I Wagluhe, Oglala che i bianchi chiamavano progrediti

A cura di Sergio Mura

Capo Vecchio Fumo
I Wagluhe, della grande famiglia dei Sioux Oglala, erano apprezzati e conosciuti dai bianchi fin da poco tempo dopo il “contatto” in quanto venivano ritenuti “progrediti” rispetto agli altri Sioux del loro raggruppamento. Questo perché effettivamente, dopo aver conosciuto la potenza dell’uomo bianco e dei soldati in particolare, avevano ricercato una via di pace e avevano cercato di apprendere il più possibile dai bianchi.
La gente Wagluhe era una delle sette tribù che componevano il raggruppamento d Lakota Oglala all’interno della grande famiglia dei Sioux. La tribù Wagluhe è nota anche come “Banda dei Mocassini”.
Gli Oglala erano divisi in sette distinte tribù che si incontravano e condividevano la lingua e gran parte di usi e costumi: Wagluhe, Ite Sica, Oyukpe, Wazaza, Tapisleca, Payabaya e Kiyaksa. Leggi il resto

American Horse, uno scaltro capo Sioux

A cura di Paolo Scanabucci da un brano di Charles A. Eastman (Ohiyesa)

Cavallo Americano fu uno dei più scaltri capi Sioux ma non fu l’unico a portare questo nome. A raccontarci la sua storia è Charles A.Eastman, conosciuto anche Ohiyesa. Leggiamo dunque quanto scrive.
A portare il nome di Cavallo Americano fu prima un suo zio che perse la vita nella battaglia di Slim Buttes nel 1876. Cavallo Americano junior nacque poco prima che l’invasione delle terre dei Sioux da parte dei bianchi divenisse un problema serio ed i metodi dei colonizzatori aggressivi, e la sua prima età virile lo portò nel periodo più critico e difficile della nostra storia. Fu istruito da suo zio, poiché suo padre fu ucciso nella battaglia mentre entra ancora molto giovane. La banda di Cavallo Americano frequentava un luogo di smercio di beni vari e i suoi membri di conseguenza erano amichevoli con i bianchi, politica questa seguita da vicino dal loro capo. Quando nacque, il suo vecchio nonno disse: “Portatelo fuori al sole! Lasciatelo chiedere al suo progenitore, il Sole, il sangue caldo di un guerriero!” Ed egli ebbe sangue caldo”. Leggi il resto

La tragedia di Head Chief e Young Mule

A cura di Gian Maria Tolu

Una coppia di giovani Cheyenne
Questa storia avvenne nel 1890, ed è ormai leggendaria tra i Cheyenne.
Il giovane Head Chief, era sempre in cerca di guai. Si era già trovato coinvolto nell’omicidio di altri due persone, sebbene i bianchi non lo sapessero. Era sui venticinque anni: anche a lui, come ad altri, non era stata offerta la possibilità di dar prova di sé in guerra e se ne crucciava molto, era un giovane coraggioso e avrebbe voluto essere un guerriero. Suo padre lo trattava sempre come un ragazzino, dicendogli che avrebbe potuto fare questo o quello più avanti, quando sarebbe diventato un uomo. E parlava come se uscire dal villaggio e andare a “contare colpi” fosse una cosa facile. Naturalmente era vero il contrario, i tempi in cui un uomo poteva ricevere onori contando coups erano finiti, i Cheyenne erano confinati nelle riserve e i bisonti non c’erano più.
Il bello e antico modo di vivere era finito. A Head Chief piaceva la figlia del capo American Horse (da non confondere con l’omonimo capo Lakota) e andava spesso a girare intorno alla loro tenda. Per gran parte del tempo lo seguiva un ragazzino orfano, di tredici o quattordici anni, di nome John Young Mule. Leggi il resto