Children’s Blizzard
A cura di Sergio Mura
Una maestra salva i bambini tenendoli legati con una corda
Nel gennaio del 1888 le grandi pianure degli Stati Uniti furono colpite da una tremenda quanto inattesa tempesta di neve che venne in seguito chiamata “The Schoolhouse Blizzard” o “Children’s Blizzard” perché purtroppo a patirne le principali conseguenze furono i bambini che si trovavano nelle scuole e che delle centinaia di morti rappresentarono la maggior parte. Tutto accadde precisamente il 12 gennaio 1888. La tormenta di neve venne in una giornata che tutto sommato – per il periodo invernale – era stata relativamente calda, tanto che la cifra principale di questo evento fu l’aver colto totalmente di sorpresa moltissime persone, comprese le intere scolaresche che restarono intrappolate nelle scuole.
La tempesta di neve fece seguito ad alcuni giorni di freddo particolarmente intenso dal 7 all’11 gennaio.
Dal 12 al 13, con la vera e propria tempesta, cadde tantissima neve su tutte le pianure settentrionali e centrali.
Le previsioni del tempo per quel giorno erano state diffuse dal Weather Bureau, che all’epoca era gestito da un certo Adolphus Greely che avvertì del rischio di subire un’ondata di gelo e pesanti nevicate nel Dakota e nel Nebraska, nel Minnesota e nel Wisconsin.
L’11 gennaio, un vento gelido scese verso sud e sud-est dall’Alberta, in Canada, nel Montana centrale e poi nel nord-est del Colorado, fino alla mattina del 12 gennaio. Le temperature registrarono una sorprendente risalita proprio il giorno 12. Per capire meglio, basti pensare, ad esempio, che Omaha, nel Nebraska registrò una temperatura di -21 ° C alle 7 del mattino dell’11 gennaio, mentre la temperatura era aumentata fino a -2 ° C alle 7 del mattino del 12 gennaio. Il fronte freddo si spostò rapidamente nel Nebraska sud-orientale dalle 3 del pomeriggio del 12 gennaio e infine nel Wisconsin sud-occidentale fin dalle 23 dello stesso giorno. L’11 gennaio, la massiccia massa d’aria fredda che si era formata intorno dall’8 gennaio a Medicine Hat (Alberta) e Qu’Appelle (Saskatchewan), aveva raggiunto una superficie di oltre 780 miglia.
La tormenta fu causata dall’urto dell’immenso fronte freddo proveniente dall’Artico con una massa di aria calda e umida proveniente dal Golfo del Messico. Nel giro di poche ore, il fronte freddo portò ad una diminuzione della temperatura da alcuni gradi sopra lo zero a -29° C., con punte registrate in alcune località di -40° C. Questa ondata di freddo non arrivò da sola, ma tristemente accompagnata da forti venti e intensissime nevicate. La tempesta si mosse assai rapidamente, colpendo il Montana nelle prime ore del 12 gennaio e attraversando il territorio del Dakota da metà mattina fino al primo pomeriggio fino a raggiungere Lincoln, nel Nebraska, alle 15 nel pomeriggio.
Molti di quelli che furono colti di sorpresa, furono ingannati dalla risalita delle temperature di quel giorno e anche da quella che a tutti sembrò una bella giornata. Carl Saltee, un’adolescente norvegese immigrata a Fortier, nel Minnesota, ha ricordato che “il 12 gennaio 1888 intorno a mezzogiorno era così caldo che si scioglievano persino la neve e il ghiaccio dalla finestra fino a dopo le 13”. Tutto questo cambiò rapidamente intorno alle 15.30 quando “un muro scuro e pesante si è sviluppato intorno a nord-ovest arrivando veloce, arrivando rumorosamente come Un temporale, come uno sparo. In pochi momenti ci siamo ritrovati sotto la tempesta di neve più impressionante che io abbia mai visto nella mia vita con un terribile vento forte, come un uragano, con la neve che scendeva così fitta che non riuscivamo a vedere a più di 3 passi dalla porta”.
Il Boston Daily Advertiser riportò sotto il titolo “Mezzanotte a mezzogiorno” che “A Fargo… il mercurio indicava 47° sotto lo zero e un forte uragano che soffia senza sosta… A Neche, Dakota, il termometro è sceso fino a 58° sotto lo zero.”
Ciò che rese la tempesta così micidiale fu anche l’orario che colse tutti al lavoro o a scuola. Inoltre, il fortissimo vento spingeva ovunque la neve che era di natura polverosa, riducendo a zero la visibilità nelle pianure all’aperto. Le persone si recarono tranquillamente in città fidandosi anche del tempo mite del mattino. Di conseguenza, migliaia di persone, tra cui molti scolari, rimasero intrappolati nella tormenta. Il bilancio delle vittime fu di 235. Gli insegnanti scelsero di trattenere i bambini nelle loro aule scolastiche. Le poche eccezioni a quella decisione finirono in un disastro.
I viaggi furono gravemente ostacolati nei giorni seguenti.
Due mesi più tardi, un’altra bufera di neve colpì gli stati della costa orientale: questa tormenta era conosciuta come la Grande bufera nel 1888 .
Alcune vicende del giorno della tempesta
- Plainview, Nebraska: Lois Royce si è ritrovata intrappolata con tre dei suoi studenti nella sua scuola. Alle 3 del pomeriggio, avevano finito il combustibile per il riscaldamento. La sua pensione si trovava a soli 75 metri, quindi tentò di condurre i bambini lì. Tuttavia, la visibilità era così scarsa che si persero e i bambini, due ragazzi di nove anni e una bambina di sei anni, si congelarono fino al sopraggiungere della morte. L’insegnante sopravvisse, ma i suoi piedi furono congelati e dovettero essere amputati
- Contea di Holt, Nebraska: Etta Shattuck, una maestra di diciannove anni, si perse mentre tornava a casa e cercò riparo in un pagliaio. Rimase intrappolata lì fino al suo salvataggio, 78 ore dopo, ad opera di Daniel D. Murphy e dei suoi operai. Morì il 6 febbraio a causa di complicazioni dovute a un intervento chirurgico per amputare i piedi e le gambe congelati.
- A Great Plains, South Dakota, i bambini furono tutti tratti in salvo. Due uomini legarono una corda alla casa più vicina e si diressero verso la scuola. Lì legarono l’altra estremità della corda e portarono i bambini al sicuro.
- Mira Valley, Nebraska: Minnie Freeman condusse tranquillamente tredici bambini dalla sua scuola a casa sua, a quasi due chilometri e mezzo di distanza. Girò la voce che la maestra utilizzò una corda per tenere insieme i bambini durante la tempesta accecante.
- Un allevatore di 36 anni, James Jackson, appena fuori Woodstock, nel Minnesota, trovò il suo bestiame morto congelato per un tratto di circa 10 miglia.
- Il giornalista Charles Morse, fondatore del Lake Benton News, raccontò che “il mio alloggio era al secondo piano. Arrivato a casa, ho scoperto che il vento aveva forzato l’apertura della porta e la scalinata era piena di neve, ma quando ho raggiunto la mia stanza ho trovato il mio letto coperto da diversi centimetri di neve che era entrata anche attraverso il buco della serratura.”
- I pionieri William e Kate Kampen, che vivevano in una piccola stalla a Marion, nel Sud Dakota, furono colti completamente impreparati ad una tale tormenta. Avevano esaurito il carbone per il fuoco e così William fu costretto a partire per la città di Parker, Sud Dakota, a circa 23 miglia di distanza. Prese con sé due dei suoi cavalli. Mentre William era andato via, la diciannovenne Kate partorì da sola il figlio primogenito Henry Royal Kampen. Era l’8 gennaio 1888. Mentre in città la bufera di neve colpì, diversi amici di Williams tentarono di persuaderlo a rimanere in città, ma lui sapeva di dover tornare a casa da Kate, anche se neppure immaginava che lei aveva partorito. La tempesta infuriava mentre lui cercava di tornare a casa. Rimase in mezzo alla bufera con i suoi cavalli, finché quelli morirono a causa del vento che li soffocò. William riuscì a trovare un granaio in cui c’erano dei maiali e così entrò dentro per cercare di scaldarsi. Nel frattempo, Kate riuscì a mantenersi viva con il bambino semplicemente restando al coperto dentro il letto. Alla fine, William tornò a casa da Kate e dal piccolo, dopo aver trascorso tre giorni e tre notti nella prateria da solo al gelo.