Balla coi Sioux: Beltrami, un italiano alle sorgenti del Mississippi

A cura di Giuseppe Culicchia
«I Sioux sul piede di guerra», titolavano i giornali pochi mesi fa, riferendosi naturalmente non al 140° anniversario della battaglia di Little Big Horn ma alla lotta dei nativi americani – o per meglio dire di quel che ne resta oggi – contro il progetto della Energy Transfer Crude Oil, la compagnia responsabile del progetto dell’oleodotto destinato ad attraversare il North Dakota. Ma nel momento in cui alla parola Sioux tutti noi cresciuti coi film di John Ford pensiamo appunto a Toro Seduto, al generale – in realtà tenente-colonnello – George Armstrong Custer e all’ultima battaglia del suo Settimo Cavalleria, ricordandoci che il trombettiere di quello squadrone era l’italiano Giovanni John Martini, unico sopravvissuto perché mandato a chiedere rinforzi, non sappiamo che un altro italiano ebbe coi Sioux tutt’altro tipo di esperienze. Si chiamava Giacomo Costantino Beltrami, nato nel 1779 a Bergamo, magistrato, scrittore, carbonaro, massone iscritto al Grande Oriente d’Italia, nonché soldato agli ordini di Napoleone e quindi esule al tempo della Restaurazione.
E proprio dell’avventurosa vita di Beltrami tratta Luigi Grassia, giornalista della Stampa, in Balla coi Sioux (Mimesis, pp. 194, € 18), biografia che si legge come un romanzo anche se romanzo non è. Scrive Grassia: «Chi ha scritto il primo dizionario della lingua sioux? Non un americano ma un italiano, che si chiamava Giacomo Costantino Beltrami. E chi ha scoperto la sorgente del Mississippi più lontana dalla foce, andando da solo alla ventura in mezzo ai Sioux e ai Chippewa, vestito di pelli d’animale? Di nuovo quell’italiano, Beltrami. E chi ha raccolto la prima collezione di oggetti sacri, pipe, canoe e abiti delle tribù pellerossa, in un periodo storico (l’inizio dell’800) in cui nessuno in America lo faceva, perché ai nativi si sparava e basta? Sempre Beltrami. Che oggi negli Stati Uniti è conosciuto molto più che in Italia, come esploratore, studioso delle lingue sioux e azteca e pioniere della multiculturalità, in anticipo di varie generazioni sui suoi tempi».
Già: perché al di là della mutata situazione politica seguita alla caduta di Napoleone, a spingere Beltrami lontano dalla natia Bergamo ormai occupata dagli austriaci e fino alle sorgenti del Mississippi è uno spirito d’avventura degno di Huckleberry Finn, con cui condivide tra l’altro il fatto di percorrere il Grande Fiume americano a bordo di una canoa. Dopo aver abbandonato l’Italia, il Nostro fa tappa in Francia a Parigi e in un primo momento si ferma a Liverpool in Inghilterra. Ma per un ex soldato di Napoleone la patria di Wellington non deve essere il massimo. Così nel 1822 parte per il Nuovo Mondo, e sbarca negli Stati Uniti a Filadelfia.
Lo spirito del gentiluomo è irrequieto, come emerge anche dalle lettere che scrive alla contessa Compagnoni, utilizzate da Grassia per ricostruire le gesta di questo italiano leggendario. E le occasioni, per uno come lui, non mancano: l’America in quegli anni non è ancora alle prese con la corsa all’oro ma tra una guerra indiana e l’altra sta già costruendo il mito della Frontiera. Beltrami si spinge a St. Louis, e lì accarezza l’idea di scendere a New Orleans e poi varcare la frontiera col Messico. Ma a un tratto, ecco l’incontro destinato a cambiare i suoi piani. Un tale maggiore Taliaferro, agente incaricato dal governo di occuparsi delle tribù del Nord-Ovest, appena sceso con altri militari dal vapore Cahoun, gli propone di aggregarsi alla sua missione, consistente nello spingersi nei territori abitati solo dai nativi per far capire loro che il governo americano «è sempre lì, anche se non si vede spesso». Si tratta di seguire l’esempio del famoso generale William Clark, colui che si è spinto per primo in direzione dell’Oceano Pacifico. E proprio Clark è tra gli ufficiali del gruppo di Taliaferro.
Beltrami s’intrattiene per qualche giorno con questi, la sua mente si accende, decide di accettare l’inatteso incarico. È l’inizio di un’avventura che lo porta a diventare un esploratore al fianco del Taliaferro e poi del maggiore Stephen Long, ma che infine – complici alcuni dissidi con chi lo accompagna – lo vede spingersi in territori sconosciuti in completa solitudine: grazie a quella che oggi si definirebbe la sua grande empatia e alla sua umanità, Beltrami riesce a conquistarsi la fiducia dei Sioux e a farsi accettare in quanto uomo bianco da coloro che dall’uomo bianco hanno ricevuto in linea di massima solo pallottole.
E insomma: se il Palazzo della Civiltà Italiana all’Eur riporta scolpita sul travertino la celebre dicitura «Un popolo di poeti di artisti di eroi / di santi di pensatori di scienziati / di navigatori di trasmigratori», Giacomo Costantino Beltrami rientra di diritto in più di una di queste definizioni.

Titolo: Balla coi Sioux: Beltrami, un italiano alle sorgenti del Mississippi
Autore: Luigi Grassia
Editore: Mimesis
Pagine: 194
Rilegatura: Brossura leggera
Anno: 11 maggio 2017
Prezzo: € 15,30 (versione cartacea)
Prezzo: € 9,99 (versione per il Kindle)

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