La riabilitazione di Custer

A cura di Enrico Franceschini

La riabilitazione del generale Custer passa per quelle colline del Montana che sovrastano il fiume Little Big Horn su cui un gruppo di archeologi americani ha effettuato per anni delle ricerche approfondite sulla famosissima battaglia tra Sioux e alleati contro le giacche blu. Studiando 4400 oggetti – pallottole, monete, ossa, brandelli di stivali e altro materiale – recuperati in due anni di paziente lavoro sul luogo di una delle più celebri battaglie della conquista del West, i ricercatori sono riusciti a ricostruire, almeno parzialmente, quel che davvero accadde nel pomeriggio del 25 giugno 1876.
Ed ecco la novità. Sioux e Cheyenne erano armati con fucili a ripetizione, più che arco e frecce, mentre i militari disponevano di fucili a carica singola; Custer ed i suoi uomini, gli ultimi sopravvissuti all’ attacco, non si uccisero a vicenda terrorizzati all’idea di finire prigionieri degli indiani, nè tentarono poco onorevolmente la fuga, voltando le spalle ad un nemico cinquanta volte più numeroso; affrontarono invece gli indiani facendo quadrato, come vuole la tradizione cinematografica, anche se la battaglia si svolse diversamente da quella del famoso film in cui Errol Flynn interpreta la parte di Custer. Di film comunque c’è stato anche l’altro, in televisione, prodotto dalla Nbc nel 1991, quello più apprezzato dal pubblico di tutto il mondo, mentre una nuova biografia del generale, “Son of the Morning Star” (Figlio della stella del mattino), che ne è alla base, ha letteralmente spopolato in tutte le sue edizioni.

Così, a tanti anni dalla sua morte, George Armstrong Custer parrebbe aver ritrovato l’onore perduto. “Stiamo tornando verso un’era in cui si adorano gli eroi”, dichiara Lawrence Frost, un collezionista che ha raccolto 5000 libri e 35.000 oggetti che riguardano in qualche modo la figura del generale.
Ma la sua fu vera gloria? Le ricerche di Little Big Horn non saranno sufficienti per stabilirlo.
Ci sono infatti due maniere per giudicare il generale Custer, una strettamente militare, un’ altra più politica. Pochi ufficiali ebbero una carriera così rapida e spettacolare: a 24 anni Custer era il più giovane generale delle truppe unioniste nella guerra civile contro i confederati del Sud. Ma le controversie sono sempre state il suo forte. Perse i gradi davanti ad una corte marziale per aver lasciato senza permesso il comando di Fort Wallace, li ottenne di nuovo grazie all’ intercessione del generale Sheridan.
Il generale Custer
Massacrò i Cheyenne a Washita, abbandonando un piccolo distaccamento di soldati, che finì trucidato dagli indiani. Guidò una spedizione nelle Black Hills, le Colline Nere che i Dakota consideravano territorio sacro, riaprendo col suo gesto le ostilità contro i Sioux.
E infine Little Big Horn.
Inviato in avanscoperta con 600 uomini, decise di attaccare l’accampamento degli indiani, ignaro di avere di fronte circa 10.000 uomini. Divise le sue truppe in tre gruppi, due dei quali lo abbandoneranno poi alla sua tragica fine. Secondo Evan Connell, autore di “Son of the Morning Star”, Custer sperava di guadagnare addirittura la presidenza degli Stati Uniti sconfiggendo da solo una irriducibile tribù di indiani. Ne sapremo certo di più quando tutti i dati raccolti dagli archeologi Richard Fox, Doug Scott e da altri 50 volontari, saranno inseriti in un computer, in modo da costruire una precisa mappa della battaglia e delle tattiche che l’hanno decisa. Ma intanto la sua parziale riabilitazione allontana l’immagine di generale megalomane e pazzo diffusa da un film come “Piccolo grande uomo”, e riaccende polemiche contro gli indiani.
Su un muro del cimitero di Little Big Horn, un monumento nazionale che ospita le salme dei soldati caduti nella battaglia, c’è una scritta attribuita ad Alce Nero, il capo dei Sioux: “Apprendi il potere della pace”. I nuovi fan del generale Custer vogliono che sia cancellata, perchè, dicono, “questo ostile pellirossa combattè quel giorno contro i nostri soldati americani”.

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