La rivolta di Memeskia

A cura di Pietro Costantini

Lo scambio di armi
Il commercio delle pellicce era un affare terribilmente serio. Memeskia, capo di un villaggio Miami, capeggiò una ribellione contro gli interessi commerciali francesi in Ohio a metà del XVIII secolo e, come uno sprovveduto che si introduca nel famoso Cartello Sinaloa, la potente organizzazione di trafficanti di stupefacenti messicani, pagò nella maniera più orribile.
L’episodio di Memeskia, nel 1752, può essere considerato come la salva di apertura della Guerra Franco-Indiana, ovvero la Guerra dei Sette Anni, da qualcuno considerata come la vera Prima Guerra Mondiale. Davvero un affare serio.
La valanga di studi sulla storia della Frontiera del Nord Est degli ultimi 25 anni ha inquadrato correttamente nella storia l’operato delle genti native dei Grandi Laghi e della Vale dell’Ohio. La storia e i resoconti popolari dei secoli XVII e XVIII tendevano a ritrarli come i selvaggi alleati dei Francesi nella loro rivalità con gli Inglesi per il dominio del continente. In realtà le Nazioni indiane erano popolazioni politicamente evolute che vivevano un’epoca di grande evoluzione, perseguendo i loro interessi come meglio potevano, mettendo una potenza europea contro l’altra ogni volta che era possibile, in modo da mantenere il potere politico e militare e ottenere i migliori accordi possibili sul commercio dei beni, dai quali erano divenuti dipendenti. I Francesi avevano mantenuto un quasi totale monopolio sul commercio nelle regioni interne del Nord America, ma i loro beni erano più costosi e di qualità inferiore rispetto ai manufatti inglesi. Negli anni ’40 del ‘700 i commercianti inglesi della Pennsylvania avevano lanciato un’offensiva mercantile concertata nell’ Ohio, stabilendosi nei villaggi indiani e offrendo le loro merci assieme ai costosi servizi di lavorazione dei metalli. Per molti Nativi la presenza degli Inglesi significava l’opportunità di cercare un aumento della loro influenza politica tramite le relazioni commerciali.


Un delicato equilibrio – dipinto di Robert Griffing

Memeskia era il capo di guerra di un piccolo villaggio dei Miami nel 1747, quando aveva saccheggiato un posto commerciale francese, come atto di ribellione contro gli insediamenti mercantili francesi. Questa azione gli guadagnò un seguito e, dietro invito degli Shawnee, lui e i suoi seguaci si stabilirono nel villaggio di Pickawillany, nell’attuale Ohio centro-occidentale. Come riferisce Michael A. McDonnell nel suo lavoro “I costruttori dell’Impero: gli Indiani dei Grandi Laghi e l’edificazione dell’America”: Memeskia persuase anche gli Inglesi a formalizzare le reciproche relazioni, percorrendo quasi 500 miglia verso est per raggiungere Lancaster, ben all’interno delle colonie inglesi, per firmare un trattato di amicizia e alleanza con emissari della Pennsylvania, il 23 luglio 1748. Agli Inglesi Memeskia dichiarò di essere all’avanguardia di una nuova ondata di defezioni nei riguardi dei Francesi.
L’alleanza di Memeskia con gli interlocutori dell’est gli valse il soprannome di “Vecchio Britannico”. Ma gli attirò anche l’infuriata attenzione delle autorità francesi – e anche degli Ottawa, che vedevano scemare la propria influenza, strettamente legata all’insediamento francese di Detroit.
L’iniziativa di Memeskia aveva creato una minaccia intollerabile, una minaccia difficile da contrastare. Il ribelle Miami era astuto. Egli proteggeva sé stesso e la sua base a Pickawillany con un’elaborata rete di relazioni che rendeva difficile per le altre tribù portare attacchi contro di lui, oltre il timore che si sarebbero attirate l’ira dei consanguinei di Memeskia e avrebbero suscitato una guerra civile indiana. Così Memeskia divenne troppo sicuro di sé, di conseguenza l’orgoglio e l’arroganza divennero le sue caratteristiche principali. Quando nel 1751 una delegazione degli Ottawa si recò a Pickawillany per convincere il ribelle a tornare sotto la protezione francese, egli si vantò della sua amicizia con Inglesi e Irochesi. Il capo ribelle era insolente e offensivo. Questo si sarebbe rivelato un errore fatale.


Alleato degli Inglesi – dipinto di Robert Griffing

E non era soltanto per gli insulti, che già avevano il loro peso. Come segnala McDonnel, l’atteggiamento del Vecchio Britannico: …dimostrava il ruolo che Memeskia attribuiva agli Anishinabe in questa nuova configurazione. Gli Ottawa cominciarono a prepararsi per la guerra. Per prima cosa organizzarono importanti preparativi diplomatici, trattando con gli Irochesi, i quali poi, in effetti non si preoccuparono molto di proteggere i loro nuovi amici. Quindi assieme ai Francesi pianificarono un’operazione e la affidarono all’uomo maggiormente in grado di portarla a termine.
Scrive McDonnell:
«Memeskia riuscì ad attirare a Pickawillany altri alleati e li raggruppò in una diversa rete di relazioni, che lo aiutò a proteggere il suo villaggio. Ma un nuovo arrivato si sarebbe dimostrato alla sua altezza. A Michilimackinac, sul lago Michigan, uno dei pochi uomini che erano il prodotto delle strette alleanze realizzate nell’incerta prima metà del secolo stava per diventare maggiorenne. Immerso fin dalla nascita in un mondo di relazioni densamente intessute fra Indiani e Francesi che avevano continuato a rafforzarsi anche nei suoi primi ani di vita, Charles-Michael Mouet de Langlade avrebbe posto fine definitivamente ai sogni di Memeskia di una estesa alleanza anti-francese.»
Charles-Michael Mouet de Langlade era un duro combattente di frontiera. Quando le tensioni latenti tra Francia e Inghilterra divamparono nel 1754 nell’epica Guerra Franco Indiana, egli dimostrò di essere il miglior guerriero della Francia nelle foreste, duellando con i leggendari Roger’s Rangers nella regione del lago George e combattendo nella battaglia decisiva dei Piani di Abraham, dove il generale James Wolfe sconfisse Montcalm e consegnò il Nord America alla Gran Bretagna.


Commercio – dipinto di Robert Griffing

Nel 1752 de Langlade aveva 23 anni, ed era già pratico delle lotte intertribali e allevato come un cadetto francese. Inoltre era profondamente coinvolto nel commercio delle pellicce e nella comunità cattolica franco-anishinabe dei Grandi Laghi. Come McDonnel annota nella sua opera: “Egli era nella posizione ideale per favorire un programma filo-francese tra le sue conoscenze indiane.” Langlade e i suoi impiegarono l’inverno 1751-52 per reclutare combattenti al fine di sedare la ribellione del capo dei Miami Memeskia. Nel mese di giugno de Langlade guidò 270 guerrieri Ottawa, Ojibwa e Potawatomi a sud per affrontare la questione. Una trentina di partecipanti alla spedizione tornarono indietro quando a Detroit era giunta la notizia che i Miami erano stati colpiti dal vaiolo, un flagello terribile tra i popoli nativi del Nord America. Ma i restanti 240 continuarono a viaggiare rapidamente e giunsero ai confini di Pickawillany nelle prime ore del mattino del 21 giugno 1752. I ribelli Miami sapevano che stavano per essere attaccati. Infatti Langlade aveva fatto in modo che il villaggio sapesse che lui stava arrivando là. Al momento dell’arrivo della sua spedizione a Pickawillany, molti degli abitanti erano già fuggiti. Forse preferivano commerciare beni inglesi, ma non erano disposti a morire per essi. A Memeskia, l’arrogante ribelle, era rimasto solo un pugno di seguaci. Quando le donne del villaggio fortificato uscirono nei campi, i guerrieri di Langlade piombarono su di loro e le presero prigioniere. In una breve ma intensa schermaglia, 13 dei Miami rimasero sul terreno. Qualche Inglese si era barricato nelle cabin ai limiti del villaggio, ma si trattava di commercianti, non di combattenti, quindi preferirono arrendersi che combattere fino alla morte. Langlade pensò di non aver bisogno di assalire il villaggio, fortificato ma non ben difeso, quindi trattò. Egli richiese sottomissione, ma in termini allettanti: avrebbe permesso ai ribelli Miami libero passaggio se avessero semplicemente consegnato i mercanti inglesi del villaggio, se fossero tornati alle loro sedi precedenti e ridiventati amici e partner commerciali dei Francesi.


Pronti per il nemico – dipinto di Robert Griffing

Scrive McDonnell: Quelli entro la palizzata, di fronte ad attaccanti così numerosi, erano propensi ad aderire alla richiesta. Pensavano che fosse meglio consegnare gli Inglesi e le loro provviste di pelli di castoro e altri beni che rischiare l’annientamento. Ma entrambe le parti non tennero fede all’accordo. I difensori consegnarono solo tre dei cinque commercianti inglesi che erano con loro. Uno di loro era un fabbro che era stato ferito nel combattimento. I guerrieri di Langlade gli si lanciarono immediatamente addosso, lo pugnalarono a morte, lo scalparono e gli strapparono il cuore e lo mangiarono davanti ai difensori del villaggio. Riuscirono in qualche modo anche a catturare Memeskia e a trascinarlo fuori della palizzata. Dopo aver ordinato ai Miami di allinearsi lungo la palizzata e di stare a guardare, Langlade e suoi alleati uccisero Memeskia, lo misero a bollire e lo mangiarono davanti alla sua famiglia e ai suoi parenti.
Questa azione raccapricciante – che McDonnell pensa fosse essenzialmente un assassinio politico – aveva diversi scopi. Gli Anishinabe, sebbene parzialmente cristianizzati, occasionalmente praticavano ancora antichi riti di cannibalismo come mezzo per assorbire il potere del nemico. E Langlade aveva sicuramente capito che l’atto che aveva perpetrato avrebbe avuto risonanza in tutto il territorio del’Ohio. E così fu. Nonostante il terrore suscitato dall’attacco del 1752, la rivolta innescata da Memeskia e dai suoi si dissolse. I commercianti inglesi fuggirono dalla regione e i francesi tornarono in forze, erigendo Fort Duquesne alle Forche del fiume Ohio, nella Pennsylvania occidentale.


Fort Duquesne – dipinto di Robert Griffing

Nel 1754 un altro giovane ufficiale, di nome George Washington, avrebbe condotto un’azione contro questa installazione, innescando avventatamente una guerra epocale. Le schermaglie di Washington nei boschi, infatti, sono considerate come l’inizio del decisivo conflitto franco-inglese del 18° secolo, ma si può seriamente ipotizzare che la guerra si rese inevitabile quando Memeskia andò in pentola a Pickwillany.

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