Hugh Glass, il trapper leggendario

A cura di Isabella Squillari e di Giuseppe Santini

Un bel ritratto di Hugh Glass
Ognuno dei presenti riuniti lì attorno conosceva il vecchio “procione” Hugh Glass, e sapeva benissimo quanto egli fosse coriaceo, per questo mantenevano fisso lo sguardo incredulo su ciò che gli implacabili artigli dell’orsa, lunghi tre pollici, avevano risparmiato del vecchio trapper. Quel poco che si poteva scorgere attraverso il lordume che lo ricopriva, un miscuglio di sangue, foglie, muschio e terriccio, creatosi durante la lotta, li aveva inorriditi. Lo scalpo pendeva a brandelli, il volto sfigurato, il torace, su cui le striature che lo solcavano ricordavano un campo arato, lasciava scorgere tra le profonde ferite il biancore delle costole, le braccia e le mani, che avevano tentato un’inutile estrema difesa, erano un mucchio di carne sanguinolenta. Vedere come l’orsa aveva dilaniato le sue spalle e la schiena, lasciava increduli che quel corpo umano, insistendo nel voler continuare a considerarlo tale, possedesse ancora un anelito di vita. Leggi il resto