linea francese venne successivamente rinforzata con un parapetto di legname. A mezzogiorno del 6 luglio, il grosso dell’esercito di Abercrombie era sbarcato sulla costa nord del lago George. Mentre gli uomini di Rogers erano in ritardo, impegnati a valicare una serie di alture nelle vicinanze della riva, Howe cominciò ad avanzare lungo la riva occidentale con la fanteria leggera di Gage ed altre unità. Mentre questi uomini erano occupati a districarsi nel bosco, si imbatterono nel gruppo di Trépezet che si stava ritirando verso il forte. Nella sparatoria che seguì, i Francesi furono messi in fuga, ma Howe rimase ucciso. L’uccisione dell’ufficiale fu un evento sventurato per l’esercito britannico le cui sorti sarebbero ora dipese dall’inadeguatezza del suo comandante in capo, James Abercrombie.
Con la morte di Howe, il morale delle truppe britanniche cominciò a vacillare e la campagna perse il suo impeto. Avendo perso il suo energico subordinato, Abercrombie impiegò due giorni per raggiungere Fort Carillon, cosa che normalmente avrebbe richiesto due ore di marcia. Evitando la strada principale, gli Inglesi stabilirono il campo vicino alla segheria. Mentre metteva a punto il piano d’azione, Abercrombie ricevette un rapporto che riferiva che Montcalm aveva 6000 uomini attorno al forte e che il Chevalier de Lévis si stava avvicinando, con altri 400. Questi raggiunsero Montcalm nel tardo pomeriggio del 7 luglio.
Il 7 luglio, Abercrombie spedì il tenente Matthew Clerk con un uomo di scorta a spiare le posizioni francesi. Essi tornarono riferendo che le difese erano incomplete e sarebbero state facilmente superate senza il supporto dell’artiglieria. Nonostante il suggerimento di Clerk che i cannoni avrebbero potuto essere piazzati in cima e alla base della “Rattlesnake Hill”, Abercrombie, privo di conoscenze sulla tipologia del terreno, stabilì un attacco frontale per il giorno dopo. Quella sera tenne un consiglio di guerra, ma nell’occasione chiese soltanto se l’avanzata sarebbe stata effettuata con file di tre o o di quattro uomini. Per appoggiare l’operazione, vi sarebbe state 20 imbarcazioni con cannoni a bordo alla base della collina.


L’attacco di Abercrombie a Fort Carillon

Clerk monitorò ancora le linee francesi la mattina dell’8 luglio, e riferì che avrebbero potuto essere prese con un assalto. Lasciando la maggior parte dell’artiglieria dell’esercito al punto di sbarco, Abercrombie ordinò alla sua fanteria di schierarsi davanti con otto reggimenti di soldati regolari, supportati da sei reggimenti di provinciali. Lo schieramento fu completato verso mezzogiorno; Abercrombie intendeva attaccare all’una del pomeriggio. Il combattimento cominciò intorno alle 12,30, quando le truppe di New York ingaggiarono il nemico. Questo produsse un effetto dispersivo, in quanto le singole unità cominciarono a combattere per conto loro contro chi c’era di fronte. Il risultato fu che l’attacco inglese rimase frammentario anziché coordinato. Gli Inglesi sul fronte anteriore dello schieramento furono investiti da un fuoco molto intenso da parte degli uomini di Montcalm. Subendo severe perdite ogni volta che si avvicinavano, gli attaccanti erano ostacolati dalle barricate e falciati dal fuoco francese. Alle due del pomeriggio, era chiaro che il primo assalto era fallito. Mentre Montcalm comandava attivamente i suoi uomini, non è chiaro se Abercrombie lasciò mai la postazione della segheria.
Venne portato un secondo attacco poco dopo le due. Circa in quel momento, le imbarcazioni che portavano i cannoni verso Rattlesnake Hill arrivarono a portata del fuoco francese sulla sinistra del forte, e piuttosto che proseguire esse si ritirarono. Il secondo attacco subì analoga sorte del primo, con un fuorioso combattimento che durò fino alle cinque del pomeriggio, e il 42° Reggimento (“Black Watch”, Highlanders) che riuscì a raggiungere la base delle fortificazioni francesi prima di essere respinto.
Avendo compreso la portata della sconfitta, Abercrombie ordinò ai suoi uomini di ripiegare, ed il punto d’approdo fu raggiunto con una confusa ritirata.


L’attacco di Abercrombie a Fort Carillon

Il mattino dopo, l’esercito britannico si stava ritirando verso sud attraverso il lago George, per far ritorno precipitosamente ad Albany.
Nei combattimenti di Fort Carillon, gli Inglesi ebbero 551 caduti, 1356 feriti e 37 dispersi, contro perdite francesi di 106 morti e 266 feriti. La battaglia fu uno dei più sanguinosi scontri del conflitto in Nord America.

La seconda battaglia di Fort Carillon

Amherst condusse le forze provinciali non inviate a Fort Niagara, consistenti essenzialmente di uomini del Massachusetts, New Jersey e Connecticut, a nord verso Fort Edward, dove si riunirono con 6000 regolari (circa 2000 Royal Highlanders, il 17°, 27° e 53° Reggimenti Fanteria, il primo battaglione del 60° Fanteria, circa 100 uomini della Royal Artillery, 700 Rangers di Rogers e 500 di Fanteria Leggera al comando di Thomas Gage).
Il Generale Jeffrey Amherst

I piani di guerra francesi per il 1759 dirottavano la maggior parte delle risorse sul teatro europeo della Guerra dei Sette Anni. In febbraio, il Ministro della Guerra francese, Marshal Belle-Isle, notificò al Generale Louis-Joseph de Montcalm, responsabile della difesa del Canada, che non avrebbe ricevuto alcun significativo supporto dalla madrepatria, a causa soprattutto del dominio navale inglese sull’Atlantico, e dei rischi associati all’eventuale invio di una grande forza militare in queste condizioni. Belle-Isle specificò a Montcalm l’importanza di mantenere almeno un piede in America, visto che in nessun modo sarebbe stato possibile riconquistare l’intero territorio. Montcalm rispose: “A meno che noi non abbiamo un inaspettato colpo di fortuna, oppure operiamo una diversione altrove in Nord America, il Canada cadrà nel corso della campagna che sta per cominciare. Gli Inglesi hanno 60000 uomini, noi 11000”.
Montcalm decise di concentrare le energie francesi nella difesa del cuore del territorio canadese: Montreal, la città di Quebec, e la valle del fiume San Lorenzo. Egli dislocò 3000 regolari di truppa dei Reggimenti “la Reine” e “Berry”, al comando del Brigadiere Generale François-Charles de Bourlamaque, per la difesa della zona a sud di Montreal; di questi, 2300 vennero assegnati a Fort Carillon. Sapeva, dopo la sua personale esperienza nella precedente battaglia lì combattuta, che queste forze erano insufficienti a tenere Fort Carillon nel caso di un deciso attacco inglese, condotto da capi competenti. Le istruzioni di Montcalm e del Governatore della Nuova Francia, il Marchese di Vaudreuil, a de Bourlamaque, erano di resistere a Fort Carillon il più a lungo possibile, e quindi di distruggerlo, così come il vicino Fort Frédéric, prima di ritirarsi verso Montreal.


Fanti del “Regiment de la Reine” del 1759 – ricostruzione

Sebbene il Generale Amherst avesse ordini di muovere la sua armata “all’inizio dell’anno, possibilmente non oltre il 7 maggio, se la stagione lo dovesse permettere”, l’esercito di 11000 uomini non lasciò la costa sud del lago George fino al 21 luglio. Ci furono diversi motivi per il ritardo nella partenza. Uno era di tipo logistico: la spedizione di Prideaux contro i forti Oswego e Niagara partiva anch’essa da Albany; un’altra ragione era il lento arrivo delle Milizie provinciali.
Quando le truppe di Amherst sbarcarono e cominciarono ad avanzare verso Fort Carillon, il generale fu felice di sapere che i Francesi avevano abbandonato le difese più esterne. Procedette ancora con cautela, occupando, il 22 luglio, le vecchie linee difensive francesi della battaglia del 1758, apprendendo nel frattempo che i Francesi erano attivamente impegnati a caricare masserizie su imbarcazioni vicino al forte. Il suo piano originale aveva previsto di circondare il forte, tagliando all’eventuale fuga dei Francesi la strada verso Fort St. Frédéric. In assenza di ogni tipo di resistenza al di fuori della fortificazione, egli decise allora di focalizzare l’attenzione sul forte stesso.
Nei tre giorni seguenti, gli Inglesi costruirono trinceee per stabilire delle linee di posizione per l’assedio al forte. Questo lavoro era ostacolato dal fatto che il terreno intorno al forte era difficilmente scavabile, per cui si dovette ricorrere al posizionamento di sacchi di sabbia per proteggere i lavori. Per tutto questo tempo, le batterie francesi facevano fuoco, a volte in maniera molto pesante, sulle posizioni inglesi. Il 25 luglio, un distaccamento dei Rogers’ Rangers mise in acqua alcune imbarcazioni a nord del forte, che riuscirono a distruggere una barriera galleggiante che i Francesi avevano piazzato per prevenire movimenti di natanti nemici nella parte nord del lago.


“I Rogers’ Rangers verso Fort Ticonderoga” – dipinto di John Buxton

Al 26 luglio gli Inglesi avevano piazzato l’artiglieria a circa 200 metri dalle mura del forte. Bourlamaque si era ritirato con tutti i suoi effettivi, eccetto 400 uomini, a Fort Frédéric, non appena aveva appreso che gli Iglesi si stavano avvicinando. Il fuoco delle sue numericamente scarse artiglierie uccise 5 e ferì 31 degli assedianti. La sera del 26 luglio, il capitano Louis-Philippe Le Dossu d’Hébécourt, che era stato lasciato al comando del forte, decise che era ormai tempo di abbandonare le posizioni. I suoi uomini puntarono i cannoni contro le mura del forte, posero mine, e posizionarono una miccia di polvere da sparo nel fornitissimo magazzino delle polveri. Quindi accesero la miccia e abbandonarono il forte, lasciandovi la bandiera francese che sventolava.
Gli Inglesi appresero di questa azione da disertori francesi sopraggiunti nel frattempo. Il Generale Amherst offrì 100 ghinee a ciascun volontario che si offrisse di entrare nella postazione francese per spegnere la miccia; nessuno si fece avanti per accettare l’offerta. L’intero deposito saltò in aria con una fragorosa esplosione; il magazzino delle polveri venne interamente distrutto, e molte strutture in legno presero fuoco a causa delle braci lanciate attorno dall’esplosione, ma le mura del forte non vennero danneggiate gravemente. Dopo l’esplosione, alcuni uomini della Fanteria Leggera di Gage entrarono nel forte e recuperarono la bandiera francese. Le fiamme nel forte non vennero estinte prima due giorni.


Il piano d’attacco inglese stabilito nel maggio 1759

Il giorno dopo gli Inglesi procedettero all’occupazione del forte. Una conseguenza della precipitosa partenza dei Francesi da Carillon fu che una pattuglia, inviata in precedenza in esplorazione, tornò al forte credendo che fosse ancora in mani francesi: quaranta di questi uomini vennero presi prigionieri. I Francesi in ritirata distrussero il loro Fort Frédéric il 31 luglio, lasciando agli Inglesi campo libero per l’inizio delle operazioni militari sul lago Champlain (impedire l’accesso britannico al Champlain era stato il motivo della costruzione di entrambi i forti). Comunque, i Francesi avevano una piccola flotta armata, che era necessario neutralizzare per prima cosa. Il tempo che fu necessario per caricare il bottino e per effettuare alcune riparazioni alle due fortificazioni, assieme alla necessità di costruire imbarcazioni per la traversata del lago Champlain, ritardarono le operazioni dell’armata di Amherst e gli impedirono di congiungersi al Generale Wolfe per l’assedio di Quebec. Amherst, preoccupato che la ritirata di Bourlamaque potesse condurlo in una trappola, impiegò i mesi di agosto e settembre nel sovrintendere l’allestimento di una piccola flotta, a costruire Fort Crown Point (sulle rovine di Fort St. Frédéric), e a preparare strade di collegamento con il New England.
L’11 ottobre l’esercito di Amherst si mise in navigazione verso nord sul lago Champlain, per attaccare le posizioni di Bourlamaque a Île-aux-Noix, sul fiume Richelieu. Nel giro dei due giorni successivi, fu catturata una delle navi francesi, mentre gli stessi Francesi abbandonarono e incendiarono le altre per evitare cadessero in mani nemiche.
Il 18 ottobre Amherst ricevette la notizia della caduta di Quebec. Poiché parte del lago cominciava a ghiacciare, e il periodo di ferma della Milizia Provinciale sarebbe scaduto il 1° novembre, Amherst desisté dall’attacco, congedò le forze coloniali e riportò l’esercito ai quartieri invernali.

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