Il ferimento di Al Sieber

A cura di Paolo Scanabucci

Al Sieber e Apache Kid, protagonisti di uno scontro
Al Sieber e Apache Kid ebbero un drammatico scontro in una certa circostanza. Quella che segue è la cronaca di quel breve e intenso episodio tra due vere leggende del vecchio West.
Al Sieber era un famoso scout, originario della Germania, implacabile contro gli Apache ma, come ogni uomo dotato di integrita’ morale, anche rispettoso nei loro confronti, proprio come il famoso Generale Crook che lo volle al suo fianco.
Apache Kid era uno dei tanti ragazzi indiani che aveva conosciuto la misera vita delle riserva; pure lui aveva finito per arruolarsi tra gli scout, arrivando fino al grado di Primo Sergente. Anche il Kid aveva conosciuto il Generale Crook e lo stesso Sieber, divenendo un uomo fidato di quest’ultimo.
Nel 1887 Al Sieber e Apache Kid erano entrambi in servizio presso l’Agenzia di San Carlos vicino a Globe in Arizona.
Verso la fine di maggio, Al Sieber lasciò San Carlos per andare a Fort Apache; il Kid fu incaricatò da Sieber di restare a presidiare l’Agenzia.
Ora il consumo di alcool era severamente vietato ma Apache Kid si lasciò coinvolgere nella partecipazione di un powwow dove scorreva a fiumi il tiswin, una tradizionale bevanda Apache ricavata dal cuore dell’agave. Una delle caratteristiche di questa bevanda era che doveva essere consumata subito appena prodotta in quanto andava a male in meno di una giornata. Questa era quindi la scusa per organizzare grandi riunioni che sfociavano spesso in grandi… sbronze.
Purtroppo una volta in preda ai fumi dell’alcool, il Kid decise di regolare una vecchia faida familiare. Ciò portò all’eliminazione dell’assassino del padre dello stesso Kid: il genitore del primo sergente ed il suo carnefice si erano un tempo invaghiti della stessa fanciulla la quale, alla fine, divenne la madre di Apache Kid.
Quando Al Sieber ritornò da Fort Apache e dalla sub-agenzia di White River, apprese che l’uomo che doveva sostituirlo si era reso protagonista del suddetto fatto criminoso, assentandosi, tra l’altro, per ben cinque giorni.
Sieber non esitò a convocare immediatamente il Kid al quartier generale della riserva di San Carlos. Dopo aver contattato l’ufficiale in comando, capitano Francis Pierce, e un paio di interpreti, Sieber si diresse con i tre uomini verso il gruppetto di scout indiani che stava ritornando alla Riserva.
Erano circa le cinque del pomeriggio in quel primo giugno del 1887 e l’incontro era fissato presso la tenda di Sieber ad una settantina di metri circa dal quartier generale della Riserva Indiana.
Il gruppo degli scout nativi era armato nonostante le ferree regole del campo. Sieber e i suoi compagni invece si presentarono disarmati.
La tensione nella riserva presto crebbe e una discreta folla di Apache si radunò intorno alla tenda. Qualche indiano aveva con sé anche delle armi.
Quando Al Sieber incontrò gli scout disse semplicemente: “Ciao Kid!”; l’indiano rispose al saluto, scendendo da cavallo. Lui e gli altri scout rimasero sempre con le armi in pugno.


Apache Kid (secondo in piedi da destra) e i suoi guerrieri

Il Capitano Pierce rivolgendosi ai cinque assenti ingiustificati disse con tono perentorio: “Dove sono i cinque scout che si sono allontanati senza permesso?” Apache Kid fece un passo avanti insieme agli altri.
“Dammi il tuo fucile e sganciati il cinturone”, disse Pierce ad Apache Kid. Poi, rivolgendosi agli altri quattro scout diede lo stesso ordine. In entrambi i casi non ci fu nessuna resistenza da parte di Kid e i suoi. Secondo i testimoni, il capitano Pierce sistemò il fucile del Kid accanto alla tenda di Sieber mentre il cinturone finì su una sedia.
“Calaboose!” ululò allora Pierce, additando il corpo di guardia dove si trovava la prigione ed in effetti era proprio quello il significato dello strano termine espresso in un misto di spagnolo ed inglese.
Alcuni indiani intanto stavano raccogliendo i loro cinturoni rimuovendo i coltelli dai foderi.
Fu proprio allora che Sieber e Pierce avvertirono un’insolita confusione: voltandosi videro molti nativi a cavallo che stavano caricando i loro fucili.
Gli stessi indiani in seguito dichiararono che a riscaldare gli animi fu uno degli interpreti, tale Antonio Diaz, che, con il linguaggio dei segni degli Apache, fece intendere che i prigionieri sarebbero stati inviati su un’isola, presumibilmente Alcatraz o addirittura nella penisola della Florida, dove venivano tenuti prigionieri anche Geronimo ed altri capi Apache.
Per niente rallegrati da questa prospettiva, gli scout cercarono di riappropriarsi delle proprie armi, cosa che fece anche il Kid; fu grazie, però, al tempestivo intervento di Pierce se il giovane primo sergente non riuscì nell’intento.
Al Sieber restò zoppo a vita
Non potendo raggiungere il fucile, il Kid corse dietro la tenda e scomparve.
Pierce gridò: “Attento Sieber, stanno per sparare!”
Sieber calciò le armi che erano a terra verso la tenda mentre due colpi risuonarono nell’aria, uno dietro l’altro. Al e Pierce si gettarono con un balzo verso la tenda stessa. Le pallottole fischiavano da tutte le parti; Sieber, afferrata l’arma a terra, rese pan per focaccia all’indiano a cavallo che poco prima aveva cercato di colpirlo.
Non fece però in tempo a sparare di nuovo: un proiettile 45-70 lo colpì alla gamba sotto il ginocchio, rompendogli l’osso e facendolo cadere di nuovo a terra. Mentre il capo scout si trascinava carponi per portarsi al riparo della tenda, gli indiani sparivano mentra calava il tramonto.
Con questa sparatoria Apache Kid poteva aver evitato l’arresto ed anche la deportazione ad Alcatraz, ma la sua vita da quel momento sarebbe diventata un inferno.

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