Gli Apache Tonto (Dilzhé’é)

A cura di Gianni Albertoli

La Verde Valley ha una lunga tradizione storica dovuta a tutto un susseguirsi di cambiamenti culturali ed anche continuità per vari gruppi indigeni. Il territorio, nonostante quello che possiamo pensare, era ricco di selvaggina e piante vegetali tanto amate dagli indiani dell’area, senza dimenticare la grande abbondanza di acqua. Questo territorio avrebbe dato a gruppi nativi la base per la loro sussistenza, fra questi vi erano popolazioni che lo consideravano la loro terra originaria. Erano questi gli indiani Yavapai, una popolazione tradizionalmente semi-nomadica di cacciatori-raccoglitori che migravano stagionalmente alla ricerca di cibo.
Gli studi della Angie Kralj KenCairn e del Vincent E. Randall, ci portano a conoscenza del fatto che in queste aree vi erano anche altri nativi oltre agli Yavapai, erano questi gli Hopi e i “Dilzhé’è”, questi ultimi conosciuti come “Tonto Apaches”. Questi indiani, come d’altronde gli Yavapai, erano tradizionalmente dei cacciatori-raccoglitori che andavano a recuperare fonti supplementari per la loro vita con forme di orticoltura e, soprattutto, razzie. I loro piccoli gruppi di “famiglie estese” si spostavano stagionalmente in vaste aree tra il Mogollon Rim e la Verde River Valley. Appartenenti al gruppo noto come “Western Apaches”, i “Dilzhé’è” occupavano tradizionalmente la Verde Valley e parlavano un dialetto Athapaskan, simile a quello degli altri gruppi apachean, compresi i Navaho.


Armi usate dagli Apache

A partire dal 1539, fino al tardo XVI secolo, molte “entradas” spagnole attraversarono l’Arizona centrale; queste spedizioni provenivano dal Nuovo Messico occidentale per entrare nell’Arizona orientale. Il Marcos de Niza e il Francisco Vásquez de Coronado riportavano che nessun gruppo nativo occupava le terre tra il Salt River e i villaggi degli Zuñi (Winship, 1904). Lo Schroeder (1974) interpretava tale situazione adducendo al fatto che i Western Apaches non erano ancora entrati in queste aree, in pratica dopo il 1540. Tuttavia, il Goodwin (1942) annotava che i campi apache erano ben nascosti e lo Schroeder (1974) ricordava che, dopo il passaggio del Coronado, le “entradas” spagnole arrivavano dai villaggi degli Zuñi e dal pueblo di Acoma. La prima di queste, guidata dall’Espejo nel 1583, si avventurò nelle aree del medio corso del Verde River provenendo dalle terre degli Hopi. Le fonti riportavano ampiamente che gli spagnoli entrarono in contatto con gruppi nativi – non sappiamo se Apache o Yavapai -, erano localizzati nelle vicinanze del Mormon Lake, sul Beaver Creek e presso Montezuma Well. A partire dal tardo XVII secolo, fino ai primo del successivo secolo, i Rapporti spagnoli documentano indiani Apaches in queste terre, in aree poste a nord del Gila River (Schroeder, 1974). Non è irragionevole suggerire che i gruppi “Dilzhé’è” fossero presenti nell’area quando giunsero le prime “entradas”, ma avrebbero scelto di non mostrarsi e, indipendentemente dalle loro origini, alla fine del XV secolo, i gruppi apache erano chiaramente diffusi in quella che oggi è l’Arizona.

All’inizio del XVII secolo i gruppi apache fecero conoscere la loro presenza con spedizioni di razzie nell’estremo sud fino a quella che oggi è la Sonora, e poi anche nel Messico; comunque, le autorità spagnole ebbero limitati successi nel pacificare i predoni apachean e, alla fine, con le razioni e poi l’indipendenza del Messico (1821), il sistema crollò definitivamente. Indiscutibilmente, si ebbero ben pochi contatti con i gruppi dei Western Apaches prima del 1850s, in pratica quando venne scoperto l’oro e il rame nella Verde Valley e nelle aree di Prescott, dove i nuovi insediamenti divennero facile preda degli attacchi dei razziatori apachean. Una leggenda fisserebbe “l’origine dei Dilzhé’é” proprio nel centro del territorio in questione, ovvero a “Tu sii ch’ it” (Montezuma Well). Tuttavia, sul fatto che i “Dilzhé’è” erano essenzialmente una collezione di clan e bande, molto probabilmente non vi era una origine comune. Resta il fatto che alcuni “Dilzhé’è” identificano le Black Hills e le Mingus Mountains come un vecchio confine che separava alcuni gruppi Yavapai e “Dilzhé’è”. Nel 1970 il Keith Basso documentava territori tra alcune bande apache chiaramente definiti e con numerosi matrimoni misti fra loro; inoltre avrebbe anche notato che i trasgressori potevano essere rimossi con la forza o addirittura uccisi, quindi il conflitto aperto non era assolutamente raro. Le frontiere dei Western Apaches erano notoriamente vicine alle aree di altre popolazioni native.


Scout Chiricahua Apache

Queste includevano gli indiani “Yú da hé” (Navajo), e i “Sai ka kiné” (Hopi) a nord del Mogollon Rim; inoltre, i “Sai kiné” (Pima) e infine i “Guníí” (Yavapai) a ovest e a sud; senza comunque dimenticare altri gruppi apache come i “Tlíínaabaahé” (Chiricahua) a sud. Queste terre verranno successivamente visitate dai bianchi. I primi ad apparire furono indiscutibilmente i “Nak?ayé” (“vagabondi”), chiaramente gli spagnoli; e più tardi gli “en dah” (“popolo nemico”), gli euroamericani, che i “Dilzhé’é” conoscevano meglio come “bi náá do ttiz” (“occhi blu”). Ricordiamo che, nella analisi dell’organizzazione sociale dei Western Apaches il Goodwin (1935 e 1942) distingueva i “Dilzhé’é” in “Northern and Southern Tonto”, per poi ricordare che al loro interno vi erano bande ed anche semi-bande. Stando alle sue ricerche vi erano quattro bande settentrionali, in pratica i primi occupanti dell’area intorno al 1850, erano queste la “Mormon Lake Fossil Creek, Bald Mountains and Oak Creek bands”. Le bande settentrionali vagavano nelle aree a nord e ovest del Mogollon Rim, proprio ai margini del territorio dei Navaho e, a ovest, fin nella Verde Valley (Goodwin, 1942). Le bande associate a queste aree erano rappresentate dai gruppi “Dàszínédàsdàyéndé” (Bald Mountain Band), “T’údùtl’ìjndé” (Fossil Creek Band) e “Tséhìtcìndé” (Oak Creek Band). I clan dei “Dùtl’ìjì’hà’hì’è?ndé” (Mormon Lake Band) spesso e volentieri si spingevano a sud del Mogollon Rim, durante i mesi invernali, per recuperare qualche risorsa alimentare. Il Goodwin (1942) affermava che i Northern Tonto erano “i più distinti gruppi dei Western Apaches”, soprattutto per i matrimoni misti con gli Yavapai e con la loro esposizione alle frontiere degli ostili Navajo, Havasupai e Hualapai, il che avrebbe portato ad uno stile di vita prevalentemente da cacciatore-raccoglitore senza le tipiche pratiche agricole di altri clan apache a est.


La mappa delle terre dei Tonto Apache

Oggi parecchi indiani “Dilzhé’é” respingono la nozione al riguardo di un “Northern/Southern Tonto boundary” – arbitrariamente chiamato “Mason-Dizon line” -, cha ha dato vita a questa divisione all’interno dei gruppi apache. Piuttosto, i consulenti di ricerca apache “Dilzhé’è” tendono a vedere l’area del progetto come occupata da diversi clan che si sono spostati fluidamente in tutta la regione raccogliendo cibo, coltivando, opportunisticamente e sposandosi con altri clan. Tuttavia, i “Dilzhé’é” attualmente non si definiscano generalmente in relazione alle quattro bande Northern Tonto tracciate dal Goodwin negli anni ’40. Il Keith Basso documentava i “gota” (“family group”) come l’unità di base dell’organizzazione sociale dei Western Apaches, però comprendente la “matrilocal extended family”. Queste erano composte dalle tre alle otto “gowa”, gli occupanti e la posizione di un’unica patria. Il “gruppo locale” comprendeva dai due ai sei “gota” che conducevano attività economiche in concerto e che spesso avevano diritti esclusivi su terreni agricoli e zone di caccia. Un capo che guidava in virtù delle sue conoscenze ed esperienze guidava ogni “gota”; inoltre vi erano anche importanti leader femminili all’interno del “gota” che non erano “donne medicina” in quanto tali, ma guaritrici, erboriste e ostetriche. Nel 1970, il Keith Basso, da tempo in contatto con informatori nativi, riportava notizie importanti sulle bande, i gruppi locali e le famiglie imparentate all’interno dei Western Apaches. In particolare si sarebbe occupato del sistema dei clan cercando di risalire alle loro origini e ai matrimoni misti tra famiglie. Il Randall, spesso consultato dagli studiosi, era nato nel “Yúané” (Over the Rim Clan, chiaramente il Mogollon Rim), ma il padre apparteneva al “Kai’tsehítidn” (Willows Growing out of Rocks). Le ricerche del Basso (1970) sui Cibecue Apache definiscono alla grande il sistema dei clan dei Western Apaches, era questo il modo principale per “controllare le tendenze divisive e consentiva il reclutamento di parenti di clan per incursioni e cerimonie, facilitando al contempo un mezzo vagamente collettivo per esercitare l’autorità, adempiere agli obblighi ed esercitare moderazione”. Il Goodwin (1942) notava che il vero potere dei clan risiedeva nella loro vasta rete di obblighi verso i membri dello stesso clan, membri che formavano i fili dei legami di parentela e di sangue tra gruppi. I nomi dei clan spesso si riferiscono a caratteristiche fisiche specifiche del paesaggio o al luogo in cui si erano svolti gli eventi passati. Almeno 14 clan erano associati all’area di studio, sette dei quali sono stati identificati dai consulenti di ricerca “Dilzhé’è”. Il Goodwin si riferiva spesso alle località del clan come “luoghi di origine del clan”, mentre il Randall (2006) preferiva intenderla come l’area della “casa base” del clan.


Scout Apache in un quadro di Howard Terpning

Ancora il Goodwin (1942) identificava la “Bald Mountain band” come “Dàszínédsàdàyèndé” (Porcupine Sitting above People), un gruppo che viveva “dopo le grandi montagne del Sud”, le attuali Bald Mountains. Un terzo clan identificato sempre dal Randall (2003) era noto come “Ché yaanagodolzíilé” (“Where the Rocks Have Pock Marks Clan”) ed era localizzato nella parte sudorientale dell’area tribale. Il Randall annota che poteva essere posizionato a nord di Beasley Flat, lungo il corso del West Clear Creek, dove il clan “Ché yaanagodolzíilé” sembravano dei “saltine crackers”. Il Goodwin osservava che gli Yavapai e gli Apaches di questi clan visitavano spesso le genti del Fossil Creek. I clan “Ché yaanagodolzíilé”, “Dàszínédsàdàyèndé” e “Tíókaa” potrebbero essere stati raggruppati collettivamente dal Goodwin (1942) come la Bald Mountain Band. La “T’údùt?’ìjndé” (Fossil Creek Band) prese il nome da “T’údùt?’ìj” (Blue Water), ovvero dal Fossil Creek; inoltre, il Randall riconosceva questo gruppo come un clan, il “Tú do t?iz” (Fossil Creek Clan). Ancora il Goodwin (1942), affermava che questo gruppo era in parte Yavapai e in parte apache, e aveva alcuni accampamenti su Fossil Creek e sul Clear Creek, ed era ben sparso nel loro territorio. I due studiosi, la Angie Kralj KenCairn e il Randall, affermavano che i “Dilzhé’é” intervistati identificavano anche altri due importanti clan nelle aree più settentrionali, si trattava del “Ya go gai yin” (White Heart Clan) e del “Ché hi chíín” (Red Rock Clan). Lo stesso Randall ricordava che lo “Ya go gai yin” era un clan di grandi dimensioni stabilito nella Verde Valley; dal canto suo, il Goodwin documentava la Oak Creek Band, “Tséhìtcìnd é” (Horizontal Red Rock People) non come un’unità distinta, ma così chiamata per le circostanti “mesas e buttes di arenaria rossa” delle aree di Sedona sull’Oak Creek. Tuttavia, lo stesso Randall (2003) descriveva questo gruppo come un clan distinto, il “Ché hi chíín” (Red Rock Clan). Ritornando al Goodwin (1942), questi identificava anche un “gruppo o clan locale” di questa banda, era noto come “’Itséltsùkbìgowàndé” (“Red Tail Hawk’s Home Clan”, Clan della Casa del Falco con la Coda Rossa), a causa della frequentazione di un luogo vicino all’Oak Creek, circa tre-quattro miglia a ovest di Sedona, dove una grande roccia era anche chiamata “’Itséltsùkbìgowà” (“Red Tail Hawk’s Home Clan”).


Indiani Navajo

Sempre grazie al Goodwin veniamo a conoscenza che, una di queste bande includeva una manciata di “Dilzhé’é people” noti agli Apaches come “Dütlìjdàìzk’ánndé” (“Blue Flat-topped Clan”, Clan dalla Cima Piatta Blu), chiamati così per la loro terra posta sulle Black Hills e sul Mingus Mountain, a ovest di Girolamo. Secondo il Goodwin (1942), i clan della Mormon Lake Band, che trascorrevano alcuni mesi invernali nell’area, affermavano di non avere accampamenti, di non avere acqua e terre adatte, e di vivere in un territorio confinante con gli ostili Navajo, Hualapai e Havasupai del nord e dell’ovest. Gli studiosi riportano che la patria dei “Dilzhé’é” comprendeva luoghi che fungevano da importanti punti di riferimento culturale; generazioni di interazione con il paesaggio avrebbero creato un senso del luogo enormemente potente tra i Western Apaches, indiani che contribuivano alla “vitalità della patria come concepita dagli Apaches” (Basso 1996). Ancora il Randall descriveva un sentiero noto come “Gáán’s Trail”, o “Their Trail”, questo si estendeva a ovest di “Gáánbegowa” attraverso le bianche colline seguendo un torrente a nord del “Distant Drums R.V. Park” (Randall 2006); infine riportava che questi sentieri erano utilizzati dai “Gáán”, anche conosciuti come “little people”. Sentiamo: << I Gáán sono persone spirituali, ma hanno anche caratteristiche umane in quanto devono arrivare anche all’acqua. L’acqua è molto importante per il nostro modo di vivere, ti dà la vita. Mio nonno Harrington Turner mi ha detto che era laggiù al Montezuma Castle e ha detto che vi erano due “piccole persone” in abiti di pelle di daino. Stavano parlando e camminando verso di lui, allora lui disse che vi era un cespuglio dietro il quale erano andati, quindi fece il giro del cespuglio molto velocemente per vederli e scoprire di cosa stavano parlando, ma lì non c’era nessuno >>. Circa 3 miglia a nord-est di “Gáánbegowa” si trova il Montezuma Well, noto ai “Dilzhé’è” come “Tu siich’ il” (“Water Streaming, or Broken Water”), era questo un luogo originale estremamente significativo in cui, secondo la tradizione orale, i clan apache sarebbero emersi dagli Inferi; e lo sbocco del pozzo è un luogo in cui le giovani donne possono ancora fare il bagno prima di una cerimonia dell’alba. Un altro importante sito culturale a meno di 2 miglia, a nord-est di “Tu siich’ i?” è il “V.V. Rock Art site”, posto nella “Coconino National Forest”; questo sito, stando al Randall, identificava questo è un sito sacro del “Gáán”, in particolare per “le sue interpretazioni di uccelli e un gufo”.


La riserva di San Carlos

I clan “Dilzhé’è” della Verde Valley, e i clan “Dziltadn” delle White Mountains, a est, considerano entrambi la “Camp Verde Salt Mine”, la “Iíchiitléz” (“Salty Dirt”), un sito importante. Il Randall spiegava che era importante per le sue qualità tradizionali e spirituali, così come per la sua associazione con i noti accampamenti apache appena a est del sito. Caratteristiche importanti all’interno della storia della cultura del popolo “Dilzhé’è”, i sentieri erano percorsi e corridoi generali che si spostavano nel tempo, ma “non avevano alcuna caratteristica lineare esatta e fissa”. Stando al Randall, una delle principali rotte usate dai “Dilzhé’é” era quella che connetteva la Verde Valley con le aree del Mogollon Rim, e poi fino, in direzione nordest, al “Coyote’s Trail”, il “Má’habiitin”, anche conosciuto come “Old Beaverhead Flat Trail”. Altre ricerche storiche hanno identificato una vecchia pista degli Apaches e degli Yavapai, correva parallelamente al Verde River, in direzione nordest, dalla Middle Verde area e le “Talbot Ridge Ruin”, per poi muoversi in direzione nordovest attraversando l’Oak Creek per raggiungere altre rovine, quelle di “Sugar Loaf Ruin”. Tutte queste piste sarebbero servite al generale George Crook per sottomettere gli Apaches, grazie all’apporto degli scout “Dilzhé’é” e Yavapai. I “Dilzhé’è” ricordavano le storie di un attacco mortale ai coloni – in seguito chiamato “Grief Hill Massacre” – nell’area vicino a quella che oggi è chiamata “Grief Hill”. Il Victor Smith riferiva che i discendenti dei primi coloni affermavano che gli Apaches li “avrebbero ingannati attaccando di notte, il che era una rarità”, inoltre ricordava che una delle prime famiglie di coloni nella Verde Valley fu la famiglia Mulligan.


Victor H. Smith

In realtà, gli Apaches avevano allevato uno dei ragazzi Mulligan che era “stato lasciato indietro”, questi “ha poi vissuto con gli Apaches dove era sicuramente molto più al sicuro”. Prima della “entrada” spagnola, i primi esploratori connettevano il territorio dei “Dilzhé’é” e dei “Dziltadn” (“il Popolo della Montagna”, in pratica i gruppi riconducibili ai successivi Cibecue), e più tardi, connessi con i gruppi misti stanziati nelle Riserve di Camp Verde, Fort Apache e San Carlos. La Rocha (2003) non aveva alcun problema nell’affermare che la sua famiglia, localizzata nel Fossil Canyon, aveva connessioni con i gruppi Cibecue e che, inoltre, spesso si spostava per visitarli, seguendo una pista che da Pine portava a Payson. La stessa ricordava che alcuni Apaches venivano da “Cibecue” per entrare nella Verde Valley e spesso sposarsi con elementi Yavapai. La situazione sarebbe comunque peggiorata verso la metà del XIX secolo, quando coloni sempre più numerosi davano vita a ranch e abitazioni, senza dimenticare cercatori e minatori.


Indiani Tonto e Coyotero

La conseguenza più logica portava allo scontro con i “Dilzhé’é” della Verde Valley. Gli indiani si trovarono in grande difficoltà non avendo alcuna possibilità nella caccia, ed allora sia gli Apaches che gli Yavapai si buttarono contro gli insediamenti coloniali; dall’altra parte gli stessi coloni si organizzarono per fronteggiare la situazione ormai deteriorata. Fu allora che il Governo decise di stabilire 67mila acri di territorio ad uso Riserva (1852). Nel 1871 il presidente Ulysses S. Grant dette vita alla sua “Peace Policy”, portando alla creazione delle Riserve indiane di Fort Apache, Camp Grant e Rio Verde per i gruppi Western Apaches, nella parte settentrionale e centrale dell’Arizona.


Tonto Apache

Qualche tempo dopo gli acri delle Riserve vennero notevolmente ridotti. Fu allora che Tall Man – “Indénez” -, un famoso leader dei “Dilzhé’é”, appartenente ad un clan proveniente dal Mogollon Rim, si arrese nel 1871. Molti “Dilzhé’è” avrebbero resistito all’occupazione della loro patria e si sarebbero rifiutati di trasferirsi nelle Riserve. Il risultato dette vita alla campagna portata avanti dal generale George Crook contro i “Dilzhé’é” (1872), grazie anche all’apporto di scout apache e Yavapai. Chiaramente gli americani giocarono ruoli importanti mettendo in contrasto vari clan apache. Indiscutibilmente, l’uso degli scout avrebbe dato grande aiuto agli americani. Mentre un gruppo apache si dirigeva a est, in direzione del Mogollon Rim, la cavalleria americana li intercettò nelle vicinanze di Basha. Il padre di Fred Beauty rimase paralizzato durante lo scontro e dovette essere salvato dai suoi compatrioti. La cavalleria li avrebbe comunque inseguiti a est, ma il gruppo depose le armi prima del Tonto Bridge, presso l’attuale Payson.


Vincent Randall

Il gruppo potrebbe essere fuggito lungo il “Dilzhé’è Trail” fino al Fossil Creek, noto come “Che g egis”. Lo Smith diceva di aver trovato vecchi proiettili di piombo in un campo aperto. Anche se alcuni “Dilzhé’è” scelsero di assistere l’esercito americano, mentre altri hanno preferito resistere, questa era complessa “alla fine non ha portato a chiari vincitori o vinti Apache”. Il Randall (2003) ha descritto come questa era abbia influenzato i “Dilzhé’è”: << Alcuni esploratori apache si misero al fianco della Cavalleria, così la terra veniva assicurata per la loro gente come la Fort Apache Reservation. Quelli che hanno combattuto fino alla fine hanno ottenuto ben poco. Gli esploratori di cavalleria e gli Apaches bruciarono molti accampamenti sotto il generale Crook e “Grey Hat of the Tontos” (Cappello Grigio) dovette arrendersi al generale Crook. Alcuni ribelli non sono stati presi perché erano troppo vecchi ... uscirono sotto il (Mogollon) Rim, ma alla fine si sentirono soli per la loro gente e andarono a cavallo a San Carlos perché non vi era nessuno che si prendesse cura di loro.


Insediamenti Western Apache

Ci sono anche storie di persone che non hanno mai lasciato l’Oak Creek o il Fossil Creek >>. La strategia di Crook era così devastante perché, oltre ad utilizzare esploratori apache, cercava di sradicare i “Dilzhé’è” durante i mesi invernali, proprio quando le risorse alimentari scarseggiavano; inoltre, dopo che i “Dilzhé’è” giunsero a sud dal Mogollon Rim per stabilire accampamenti invernali nelle valli e nei canyon più ristretti, le loro piccole “rancherías” furono più facili da trovare. Nel 1875 il Governo americano concentrava gli Apaches, compresi gli Yavapai, i “Dilzhé’é” e altri gruppi Western Apaches nella Riserva di San Carlos. Circa 1.700 indiani “Dilzhé’é” e Yavapai dovettero spostarsi forzatamente per circa 290 km. (180 miglia), durante l’inverno, per raggiungere la Riserva di San Carlos, a est di Phoenix. Questo evento è ancor oggi un ricordo potente e doloroso per il popolo “Dilzhé’è”. Il Randall sosteneva che il motivo principale della perdita della terra del Río Verde sia stato il risultato della pressione politica del “Tweed Ring”, una sospetta confraternita di mediatori di potere d’élite nota anche come la “Tucson Gang”.


Donne Western Apache

Questo gruppo di uomini d’affari potrebbe aver perso denaro su contratti perduti a postazioni militari, incluso Camp Verde, a causa dell’efficienza dei lavoratori apache. Oltre 5mila persone furono trasferite a San Carlos nel 1878, dove le condizioni erano anguste, l’agricoltura quasi impossibile e il cibo gravemente insufficiente. Nel 1898, quando il sistema crollò, l’agente di San Carlos permise a molti “Dilzhé’è” di ritornare nella amata Verde Valley. Per concludere, la rivelazione più importante in termini di identità culturale è l’uso tradizionale del termine “Dilzhé’è” in contrapposizione al termine più comunemente usato “Tonto settentrionali”. Il Vincent Randall è stato un costante sostenitore del nome originale, sfidando così antropologi e archeologi a liberarsi della divisione e nomenclatura “Tonto settentrionali/Tonto meridionali” istituita dal Goodwin nel 1942.


Uno hut (abitazione caratteristica) degli Western Apache

Il Randall spiegava che i “Dilzhé’è” hanno definito i confini socio-culturali più in termini di clan locali, con il termine “Dilzhé’è” rappresentante “un ombrello per il più occidentale dei clan dei Western Apaches”. I confini e i termini “Tonto settentrionali/Tonto meridionali”, secondo lo studioso, hanno creato “una inutile confusione e divisione tra gli Apaches”. Sentiamolo. “Cosa vi è in una parola? Tutto, sembra”.

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