La battaglia di Maricopa Wells

A cura di Paolo Brizzi
Questa battaglia rappresenta l’ultimo scontro campale combattuto in Arizona tra tribù nemiche ed ha avuto uno spettatore d’eccezione, un uomo bianco che l’ha osservata direttamente e ne ha fatto un preciso resoconto, Isaiah C. Woods.
Woods aveva ottenuto l’incarico di supervisore della linea postale San Antonio (Texas) – San Diego (California), che in Arizona centrale seguiva la pista carovaniera aperta nel Novembre 1846 dal generale Kearney, durante la guerra col Messico, quando si dirigeva con la propria armata verso l’Alta California meridionale.
La pista si portava a Nord di Tucson verso il Gila di cui seguiva il percorso verso il fiume Colorado. La stazione della linea postale era posta a Maricopa Wells, zona così chiamata per la presenza di pozzi scavati dai viaggiatori per l’approvvigionamento idrico, nelle vicinanze dei due villaggi Maricopa.
Si trattava di una pianura delimitata a est da alcune propaggini vulcaniche alte circa 60 metri, chiamate Pima Butte; a ovest da una catena montuosa modesta ma scoscesa, la Sierra Estrella, a nord dal corso del Gila e a sud solo da pianura semi-desertica.


Una rara immagine di guerriero Quechan (Yuma)

La zona è compresa nel triangolo creato dalla confluenza del Santa Cruz nel fiume Gila; la vegetazione di questo tratto del deserto di Sonora è scarsa e rappresentata soprattutto lungo la riva dei fiumi da pini cottonwood, mesquite, cactus e cespugli vari.
Woods aveva raggiunto la stazione di Maricopa Wells il 31 Agosto 1857, con un carro danneggiato, cinque uomini, R. W. Lane e dodici muli.
Un guerriero Pima
Presso i villaggi Pima aveva fatto scambi e si era procurato mais, frumento e due galline.
Gli insediamenti Pima erano dieci, localizzati lungo la riva sud del Gila per circa venti miglia, a ovest dei due villaggi Maricopa, questi posti più vicini ai pozzi.
I Pima e i Maricopa erano indiani sedentari che praticavano l’agricoltura sfruttando le terre irrigue vicino al corso del Gila. Erano popoli amici, alleati, ma non parlavano la stessa lingua; infatti i Maricopa erano di lingua Yuman, provenivano dalla valle del Colorado (dove erano in origine distinti in Halchidhoma, Halyikwamai, Kavelchadom, Kahwan e Maricopa propriamente detti), ma migrarono gradualmente verso est seguendo il Gila per sfuggere ai nemici Quechan e Mojave; i Pima del Gila (chiamati anche Pima settentrionali o Gilenos) parlavano una lingua Piman della famiglia uto-azteca, come i Papago (che erano i Pima che abitavano il deserto più a sud).


Foto di gruppo con indiani Maricopa

All’alba dell’1 Settembre Woods decise di attendere l’arrivo dell’agente della stazione e nel frattempo si mise a sedere sotto un albero di mesquite. Mentre osservava la vallata scorse un fuoco, che inizialmente attribuì ad indiani intenti a scambiarsi segnalazioni.
Rapidamente vide sorgere altri fuochi e, infine, cominciò a distinguere grida e poi sagome umane che correvano in tutte le direzioni. Presto Woods si rese conto di assistere ad un episodio di guerra intertribale.
Molte capanne del primo villaggio Maricopa, costruite con frasche e rami, dalla forma a cupola, stavano velocemente bruciando, mentre gli abitanti fuggivano.


La mazza “macina-patate” e lo scudo, armi essenziali del guerriero Yuman

Gli indiani assalitori, Quechan (o Yuma) e Mohave, erano appiedati.
I Quechan, o Yuma, abitavano il basso corso del Colorado, non lontano da Yuma; i Mohave, più numerosi, vivevano più a nord, nella valle Mohave, nei pressi dell’ansa del Colorado, estendosi più a sud (nell’area dove oggi sorge la riserva di Colorado River) dopo aver cacciato i nemici Halchidhoma. Alcuni Maricopa avevano cavalli; dopo averli montati si portarono verso i villaggi degli alleati Pima per dare l’allarme e chiedere aiuto.


Valle del Gila River verso i villaggi dei Pima

Un vecchio Maricopa raggiunse la stazione di posta a cavallo e, trafelato, parlando spagnolo, disse che sua moglie era stata uccisa e chiese se gli uomini bianchi potevano intervenire con le loro armi da fuoco. La risposta fu negativa; d’altronde la pista attraversava anche il territorio Quechan e la neutralità era d’obbligo.
Deluso, il vecchio girò il cavallo e si avviò verso gli insediamenti Pima. Ci fu una sosta nel combattimento, che vide i due schieramenti ricompattarsi. Ma fu una sosta fatale per gli indiani attaccanti. Infatti una parte di Mohaves, nonchè alcuni Yavapai , scelsero di partire , avviandosi verso nord-ovest e nord.
Guerrieri Quechan
I Quechan e i Mohave rimasti scelsero di salvare la vittoria e, esitando, si trovarono a dover sostenere l’attacco di un piccolo esercito di combattenti Pima, allertati dai vicini Maricopa.
Da questo punto in poi la battaglia fu a senso unico. Circa 450-500 Maricopa vivevano nei loro due villaggi, El Juez Tarado e Sacaton, in spagnolo, Hinama e Tcouchik Wutcik, in piman. Di questi, circa 100 erano in grado di portare le armi. Nei villaggi Pima abitavano circa 4.000 persone e, forse, di queste, 500-600 erano i combattenti. Quindi i guerrieri Pima e Maricopa, molto più numerosi, avevano a che fare adesso con 104 – secondo la stima di Woods – avversari Quechan e Mohave. L’elemento sorpresa non era più dalla loro parte; ormai si era alla piena luce del sole e in più i guerrieri del Colorado erano reduci da un viaggio di centosessanta miglia di deserto.
A questo punto potevano solo cercare di resistere fino alla fine di fronte a nemici Pima e Maricopa assetati di vendetta. Quello che seguì fu il rapido semi-annientamento degli attaccanti: i guerrieri Quechan e Mohave furono uccisi a colpi di mazze da guerra, colpiti con lance, trapassati dalle frecce. Woods non parla dell’uso di armi da fuoco e testimonianze non coeve affermano che i guerrieri Pima le avrebbero usate, sia pure in maniera limitata.
Secondo Woods, solo undici assalitori riuscirono a fuggire verso la Sierra Estrella; secondo fonti di seconda mano (meno affidabili) il numero dei superstiti andò da 1 a 7.


Guerrieri Pima

La battaglia finì certamente entro le 3 del pomeriggio. Più tardi, notabili Pima trovarono anche il tempo di contrattare con Isaiah Woods, che promise loro che al suo ritorno avrebbe pagato loro un pedaggio per permettere ai muli della compagnia di pascolare sulle terre indiane.
Woods partì poi per San Diego, attraversò il fiume Colorado a Fort Yuma il 5 Settembre e, tre giorni dopo, arrivò a destinazione. Per nostra fortuna era un amante dello scrivere, teneva un diario e, nel marzo 1858, inviò il racconto di questa esperienza al direttore generale del servizio postale americano a New York.

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