Davy Crockett ad Alamo

A cura di Angelo D’Ambra

Davy Crockett e l’ultima lotta ad Alamo
Il 6 marzo del 1836 l’esercito messicano guidato da Antonio Lopez de Santa Anna ebbe ragione della valorosa resistenza di centottantasei texani e conquistò una vecchia missione spagnola trasformata in fortezza, presso Sant’Antonio de Béxar. Era la battaglia di Alamo, una pagina di storia destinata ad essere celebrata dal folklore, da canzoni, romanzi e film, un episodio che fece fiorire l’orgoglio texano.
Sotto la presidenza di Santa Anna, il governo messicano imboccò una strada autocratica, la costituzione fu ritirata, il federalismo accantonato in favore di un forte centralismo. Gli insediamenti statunitensi in Messico non tollerarono la svolta dittatoriale e manifestarono il loro malcontento guidando un’aperta ribellione. Santa Anna armò il suo esercito per ristabilire l’ordine, ma i texani ebbero ripetutamente ragione della sua accozzaglia di imberbi giovani privi di esperienza. Dopo la resa del 9 dicembre 1835, al termine dell’assedio di Béxar, il Texas poteva dirsi quasi libero.

Un pugno di soldati texani s’era stabilito nella fatiscente missione spagnola di Alamo, un vecchio convento che tramutarono in un forte con alcune migliorie e l’installazione di una ventina di cannoni lungo le mura. Il colonnello James C. Neill, comandante della guarnigione, non poteva contare che su un centinaio di uomini per tenere quella postazione che reputava nevralgica. Chiese rinforzi, vestiti, armi. Ottenne, invece, trenta soldati condotti dal colonnello James Bowie con l’intento di far evacuare Alamo e distruggerla.
Giunto sul posto Bowie si rese, però, conto che Neill aveva ragione: quel forte, per quanto malconcio, era un importante punto di controllo del confine, indispensabile per fermare il passo ad un eventuale ritorno di Santa Anna. Fu così che Neill ottenne altri trenta uomini, quelli dell’ufficiale di cavalleria William Barrett Travis. Ad essi si unì un gruppo di venti volontari capeggiati da un famoso trapper divenuto deputato del Tennessee, Davy Crockett.
Erano ancora pochi gli uomini, misere le scorte di viveri, insufficienti polvere da sparo e armi, così, l’11 febbraio 1836, Neill lasciò Alamo per provare a reclutare ulteriori soldati e ottenere rifornimenti. Mise il comando nelle mani di Travis, l’ufficiale dell’esercito regolare di grado più alto, ma gli uomini della guarnigione elessero invece Bowie che aveva una migliore reputazione in guerra. I due, Travis e Bowie, superarono i loro disaccordi e accettarono di spartirsi insieme il comando.

Nel frattempo Santa Anna aveva radunato uomini a San Luis Potosi e stava marciando nell’entroterra, proprio verso Béxar. L’esercito aveva iniziato la sua avanzata a dicembre. A febbraio aveva attraversato il Rio Grande e, resistendo alle intemperie, alla fame, alle incursioni dei comanche, a fine mese toccò le rive del fiume Medina, a quaranta chilometri da Béxar. Ignara della vicinanza dell’esercito messicano, la maggior parte degli uomini della guarnigione di Alamo s’era unita agli abitanti della città per una festa e, quando si diffuse la notizia dell’imminente arrivo del nemico, si scatenò una disordinata fuga dei texani verso il forte. Alla fine della serata, la città era stata occupata da circa millecinquecento soldados. Era il 23 febbraio del 1836 e le truppe di Santa Anna passarono ad assediare Alamo.
Per tredici giorni gli eserciti rivali fecero tuonare le artiglierie, tentarono sortite, contromosse, cercarono rinforzi e combatterono le diserzioni. Sino alla mezzanotte del 6 marzo.
Protetti dalle tenebre, oltre duemila soldados principiarono l’attacco al forte, circuirono le vedette e tagliarono la gola alle sentinelle posizionate fuori dalle mura. Verso le cinque del mattino i texani si destarono dal sonno udendo il grido delle colonne messicane: “Viva Santa Anna!”. S’affrettarono alle artiglierie, mentre il suono della banda militare nemica preannunziò il prorompere dei cannoni. Senza perdersi d’animo, reagirono con un micidiale fuoco dalla chiesa e dalle batterie delle mura contro le colonne messicane che avanzavano ad est.
Travis afferrò il suo fucile e sparò dal parapetto nord, poi un proiettile messicano lo colpì alla testa. Fu uno dei primi a cadere.
Tre assalti furono respinti e il nemico fu costretto a ripensare la sua strategia facendo ora convergere le colonne sulle mura a nord del forte, col supporto delle riserve. Fu la mossa giusta. I messicani si portarono con maggiore facilità fin sotto il forte e iniziarono a scalare le mura nord e ovest. Superiori in numero, irruppero vincendo ogni opposizione e i texani, sopraffatti, si ritirarono negli alloggi della missione e nella cappella, cercarono scampo persino nei recinti del bestiame, mentre il nemico s’impadroniva dell’artiglieria.
Non c’era però in loro alcuna volontà di capitolazione.
Infuriarono i combattimenti corpo a corpo, stanza per stanza, metro su metro.
Si racconta che James Bowie, consumato da polmonite e febbri, combatté nel letto, circondato da cuscini, sgozzando i suoi assalitori che, ignorando le sue condizioni, pensarono che fosse un vigliacco che si stesse nascondendo per sottrarsi alla lotta. Bowie combatté con fierezza fino a quando un proiettile gli fece schizzare il cervello contro il muro.
Soverchiati, i texani tentarono la fuga. Qualcuno riuscì a valicare le mura, un gruppo seguì il corso del fiume Sant’Antonio, un altro si mise sulla strada per la città di Gonzales. Speravano di trovare la salvezza, trovarono invece la cavalleria di Santa Anna e furono sterminati.
Alle 6.30 del mattino dal forte si alzavano tre alte pire. I cadaveri dei texani bruciavano, il forte era dei messicani. Neill giunse quattro giorni dopo, scoprendo quell’amara verità.
Anche Davy Crockett era morto, immolato come un eroe. S’era gettato coi suoi in mezzo ad una colonna di fanteria messicana, combattendo con spietatezza e rifiutando con disprezzo gli inviti alla resa. Esauriti i colpi, aveva usato il pugnale da caccia e le mani. Tutti avevano visto il suo tipico berretto con la coda di castoro volteggiare, issarsi e curvarsi nella lotta prima che spirasse, colpito da una baionettata. Sebbene circolarono versioni alternative sulla sua fine, i racconti più attendibili suggeriscono che venne ritrovato esanime in mezzo ad un mucchio d’una ventina di cadaveri messicani.
L’esempio del trapper animò d’ardore i texas. Alamo divenne per loro un grido di battaglia e, il mese dopo, il 21 aprile del 1836, inflissero una dura sconfitta alle truppe del generale Santa Anna nella battaglia di San Jacinto. In diciotto minuti, il campo messicano fu invaso e il loro esercito distrutto. Santa Anna fu catturato travestito da soldato comune. Il Texas era diventato una repubblica indipendente.
Quest’episodio, portato su pellicola da John Ford, con Wayne nei riuscitissimi panni del trapper, consegnò alla storia il mito di Davy Crockett.
Nato il 7 agosto del 1786 a Greene County, nel North Carolina, in una famiglia di origini scozzesi, Davy non amò la scuola e non ebbe alcuna vera istruzione. Preferì vivere all’aria aperta e scappò di casa, ritornandovi ammogliato. Visse come cacciatore e guida, poi, nel settembre del 1813, si arruolò come scout nei Tennessee Volunter Mounted Riflemen per combattere gli indiani creek accanto al generale Andrew Jackson. Crockett cacciava spesso selvaggina per i soldati e si sentiva più adatto a quel ruolo che uccidere i creek.


Un’immagine tratta dal film “Alamo”

L’anno dopo divenne terzo sergente dei Mounted Gunmen, sotto il capitano John Cowan, e, nel 1815, tenente della Franklin County Militia, ancora al seguito di Jackson, intento a provare a scacciare i britannici dalla Florida spagnola e a fermare il loro commercio d’armi coi seminole. Congedatosi, con la seconda moglie si trasferì nel villaggio di Lawrenceburg dove divenne giudice di pace. La gente lo stimava per la sua lealtà e l’intraprendenza, sebbene avesse un carattere anticonformista e colpissero le sue stravaganze. Di lì a poco fu eletto nell’assemblea del Tennessee, in rappresentanza delle contee di Lawrence e Hickman, poi deputato al Congresso. Da politico si impegnò per la difesa dei diritti dei popoli nativi e si oppose a tutte le misure che violavano gli accordi presi con le tribù, entrando più volte in conflitto col suo amico Andrew Jackson, divenuto presidente. È difficile dire se senza l’epica morte ad Alamo Crockett sarebbe rimasto solo un nome tra i tanti eccentrici personaggi della frontiera. Letteratura e teatro si appropriarono subito della sua immagine, nel Novecento fu la volta del cinema e Walt Disney lo rese popolare tra i bambini grazie all’interpretazione di Fess Parker.

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