I Crow (Absaroke)

A cura di Sergio Mura

Guerrieri Crow
Gli indiani Crow o Absaroke hanno sempre affascinato i bianchi che li hanno incontrati e visti nel loro territorio fin dai tempi delle prime esplorazioni del west. Sono indiani molto particolari e tipici il cui nome deriva da una erronea traduzione del termine con cui loro stessi amavano definirsi, “sparrow hawk” o “bird people”. In origine i Crow facevano sicuramente parte della grande nazione degli Hidatsa o Gros Ventres la cui zona di influenza era individuabile lungo il corso del fiume Missouri nella parte alta del Nord Dakota.
Con il passare del tempo le differenze tra quelli che sarebbero diventati i Crow e il resto della nazione originaria crebbero a tal punto da rendere necessaria una scissione dei due gruppi, con i Crow diretti verso le Montagne Rocciose.
Stiamo parlando di un periodo che si può far risalire a circa 500 anni fa, almeno secondo le fonti orali che hanno tramandato questi fatti.
In tempi successivi i Crow finirono per dividersi in ulteriori tre raggruppamenti, i “River Crow” che si insediarono a sud lungo il Missouri, i “Kicked in the Bellies Crow” che occuparono il bacino del Bighorn nel Wyoming del nord e i “Mountain Crow” che occuparono una vasta zona compresa tra l’alto fiume Yellowstone e le Bighorn Muntains.
Da questa frammentazione derivarono anche importanti cambiamenti nel comune linguaggio Siouan, mentre rimase fermo il carattere prettamente matriarcale della loro società.


Donne Crow al lavoro

Certo, le donne non facevano mai parte di un consiglio di capi o persone rilevanti, ma il loro parere era tenuto in alta considerazione al momento di prendere decisioni importanti per tutta la comunità e l’importanza della donna era evidente anche nelle cerimonie religiose.
Queste ultime era rimaste sostanzialmente le stesse degli Hidatsa, sempre sintonizzate con i mutamenti delle stagioni o altri eventi naturali, oppure legate a necessità particolari come il digiuno, la guarigione dalle ferite o altre sempre collegate alla ricerca della salute del corpo. Altre cerimonie importanti erano la “sweat lodge” (capanna sudatoria) e le danze cerimoniali come la “Crow Sun Dance” (proibita dalle autorità federali verso la fine del XIX secolo), la “Shoshone Sun Dance” (in uso dal 1941) o le cerimonie del peyote e del tabacco.


In viaggio con le scorte e alcune merci da scambiare

Un elemento di rottura rispetto alle tradizioni degli Hidatsa, popolo di cacciatori e coltivatori, fu quello di basare l’intera sopravvivenza del popolo sulla caccia e sugli scambi, abbandonando per sempre la cura della terra. Al massimo i Crow si occupavano della cura di qualche pianta di tabacco.
La caccia si concentrava prevalentemente sul bisonte, per cui i Crow finirono per adottare uno stile di vita nomade che era calibrato sullo spostamento delle mandrie.
Abbondanti scorte di cibo venivano conservate per i lunghi e freddi mesi invernali durante i quali i Crow vivevano in valli ben protette. Proprio in inverno c’era la massima produzione di racconti attraverso i quali gli indiani si tramandavano la loro storia e la loro cultura.


Un vecchio Absaroke con la pettinatura tradizionale

I Crow erano permanentemente in guerra con i loro bellicosi vicini, specialmente con i Sioux. D’altra parte la guerra veniva considerata come un elemento importante della vita di un guerriero e uno dei pochi modi attraverso cui crescere e diventare famosi.
D’altra parte fin da piccoli i Crow venivano abituati all’idea che solo prendendo parte al maggior numero di episodi guerreschi e comportandosi coraggiosamente era possibile diventare un guerriero importante e un membro di spicco della comunità.
Gli Absaroke, per via del loro stile di vita nomade non adottavano abitazioni stabili, prediligendo i classici tepee delle pianure, le tende che con la stessa facilità si potevano montare e smontare in un tempo ridottissimo.
Queste tende venivano spesso decorate con strisce di stoffa colorata e venivano tenute d’occhio da poderosi cani da guardia e da caccia quando il campo piombava nel sonno e aumentava il rischio di furti di cavalli organizzati da gruppi di guerra nemici.
Proprio i cavalli, posseduti dai Crow in grande numero, gli erano stati sconosciuti fino almeno alla metà del XVIII secolo quando riuscirono ad averne uno a disposizione.
Su questa prima acquisizione esistono svariate storie che ne tramandano i dettagli. In un caso si dice che un guerriero abbia sognato questo strano animale e che poi lo abbia catturato in prossimità di un fiume. Un’altra versione – che pare a tutti più probabile – ci fa sapere di un abilissimo furto perpetrato ai danni di una tribù nemica.


Un Crow in abiti tradizionali e copricapo di guerra

Il nome di un raggruppamento di Crow, “Kicked-in-the-Bellies” (colpiti nelle pance), parrebbe alludere al primo contatto con questo cavallo. In una circostanza, infatti, un guerriero avrebbe voluto vedere troppo da vicino il quadrupede fino a procurarsi un calcione nello stomaco.
Nonostante questo fastidioso e sconveniente avvio, l’amicizia tra i Crow e il cavallo crebbe rapidamente, man mano che gli indiani comprendevano i possibili usi dei quadrupedi, specialmente in guerra.
Il cavallo veniva chiamato “Ichilay” che significa sostanzialmente “utile nelle ricerche”, un nomignolo che evidenziava quanto i Crow lo utilizzassero nella caccia e nei raid di guerra. Non passò molto tempo prima che tutti i Crow possedessero numerosi cavalli che venivano usati per gli spostamenti e per il semplice trasporto delle masserizie, rendendo queste attività veloci e efficaci.
La guerra veniva portata nei campi delle tribù nemiche con incursioni fulminee e fughe altrettanto rapide e questo dava agli Absaroke un vantaggio strategico che durò per un certo tempo e che venne persino accresciuto dal possesso delle armi da fuoco che gli venivano date dai mercanti bianchi.


Un giovane guerriero pronto alla battaglia

L’accostamento di un certo benessere all’innegabile abilità, rese i Crow un popolo temuto e rispettato, orgoglioso e indipendente.
I Crow erano gente ben piantata, erano abbastanza alti, asciutti e sani; usavano decorare il proprio corpo con pitture che variavano in funzione degli eventi a cui la tribù andava incontro. La pittura della faccia e del corpo era tipica della popolazione maschile e il tipo di decoro variava col concetto che si intendeva esprimere. Così, ad esempio, una faccia di colore nero intervallato da strisce gialle o rosse anche sul petto e sulle braccia erano caratteristiche di un guerriero di grande esperienza. Anche i capelli lunghi erano un segno distintivo dei Crow. Tutti, uomini e donne, tenevano i capelli più lunghi possibile e per ottenere il miglior effetto potevano anche utilizzare anche capigliature finte realizzate in vari modi. Le acconciature erano varie e passavano dall’uso delle trecce ad una sorta di piccolo mogno che poteva anche essere in prossimità della fronte. Perline colorate, conchiglie, piume, corna di animali, uccelli imbalsamati erano i più diffusi elementi che integravano una bella capigliatura tra i Crow.
L’abbigliamento più frequente consisteva di gambali, shirts, panciotti, mocassini per gli uomini e gonne avvolgenti, ampi poncho, gambali, e abiti lunghi per le donne. In origine tutti i capi d’abbigliamento erano fatti di pelle di pecore bighorn, cervi o bisonti; inseguito, dopo il contatto coi bianchi, si passò decisamente alle stoffe riccamente colorate che venivano fornite dai commercianti con cui venivano in contatto.


Un danzatore Crow

Altri decori erano le classiche perline, denti di alce, frange di cuoio, code di ermellino e aculei di porcospino. Non mancavano pitture coloratissime di elementi geometrici vari e simboli cari ai Crow. Allo stesso modo venivano decorate le borse e molti strumenti di caccia, guerra e lavoro.
Ornamenti personali erano le piume d’aquila, collane con artigli di animali, conchiglie, perline e ossa; non mancavano gli orecchini di fogge diverse e applicati in più punti delle orecchie, gli anelli e i bracciali.
La stessa cura che i Crow riponevano nel decorare il proprio corpo veniva riposta anche nell’impreziosimento delle armi per le quali vi era una grandissima attenzione, legata alla necessità di mantenerle efficienti. Le principali armi erano archi e frecce di legno; i primi venivano talvolta ricoperti di pelle di serpente e rinforzati con corna d’alce o di pecora bighorn mentre le seconde avevano una punta di osso, pietra o, più tardi, di ferro. Non mancavano asce di guerra, coltelli e, quando si riusciva ad averne, anche fucili.


Un guerriero Absaroke

I Crow usavano esporre i morti nella prateria, adagiandoli su piattaforme sospese.
L’arrivo dell’uomo bianco procurò cambiamenti talvolta radicali negli e nei costumi dei Crow e non sempre questi cambiamenti furono positivi. Il primo contatto tra Absaroke e bianchi avvenne intorno al 1790 e non sembra che avesse colpito in maniera determinante gli indiani che, prudentemente, preferirono mantenere vivo il rapporto solo ed esclusivamente a fini commerciali.
I bianchi, però, diventarono rapidamente così forti e numerosi da imporsi prepotentemente all’attenzione dei Crow e ne seguirono numerosi scontri che si conclusero con la perdita delle loro terre originarie ed il conseguente confinmento negli angusti spazi della riserva che gli venne destinata nel Montana. Neppure lì, però, ebbero pace duratura dal momento che gli fu imposto di cedere anche la parte occidentale della loro riserva e non fu possibile opporre alcuna seria resistenza.
Era quello il modo scelto dai bianchi per riconoscere la fedeltà dei Crow che, dopo le prime scaramucce a cui abbiamo fatto cenno, preferirono sempre schierarsi dalla parte degli americani, lavorando per loro come scout in alcune importanti campagne di guerra contro altre tribù indiane.


Un piccolo accampamento in riva a un fiume

Attualmente la tribù conta circa 10.000 persone ed è abbastanza in salute, fisica, psicologica e finanziaria. Esiste lo sfruttamento di alcune miniere, del gas e un notevole aiuto arriva anche dal turismo. Chi non è impiegato all’interno dei servizi della riserva è talvolta assunto da aziende esterne e lavora altrove.
L’alfabetizzazione è elevata anche in virtù della presenza di ben 3 scuole di eccellenza.

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