Sugar Point, l’ultima guerra indiana
A cura di Sergio Mura
Mentre nel resto degli Stati Uniti si erano ormai spenti per sempre gli ultimi fuochi delle guerre indiane e anche le bande più riottose erano state costrette ad accettare gli angusti confini delle riserve indiane, nel 1898 – precisamente il 5 ottobre – scoppiava l’ultimo incidente tra soldati e indiani. Il conflitto a fuoco venne chiamato “Battaglia di Sugar Point” e vide coinvolto il 3° Reggimento di Fanteria e alcuni indiani Chippewa della banda Pillager.
Tutto nacque con il tentativo di alcuni soldati di catturare il Pillager-Ojibwe Bugonaygeshig (detto anche “Old Bug” o “Hole-In-The-Day”) in seguito ad una violenta disputa nata con gli addetti all’Indian Service della Leech Lake Reservation (Cass County, Minnesota).
Proprio alla fine della battaglia, gli Stati Uniti insignirono (per l’ultima volta nella guerre indiane) un soldato, Oscar Burkard del 3° Fanteria, della Medaglia d’Onore.
A quei tempi non era infrequente che scoppiasse un litigio tra indiani Pillager e agenti degli Affari Indiani e la causa era spesso collegata alla diffusione dell’alcool nella riserva. Gli indiani, totalmente estraniati dal loro contesto naturale, trovavano rifugio nel whisky di pessima qualità che veniva loro rifilato (in cambio di qualunque cosa di valore) da commercianti bianchi senza scrupoli. Poiché la vendita e la detenzione dei liquori erano vietate da una legge federale, gli indiani pizzicati con una bottiglia in mano venivano arrestati e spediti presso una corte federale per essere processati, a grande distanza dalla riserva. Non solo! Talvolta venivano spediti al processo anche i testimoni, causando un disagio ancor più forte e diffuso.
Soldati a Sugar Point
Naturalmente, gli indiani protestavano vivacemente contro questi arresti.
Ad onor del vero c’era anche un altro motivo di forte tensione. Nella riserva lavoravano alcune imprese incaricate di portar via la legna degli alberi morti. Il fatto è che talvolta questi boscaioli scordavano di pagare agli indiani le cifre pattuite per la legna e in qualche caso erano anche senza scrupoli e incendiavano apposta i boschi per poter poi lucrare sullo sgombero del legname andato a fuoco.
Un certo Bugonaygeshig, un indiano Pillager, era tra quelli che maggiormente protestavano, nei primi mesi del 1898, contro le aziende accusate del traffico di legname.
Il 15 settembre di quell’anno, Bugonaygeshig e Sha-Boon-Day-Shkong, un suo amico, si trovavano in viaggio verso il vicino villaggio indiano di Onigum, quando all’improvviso furono bloccati da un marshal e da un agente indiano come testimoni di un certo contrabbando e portati immediatamente a Duluth.
Mentre i due indiani venivano trasportati via, un folto gruppo di Pillager attaccò il convoglio degli uomini di legge e liberarono Bugonaygeshig e Sha-Boon-Day-Shkong che riuscirono a far ritorno alle loro case.
L’agente indiano richiese immediatamente l’intervento dei soldati di stanza a Fort Snelling che spedì un distaccamento di 20 soldati del 3° Fanteria, al comando del Tenente Chauncey B. Humphreys.
Una pausa durante la battaglia
Venne attivato un canale di trattativa, ma non produsse alcun risultato; Bugonaygeshig rifiutò di consegnarsi ai soldati. In risposta a questo rifiuto, Humphreys decise di chiedere dei rinforzi. Arrivarono così altri 77 soldati al comando del Capitano Melville C. Wilkinson. Era presente persino il Generale John M. Bacon.
La faccenda stava decisamente assumendo dei toni drammatici, molto aldilà dei fatti che l’avevano generata, sopratutto in considerazione del fatto che fino ad allora non c’erano stati morti o feriti!
Ai soldati si aggregarono anche numerosi volontari, alcuni uomini di legge e una pattuglia di giornalisti. Tutti insieme si imbarcarono a Walker (Minnesota) e viaggiarono su due piccole imbarcazioni, la Flora e la Chief of Duluth, che attraversarono il lago Leech fino a raggiungere Sugar Point, un piccolo promontorio situato nella parte nord-orientale del lago stesso.
Subito dopo l’ingresso nel villaggio, due degli indiani Pillager che avevano partecipato all’assalto al convoglio dei marshal vennero arrestati. Bugonaygeshig era sparito, probabilmente ben prima dell’arrivo dei soldati…
I soldati sistemarono il loro campo e immediatamente iniziarono le ricerche dei rivoltosi, frugando nei villaggi dei dintorni e nei boschi, ma non riuscirono a prenderne uno. Tutti i ricercati sembravano essersi volatilizzati.
Da quel momento tutto diventa frenetico, scoppiano i primi spari, c’é un fuggi fuggi generale. Ma chi ha dato fuoco alle micce?
Le circostanze esatte in cui scoppia la battaglia sono sconosciute. Gli indiani sostengono di aver visto distintamente i soldati sparare ad un gruppo di donne indiane stipate in una canoa. I soldati sostengono che a sparare per primo, ma accidentalmente, sia stato un soldato. Lo sparo di quel soldato avrebbe messo in allarme i Pillager nascosti tra gli alberi della boscaglia. Questi avrebbero subito dopo risposto agli spari.
L’iscrizione che ricorda la battaglia
Fatto sta che la sparatoria vera e propria inizia intorno alle 11.30 e vede gli indiani ben nascosti tra gli alberi a fare una sorta di tiro al bersaglio sui soldati. Questi, a dispetto degli ordini del Capitano Wilkinson, si gettarono a terra anziché disporsi in linea di schermaglia. Molti tra loro erano giovani reclute e non avevano alcuna esperienza con gli indiani.
Man mano che gli spari si facevano più frequenti e la mira migliorava, iniziarono a contarsi le prime perdite da parte dei militari. Alcuni soldati furono feriti in maniera più o meno grave ed altri morirono. Lo stesso Wilkinson venne ferito una prima volta alla gamba e dopo essere stato fasciato riprese coraggiosamente a guidare i suoi uomini nel tentativo di respingere l’attacco indiano. Ma non ci fu granché da fare… Dopo poco venne nuovamente ferito, stavolta all’addome. Era una ferita assai grave! Il Capitano fu trasferito al riparo di una capanna e morì dopo un’ora circa.
Venne colpito e ucciso anche il Sergente William Butler, proprio mentre usciva dal riparo della capanna per andare ad avvisare il Generale Bacon della morte del Capitano.
Da quel momento in poi gli spari iniziarono a farsi meno frequenti e qualche colpo occasionale pareva più che altro essere sparato solo per dire all’avversario: “Ci sono!”
Ci furono poi ulteriori due vittime, le ultime di quella giornata di durissima battaglia. A morire furono un giovane poliziotto indiano, scambiato dai soldati per un rivoltoso e un soldato, ucciso mentre cercava di prendere delle patate da un orto.
In ricordo del coraggioso Capitano Wilkinson
Nel corso della notte e delle primissime ore del mattino successivo gli indiani si dispersero, andando a rifugiarsi altrove; i soldati riorganizzarono le fila e fecero mestamente ritorno a Walker. Erano morti sei soldati e dieci erano stati feriti. Nessun civile venne colpito, ad eccezione del poliziotto indiano ucciso per sbaglio.
Bugonaygeshig non venne mai catturato.
I giornalisti fecero il loro lavoro, talvolta lavorando con la fantasia, tanto che nella regione si seminò il panico, insieme al timore di una nuova sollevazione indiana contro gli insediamenti vicini di Bemidji, Cass Lake, Deer River, Grand Rapids e Walker. Per tranquillizzare la gente vennero inviate nella zona del conflitto nuove truppe da Fort Snelling, mentre veniva allertata la guardia nazionale e i coloni si organizzavano in una sorta di milizia.
Da parte loro gli indiani Ojibwe, presi dalla paura di una rappresaglia, si dispersero in tutte le direzioni. A rasserenare gli animi contribuì la pubblicazione di una lettera dettata dai capi indiani Pillager che si dissero addolorati, ma che richiesero a gran voce l’invio in zona di una commissione, se possibile di persone oneste e non controllate dalla lobby del legname, per accertare i molti problemi che erano alla radice della sollevazione.
Parecchi giorni dopo fu il Commissario agli Affari Indiani, William A. Jones, a trattare con gli indiani e a tuonare contro le colpe dello stato locale, della polizia e delle persone che rimestavano nel torbido delle difficoltà della vita della riserva.
L’ultima sopravvissuta alla battaglia, Emma Bear, è morta a Cass Lake (Cass County, Minnesota) il 13 luglio del 2001. Aveva 8 mesi il giorno della battaglia.