Isaac Coates, il medico che lavorò con il generale Custer

A cura di Matteo Pastore

Il Generale Custer e il Dottor Coates
Tra le molte figure che sono apparse accanto al generale Custer, solo alcune sono state capaci di passare la maglia fitta della memoria storica e sfiorare la leggenda. Il dottor Isaac Coates è una di queste persone.
Isaac Coates e il tenente colonnello George Armstrong Custer si incontrarono per la prima volta a Fort Riley, nel Kansas, all’inizio della campagna del maggiore generale Winfield Scott Hancock contro i Cheyennes del 1867: il battesimo di fuoco per Custer circa le Guerre Indiane. “La prima cosa che ho notato di [lui]… è stata la sua risata esplosiva, simile ad un’eruzione vulcanica, che fece tremare le finestre”, scrisse Coates su Custer nell’aprile 1867.
“Vi fu un vigore, una virilità totale e un’energia indomita espressa in quella risata.”
Assegnato alla campagna, il dottore riuscì a conquistare la fiducia di Custer diventato ben presto suo amico.
Isaac Taylor Coates nacque a Coatesville. (Pennsylvania), il 17 marzo 1834, da una famiglia di buona reputazione anche sebbene non fosse ricca.
Per potersi pagare gli studi presso la facoltà di medicina svolse vari lavori e alla fine ottenne la laurea all’Università della Pennsylvania nel 1858.
Dopo aver fatto diversi viaggi transatlantici come chirurgo a bordo della nave Great Western per, prestò servizio come medico su varie navi della Marina Militare dell’Unione durante la Guerra Civile. Il 22 marzo 1865, Coates sposò Mary Penn-Gaskel, discendente del fondatore della Pennsylvania William Penn. Quell’autunno ricevette una promozione dal governatore della Pennsylvania e continuò il suo incarico, fino alla fine dell’anno, come assistente chirurgo per la 77° Fanteria della Pennsylvania.


La nave Great Western

Isaac e Mary ebbero tre figli (due dei quali morirono durante l’infanzia) ma, a causa del suo lavoro, trascorse gran parte della sua vita lontano da casa. I discendenti suppongono che amasse sua moglie ma mal sopportava la sua famiglia altolocata.
Per gran parte del 1866 rimase, durante il periodo della Ricostruzione, nel sud come chirurgo presso l’Ufficio dei rifugiati, degli Uomini Liberi (schiavi liberati) e delle Terre Abbandonate. Questa istituzione era conosciuta come Freedmen’s Bureau e venne creata alla fine della Guerra Civile per assistere la popolazione del sud, gli schiavi liberati e ricostruire le terre devastate dal conflitto.


Freedmen’s Bureau

Nel febbraio 1867, durante una delle sue rare visite a casa a Chester, in Pennsylvania, un irrequieto Coates scrisse al Chirurgo Generale, Joseph Barnes, offrendo i suoi servizi come chirurgo per uno o due anni nei “Territori”. La sua offerta venne rapidamente accettata, fu inviato a Fort Riley, quartier generale del 7° Cavalleria degli Stati Uniti e arrivò a destinazione il 22 marzo. Otto mesi prima Custer era stato nominato tenente colonnello del reggimento.
Coates e Custer si conobbero in pochissimo tempo, così il medico si unì alla spedizione con il generale Hancock e al tenente colonnello. Coates fu presto il protagonista di una delle tante avventure comiche che Custer descrive in “My Life on the Plains”.


Il 7° Cavalleria era di stanza a Fort Riley

A metà aprile, dopo una conferenza non andata a buon fine tra Cheucennes, Oglala e Sioux, nativi tornarono al loro villaggio giurando di ritornare successivamente da loro per incontrarsi anche con il generale. Ma Custer era dubbioso. Le sue incognite furono confermate la sera del 14 aprile dall’intelligence e dell’interprete franco cheyenne, Edmund Guerrier, il quale aveva accompagnato gli indiani nel loro campo e riferì che si stavano preparando a partire non mantenendo le promesse fatte. Così Hancock ordinò a Custer di condurre una pattuglia, circondare il villaggio e impedire agli indiani di andarsene. Custer ricordò l’azione notturna:
Mentre dirigevo l’intera fila di soldati a rimanere di guardia con le carabine in pugno, scesi da cavallo e portai con me Guerrier, il dottor Coates, uno dei nostri medici, e il tenente Moylan, l’aiutante, procedemmo a carponi verso il villaggio. L’opinione prevalente era che gli indiani dormissero ancora…
Il dottore, che era sempre con la battuta pronta, anche nei momenti di maggior pericolo, non poteva evitare di rendersi partecipe. Quando stavamo discutendo tra noi ufficiali con grande serietà, il medico disse: “Generale, questo mi ricorda una di quelle belle poesie per addormentarsi come Cullami per Dormire visto che stiamo parlando di avanti e indietro!” Difficile traduzione dall’inglese all’italiano poiché perde il senso nella nostra lingua [N.d.R.]


George Armstrong Custer

Coates, dopo questo episodio, fu allontanato per un po’. Successivamente riuscirono ad entrare nell’accampamento ma era già stato abbandonato. Mentre stavano controllando le tende dei nativi, le famose tepee, Coates prese un cucchiaio di corno e infilzò un pezzo di carne da un bollitore ed iniziò ad esaminarlo con curiosità scientifica.
“Ecco l’opportunità che aspettavo da tempo!” Esclamò Coates, assaporando l’aroma della carne. “Ho spesso desiderato provare ad assaggiare la cucina indiana. Cosa pensi che sia? “chiese agli uomini vicino a lui. Custer si limitò a guardare mentre il medico mangiava di gran gusto il boccone delizioso. Guerrier, che aveva vissuto con i Cheyenne di sua madre per gran parte della sua vita, si avvicinò a loro mentre Coates stava mangiando.
“Cosa può essere?” Chiese di nuovo Coates. Guerrier prese un grosso pezzo dal bollitore e lo inghiottì. “Perché tante domande, questa è carne di cane”, rispose.
“Non tenterò di ripetere le poche ma enfatiche parole pronunciate dal dottore mentre si precipitava fuori dalla tenda”, scrisse Custer.
Passando ad un’altra tenda, Custer e Coates scoprirono un piede sporgente di una bambina terrorizzata, di 10 anni, avvolta in una tunica di bufalo. Facendo tradurre Guerrier, le chiesero perché fosse stata lasciata indietro. La sua risposta fece raggelare gli uomini facendo scomparire la loro allegria.
“Dopo aver vergognosamente abbandonato l’intero villaggio”, ricordò Custer, “alcuni giovani della tribù sono tornati nella tenda deserta e commisero atrocità nei confronti di questa bambina, i cui dettagli sono troppo disgustosi per essere descritti”. Anni dopo Guerrier la definì come “una bambina pazza” anche se, all’esame clinico, Coates confermò che la bambina era stata violentata. In seguito le fu chiesto se fossero stati i soldati e non i nativi gli autori dell’aggressione osservando nel suo diario, poiché un colonnello sosteneva che non vi erano testimonianze di atti di violenza sessuale perpetrati da membri della stessa tribù nei confronti dei loro appartenenti.
La ragazza non era l’unica persona che gli indiani in fuga avevano abbandonato nel villaggio. “Hanno trovato un vecchio indiano della tribù Sioux”, scrisse Custer, “che era stato abbandonato, a causa delle sua infermità e incapacità di viaggiare”.
Hancock
Il 15 aprile Hancock incaricò i suoi uomini di mettere in sicurezza il villaggio e ordinò a Custer di condurre le ricerche degli indiani fuggitivi ma non furono mai ritrovati nonostante avessero razziati alcune stazioni postali. Per rappresaglia, il 19 aprile, Hancock fece radere al suolo il villaggio e distruggere tutti i beni presenti. Il giorno seguente ripresero la caccia.
L’8 giugno, il maggiore 35enne veterano della Guerra Civile e noto alcolista, fu trovato morto nella sua tenda, con la pistola al suo fianco. Coates esaminò il corpo e decretò il suicidio come causa della morte. Sembrava che il maggiore avesse agito per disperazione dopo aver finito gli alcoolici. In una lettera scritta circa tre decenni dopo, il capitano Frederick Benteen, che disprezzava Custer, attribuì la colpa al colonnello e al dottore:
“Lasciando l’incarico del vecchio Fort Hays, il maggiore Wycliffe Cooper, essendo a pochi giorni dalla stazione di posta e senza whisky, si sparò, suicidandosi, perché lo stolto medico, che agiva sotto gli ordini di Custer, non gli diede nemmeno da bere un bicchierino di whisky per raddrizzarlo e tirarlo su di morale”.
Custer, invece, parlò in modo brillante di Cooper come “un gentiluomo geniale e socievole. Lascia una giovane moglie, che stava per diventare madre”.
Il maggiore Wycliffe Cooper
Alla fine di giugno il 7° cavalleria aveva raggiunto di nuovo Pawnee Killer, che cercava di distrarre i soldati mentre una manciata dei suoi guerrieri si ritirava per saccheggiare il treno di rifornimento di Custer. Il colonnello mandò un distaccamento all’inseguimento sotto il capitano Lewis McLane Hamilton, nipote di Alexander Hamilton. Coates si unì a lui per fornire assistenza medica in caso di bisogno. Il capitano, a sua volta, divise il suo comando, inviando un’unità sotto il fratello del colonnello, il tenente Tom Custer. Mentre le truppe si separavano, gli indiani tesero un’imboscata, ponendo ogni unità in pericolo così nella confusione Coates si separò da entrambi i plotoni. Una mezza dozzina di guerrieri se ne accorse ed iniziarono ad inseguire il medico. Fortunatamente, grazie ad una rocambolesca fuga, Coates riuscì a seminarli raggiungendo, sfinito, l’accampamento dei cavalleggeri.
I soldati riuscirono a respingere gli indiani, che vennero sconfitti a causa della superiorità tecnologica-militare dei loro avversari. Al termine della giornata, Coates, ottenne un grande rispetto per la sua corsa sfrenata nel campo di battaglia durante l’infuriare del combattimento.
All’inizio di luglio, a causa del caldo estivo e della riduzione delle provviste, il morale dei cavalleggeri iniziò a diminuire. Inoltre la caccia dei nativi fuggiaschi non stava portando i risultati sperati dagli alti vertici e da Custer. La situazione peggiorò dopo che il tenente Kidder, la scout Lakota Red Bead e dieci uomini scomparvero nel nulla.
Questi eventi, uniti alla notizia della scoperta di una vena aurifera in una località vicina, provocarono la diserzione in massa di circa trentacinque soldati.
Qualche giorno dopo alcuni soldati non attesero la notte per disertare ma riuscirono ad allontanarsi durante il primo pomeriggio. Purtroppo i tredici soldati vennero avvistati poco dopo, alcuni si allontanavano a piedi altri a cavallo. Secondo Custer era una situazione intollerabile e doveva essere risolta in qualsiasi modo a costo di usare la forza.
Custer descrisse alla moglie Libbie, senza mezzi termini, il trattamento che ordinò di riservare ai disertori:
Ho ordinato al maggiore [Joel] Elliott ai tenenti Custer, [William] Cooke e [Henry] Jackson, insieme ad alcuni soldati, di inseguire i disertori che erano ancora visibili, anche se a più di un miglio di distanza, e di riportare i loro cadaveri al campo.
L’“avversario” di Custer, il capitano Benteen che mal tollerava il tenente colonnello, descrisse l’avvenimento in una lettera nel 1896. “I disertori appiedati furono abbattuti senza ritegno”, scrisse, “mentre chiedevano misericordia ai carnefici di Custer: il maggiore Elliott, il tenente Custer e il carnefice in erba tenente Cooke. Uno dei disertori fu portato, nonostante fosse gravemente ferito e in estrema agonia, su un carro (che percorreva le Pianure con strade piene di buche e sassi) e continuò ad urlare per il dolore e la paura. Così Custer, di passaggio, salì sul carro e, con la pistola in pugno, disse al soldato che se non avesse smesso di fare così tanto rumore, lo avrebbe ucciso subito!”
Una settimana dopo vennero trovati Kidder e i suoi uomini grazie allo scout Will Comstock. Egli scoprì che erano stati circondati, uccisi e orribilmente mutilati.


Il ritrovamento di Kidder e dei suoi soldati

Dopo aver assicurato una degna sepoltura, Custer condusse il suo plotone a Fort Wallace. Preoccupato per sua moglie, date le voci di un’epidemia di colera, condusse un drappello di 75 uomini verso Fort Hays, e lì si separò per fare incontrarsi con il colonnello Andrew J. Smith, il suo superiore a Fort Harker, quindi salì su un treno per vedere Libbie a Fort Riley. Quasi immediatamente ricevette un telegramma che gli ordinava di tornare a Fort Harker, dove Smith, su ordine di Hancock, mise Custer in arresto.
La corte marziale fu convocata a Fort Leavenworth il 15 settembre. Il tenente Charles Brewster, assegnato come difensore di Custer, avvertì il tenente colonnello di non fare affidamento sul suo reggimento di cavalleria, poiché molti si erano rifiutati di testimoniare. Le accuse principali erano “assenza senza permesso” e “condotta pregiudizievole per il buon ordine e la disciplina militare”, inoltre ne venne aggiunta una che includeva l’abbandono sul campo senza adeguata autorità e impiegando truppe e scorte governative per affari personali, nonché il suo ordine di sparare, uccidere i disertori in fuga e non prestare assistenza medica.
Il 26 settembre, Coates, prestò giuramento come testimone dell’accusa. “Per quanto la mia memoria mi aiuti”, disse, “il 7 luglio un certo numero di uomini ha disertato mentre il reggimento si era fermato, e alcuni di quei disertori sono stati uccisi, tre dei quali a mia certa conoscenza”.
“Quando li hai visti per la prima volta, ha dato loro assistenza medica?” chiese il procuratore. “No, signore” rispose Coates.
“Per quale motivo non l’hai fatto?”
“Quando ho visto il carro per la prima volta, ho iniziato ad assistere alcuni di loro”, rispose Coates. “Mentre lavoravo, credo che Custer mi abbia detto di non avvicinarmi a quegli uomini. Così mi sono fermato, proprio dove mi trovavo, obbedendo al suo ordine”.
“Da quanto tempo erano quegli uomini sul carro prima che lei prestasse loro assistenza medica?”
“Suppongo da due ore. Ho somministrato oppiacei e ho cercato di tranquillizzarli, proprio come avrei dovuto fare sul campo di battaglia.”
“Non sarebbe stato meglio medicare le ferite piuttosto che attendere?”
“Era impossibile medicarle poiché non avevamo acqua fresca”, spiegò Coates. “Non avevamo acqua se non nelle borracce fatte di pelle di bufalo, e sarebbe stato molto doloroso medicare le ferite con acqua sporca o estratta dai tessuti dei bufali…Ho aspettato due giorni fino a quando siamo giunti ad una sorgente di acqua pulita, ovvero la prima avvistata in due giorni dalla partenza…a volte le ferite da arma da fuoco non hanno bisogno di essere bendate in modo meticoloso.A volte è meglio permettere al sangue di coagularsi.E così è stato. L’emorragia è stata arrestata applicando i loro stessi vestiti alle ferite. E non c’è stata più emorragia dopo la prima ora. ”
Coates venne interrogato dall’avvocato di Custer
“Quando ha raggiunto il campo la notte del 7 e ha dato loro assistenza medica chi le ha dato gli ordini diretti?” chiese il tenente della difesa.


Custer e il Dr. Coates in un campo indiano

“Il tenente colonnello Custer”, rispose Coates. “Per quel che ricordo adesso, mi disse: ‘Dottore, non stimo questi disertori feriti, ma voglio che lei dia loro tutta l’assistenza necessaria.'”
Al medico venne chiesto il motivo per cui Custer avesse sconsigliato di assistere i feriti così Coates parlò della grande e difficile responsabilità che il colonnello aveva in quel momento.
“In quel momento pensai che negare l’ordine di negare l’assistenza era stato dato per far colpo sugli uomini e scoraggiarli dalla diserzione dato che nei giorni precedenti circa quaranta uomini erano fuggiti. Visto che molti soldati si erano avvicinati al carro dei feriti penso che Custer abbia detto ciò per spaventarli e apparire un comandante duro e severo. Successivamente mi disse di occuparmi dei feriti ma dopo che la folla di curiosi si era allontanata”.
La testimonianza del medico salvò Custer dall’accusa di aver negato assistenza medica ai disertori feriti
Nonostante la convinzione, ormai superata, del medico che le ferite aperte non richiedessero un’accurata medicazione (lo iodio e i primi rudimentali antisettici erano già in uso durante la guerra franco-prussiana del 1870-1871), usare l’acqua estratta dei tessuti dei bufali, si sarebbe rivelato dannoso. Tuttavia, il tribunale ritenne Custer colpevole di tutte le altre accuse e lo sospese dal comando per un anno senza ottenere lo stipendio.
Era un’amara nota per la sua carriera nella sua prima campagna indiana, che a sua volta si era dimostrata meno che gloriosa. Tempo dopo, Washington, rimosse anche il generale Hancock e lo sostituì con il generale Sheridan. Egli era un ufficiale molto apprezzato sia in combattimenti sia per le sue doti organizzative. Grazie al suo aiuto, Custer, ritornò al comando dei suoi cavalleggeri.
Dopo la testimonianza alla corte marziale, Coates, si lasciò alle spalle il 7° Cavalleria e le pianure. Trascorse alcuni mesi con il ruolo di chirurgo militare a Fort McRae nel New Mexico. Fu mentre in quel periodo che la sua vita iniziò a diventare sempre più dura.
Un avvocato che rappresentava la famiglia di Robert Wickliffe Cooper, il maggiore che si era suicidato nell’accampamento di Custer, cercò l’aiuto di Coates per assicurarsi una pensione di reversibilità per la sua vedova. Finora l’esercito aveva negato la sua richiesta per via della causa della morte. Coates fu costretto a firmare un modulo di pensione vuoto che ometteva il suo verdetto medico, una chiara violazione delle norme dell’esercito. In una lettera di accompagnamento, il medico avvertì l’avvocato di essere discreto. Inspiegabilmente, l’uomo inoltrò il modulo pensionistico firmato da Coates e la lettera riservata, scritta dal medico per l’avvocato, all’esercito. A causa del tradimento di fiducia dell’avvocato, Coates si dimise dal servizio attivo lo stesso marzo e decise di tornare in Pennsylvania.
Verso il 1870, dopo aver richiesto di poter tornare sul campo di battaglia, Coates ricevette una risposta precisa dal Chirurgo Generale Barnes. “La sua richiesta non può essere soddisfatta poiché il suo nome è stato inserito nell’elenco dei medici da non mettere più sotto contratto per il motivo di aver firmato un certificato di pensione vuoto nel caso del defunto maggiore Cooper.”
Nel 1885, dopo ripetute suppliche da parte della vedova di Cooper, i senatori statunitensi ordinarono al Dipartimento di Guerra di cambiare la causa del decesso del marito e dichiarare che era “morto per mano di persona o sconosciuta mentre era in servizio”. Sfortunatamente questa sentenza arrivò troppo tardi per Coates.
Il medico lasciò definitivamente l’esercito, ma non si fece. Presto si imbarcò in un grande viaggio, attraversando il Paese per tappe, viaggiando in nave lungo la costa della California fino all’Istmo di Panama, quindi salpando sulla costa atlantica fino a New York e Filadelfia. Tornò a casa appena in tempo per aiutare ad assistere il suo primo figlio, Peter, gravemente malato di tubercolosi. Mary diede alla luce un altro figlio, Harold, mentre Isaac si sforzava invano di ottenere la pensione dell’esercito. Sfortunatamente il loro ultimo figlio era nato morto.
Coates prese ottenne un posto come chirurgo per una compagnia ferroviaria in Perù compagnia con una ferrovia in Perù e lì effettuò una delle prima scalate del vulcano El Misti che torreggiava con i suoi 5892 nelle Ande Centrali.
Di ritorno a Chester nel 1876, tenne il discorso per la celebrazione del centenario dalla Dichiarazione di Indipendenza e ottenne la simpatia della sua comunità. Un anno dopo, la moglie Mary morì a Filadelfia.


Centesimo anniversario della Dichiarazione di Indipendenza

Tempo dopo, Coates, portò con sé il figlio Harold di 7 anni, in una spedizione straziante lungo gli affluenti brasiliani del Rio delle Amazzoni. Fece ritorno con i reumatismi e senza soldi. Ironia della sorte, nel 1881 Harold ereditò le notevoli proprietà di uno dei ricchi parenti irlandesi di sua madre: la famiglia altolocata che suo padre aveva cercato così duramente di evitare.
Isaac, senza soldi, partì per il Colorado, molto probabilmente per motivi di salute e in cerca di un luogo per guarire e allontanarsi dalla sofferenza. Per alcuni anni praticò nel sud-ovest. Qualche anno dopo venne ritrovato mentre lavorava in un ufficio nella periferia di Socorro, nel New Mexico.
Isaac Coates morì il 23 giugno 1883, nove mesi prima del suo cinquantesimo compleanno. I dettagli della sua prematura scomparsa restano avvolti nel mistero, nonostante un dispaccio del San Francisco Examiner parli di suicidio. Dopo essere sopravvissuto a tre decenni di strazianti avventure in alto mare fino alle Grandi Pianure e oltre, il buon dottore si era tolto la vita con un’overdose di cloroformio.

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