I Sioux


Guerrieri Sioux
Come in altri casi di tribù indiane, il nome con cui ci siriferisce a un popolo è diverso da quello con cui quel popolo si riferisce a se stesso. Così, il termine “Sioux” trae origine dal termine “piccolo serpente”, usata con volontà dispregiativa dagli Algonchini per additare le popolazioni che vivevano nelle grandi pianure centrali degli Stati Uniti e del Canada Meridionale, fra il fiume Platte fino al monte Heart e dal Missouri fino alle montagne chiamate Big Horn.
L’appellativo prese a diffondersi quando alcuni esploratori francesi chiesero a un indiano Chippewa (i Chippewa erano tradizionali avversari dei Sioux) il nome della gente che popolava quelle terre.
La logica risposta fu: “piccolo serpente”, rispetto al “serpente” rappresentato ai loro occhi dagli Irochesi).
La parte finale dell’espressione Nadowe-is-iw – singolare di Nadowe-is-iweg – che significava appunto “piccolo serpente”, servì per sempre a identificare il vasto insieme di tribù Dakota (che, come i termini “Lakota” e “Nakota”, significa invece alla lettera “alleanza”) accomunate da una medesima lingua e da identiche tradizioni culturali.
I Sioux erano costituiti da sette distinti raggruppamenti che si riunivano insieme formando i “Sette fuochi del consiglio”.
Toro Seduto
I raggruppamenti erano gli Oglala (Coloro-che-si-disperdono), i Sicangu (o Cosce Bruciate o anche Brulé), i Mineconjou (più precisamente Mnikan’oju o Mnikowoju, ossia “Seminatori d’un campo vicino il fiume”), gli Hunkpapa (Che-si-accampano-all’ingresso), Sihasapa (o Piedi Neri, da non confondere tuttavia con l’omonimo gruppo algonchino dei Siksika del Montana), gli Oohenonpa (o Due Marmitte), gli Itazipcho (o Sans Arcs, da itazipa, “arco” e “o”, abbreviazione di odan, “senza”).
Verso il 1800 i “Due Marmitte”, i “Piedi Neri”, i “Sans Arcs” e gli “Hunkpapa” costituirono un unico gruppo, chiamato “Saoni” mentre gli “Oglala”, i “Brulé” e i “Mineconjou” si radunarono in un’entità chiamata genericamente “Teton”. In epoche più antiche sembra che, oltre a tali gruppi, si dovessero annoverare anche i Wahpeton, i Mdewakanton, i Wahpekute, i Sisseton (chiamati collettivamente “Santee”), gli Yankton, gli Yanktonai e i Teton.


Un villaggio Sioux

Gli Assiniboin facevano parte dei Sioux Yanktonai ma poi si distaccarono dalla loro gente d’origine per spostarsi verso le regioni canadesi di Manitoba e del Saskatchewan nel XVII secolo. Il loro idioma, il Nakota, come i vari linguaggi Sioux, appartiene al ceppo linguistico denominato Siouan ma dalle lingue Dakota e Lakota si differenzia notevolmente nel parlato tanto da non rendere possibile alcuna forma diretta di comunicazione orale. I tre principali gruppi Sioux sono i Lakota (più correttamente “Lakhota”) a ovest, i Dakota (Dakhota) a est e i Nakota (Nakhota) nell’area intermedia. Ciascuno di essi è composto da diversi raggruppamenti più piccoli.
Sono pervenute pochissime informazione sui Sioux nei tempi precedenti all’arrivo degli europei nel continente americano. Secondo alcuni studi, alla fine del Cinquecento queste popolazioni dovevano essere stanziate in un’area corrispondente circa all’attuale stato della Carolina del Nord e un centinaio di anni dopo, probabilmente a causa della costante minaccia rappresentata dalla vicina e potente Lega degli Irochesi, essi sembra abbiano dovuto risalire il corso del fiume Missouri, fino a stabilirsi nelle foreste a ovest dei Grandi Laghi, dove sarebbero rimasti almeno per tutto il Seicento.


La partenza di un gruppo di guerra

A causa della crescente pressione dei loro tradizionali nemici Ojibway o Chippewa, i Sioux (con l’eccezione dei Santee, rimasti nelle foreste del Minnesota orientale fino al 1862) si spostarono nelle praterie, nel corso di un lungo processo che li portò a dedicarsi a una vita nomade lungo le piste del bisonte, entrando così a far parte del numero di tribù che dettero vita alla breve ma intensissima “cultura della prateria”. Il processo di spostamento nelle praterie venne accelerato dalla ricomparsa del cavallo che, estintosi nel continente nordamericano durante il Pleistocene, vi fece ritorno con i conquistadores spagnoli.
Walking Shooter, Hunkpapa
In origine probabilmente i Sioux erano agricoltori seminomadi ma ben presto si trasformarono in cacciatori nomadi, spesso al seguito delle mandrie di bisonti. Da questo animale si ricavavano carne e pelli.
Accanto alla caccia, l’attività principale degli uomini era la guerra. I Sioux sono passati alla storia per la loro grande resistenza all’invasione degli uomini bianchi. Per i Sioux, la guerra era per molti versi un gioco anche sanguinoso basato sul valore e sul coraggio: in certi casi essi si limitavano a toccare l’avversario per simboleggiarne l’uccisione, lasciandolo non di rado in vita; il prestigio infatti si conquistava con le gesta di puro valore e ogni “colpo” ne era la dimostrazione, reso esplicito da una penna d’aquila fra i capelli.
Le donne si occupavano dei bambini, dell’orto e soprattutto della casa e l’etica sessuale era rigidissima e biasimata ogni forma di violazione dei relativi codici comportamentali, anche se ampiamente praticata era la fuga prematrimoniale allorché un matrimonio era avversato dalle famiglie degli interessati.
L’abitazione dei Sioux, il tepee, è una tenda conica di 4-5 metri di diametro coperta di pelli di bisonte. Da 10 a 20 lunghe pertiche di legno erano alzate sul terreno in un circolo, legate insieme all’estremità superiore e coperte da pelli di bisonte cucite insieme; in alto rimanevano due aperture mobili per far uscire all’occorrenza il fumo. Un foro ovale in basso, posizionato ad est, consentiva l’accesso; l’interno aveva il focolare nel centro e tutto intorno sedili e letti di pelliccia. Sempre all’interno un controtelo fungeva da isolante per l’umidità, per il freddo e il caldo. Il posto riservato al capofamiglia era di fronte all’entrata, quindi ad ovest, la zona più protetta dalle correnti d’aria.


Una famiglia Lakota

A sud stava la donna; qui teneva tutti gli oggetti che le servivano per i lavori domestici, ed anche tutti i letti della famiglia. A nord si trovavano varie suppellettili e i giacigli degli ospiti. Il tepee, fabbricato e regolarmente montato e smontato dalle donne, portava spesso decorazioni esterne ed era molto leggero e semplice da montare e smontare, specialmente dal momento in cui il cavallo si era diffuso tra i Sioux.
Grande importanza veniva attribuita dai Sioux alla figura del cerchio: la disposizione del villaggio era circolare, gli anziani sedevano in cerchio durante le cerimonie, il cielo e la terra erano considerati circolari.
Un uomo della medicina
La loro religione si basa sull’idea di Wakan, espressione della forza soprannaturale che permea l’universo, le persone e le cose, di cui il dio Wakan Tanka era la massima incarnazione “Wakan Tanka era, è, e sempre sarà – affermano i Sioux – Egli è il Grande Mistero. È uno e molti. È il Signore di tutte le cose, il Grande Spirito, il Creatore. Colui che dirige e regge l’universo” (Enzo Braschi, Il popolo del Grande Spirito, Milano, Mursia, 1986, p. 50). Altra espressione per indicare Wakan Tanka è Ateyabi, ossia “Dio Padre”.
Sue emanazioni sono i quattro dèi superiori: Skan, il Cielo, protettore della potenza creatrice, giudice degli uomini e degli stessi dèi, una cui figlia era Anog Itè; Wi, il Sole, protettore del coraggio, della generosità e della lealtà; Maka, la Terra, protettrice della vita, e Inyan, la pietra, protettrice dell’autorità e del genio artistico. Tutte queste ipostasi di Wakan Tanka sono responsabili dell’equilibrio dell’universo.
Vengono poi gli dèi Associati, complementari delle divinità Superiori: a Skan era infatti associato Tate, il Vento; a Wi era associata Hanwiyanpa, la Luna; Wohpe era collegata a Maka e rappresentava la figlia del Sole e della Luna, protettrice dell’amore e della pace e infine a Inyan era associato Wakinyan, il Tuono che segnala la potenza della natura.
Infine gli dèi Imparentati: il dio-Bisonte, il dio-Orso i Quattro Venti e il Turbine. A un gradino decisamente inferiore si collocano i semi-dèi: Potenza, Spirito, Anima e Simile-allo-spirito.
Una pipa cerimoniale
La Pipa è l’oggetto più sacro per le nazioni delle grandi pianure ed è anche diffusa in altre aree culturali. Essa è principalmente uno strumento di preghiera, detta in lingua lakota cannunpa. Secondo la tradizione la Pipa era stata donata agli uomini da Wohpe, la Donna Bisonte Bianco.
La Pipa è composta di due parti distinte: il cannello (ottenuto da legno di acero) e il fornello, ricavato da una pietra rossa (la catlinite) che può essere reperita in unico posto al mondo: Pipestone in Minnesota. Quando non viene utilizzata le due parti devono assolutamente rimanere separate; mantenerle collegate costituirebbe un grave sacrilegio, perché l’atto di congiungerle equivale all’unione del maschile e del femminile, del Cielo e della Terra. Di solito viene fumata la corteccia interna del salice rosso (canšaša) addolcita con altre erbe o con canli icahiye, una corteccia aromatica proveniente dal Montana (canli significa anche “tabacco”). La Pipa rappresenta una potente unione tra mondo fisico e mondo metafisico: quando viene usata accomuna tra loro i fumatori in senso orizzontale e chi fuma con il mondo metafisico in senso verticale (il fumo infatti sale in alto). Giurare il falso con una Pipa accesa in mano è considerata un’offesa gravissima: da qui l’uso della Pipa come strumento di pace e di riconciliazione.
“La più potente protezione che abbiamo contro il male è la nostra Pipa. Io uso la mia quasi ogni volta che eseguo una cerimonia. La Pipa è un dono sacro ricevuto dai Sioux e rappresenta per noi la comunanza che abbiamo con Wakan Tanka e gli Aiutanti. Tenere in mano la Pipa e usarla nelle cerimonie equivarrebbe per un cristiano tenere Gesù Cristo fra le mani mentre prega” (Frank Fools Crow, 1890-1989).
Frank Fools Crow
Fino al 1870 i Sioux praticavano numerosi rituali. Da questa data in poi però il governo degli Stati Uniti vietò la pratica della spiritualità nativa e l’uso della lingua, proibendo perfino le danze e qualunque rituale non cristiano. Con queste leggi i bianchi volevano far integrare forzatamente i nativi nella loro società, trasformandoli da cacciatori nomadi in agricoltori sedentari. I Sioux furono una delle poche tribù delle Pianure, insieme agli Cheyenne, che attutirono i danni di queste leggi continuando a praticare di nascosto i propri riti.
Nelle cerimonie svolgevano un ruolo fondamentale alcuni oggetti carichi di valenze simboliche, ritenuti indispensabili per il corretto svolgimento dei riti. Grande importanza avevano ad esempio le piume: il copricapo ricoperto di tali ornamenti aveva lo scopo di dimostrare l’audacia di chi l’indossava; da ricordare anche i guanti coperti da becchi d’uccello che, vibrando durante le danze, producevano un suono tintinnante che ben si accordava al ritmo del tamburo. Le maschere completavano l’abbigliamento cerimoniale, permettendo allo sciamano di trasformarsi idealmente nell’essere che voleva rappresentare e favorendo l’estasi. Le danze spesso erano accompagnate dal tamburo, strumento destinato a facilitare il collegamento con l’altro mondo, e dal flauto a sei buchi, quattro che rappresentavano i venti e due la terra e il cielo. Le cerimonie tradizionali dei Sioux erano sette: Inipi o Capanna della purificazione (sorta di sauna); Wiwànyank Wacìpi o Danza del sole; Hanbleceyapi, la ricerca di visione; Wanagi yuhapi, la custodia dello Spirito; Hunkapi, La cerimonia di affratellamento; Išnata Awicalowan, la cerimonia della pubertà femminile; Tapa Wanka Yeyapi, il lancio della palla.


La danza del sole

Nell’ultima parte del XIX secolo, con la posa dei binari delle ferrovie, i cacciatori (come Buffalo Bill) ingaggiati per rifornire di carne fresca i lavoratori, annichilirono quasi le sterminate mandrie di bisonti, l’alimento-base dei nativi americani, contribuendo non poco a sedentarizzare le popolazioni delle pianure. I Santee e i Lakota furono costretti ad accettare di vivere nelle riserve identificate dai bianchi in cambio dei loro abituali territori di caccia, e a trasformarsi in allevatori di bestiame domestico e coltivatori di granturco, diventando sempre più dipendenti dai versamenti annuali elargiti graziosamente dal governo federale in base agli accordi forzosamente fatti sottoscrivere.

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