Abel

A cura di Gian Mario Mollar
Nella prateria piuttosto piatta e monotona del western contemporaneo (e di quello italiano in particolare) “Abel”, il nuovo romanzo di Alessandro Baricco pubblicato pochi giorni fa da Feltrinelli, si staglia contro il cielo come una mesa dallo strano profilo. Questa breve recensione è una cavalcata per esplorarne da più vicino le pendici e gli anfratti.
“Un western metafisico”: il sottotitolo ci mette sulla buona strada. Il West raccontato in questo romanzo ha poche coordinate spazio-temporali, è un fondale poco più che abbozzato per raccontare una storia, anzi diverse storie, brutali e innocenti come la vita stessa, “un unico respiro di meraviglia, sangue, sperma e orrore”. Sta forse in questo il fascino più profondo e segreto della narrativa di Frontiera: nell’eliminazione dei dettagli e del superfluo. In un mondo come quello contemporaneo, oberato di dettagli, accessori e opzioni, il West ci invita, o forse ci costringe, all’essenziale. E una volta tolto tutto il superfluo, quello che rimane sono le “questioni di vita e di morte”, quelle che Cormac McCarthy, che di western metafisici se ne intendeva, definiva come le uniche cose di cui si debba occupare la letteratura. Leggi il resto