Adobe Walls, 1874, battaglia al trading post.

A cura di Omar Vicari

Nella primavera del 1874, una trentina di persone, tra cui alcuni cacciatori di bisonti e una donna, raggiunsero una zona desertica a nord del Canadian River nella prateria della Panhanlde del Texas.
Seguendo le tradizionali piste dei bisonti, i cacciatori intendevano costruire una stazione commerciale che potesse servire da base per le loro battute di caccia.
Dal terreno circostante, i cacciatori ricavarono delle zolle erbose con le quali costruirono alcuni edifici che nel complesso presero il nome di Adobe Walls.
Soltanto pochi mesi dopo, alcune centinaia d’indiani delle pianure tra Comanche, Cheyenne e Kiowa, il cui stile di vita dipendeva quasi esclusivamente dallo sfruttamento di quegli animali, attaccarono la stazione di commercio.
La notte di venerdì 26 giugno 1874, non si presentava molto diversa dalle altre da quando la stazione di commercio era stata costruita. La caccia del giorno era stata fruttuosa, e la sera la maggior parte dei mercanti e i loro dipendenti si era coricata alla solita ora, mentre i cacciatori assieme agli scuoiatori si erano trattenuti anche dopo la mezzanotte presso il saloon di Jim Hanrahan.
Billy Dixon, con Jim, stava pianificando la battuta di caccia per l’indomani. Gli impiegati del saloon di Hanrahan dovevano aiutare Dixon e Hanrahan avrebbe riscosso poi un certo numero di pelli come compenso. Quel giorno c’era stato molto caldo e la notte si presentava afosa. Tutte le porte e le finestre degli edifici erano spalancate e alcuni cacciatori avevano addirittura preferito dormire sotto le stelle. Anni dopo, Dixon ricordò che si poteva distintamente sentire il muggito del bestiame. I cacciatori, uno per volta, trovarono i loro letti e Billy Dixon si avviò verso il suo carro all’aperto vicino all’edificio del fabbro Tom O’Keefe. Diligentemente Dixon pose il suo Sharps tra le coperte per proteggerlo dalla rugiada. Sembrava una notte come tante altre e sebbene Andy Johnson avesse scorto in lontananza due o tre figure indefinite, la cosa sembrava non destare sospetti poiché piccoli gruppi d’indiani nei giorni precedenti avevano fatto la loro comparsa senza che questi recassero fastidi.
Quel giorno Jim Hanrahan, accortosi che il tetto del suo saloon era troppo sottile perché impedisse alla pioggia di penetrare, aveva ordinato ai suoi uomini di aggiungerci sopra un altro strato di zolle di terra. Fatto sta che di terra ne fu aggiunta troppa e il peso aumentò eccessivamente sulle travi di pioppo che formavano il tetto.
Alle ore due della notte del sabato 27 giugno 1874, gli uomini all’interno del saloon sentirono un rumore sordo proveniente dal tetto. Le travi, per il troppo peso stavano cedendo e allora Jim Hanrahan, disse a Mike Welsh e Oscar Sheperd, due dei suoi dipendenti, di alleggerire il peso togliendo parte della terra. Il trambusto non destò comunque preoccupazione nei due magazzini (store) vicini e gli uomini che vi si trovavano decisero in qualche maniera di coricarsi. Nel frattempo, fuori, nelle colline vicine, all’insaputa dei cacciatori di bisonte, un gran numero di indiani, tra Comanche, Cheyennee Kiowa guidati da Quanah Parker, si stavano preparando per l’attacco ad Adobe Walls. L’alba stava spuntando e all’ora stabilita un’orda di circa settecento indiani si gettò verso gli edifici in una carica selvaggia.
Tra i cacciatori che erano rimasti svegli, c’era Billy Dixon che stava preparando il carro per la caccia del giorno dopo. Anni dopo, Dixon ricordando quei frenetici istanti, disse di aver visto Billy Ogg andare verso i cavalli e di averlo rivisto, subito dopo, tornare di corsa verso i magazzini.
Le urla di settecento indiani accompagnavano Billy Ogg che tentava disperatamente di guadagnare un riparo dentro gli edifici. Yellowfish, l’ultimo indiano sopravvissuto allo scontro, anni dopo ricordò distintamente di aver visto nell’oscurità i primi lampi delle armi da fuoco dei cacciatori.


Yellowfish, Comanche

Billy Dixon fu probabilmente il primo a dare l’allarme mentre Billy Ogg tentava disperatamente di raggiungere un riparo. I cacciatori di bisonti, ormai pronti a difendersi dall’attacco, videro che la massa urlante degli indiani si dirigeva compatta verso il centro del complesso degli edifici. Il fuoco all’unisono dei loro fucili costrinse gli indiani a dividersi in due gruppi e Oscar Shepherd, al quale non faceva certo difetto il senso dell’umorismo, gridò: “Bene… i gentiluomini da una parte e le signore dall’altra”. Il fuoco dei fucili dei cacciatori presenti nel saloon salvò gli uomini che si trovavano nei due edifici di Rath e Myers & Leonard che fungevano da magazzini.


Adobe Walls

A sud essi potevano proteggere il magazzino della Rath & Company, dove oggi si trova la tomba di Billy Dixon, mentre a nord potevano difendere la posizione del magazzino di Myers & Leonard.
Dixon ricordò che gli indiani tentarono più volte di sfondare le porte del saloon, ma i tiri precisi dei loro Sharps li ricacciarono sempre dietro.
La battaglia di Adobe Walls fu certamente vissuta in modo diverso dagli uomini che si trovavano nei tre edifici. Nel magazzino di Rath, per esempio, gli uomini stavano ancora dormendo quando sentirono Tom O’Keefe, il fabbro, che strattonava pesantemente la porta e gridava di aprire perché gli indiani stavano arrivando. Tom O’Keef, stava dormendo fuori vicino al suo edificio (blacksmith shop), quando sentì il grido di allarme di Billy Dixon. Afferrando le sue coperte, O’Keef corse a perdifiato verso il magazzino di Rath dove James Langton si affrettò ad aprire per permettergli di entrare. Scalzo, col fucile in una mano e nell’altra le cartucce, Sam Smith che, come O’Keef, aveva dormito all’aperto, si precipitò anche lui verso il magazzino di Rath. Dentro c’erano già William Olds e la moglie Hannah, James Langton e George Eddy. Insieme a Andy Johnson formarono un gruppo, il più piccolo tra quelli degli altri due edifici. Sebbene nel magazzino ci fossero a disposizione un certo numero di armi e parecchie casse di munizioni, il gruppo non annoverava nessun cacciatore di professione. Fortunatamente Andy Johnson mantenne una certa calma e cercò di barricare la porta con sacchi di grano. Più tardi lo stesso Johnson ricordò di essere stato sfiorato da un proiettile passato attraverso uno di quei sacchi. Comunque gli uomini all’interno del magazzino Rath si posero alle finestre e ognuno fece del proprio meglio con le armi che avevano a disposizione. Andy Johnson rimarcò la situazione difficile in cui si trovavano per cui disse ai pochi uomini che erano con lui di pensare ognuno a se stesso, e nel caso gli indiani fossero riusciti a penetrare nell’edificio, di portarsene all’inferno quanti ne fosse possibile.


La carica degli indiani

Data la comprensibile confusione dovuta alla situazione in atto, i resoconti postumi dei vari partecipanti allo scontro differiscono. Per esempio Andy Johnson asserisce che la signora Hannah Olds sia sempre stata accanto al marito caricando e passandogli le armi, mentre James Langton nelle sue memorie pubblicate nel 1915, scrive che la povera signora svenne alla vista degli indiani e che addirittura tentò il suicidio appena riprese i sensi.
Il fuoco degli indiani in direzione del saloon di Hanrahan allertò naturalmente anche gli uomini che stavano nel magazzino di Meyers & Leonard.
Bat Masterson e Fred Leonard stavano ancora nei loro letti quando iniziò la carica degli indiani. Ai primi colpi, Masterson saltò su e si diresse precipitosamente verso il saloon. Leonard, con gli stivali in mano, afferrò le munizioni e la sua sei colpi e guadagnò l’uscita posteriore del magazzino. Istintivamente Leonard tornò indietro e tentò di aprire con violenza una cassa sigillata di nuovi Sharps con i quali, una volta nel saloon, poté armare quasi tutti quelli che già stavano dentro.
L’edificio di Myers & Leonard aveva tre bastioni, uno all’angolo del magazzino (store) e gli altri due agli angoli del corral. Questi bastioni non poterono essere usati a scopo difensivo perché troppo sottili; infatti, i proiettili degli indiani riuscivano facilmente a perforare le pareti, per cui gli uomini rimasero confinati all’interno del magazzino. Attraverso i pali che formavano il perimetro del corral, gli indiani potevano uccidere i cavalli all’interno del recinto e sparando da dietro quei pali, gli indiani uccisero uno dei cacciatori.
Billy Dixon a Fort Elliott (Texas) nel 1876
Billy Tyler e Fred Leonard tentarono dal magazzino di raggiungere uno dei bastioni, ma l’intenso fuoco degli indiani li costrinse a tornare indietro. Nel momento in cui varcò la porta del magazzino, Tyler fu ucciso da un colpo sparato da un indiano da dietro la palizzata del corral.
Billy Dixon nelle sue memorie affermò che Tyler “ nel momento in cui si stava precipitando nel magazzino, si voltò per sparare, ma che un proiettile lo colpì in quel preciso istante nel torace”.
Il fratello di Fred Leonard, secondo ciò che sapeva, nel 1911 affermò che Billy Tyler fu colpito sulla porta del magazzino dopo aver tentato di chiudere il cancello del corral. Robert M. Wright, uno dei mercanti di Dodge City che conosceva bene i cacciatori, affermò, da quanto gli risultava, che Tyler morì dopo il tentativo di trascinare un indiano ferito dentro il magazzino. Insomma le versioni sulla mote di Billy Tyler erano molteplici e comunque qualsiasi siano state le circostanze, Tyler andò incontro al suo destino proprio come gli aveva predetto un suo compagno giorni prima. Un fattore importante che fece fallire il primo assalto, fu la scoperta da parte degli indiani che la “medicina” di Isatai, che si supponeva fermasse le pallottole dei cacciatori, non aveva valore. I guerrieri erano disorientati nel vedere i loro compagni cadere l’uno dopo l’altro sotto i colpi degli Sharps dei cacciatori. Fred Leonard nelle sue memorie ricordò di aver ucciso un indiano col suo fucile da una distanza di sessanta yards. Un altro, Seth Hathaway, disse che gli indiani erano a circa cento yards dagli edifici quando i cacciatori aprirono il fuoco. Alla prima scarica, un certo numero di guerrieri e cavalli caddero per terra. La storia della battaglia di Adobe Walls come fu descritta, rimase la versione ufficiale per almeno sessant’anni, sino alla morte di tutti quelli che vi parteciparono. Solo dopo J. Wright Mooar, fornì un racconto diverso che aggiungeva nuovi elementi su alcuni aspetti riguardanti i giorni precedenti lo scontro.
Nel 1927, Wright Mooar scrisse allo storico J. Evetts Haley che non era d’accordo col resoconto del combattimento come appariva nel libro “Life and Adventures of Billy Dixon”, scritto dalla vedova di Dixon, Olive King. Mooar per esempio asseriva che le travi di pioppo non si ruppero la notte del 26 giugno 1874 come invece appariva nel libro. Comunque passò una mezza dozzina di anni prima che Wright Mooar fornisse la sua versione della storia al Reverendo James Winford Hunt che nel 1932 curò le sue reminescenze per poi pubblicarle nell’ Holland Magazine. Nel 1939, Mooar fornì nuovi dettagli della storia in un’intervista con J. Evett Haley e Earl Vandale.

Isatai, in alto a sinistra. Quanah Parker, seduto a destra

A sentire Mooar, l’incidente delle travi fu solo un trucco escogitato da Jim Hanrahan per tenere svegli i cacciatori di bisonti all’alba del 27 giugno, perché aveva ricevuto un avvertimento circa un probabile attacco da parte degli indiani. La verità è che Hanrahan sparò un colpo di fucile alle due di notte per tenere svegli i cacciatori prima dell’eventuale attacco e che continuò a dar loro whiskey per impedire che tornassero ai loro letti a dormire.
Mooar dichiarò che Jim Hanrahan aveva saputo pochi giorni prima da Amos Chapman, uno scout che viveva con i Cheyenne e che era passato per Adobe Walls, l’esatta data in cui gli indiani avrebbero attaccato la stazione di commercio. La questione riguardante il tetto rimane ancora oggi un mistero che non è mai stato svelato.
Durante la prima carica degli indiani, altri due bianchi furono uccisi. Si trattava di Isaac e Jacob Scheidler, due fratelli tedeschi che in quel momento si trovavano sul loro carro vicino il corral di Myers & Leonard. Jacob Scheidler, noto come “Shorty”, era appena arrivato dal campo di Orlando “Brick” Bond da Palo Duro Creek con un carro pieno di pelli. I due fratelli, volendo partire il giorno successivo per Dodge City, si sistemarono per la notte sul carro assieme al loro cane.
A quanto fu detto, uno dei due fratelli, era sveglio nel momento dell’attacco. Egli fu ucciso nel tentativo di arrivare allo store di Meyers & Leonard. L’altro fratello invece fu ucciso nel carro, dove si era sistemato per dormire.
Billy Dixon più tardi ricordò che gli indiani sfoggiarono gli scalpi insanguinati dei due fratelli con una gioia animalesca.
Amos Chapman, scout
Dopo mezz’ora dal loro primo assalto, gli indiani cambiarono la strategia dell’attacco. Durante questa fase che durò sino a metà mattina, i guerrieri indiani mantennero un costante sbarramento di fuoco concentrandosi ora su ogni singolo edificio. I guerrieri circondarono le case in un carosello selvaggio, riparandosi su un lato dei loro cavalli e sparando sotto il collo degli stessi. I cacciatori però, erano adesso meglio preparati a riceverli e poterono opporre una maggiore resistenza. Durante un momento di quiete del combattimento, un guerriero stupendamente bardato, caricò l’edificio di Charles Rath, arrivando sino alla parete della casa. Con incredibile coraggio, il guerriero, balzato dal proprio cavallo, spinse la sua pistola attraverso una feritoia dell’edificio e vi scaricò all’interno tutti i suoi colpi. Fortunatamente per gli occupanti, nessuno fu ferito. Il guerriero invece fu colpito da uno dei cacciatori nella schiena e rimase paralizzato contro la parete della casa.
Dall’interno del saloon di James Hanrahan, Billy Dixon potè vedere un indiano nascosto da un mucchio di pelli che stava nel retro dell’edificio di Charles Rath. Dixon sparò un colpo in direzione del guerriero e questo costrinse l’indiano a spostarsi all’altro lato del mucchio di pelli. Ora però l’indiano era sotto il tiro dei fucili degli occupanti l’edificio di Charles Rath, per cui in tal modo era costretto, per evitare i colpi, a spostarsi una volta a destra e un’altra a sinistra. Dixon, avendo come riferimento le piume che spuntavano dalla testa, sparò un colpo col suo “Sharp’s big fifty” nel mucchio di pelli. Il grosso proiettile passò attraverso le pelli e colpì l’indiano. Questo, come colpito da una scossa elettrica, scattò in piedi, fece una decina di passi e cadde morto nel terreno del corral.
La battaglia continuò nella mattinata e i guerrieri indiani cadevano uno dopo l’atro sotto il tiro degli uomini asserragliati nei tre edifici. I guerrieri feriti o uccisi, se possibile, erano recuperati dai loro compagni a costo della loro stessa vita. Molti anni dopo, Jim Hanrahan espresse il proprio rispetto per quegli uomini così coraggiosi e Billy Dixon descrisse la scena del salvataggio di un guerriero caduto da cavallo da parte di un suo compagno. Dixon affermò che il guerriero caduto saltò sul cavallo del compagno e che i due tentarono di allontanarsi a tutta velocità quando il proiettile di uno dei cacciatori raggiunse l’animale spezzandogli una delle sue zampe posteriori. Gli indiani allora iniziarono a sferzare il cavallo il quale, pur zoppicando su tre arti, riuscì ad allontanarsi con i due guerrieri.
Uno tra gli indiani a essere ferito fu lo stesso Quanah Parker. Ci sono molte versioni sul fatto e una di queste asserisce che il capo Comanche, durante la carica, cadde da cavallo e che riuscisse a ripararsi dietro una roccia o una carcassa di bufalo. Un proiettile lo colpì di rimbalzo tra la spalla e il collo. Per qualche secondo il grande capo rimase paralizzato, ma poi uno dei guerrieri coraggiosamente lo salvò tirandolo sul proprio cavallo. Un’altra versione asseriva che Quanah Parker era stato colpito allo stomaco oppure al torace. Charles Goodnight, il grande allevatore texano che lo conosceva bene, affermò di aver sentito dallo stesso Quanah che poté salvarsi perché il proiettile che lo colpì fu deviato dal corno di bufalo che penzolava dalla sua spalla. Lo stesso Goodnight, nel 1913, scrisse alla vedova di Billy Dixon, Olive, affermando che fu lo stesso Dixon a ferire il capo Comanche. Un merito che Dixon non rivendicò mai. In un’intervista concessa nel 1897 a Hugh Scott, Quanah Parker riportò sul fatto poche parole dicendo solo che era stato colpito durante l’attacco e non specificando da chi.
Naturalmente il ferimento di Quanah Parker influenzò il corso della battaglia. Da quel momento i guerrieri iniziarono a ritirarsi per stabilire una nuova condotta di guerra. Purtroppo per loro, gli indiani non conoscevano la micidiale gittata dei fucili dei cacciatori di bisonti, per cui tennero un consiglio di guerra in un luogo che consideravano sicuro, ma a loro insaputa ancora dentro la portata dei fucili dei bianchi. Oltretutto i cacciatori erano abili tiratori, uomini abituati a uccidere i bisonti da grandi distanze. Essi usavano fucili speciali che caricavano con cartucce fatte da loro stessi in modo da sapere la distanza che le loro armi potevano raggiungere.


Sharps modello 1874 “Billy Dixon” Rifle (replica Pedersoli)

In un’intervista del 1888, Billy Dixon disse che gli indiani, dopo aver fallito il loro primo assalto, si ritirarono in un luogo a circa tre quarti di miglio dagli edifici e che, mentre stavano tenendo il loro consiglio di guerra, i cacciatori iniziarono a sparare e a ucciderne alcuni prima che si potessero portare fuori della gittata dei fucili. Altre versioni dicono che un capo fu ucciso e che anche il pony di Isatai fu abbattuto. La morte del cavallo di Isatai demoralizzò gli indiani che finalmente capirono quanto poco efficace fosse la sua medicina.
Nel frattempo gli uomini che stavano dentro il saloon di Hanrahan, si accorsero che le munizioni stavano scarseggiando, per cui Bat Masterson andò verso il magazzino di Myers & Leonard, mentre Billy Dixon e James Hanrahan andarono verso quello di Charles Rath per prenderne altre.
Gli occupanti del magazzino pregarono Dixon di rimanere perché tra loro non c’erano cacciatori di professione. Billy Dixon annuì e, trovato un mucchio di sacchi di granaglie, vi appoggiò il suo Sharps “big fifty”. A un tratto, a circa ottocento yard, in direzione della sommità di una bassa collina, Dixon si accorse di qualcosa che spuntava fuori dove l’erba era alta. Puntando il suo fucile, Dixon prese accuratamente la mira e sparò. Il rinculo del grosso fucile fu così forte che Dixon si ritrovò sbattuto giù in terra. Andy Johnson, che era presente, credette in un primo momento che fosse stato colpito da qualcuno e che fosse morto. Prontamente Dixon si rialzò e, piazzatosi ancora sui sacchi di grano, sparò un secondo colpo in direzione di quella figura. Il colpo andò a vuoto e lo stesso Dixon disse in seguito di aver provato un moto di stizza nel vedere il proiettile alzare solo la polvere dietro il soggetto che stava mirando. Billy Dixon che era probabilmente il miglior tiratore di fucile della frontiera, sparò un terzo colpo e questa volta il proiettile centrò il bersaglio che rimase immobile tra l’erba. Dopo il combattimento, Dixon andò a verificare a cosa avesse sparato e tra l’erba alta trovò un indiano disteso sul terreno in pratica nudo salvo un pezzo di tessuto bianco che gli copriva i fianchi. Gli indiani furono molto impressionati dall’abilità dei tiratori bianchi e in special modo dal tiro di Billy Dixon.
Di tutti i tiri esibiti nello scontro ad Adobe Walls, quello di Billy Dixon è certamente il solo entrato nella leggenda. La storia, com’è stata ripetuta molte volte, racconta che al terzo giorno dell’assedio, Dixon vedendo un certo numero d’indiani tra l’erba sulla sommità di una piccola collina poco distante, decise di vedere se poteva colpirne qualcuno col suo Sharps.
“Presi accuratamente la mira e tirai il grilletto”, questo è quanto disse Dixon alla moglie. “Subito dopo vedemmo un indiano cadere dal proprio cavallo, mentre gli altri cercarono un riparo”. Qualche secondo dopo, aggiunse Dixon, “due guerrieri tentarono di recuperare il corpo del loro compagno”.
Nella sua biografia lo stesso Dixon afferma che un numero esagerato di storie è stato scritto a proposito di quel colpo.
Uno dei primi resoconti sul famoso tiro ci perviene dalla penna di Willis Skelton Glenn, cacciatore di bisonti egli stesso e conoscitore degli uomini che parteciparono allo scontro.
Glenn scrisse che un piccolo gruppo d’indiani si era asserragliato sulla cima di una collina distante circa 1400 yards pensando di essere fuori della portata dei fucili dei bianchi. A un tratto, dopo lo sparo di uno Sharps, si vide un indiano cadere dal proprio cavallo, mentre gli altri, sorpresi dalla gittata e dalla precisione, scapparono. Uno dei cacciatori rivendicò il colpo, ma era difficile stabilire chi fosse stato. Essi discussero per un intero giorno, quando un gruppo tra i più coraggiosi decise di raggiungere la collina ed esaminare l’indiano. Lo trovarono stecchito tra l’erba colpito alla schiena.
Col coltello recuperarono la pallottola e questa, apparteneva a uno Sharps calibro 45 che era stato portato dai cacciatori per essere provato.
Quando i primi resoconti sul famoso tiro cominciarono a circolare, le persone bene informate iniziarono a porsi delle domande. Nessun dubbio che colpo fu fatto, ma J Wright Mooar, nel 1927 dichiarò che Billy Dixon non fu quello che uccise l’indiano sulla collina.
W. S. Carter, che passò gli anni della sua fanciullezza nell’area attorno ad Adobe Walls e che recapitava la posta negli anni in cui Dixon era direttore dell’ufficio postale, disse di aver sentito l’anziana moglie di Billy Dixon, Olive, affermare che era stato suo marito a uccidere l’indiano a una distanza di un quarto di miglio. Carter aveva più di un dubbio e d’altronde lo stesso Dixon gli disse che egli sparò a un indiano in direzione della collina, ma che non era sicuro di averlo colpito.
Anche il luogo dove l’indiano fu ucciso fu oggetto di discussione. Qualcuno disse che la distanza era di 800 yard circa, mentre Skelton Glenn disse che era di 1400 yards. La prima edizione del libro di Olive DIxon, “Life and Adventures of Billy Dixon” del 1914, riporta la distanza di 1200 yards.
Un ispettore misurò la distanza nel 1924, nella ricorrenza del cinquantenario dell’avvenimento. Quella volta le yards erano 1028. In una seconda edizione del libro nel 1927, le yards erano diventate 1538. Insomma, un mistero che, come spesso accade, è rimasto tale.
Un altro mistero è quello riguardante un trombettiere negro che stava combattendo assieme agli indiani. Per buona parte del combattimento, i cacciatori di bisonti sentirono in lontananza delle note di tromba echeggiare. In un primo momento, gli uomini bianchi pensarono che stesse arrivando la cavalleria, ma con loro disappunto non spuntò nessun cavalleggero, mentre il suono di tromba continuava a echeggiare. Il misterioso trombettiere pare fosse un disertore della cavalleria americana e questa versione fu confermata da Quanah Parker. Qualcuno invece asserì che il misterioso suonatore fosse addirittura il grande capo dei Kiowa, Satanta.
In quel momento però Satanta si trovava a Fort Sill e non partecipò allo scontro. Durante la prima carica, mentre i guerrieri stavano gettandosi in massa verso gli edifici, i bianchi all’interno del magazzino di Meyers & Leonard videro gli indiani attaccare il carro dei fratelli Scheidler.
“Dutch Henry” Born, Fred Leonard e Charley Armitage puntarono i loro Sharps in quella direzione e spararono tre colpi che finirono dritti sul bersaglio. A quel punto, dall’interno del carro saltò fuori il trombettiere negro. Bat Masterson disse in seguito che Charley Armitage fece fuori il suonatore di tromba, ma esiste un’altra versione secondo la quale fu “Dutch Henry” Born a uccidere il negro.
Tra le molteplici storie su Adobe Walls, trova spazio anche quella su “Old Man” Keeler, il cuoco di Fred Leonard che, sotto una pioggia di pallottole, si precipitò a prendere un secchio d’acqua per dare sollievo a Billy Tyler che stava morendo.
Sebbene certi aspetti della battaglia di Adobe Walls siano chiari, molti altri sono confusi oppure mancano del tutto. Per esempio quanti bianchi parteciparono allo scontro? Qualche storico parla di quindici persone, altri invece parlano di ventotto difensori. Anche sul numero degli indiani partecipanti c’è confusione. Quattro giorni dopo, Fred Leonard scrisse al suo socio A. C. Meyers che Adobe Walls era stata attaccata da non meno di duecento indiani di diverse tribù, un numero riportato anche dal tenente Frank D. Baldwin nel suo diario.


Doug Turner, archeologo, mostra il punto da dove Billy Dixon
sparò il colpo che uccise l’indiano sulla collina in fondo.

Col tempo anche il numero degli indiani aumentò. Billy Dixon, nelle varie interviste, disse che il numero poteva variare da trecento a cinquecento, mentre la moglie Olive, nella biografia del marito portò il numero tra settecento e mille.
James Langton e Andy Johnson, due dei partecipanti lo scontro, dissero che gli indiani potevano essere tra quattrocento e seicento.
Nel 1876, J. Wright Mooar visitò il capo Cheyenne Whirlwind, presente ad Adobe Walls, il quale parlò di mille e cinquecento guerrieri. Certamente il vecchio guerriero esagerava.
Anche su quest’aspetto, come si può vedere, la verità non verrà mai a galla, come pure non è possibile stabilire il numero esatto degli indiani caduti o feriti. Si è estimato che le perdite indiane furono da dodici a trenta guerrieri. Quanah Parker nel 1897 affermò che gli uomini bianchi uccisero sei Comanche, quattro Cheyenne e qualche Arapahoes.
J. M. Haworth, l’agente dei Kiowa e dei Comanche, riportò che i Cheyenne avevano perso nel combattimento cinque guerrieri e i Comanche sei. Lo storico Wilbur Sturtevant Nye, sulla base delle sue interviste riportò il numero di quindici indiani uccisi e un abbondante numero di feriti.
Isatai, “medicine man” dei Comanche
Molti degli uomini bianchi presenti ad Adobe Walls parlarono di circa trenta indiani uccisi, mentre nella lettera scritta al socio A. C. Meyers, Fred Leonard parlò di venticinque o trenta indiani uccisi.
Spotted Wolf, un capo Arapahoe, nel 1876 disse a Charles E. Jones che gli indiani morti erano trentacinque. Come si può vedere le fonti da cui derivano le informazioni, non sono concordi e questo è un altro aspetto che non sarà mai chiarito.
L’attacco ad Adobe Walls fu un fallimento e di questo fu ritenuto responsabile, Isatai, l’uomo della medicina dei Comanche. Isatai con la sua “magia”contro le pallottole dei bianchi, aveva predetto la completa vittoria degli indiani. Dopo il disastroso combattimento, fu insultato e addirittura minacciato di morte. Visse vicino a Fort Sill (Oklahoma) sino al 1912 accompagnato dallo scherno di quelli che lo conoscevano.
Circa alle ore quattro del pomeriggio del 27 giugno, quando gli indiani si erano ritirati, uno dei cacciatori, James Carlyle uscì dal saloon di Hanrahan per prendere un gingillo di un indiano morto. Uno dopo l’altro, anche gli altri fecero lo stesso, appropriandosi di armi, copricapo (warbonnet), scudi e persino scalpi. I cacciatori in seguito portarono i loro trofei a Dodge City.
Andy Johnson nel 1904 vendette a James Mooney, un collezionista, uno scudo di cuoio che tuttora si trova presso il Field Museum di Chicago e tre anni prima di morire nel 1925, dette alla moglie di Billy Dixon, Olive, un frustino di cuoio e un bracciale d’argento affinché li donasse al “Panhandle- Plains Historical Museum” di Canyon (Texas). Numerosi oggetti appartenuti al “medicine man” Isatai, furono acquistati da un suo discendente e ora si trovano presso lo stesso museo in Canyon.
Quanah Parker regalò il bellissimo warbonnet indossato durante la battaglia all’amico gen. Hugh Scott. L’oggetto si trova ora presso il “Lowie Museum of Anthropology” a Berkeley.
In quanto alle perdite dei bianchi, solo quattro furono quelli che caddero. William Olds, sembra sia stato ucciso per sbaglio dalla moglie mentre ricaricava un fucile. La sua tomba si trova vicino a quella di Billy Dixon ad Adobe Walls.
Billy Tyler e i due fratelli Isaac e Jacob Scheidler, furono sepolti senza cerimonie in una fossa comune nei pressi del magazzino di Meyrs & Leonard.
La battaglia di Adobe Walls era finita.

Altre fotografie


Tomba di William Olds ad Adobe Walls (foto di Omar Vicari)


Tomba di Billy Dixon ad Adobe Walls (foto di Omar Vicari)


Cippo commemorativo ad Adobe Walls, con i nomi dei partecipanti lo scontro (foto di Omar Vicari)


Cippo con i nomi degli indiani caduti (foto di Omar Vicari)

Personaggi presenti ad Adobe Walls


“A volte ritornano”. Andy Johnson e Orlando “Brick “ Bond ad Adobe Walls nel 1922.


Commemorazioni della battaglia di Adobe Walls nel 1924 e 1941.

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