Piccolo Corvo (Little Crow)

A cura di Cristina Uderzo


Protagonista per eccellenza della Grande Insurrezione Santee fu senza dubbio Piccolo Corvo, Taoyateduta, “La Sua Rossa Nazione”, per la sua gente, i Mdewakanton.
Nacque nel 1803 in un villaggio nei pressi del fiume Mississippi da Miniokadawin, prima moglie del Capo di una banda di sioux Kaposia, Cetanwakuwa, Chargin Hawk, tradotto erroneamente dai bianchi in Corvo e da qui il nome con cui la storia ricorda anche il figlio.
Piccolo Corvo era il maggiore di dieci fratelli e diventò capo durante un periodo di grave crisi per il suo popolo, ereditando il ruolo del padre, morto intorno alla metà del 1800 da un colpo partito accidentalmente dalla propria pistola.
La madre, figlia di un capo e donna di grande spirito e bellezza, lo allevò secondo gli antichi insegnamenti della sua gente e si dice che lo temprasse col ghiaccio per rendere forti i suoi nervi e rimaneva molti giorni con lui nella fitta foresta per fargli conoscere l’importanza della solitudine e i misteri dello spirito.


Una fotografia di Piccolo Corvo nel 1862

Ma Piccolo Corvo aveva un carattere forte, la sua fierezza lo schierava sempre contro ogni tipo di controllo o potere, portandolo durante la sua giovinezza a un comportamento spregiudicato, a compagnie non sempre felici, come quella di Jack Frazer, mezzosangue, con cui sfidò in una battuta di caccia gli altri membri della tribù, facendo fuggire la selvaggina. Altra debolezza di Piccolo Corvo era il gioco d’azzardo, che lo ridusse alla perdita di tutti i suoi averi una volta, ma nonostante tutto, rimaneva sempre una persona coraggiosa – a dodici anni salvò la vita a un suo amico caduto nel lago ghiacciato- e carismatica , capace di una resistenza incredibile, come nell’occasione in cui corse per cinque giorni dietro a un branco di alci, battendo 25 miglia al giorno senza fermarsi, confermando così la caratteristica forza fisica dei Dakota, capaci di star dietro a piedi ai branchi di selvaggina per giorni.
Un ritratto di Piccolo Corvo
Per ottenere il titolo di capo Piccolo Corvo dovette lottare con la gelosia dei suoi fratellastri, figli della seconda e della terza moglie di Cetanwakuwa, che complottarono contro di lui, fallendo nell’intento di ucciderlo, ma lasciandogli una ferita che lo accompagnò per il resto della vita. Dopo di questo, divenne capo ufficiale dei Mdewakanton e dal 1846 guidò il suo popolo nella dura lotta contro il governo americano. All’inizio della seconda metà dell’800, infatti, furono stipulati con i capi delle diverse tribù Dakota numerosi trattati per la concessione di terre, in cambio di una manciata di dollari. I commercianti corrotti dell’epoca si arricchivano con il denaro che spettava al popolo, e Piccolo Corvo vide la sua gente ridursi alla fame in breve tempo. Fu costretto come molti altri a firmare il trattato del 5 agosto 1851 e si recò quattro anni dopo a Washington, per discutere dei promessi ma mancati aiuti del governo; si rese conto poi di aver fatto il più grande errore della sua vita firmando quel trattato.
Per di più la Guerra Civile era iniziata e il fatto dell’uccisione di alcuni coloni bianchi da parte di un gruppo di guerrieri Dakota portò Piccolo Corvo a dover prendere una scelta definitiva: guidare la grande insurrezione del suo Popolo.
Dichiarò che lo avrebbero visto sul fronte di tutte le battaglie, e così fu, non stancandosi mai di incitare i suoi guerrieri alla lotta per difendere le loro terre.


Gruppo di bianchi sfollati nel 1862 per via della rivolta dei Dakota

Dopo la sanguinosa sconfitta di Wood Lake, fuggì in Canada, cercando aiuto presso alcune tribù Dakota, ma non trovandone decise di far ritorno in Minnesota.
Lasciò il Canada con un gruppo di amici fidati, incluso suo figlio più giovane, Wowinape, che aveva appena quindici anni.
Il suo intento era di giungere a St. Paul e, siccome sulla sua testa pendeva una taglia, qui si sarebbe arreso a degli amici, come il governatore Ramsey, che gli dovevano dei favori. A poche miglia dalla città congedò il gruppo d’amici fidati che lo accompagnavano, restando solo col figlio.
Prigionieri Dakota alla fine della rivolta
Il mattino dell’8 luglio 1863 Piccolo Corvo e il figlio stavano raccogliendo bacche selvatiche nei pressi di Scatter Lake, quando furono avvistati da un colono, Nathan Lampson.
L’uomo non sapeva chi fosse Piccolo Corvo, sapeva solo che era un indiano e ciò gli bastò, così appoggiò il fucile sulla spalla e sparò. Il grandioso ma sfortunato capo, che aveva liberato parte del suo paese dalla colonizzazione dei bianchi, cadde a terra senza lottare. Il ragazzo prese l’arma del padre e si prodigò nel cercare l’assassino, ma non sapendo in quale direzione era scappato, raggiunse gli amici.
Intanto Lamson corse a riferire la notizia. Il corpo di Piccolo Corvo fu trovato e identificato; il suo scheletro e il suo scalpo furono esposti nel Minnesota Historical Society fino al 1871, anno in cui fu restituito finalmente alla famiglia e sepolto nella riserva di Flandreau, Sud Dakota.

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