Gli indiani del far-east

A cura di Cesare Bracchi

Indiani Micmac
Molto meno noti dei loro colleghi dell’ovest, ma non per questo meno interessanti, sono gli indiani delle popolazioni indigene della parte più orientale del continente americano.
In particolare ci occupiamo di quelle tribù che vivevano nella zona più ad est del Canada.
Queste popolazioni aborigene hanno vissuto tra le foreste, i fiumi e le coste di questo continente per migliaia di anni e i loro discendenti sono ancora qui oggi. Le Provincie Atlantiche (che corrispondono ai seguenti stati canadesi: Terranova e Labrador, Nuova Scozia, New Brunswick e Isola del Principe Edoardo) sono tuttora popolate da molti gruppi aborigeni tra i quali: Inuit (meglio noti come Eschimesi), Micmac, Passamaquoddy e Maliseet. Ognuno possiede la propria lingua e la propria cultura.
Esistono numerosi siti archeologici, storici e naturalistici, nonchè parchi nazionali gestiti dalle autorità canadesi che offrono l’opportunità di avvicinarsi alla cultura e alla storia di queste popolazioni.
Un recente viaggio in queste terre mi ha dato la possibilità di saperne di più e di poterne poi dare conto in queste pagine.
In particolare, la zona presa in considerazione è l’estrema propaggine orientale della grande nazione canadese, vale a dire l’isola di Terranova (Newfoundland).


Un classico paesaggio costiero di Terranova

Gente di Terranova
Per oltre 5.000 anni alcune zone centrali di Terranova sono state occupate da una successione di popolazioni. Nell’ordine: Indiani Marittimi Arcaici, Eschimesi Groswater e Dorset, Indiani Preistorici Recenti, Indiani Beothuk e Micmac, Europei Stagionali e Permanenti.
Il sito archeologico più antico colloca i primi insediamenti nella baia di Bonavista circa 5.000 anni fa.
I primi abitanti arrivarono dal Labrador Meridionale attraverso lo stretto di Belle Isle. Gli Indiani Micmac giunsero direttamente dalla Nuova Scozia, mentre gli europei, che arrivarono da est, furono inizialmente vichinghi della Groenlandia che fecero solo visite temporanee.
Con la sola eccezione del continuum Indiani Preistorici – Beothuk, ogni gruppo etnico fu alla fine scacciato e sostituito da un altro, con il quale non aveva nessuna relazione, ma che aveva saputo adattarsi meglio all’ambiente.


Il museo Boyd’s Cove

Indiani Marittimi Arcaici
Gli Indiani Marittimi Arcaici furono i primi abitanti dell’isola di Terranova, ove giunsero, come detto, attraversando lo Stretto di Belle Isle circa 5.000 anni orsono. Vivevano probabilmente in piccoli gruppi di famiglie imparentate. La grandezza dei loro insediamenti dipendeva principalmente dalla disponibilità di cibo della zona.
Alcuni scavi in zone costiere del Labrador hanno evidenziato la costruzione di Longhouse ad uso commerciale, mentre altri siti fanno intendere che era comune anche l’uso di piccole tende, soprattutto quando si rendeva necessario dividere la tribù in gruppi più piccoli per cacciare in zone diverse.
Questa popolazione, alla pari di altri gruppi nativi, programmava i propri spostamenti stagionali in coincidenza della presenza di animali migratori. Durante la primavera e l’estate preferivano rimanere vicino alle grandi colonie di foche e altri mammiferi marini e ai pesci migratori. Diversamente, in autunno e all’inizio dell’inverno, si spostavano all’interno per intercettare la grandi mandrie di caribou durante la loro migrazione.
Il ritrovamento di numerosi utensili come scalpelli, ascie e scuri testimonia della operosità di questa gente che prediligeva l’ardesia come materia prima per questi attrezzi in virtù della sua facilità ad essere lavorata.
E’ facile pensare che con questa attrezzatura siano stati in grado di costruire canoe e abitazioni di legno.
Altre informazioni su questi primi abitanti di Terranova provengono dalle necropoli scoperte a Twillingate e Port Aux Choix . Nelle tombe, oltre agli scheletri, sono stati ritrovati molti oggetti che venivano lasciati accanto alla salma affinchè potessero essere utilizzati nella vita ultraterrena.

Paleo-Eschimesi
Gli Eschimesi Dorset scesero dalle zone artiche circa 4.000 anni fa e si stabilirono inizialmente lungo la costa dell’attuale Labrador. La loro economia marittima ben si adattò all’ambiente sub-artico.
Coesistettero con gli ultimi Arcaici Marittimi e popolarono la costa occidentale.
Gli archeologi ritengono che, circa 1.000 anni dopo, gli Eschimesi Groswater attraversarono lo Stretto di Belle Isle e arrivarono sull’isola di Terranova.
Un paio di secoli più tardi, anche gli Eschimesi Dorset giunsero sull’isola e ne popolarono soprattutto le coste.
Gli accampamenti dei Paleo-Eschimesi si trovavano, come detto, lungo le coste. Alcuni di questi, come ad esempio quello di Port Aux Choix, erano piuttosto grandi e probabilmente riunivano parecchie famiglie per l’annuale periodo di caccia alle foche nelle acque del Golfo di San Lorenzo. Altri insediamenti risultano più piccoli e, con ogni probabilità, fanno riferimento a gruppi di cacciatori.
I Dorset continuarono la tradizione artica dell’uso della steatite per la fabbricazione di pentole e lampade ad olio da usare per illuminazione e riscaldamento. La più grande cava della regione si trova a Fleur de Lys dove furono scavati migliaia di blocchi di steatite dagli Eschimesi Dorset, nel corso di un millennio.
I Groswater preferivano invece la selce. I loro manufatti più caratteristici erano gli arpioni e attrezzi simili a bulini con i quali intagliavano il legno e il corno. Gli arpioni dei Dorset si distinguono invece per la doppia lama sulla punta.


Un pannello dedicato ai Micmac

Indiani Preistorici Recenti
Durante l’ultimo periodo preistorico i nativi del Canada atlantico si adattarono a mutate condizioni ambientali.
Lo stile e la tipologia dei manufatti riflette questi cambiamenti e le influenze di altre regioni.
Benchè sia generalmente ritenuto che gli Indiani Marittimi Arcaici siano gli avi dei Beothuk, gli archeologi preferiscono distinguere le due culture.
In particolare i siti dei Cow Head, Beaches e Little Passage hanno mostrato queste variazioni culturali e l’esame al radiocarbonio ha datato questi ritrovamenti intorno a 1300-1600 anni fa.
I manufatti sono generalmente di piccole dimensioni e includono anche coltelli triangolari e raschietti. La somiglianza con altri manufatti ritrovati in Quebec e Labrador fa pensare a frequenti contatti con popolazioni di queste zone.
Nel sito di Boyd’s Cove, attrezzi di pietra e anche di ferro, insieme ad altre evidenze archeologiche, indicano chiaramente che la popolazione degli Indiani Preistorici Recenti rappresenta il ceppo etnico dal quale sono usciti i Beothuk.

Indiani Micmac
Gli indiani Micmac (o Miq-Maq) della Nuova Scozia sapevano dell’esistenza dell’isola di Terranova almeno dal 16esimo secolo e probabilmente viaggiarono attraverso lo Stretto di Caboto per cacciare sull’isola caribou e altri animali da pelliccia.
I Micmac appartengono allo stesso ceppo linguistico algonchino degli Innu del Labador e probabilmente dei Beothuk.
I primi Micmac di Terranova erano probabilmente solo cacciatori stagionali. Pressioni demografiche, una crescente domanda dal mercato delle pelli e problemi di cacciagione in Nuova Scozia oltre ad un incremento di coloni francesi a Terranova attrassero un gran numero di Micmac dalla Nuova Scozia che si stabilirono permanentemente alla fine del 1700.
L’area nella quale si stabilirono inizialmente fun la baia di S. George sulla costa occidentale dalla quale i Micmac si allargarono sia verso la costa meridionale che verso quella orientale.
Questa popolazione sfruttò anche le risorse dell’interno dell’isola soprattutto per le pelli che venivano poi scambiate con gli europei.
I Micmac continuarono a costruire le loro abitazioni tradizionali e i loro utensili fino al 1900. I wigwam erano costruiti posando diversi strati di corteccia di betulla su una struttura di pali di legno e venivano isolati in inverno con cespugli e un altro strato di corteccia.
Siccome il porcospino non è presente a Terranova, perline di vetro e altri manufatti sostituirono i tradizionali aculei decorativi sugli abiti, calzature e utensili.

Cibo e cucina
I popoli di cacciatori di Terranova dovettero continuamente programmare i propri spostamenti, adattare le tecnologie e coinvolgere un numero sufficiente di persone per poter trarre beneficio dalla presenza di animali migratori, siano essi mammiferi, uccelli o pesci.
Furono costruite palizzate di cespugli in autunno per forzare il percorso dei caribou verso zone scelte per le imboscate. Allo stesso modo, dai promontori venivano individuati i gruppi di foche che in primavera si avvicinavano alla costa e ancora, venivano catturati gli uccelli migratori e le loro uova.
Una insoppettata varietà di metodi di cucinare il cibo era disponibile presso le popolazioni aborigene.


La riproduzione di un ambiente di pescatori

I Beothuk
Come accennato, si ritiene che gli Indiani Marittimi Arcaici siano i diretti antenati dei Beothuks.
In particolare, l’insediamento Beothuk di Boyd’s Cove evidenzia in maniera chiara la contiguità tra i due popoli mostrando punte di frecce, coltelli e altri attrezzi del tutto simili tra loro e appartenenti ad entrambi i gruppi.
Prima dell’arrivo degli Europei a Terranova, i Beothuk avevano allargato la propria presenza a quasi tutta l’isola, ma avevano prediletto la costa orientale per essere più vicini alle zone di caccia alla foca.
Sicuramente il sito Beothuk più conosciuto della zona è Boyd’s Cove che attualmente è qualificato come Provincial Historic Site.
Durante l’autunno e l’inverno i Beothuk si spostavano verso l’interno dove cacciavano e posavano le trappole lungo i corsi d’acqua. Alla fine del 1700 quest’area divenne il centro della terra occupata dai Beothuk nonchè il loro ultimo rifugio.
Benchè qualche fonte indichi in 20.000/30.000 la popolazione Beothuk al momento dell’arrivo dei primi coloni e pescatori europei a Terranova, è più corretto stimare in meno di un migliaio la reale presenza di questa popolazione sull’isola. Questo calcolo è stato fatto considerando le dimensioni dei siti archeologici, i censimenti dei periodi successivi e un confronto con popolazioni analoghe delle zone sub-artiche nordamericane.
I Beothuks vivevano in bande indipendenti di circa 30-50 elementi, mentre l’affiliazione tribale era basata sull’uniformità della lingua e su altri elementi culturali.

L’Ocra
Con ogni probabilità, la tradizione culturale più significativa era la Cerimonia dell’Ocra che veniva celebrata annualmente. Tutti i membri della tribù venivano dipinti sul volto e sul corpo con dell’ocra rossa che rappresentava una sorta di marchio identificativo tribale. Per i neonati, venuti alla luce nell’anno precedente, questo rappresentava un segno di iniziazione e di inserimento ufficiale nella tribù. Viceversa, l’ordine di togliersi l’ocra era considerato una forma di punizione.
La Cerimonia dell’Ocra aveva luogo in primavera e durava 10 giorni durante i quali venivano organizzate feste, danze e giochi.
I Beothuks dipingevano di ocra rossa anche gli oggetti di loro appartenenza oltre a coprire della stessa sostanza le tombe dei loro defunti, aggiungendo anche una valenza religiosa a questa usanza.
Benchè l’uso dell’ocra sia stato riscontrato anche tra gli Indiani Marittimi Arcaici e tra le popolazioni aborigene della costa atlantica, un’applicazione estensiva come quella dei Beothuk, tra il 1700 e il 1800 risulta essere unica.

Capi e Sciamani
La leadership delle bande di cacciatori, pescatori e raccoglitori era tipicamente affidata ad un elemento maschio adulto, esperto che era rispettato per la sua saggezza, equità ed altre qualità.
I privilegi di queste figure si concretizzavano in case più grandi, capanne sepolcrali e accessori mortuari.
Il termine “capo” va tuttavia inteso come figura di riferimento e di consulenza ,senza quel potere di autorità assoluta che i Beothuk non gli riconoscevano, tant’è vero che decisioni importanti venivano probabilmente prese da un consiglio.
Si ritiene che vi fossero anche figure di sciamani che possono essere descritti come intermediari tra il popolo e gli elementi che controllavano l’ambiente e la natura. Gli sciamani praticavano riti e cerimonie atte a mantenere armoniose le relazioni con questi poteri e per assicurare il successo delle battute di caccia.
Venivano inoltre chiamati per curare i malati e per altri riti propiziatori.
Data la dispersione delle bande sul territorio e la conseguente separazione geografica, è facile pensare ad una cerrta autonomia e auto-sufficienza dei singoli gruppi e quindi anche ad una mancata co-operazione tra le bande in caso di ostilità nei confronti degli invasori. Tuttavia questo attegiamento cambiò all’inizio del 1800 quando diverse bande di Beothuk si allearono e si aiutarono vicendevolmente nella lotta per la soppravvivenza.


L’esterno del centro museale

Caccia, pesca e raccolta
I Beothuk erano cacciatori, pescatori e raccoglitori di cibo che contavano principalmente sui caribou, salmoni e foche che migravano stagionalmente e che potevano essere catturati in zone specifiche e in certi periodi dell’anno.
Conseguentemente i Beothuk si spostavano da un posto all’altro in funzione delle abitudini e degli habitat di queste specie.
A supplemento di ciò, essi sfruttavano anche una grande varietà di altre risorse terrestri e marine come piccoli animali da pelliccia, pesci, mammiferi marini, crostacei, molluschi, uccelli e uova, radici e bacche.
Benchè questi indiani vengano spesso rappresentati in battute di caccia nei boschi, in verità essi passavano la maggior parte del loro tempo sulla costa.
Tra la fine di dicembre e maggio i gruppi di cacciatori si recavano sui promontori a caccia di foche con i loro arpioni. Carne fresca e olio di foca erano estremamente graditi dopo mesi passati a cibarsi solo di carne di caribou. La tecnica non era molto dissimile da quella dei balenieri europei e sfruttava gli arpioni legati a lunghe corde. Una volta colpita, la foca cercava di liberarsi dall’arpione, ma si sfiniva in una fuga impossibile e veniva poi recuperata dai cacciatori.
Una volta che i fiumi si liberavano dai ghiacci, anche le famiglie raggiungevano la costa per la raccolta di molluschi e altre specie marine.
Successivamente, in maggio e giugno, venivano prese le uova degli uccelli migratori che venivano bollite e conservate sotto forma di farina o torte. Inoltre venivano ottenute delle specie di salsicce fatte di uova, grasso di foca, fegato e altri ingredienti.
Più avanti nella stagione, poteva capitare l’occasione di catturare qualche balena il che rappresentava un evento molto gradito alla popolazione.
Un altro momento molto importante nel ciclo dell’alimentazione dei Beothuk era costituito dall’annuale arrivo dei salmoni che dall’Atlantico risalivano i fiumi di Terranova per la riproduzione. Il salmone era una fonte di cibo immediata, ma era ancora più importante per creare le scorte alimentari per l’inverno attraverso l’essicazione e l’affumicazione.
Tuttavia, la fonte di cibo più significativa rimaneva la caccia ai caribou che avveniva alla fine dell’estate. In questo periodo, enormi mandrie di questi animali, ingrassati da mesi di pascolo, iniziavano la loro migrazione.
A questo punto, i cacciatori Beuthuk entravano in azione forzando il percorso dei caribou con palizzate e ostacoli naturali. Gli animali venivano in questo modo indirizzati verso aree circoscritte dove gli indiani potevano facilmente ucciderne in quantità con i loro archi e frecce.
Lo sfruttamento di questo animale è pari a quello degli indiani delle pianure dell’ovest nei confronti del bisonte. Venivano utilizzate la carne, la pelle, le ossa e quant’altro fosse di una qualche utilità.

L’incontro con i bianchi
Quando Giovanni Caboto arrivò sulle coste di Terranova nel 1497, non incontrò nessun indigeno anche se rilevò segni di presenza umana. Anche gli arrivi successivi di altri esploratori e navigatori non diedero notizia di incontri significativi con i nativi.
Per molto tempo i Beothuk si mantennero a distanza dai coloni bianchi che nel tempo frequentarono le coste dell’isola.
Il primo contatto di una certa importanza e formalità avvenne nel 1612 quando un gruppo di inglesi guidato dal Governatore John Guy si recò presso un insediamento Beothuk dove ci fu un incontro con scambio di doni, danze e un banchetto.
Tuttavia non ci fu sèguito e fin verso la metà del 1700 non si segnalarono altri contatti di una certa importanza anche perchè a Terranova non c’erano missioni, nè commercio di pelli, nè agenti indiani e quindi le informazioni sui nativi erano particolarmente scarse.
Successivamente, invece, i Beothuk persero l’accesso alle coste settentrionali e occidentali a causa della presenza dei Micmac e furono costretti a condividere le risorse della Northern Peninsula con gli Innu (Eschimesi). Inoltre, la continua espansione dei coloni inglesi dalla Avalon Peninsula fino alle baie di Trinity e Bonavista, li privò di molte delle loro basi dalle quali organizzavano battute di caccia e pesca.
Si cominciarono quindi a registrare scontri in numero crescente tra coloni e Beothuk che si sentivano minacciati dall’invadenza dei bianchi che erano visti come concorrenti nella corsa alle risorse alimentari dell’area.
Nel 1720 un gruppo di pescatori si insediò lungo i fiumi di Capo Bonavista per la pesca al salmone. I Beothuk, sentitisi defraudati delle loro terre e delle loro risorse, distrussero le postazioni e uccisero alcuni pescatori. I bianchi reagirono inviando un gruppo armato che scacciò gli indiani.
Questo episodio fu il primo scontro violento con i Beothuk registrato dalle cronache.
Ben presto i Beothuk furono costretti dai coloni a rinunciare a tutte le loro risorse alimentari: dagli uccelli marini e le loro uova, alle foche (ricercate soprattutto per il loro olio che serviva per l’illuminazione) fino agli animali da pelliccia. Tutto questo con un numero di vittime umane, da una parte e dall’altra, sempre crescente.
Nel 1770 lo storico George Cartwright scriveva: ”…temo che la razza Beothuk sarà totalmente estinta in pochi anni, a causa del sempre crescente commercio ittico… le isole degli uccelli vengono continuamente saccheggiate… il numero dei nostri cacciatori di pelliccie aumenta in continuazione…”
Quindi la progressiva diminuzione della disponibilità di risorse alimentari costituì senza dubbio una delle cause principali dell’estinzione di questa popolazione.
A questo contribuì sicuramente anche l’atteggiamento di totale rifiuto di qualsivoglia livello di integrazione al modo di vita dei bianchi.
Infatti, a differenza di molte tribù del nordest, i Beothuk continuarono a vivere nel modo tradizionale, a tingersi di ocra, ad usare arco e frecce. Essi ritenevano che l’adozione di usi europei avrebbe potuto renderli ancora più vulnerabili ed esposti alla pressione degli europei stessi.
Per questa ragione ogniqualvolta che venivano in possesso di armi da fuoco, le distruggevano invece di imparare ad usarle.
A metà del XVIII secolo il mondo Beothuk aveva iniziato a collassare e la popolazione divenne sempre più dipendente dal caribou e dai castori. Ma questo non fece altro che far entrare i Beothuk in rotta di collisione con i sempre più numerosi cacciatori di pellicce inglesi. Costoro si erano abituati a vivere nei boschi e a piazzare le trappole che venivano regolarmente prese dagli indiani che ne facevano punte per le loro lance. Gli scontri aumentarono e anche il governatore inglese si sentì in dovere di inviare una spedizione allo scopo di incontrare i Beothuk e convincerli ad una convivenza pacifica. Tuttavia, la spedizione del Ten. Cartwright non riuscì nemmeno ad avvistare gli indiani.


Una famiglia di indiani Beotuk

L’estinzione
Nonostante uno spirito pacifista e collaborazionista che pareva animare le autorità che vedevano con preoccupazione il numero crescente di vittime tra i nativi, gli scontri tra coloni e Beothuk e le atricità contro quest’ultimi non accennarono a diminuire.
Anche una serie di disposizioni governative che proibivano gli attacchi ai nativi, non ebbe nessun riscontro.
Un ulteriore tentativo di entrare in contatto con i Beothuk fu fatto nel 1811 quando il Governatore inviò il Ten. David Buchan in esplorazione sul Exploit River. Buchan sorprese un grande accampamento e rimase con i nativi un po’ di tempo per cercare di convincerli delle loro intenzioni pacifiche. Quando però Buchan tornò al campo dopo aver lasciato 2 suoi uomini, trovò il campo deserto e i cadaveri dei suoi marines.
Era il segno che testimoniava della rottura ormai insanabile tra le due popolazioni.
Negli anni che seguirono i coloni continuarono ad invadere le terre dei Beothuk che, per sopravvivere, cercavano di razziare qualche carico di generi alimentari. A queste razzie facevano seguito rappresaglie feroci da parte dei coloni che non esitavano a trucidare anche donne e bambini.
Nel 1823, 3 donne Beothuk, ormai allo stremo per la fame e gli stenti, si arresero ad un colono nella zona della Notre Dame Bay e furono portate nella capitale St. John’s. Quì fu deciso di riportarle alla loro gente, ma due di loro morirono durante il viaggio.
L’unica sopravvissuta, di nome Shanawdithit, fu allora portata nella casa di un colono dove visse 5 anni prima di morire anch’essa.
E’ opinione diffusa tra gli storici che durante questi 5 anni gli ultimi sopravvissuti dell’etnìa Beothuk siano morti nelle foreste, probabilmente per la fame e le malattie.
Shanawdithit fu inviata a St. John’s nel 1828 dove fu intervistata a lungo dall’esploratore William Cormack, che fu il primo europeo ad attraversare l’interno dell’isola di Terranova, nel 1822.
I racconti e anche i numerosi disegni e illustrazioni che Shanawdithit ha lasciato, sono diventati la fonte più importante di informazioni sulla sua gente.
Shanawdithit morì nel giugno dl 1829 e da allora viene comunemente indicata come “l’ultima dei Beothuk”.
La spiegazione dell’estinzione dei Beothuk va probabilmente ricercata in un insieme di ragioni storiche, economiche ed ambientali unite alla violenta ostilità dei bianchi e alla assoluta opposizione ad integrarsi da parte di questa orgogliosa e nobile popolazione.

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